4 risposte a “165. il superindice della speranza OCSE.

  1. ok… sono andato oltre le prime righe… e ho visto un pessimismo generale nei confronti della politica italiana…
    Quello che non capisco è come mai Berlusconi dopo così tanti anni viene ancora votato da 50% +1 degli Italiani ?!? mah…
    Sai…in tempo di crisi… un po’ di ottimismo non fa male… e Berlusconi lo ha capito… per questo si sta attaccando anche ai vetri per salvarsi la poltrona.
    Ma poi questa crisi è il fallimento del capitalismo economico… c’è uno squilibrio gigantesco nella distribuzione delle ricchezze nel mondo… La politica ormai non può fare più di tanto per salvarsi… sai… è diventata vittima della sua stessa creazione… un mondo fortemente globalizzato assettato dal guadagno.
    Voglio proprio vedere come andrà a finire sta maledetta crisi 😦

  2. beh, non proprio dal 50 + 1 % degli italiani, non è mai arrivato al 50%, il resto lo fa il sistema elettorale.

    questo semmai sarebbe un motivo di speranza a pensarci bene, considerando quanto cattiva prova abbia dato di sè la sinistra col suo 50,1% dei voti del 2006, e che oggi proprio er quesot la gente trova chissà quanti motivi in più per votare Berlusconi di quanti non ne abbia mai avuti in passato.

    è triste dirlo, ma a chi altro si può dare il governo del paese in questo momento, considerando che i suoi avversari per primi hanno demolito due volte l’unico antagonista capace di fargli mordere la polvere?

    diciamo la verità: se ci fosse qualcuno in grado di sostituire Berlusconi, la gente si getterebbe in massa a votarlo, e io per primo, visto che voterei perfino Fini o appoggerei i colonneli pur di liberarmi di lui.

    però non ci sono alternative in vista e ci tocca tenercelo..

    quel che dici dopo è molto più importante: la crisi economica mondiale è tutt’altro che finita, è solo rinviata e ogni rinvio renderà la ricaduta più drammatica.

    la crisi colpisce non “il capitalismo”, ma la globalizzazionem, che coinvolge anche società con una struttura economia e politica diversa, come quella cinese.

    la crisi è crisi dello sviluppo umano in generale, ma nessuno sa da che parte si comincia a costruire una economia che non sia fondata sullo sviluppo, ma sulla conservazione e semmai sulla progeressiva riduzione del consumo di risorse, questa è la nerità (la mia verità).

    non so, data la mia età, se vedrò la catastrrofe finale, mam faccioo conto che non sia poi così lontana.

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