Leptis Magna, 25 giugno 2010
THOUGHTS FOR THE POST-2008 WORLD
perché vivere la vita se basta sognarla? - QUESTO BLOG PUO` NUOCERE GRAVEMENTE ALLA SALUTE DEI FANATICI DI QUALUNQUE TIPO. SE RITIENI DI POTER ESSERE OFFESO DALLA CRITICA APERTA AD OGNI TIPO DI POTERE, DI RELIGIONE O DI IDEOLOGIA DOGMATICA ASTIENITI DAL LEGGERLO, ma rispetta la liberta` di chi invece non ne ha paura, lasciando che se lo legga in pace, e se hai un Dio, vai sereno con lui, fratello.
Secondo il grande scrittore di viaggi Cesare Brandi, malalingua toscana, l’arco di Settimio Severo sembra un cane con le orecchie mozze…
Stavo studiando le istruzioni per l’uso del blog (perchè facile non è, gli hai dato una struttura stellare che sembra quella del Corano!) e sono capitata fra queste foto.
La Libia (anagrammato alibi, ovvero altrove…) è una terra che ha significato per me “IL viaggio” . Sono stata più volte a Liptis, detesto Sabratha, sto nella Medina di Tripoli come un pesce nell’acqua, l’Arco di Marc’Aurelio lo sento come casa mia, nella moschea Gurgi l’accogliente Belgasin è come un atavico parente, mi ha sconvolto la ristrutturazione del Caffè dell’Orologio, vorrei morire nell’Akakus perchè sembra l’atrio di un Paradiso. Sono stata là in febbraio, era la quinta volta, spero non sarà l’ultima.
Ciao Viaggiatore, grazie.
ps. ovviamente complimenti per le foto
forse Brandi aveva viaggiato troppo? a me quell’arco è piaciuto, ed è piaciuta persino la povera Sabratha, oggetto di qualche altra raccolta di foto, soprattutto per il borgo di pescatori annidato al suo margine occidentale.
quanto alla medina di Tripoli, non ha una fama degna della sua bellezza secondo me, anche se la Libia è uno dei paesi più tristi che ho mai incontrato.
a quanto capisco sei una viaggiatrice anche tu, e questo spiegherebbe molte cose.
dovresti spiegarmi la struttura stellare: secondo me il mio blog, visivamente parlando, ha una struttura plurispirale intrecciata: sono diversi filoni che procedono attorcigliandosi fra loro.
ma mi interessa di più ancora il riferimento alla stessa struttura nel Corano: forse sei vicina a spiegarmi questo testo così ripetitivo e urtante, tanto che sono arrivato a pensare che diversi spettatori abbiano trascritto gli stessi discorsi di Mohammed come li ricordavano, altrimenti non mi rimane che la paranoia o l’alzhaimer come chiave interpretativa della ripetizione.
poi penso che buddismo e islamismo sono religioni della ripetizione e che anche il cristianesimo ha cercato di arrivarci, quanto meno attraverso la messa.
la ripetitività come essenza delle religioni, in varia forma?
attendo lumi.
Purtroppo non posso definirmi viaggiatrice, un tempo per la solita questione famiglia e lavoro, adesso che dispongo completamente di me scopro che i conoscenti compatibili per gusti e per età, sono nei sessanta anche io, non posseggono nemmeno il mio modestissimo senso dell’avventura. Con il passare degli anni, le donne soprattutto, coltivano gli obblighi verso i figli, forse per tenere lontano la paura solitudine chissà.
Venendo alla Libia, ho cominciato a leggere i testi del tuo blog, interessantissimo e anche divertente. La storia del matrimonio separato risulta anche a me, nuova è l’esilarante scenografia di graffi e lenzuola macchiate, ma faccio la tara a quel che dice un tunisino perché i due paesi c’è una comica antipatia. Per quel che ho visto e sentito circa la posizione delle mogli libiche non credo siano trattate come oggetti e prive di potere. Specialmente se madri, esercitano un potere assoluto sui sentimenti dei figli, hanno protezione dal proprio padre o dal fratello maggiore contro il marito, del quale del resto non prendono il nome. La legge libica le cautela economicamente, un marito che si faccia beccare fedifrago (un classico è aver l’amante in Tunisia), se ne va di casa con una valigia e niente di più. Non lamentatevi divorziati italiani! In quanto islamiche, la dote resta di loro proprietà e non sono obbligate ad usarla se il marito finisce in bolletta; il velo non era comune prima dell’11 settembre, l’uso di un foulard è dilagato in seguito ,come affermazione di identità. Sei mai stato là nei giorni di El Milud, festa popolare per la nascita del Profeta? E’ bellissima la medina percorsa dai cortei delle confraternite Sufi con gli abiti bianchi, i canti, le percussioni. L’unica occasione in cui la Libia non mi è sembrata triste, come effettivamente di solito appare anche a me.
cambio post
fantastici questi tuoi approfondimenti sulla Libia che conosci bene, mentre io ci sono stato una volta sola, per un periodo breve e per di più lavorando.
purtroppo la festa che dici me la sono persa, ma non dubito che sia splendida.
ovviamente ho centinaia di foto e anche qualche ripresa di quei giorni, mi hai fatto venire voglia di un montaggio, ma a parte il lavoro molto impegnativo in questi ultimi tempi, non ho tempo: domenica parto per l’India, un viaggio di avventura di due settimane fra Kerala e Tamil Nadu.
sono quasi dodici mesi che manco da lì.
Buon Viaggio!!! Si sente nostalgia in quel “sono 12 mesi che manco da lì”, segno che ci vai spesso e che “ti dà”. E’ quello che io provo quando riesco ad andare nel Sahara. E’ lo spazio vuoto di .. bipedi che mi affascina, penso che in India andrei in psicosi, me la immagino come un turbinare di persone, colori, odori, una straordinaria varietà di costumi e atteggiamenti.
Aspetterò le foto. (Per caso pubblichi anche su Panoramio? Io le mie le metto lì. Non sono brava, ma ci sto lavorando..
ciao
è la sesta volta che ci torno, ma ogni volta in luoghi diversi, dato che l’India è un continente senza fondo.
a conferma di quel che dici della tua India solo immaginata, del mio ultimo viaggio ha lasciato una videocronaca completa su You Tube e del penultimo qualche spezzone sparso, in particolare l’eclisse di sole totale sul Gange del 2009 a Benares.
– adesso mi scuso, ma cedo alla stanchezza di una giornata pesante e sul resto ti rispondo domani.
grazie dell’attenzione.
non conosco Panoramio, tenterò di capire di che cosa si tratta.
((Secondo post in risposta ai molti agganci che mi dà quello che hai scritto)
CORANO
—Sul Corano quello che dici è esattamente ciò che ho pensato quando l’ho affrontato la prima volta e subito archiviato. Un po’ era colpa della traduzione insopportabile, adesso ne ho cinque più una in Inglese e con ciò è chiaro che mi ha conquistata.
Come tu conosci la formazione del testo biblico, io so un po’ di quella coranica e anche in questa c’è un sospetto di influenze pagane, con divinità femminili. In più Mecca era già luogo di culti vari, ma la specificità coranica è affermare con forza l’ASSOLUTA UNICITA’DEL Dio. Nella Bibbia “ Io sono il Signore, tuo Dio,che ti fece uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli schiavi. non avrai altro Dio all’infuori di me “ non esclude l’esistenza di altri dei per altri popoli.
A parte la fortunosa prima trascrizione di quello che doveva essere solo recitato, è intervenuta una devastazione successiva. Le raccolte erano sparse ed incomplete, il compito di scegliere unificare e sistematizzare venne dato a uno scrivano non musulmano (dimostrazione che NON SI INTENDEVA FORMARE UNA NUOVA RELIGIONE, ma contrastare il paganesimo) e la scrittura araba senza vocali lasciava egualmente posto alle varianti interpretative, soppresse con il successivo accumulo di sentenze interpretative. Quello che si vuole sia il libro la cui integrità è protetta da Dio stesso, fedele riproduzione della Tavola custodita presso di Lui, in realtà è il meglio che si poté fare. Manca la continuità del discorso, ci sono doppioni, versi chiaramente fuori posti, sicuramente perdite (non plausibile che non venga nominata Agar, madre di Ismaele dal quale gli Arabi credono di discendere) ma trovo ora che questa sia la sua forza. Letto e non ripetuto a memoria, contestualizzando certe prescrizioni, così com’è questo testo mette in movimento la parte destra del cervello o un’attività non razionale che incide sul lettore, poco per volta dispiegandogli significati e nessi prima non intravisti. Naturalmente , mentre i racconti della Bibbia possono essere per chiunque un’interessante lettura, il Corano esige un barlume di fede nell’esistenza di Dio, altrimenti è noia o irritazione.
Parli di RIPETITIVITA’ DELL’ESSENZA DELLE RELIGIONI, concordo e aggiungo una osservazione personale. Il Corano stesso si proclama prosecuzione e perfezionamento delle rivelazioni precedenti e A ME SEMBRA che la Bibbia impartisca un comando: sentirsi POPOLO, a costo di far la fame in un deserto, il Vangelo quello di diventare un INDIVIDUO, a costo di morire per non rinnegare la propria verità, mentre il Corano ordina di formare una SOCIETA’ civile con rapporti regolati. Per quanto ne so, è l’unico testo monoteista che raccomanda di liberare gli schiavi, consiglia il perdono come migliore della vendetta, impone il rispetto degli altri monoteismi, dà diritti alla donna pur ponendo l’uomo (che dalla lettura risulta un borghese medio: libero, non povero ed in età di procreare) come pilastro della società carico di obblighi. Dall’essere equo con le mogli “altrimenti meglio una sola” (quanto ci sarebbe da dire … su monogamia e poligamia) al combattere duro quando la libertà religiosa sia minacciata.
Le guerre espansionistiche dei primi secoli e le presenti Jihad islamiste non sono giustificate dal Corano. Nemmeno l’agiografia del Profeta e l’importanza fondante dei suoi Detti, essendo la sua perfetta credibilità conferita solo nell’ambito della ripetizione della rivelazione. Sembra che non esistano gerarchie religiose nell’Islam, ma in pratica non è vero. Imam, shayk, ecc. costringono i fedeli in una rete di credenze indiscutibili nonostante Allah=Il Dio nel Corano ponga la faccenda in questi termini:
* VI:116 Se obbedisci alla maggior parte di quelli che sono sulla terra ti allontaneranno dal sentiero di Allah: seguono [solo] congetture e non fanno che mentire.
* L:16 In verità siamo stati Noi ad aver creato l’uomo e conosciamo ciò che gli sussurra l’animo suo. Noi siamo a lui più vicini della vena del collo.
… Grazie oer aver letto, non sono lumi, ma è questo il mio livello.
affascinante!
ecco proprio quello che mi mancava: una interpretazione plausibile del processo di formazione di un testo certamente piuttosto urtante come primo approccio – tu giustamente dici, in particolare per chi non ha fede, e tu collocami fra questi.
il rigetto iniziale è certamente simile a quello che tu (e anche io ho provato nelle prime lettura del Vangelo secondo Filippo, ma poi l’avervi riconosciuto le molteplici tratificazioni dei commentatori mi ha aperto la strada verso un originale più limpido), e tu qui in qualche modo proponi un processo simile per il Corano, anche se le dimensioni ben maggiori del testo e lo stato ben più caotico e ripetitivo del prodotto finale rendono semplicemente inimmaginabile una operazione ipoteticamente ricostitutiva di un originale, che già solo per il vangelo di Filippo appare imoresa quasi disperata.
il “vangelo di Giuda Tommaso”, il fratello gemello di Jeshu, invece, mi ha conquistato subito, fin dal primo momento, ma è testo con manomissioni lievi e non invasive.
Sai, chi si proclama ateo e dimostra di averci pensato su (gli indifferenti sono un’altra cosa) mi fa venire in mente la frase di Lakof “Non pensare allelefante” ovvio che sentendo questo comando tutti vediamo l’immagine del pachiderma. Allora c’è lìidea di Dio, presente a te come a me, io sono schierata fra i supporter tu dall’altra parte, ma cosa cambia alla fine? Se esiste, chi può dire se preferisce me o te? Io il mio vantaggio l’ho già avuto, sto nell’incertezza abbstanza comodamente. 🙂
eh eh, variante di scommessa pascaliana, nella quale in apparenza chi non crede ha tutto da perdere.
personalmente trovo ridicolo porsi il problema di discutere se un’idea di cui tutti parlano esiste oppure no: è chiaro che sì.
ciò che trovo stupefacente, ma è l’essenza della fede, è il disinvolto salto di livello di chi con serenità attribuisce senza prove una realtà a questa Idea, la cui esistenza io non mi sento di negare come idea.
ad esempio facendo dell’idea Dio (parlo di chi prende le idee per esseri reali), senza quasi accorgersene, un essere umano speciale e vagamente gigantesco (come stai facendo tu nel tuo commento, quando ti poni – ovviamente con ironia e intelligenza – la domanda provocatoria in merito alle sue preferenze fra noi due).
sicura che questo non sia vagamente blasfemo? 😉
O no, blasfemo è qualifica dal punto di vista umano. Quando scrivi “ disinvolto salto di livello di chi con serenità attribuisce senza prove una realtà a questa idea” Io sono d’accordo. Un po’ ti sono sembrata così e mi hai tirato le orecchie, ma un po’ hai compreso che era una provocazione scherzosa.
Vedi io pure mi sono sempre chiesta se “Dio” lo stiamo creando noi, generazione dopo generazione sempre più sofisticamente antropomorfo, “un essere umano speciale e vagamente gigantesco” un grosso Papà dico io, e ricorderai che J. sulla croce invoca Abba: letteralmente paparino!. Siccome non si può escludere che l’uomo stia creando Dio, per meccanismo proiettivo, gli attribuisce ciò che ha in sé: Io sono un Dio geloso, nella Bibbia, Io sono il Compassionevole nel Corano. Quello che stupisce è quanto presto sia accaduto l’inizio di questa proiezione; forse nella materia di cui siamo fatti è connaturato il bisogno di conoscenza (per sopravvivere?) che prende mille forme. Ora siamo in periodo in cui il bisogno di conoscere si distrae sempre più da un Ente supernaturale per rivolgersi alla fisica del cosmo, alla biologia: si cerca insomma nel visibile, o rendendo visibile quello che non è agli occhi, e Dio assume altri nomi, Big bang è ancora uno di quelli in voga, di più recenti non ne conosco.
Devo rileggere con calma questo tuo post perché ho la sensazione che mi sia sfuggito qualcosa di importante, se così troverai un’aggiunta o lo riprenderò in qualche altro filone di questo fluviale scorrere di idee che si rilanciano l’un l’altra. Stupefacente, direi, e per me molto arricchente.
.
ehi, mi dispiacerebbe scoprire di essere su un ring e di menare senza neppure accorgermene, come disse l’elefante (!) uscendo da un negozio di bicchieri (!!). 😉
ma siccome mi succede abbastanza spesso, questo dimostra soltanto che non sono diventato ancora abbastanza prudente nel parlare…
su abba credo che abbia ragione tu, infatti leggo in un sito:
quell’abbà ebraico non è semplicemente “padre” (אב, av, padre), ma אבא (abbà) ovvero il nome affettuoso con cui i figli ebrei chiamavano il padre (il nostro babbo, papà); per i giudei questo era inappropriato.
questo d’altra parte riapre la questione irrisolta di chi fosse davvero il bar-Abba (soprannome esatto di Jeshu) liberato da Pilato secondo i vangeli canonici: v. qui Donnini
http://www.etanali.it/mar_morto/files/analisi_processo.htm
non ho letto i due studi ai quali fai riferimento e ovviamente mi piacerebbe averlo fatto, speriamo che ci sia l’occasione di approfondire assieme.
Barabba, nel link che mi hai messo trovo Barabba.. Anni fa ho letto un romanzo di uno scrittore scandinavo che immaginava la vita succcessiva di Barabba Romanzo, ma possibile analisi di cosa accade in un uomo sfiorato dall’inspiegabile.
Scaricato la pagina.. ho un sacco di argomenti da affrontare durante la tua assenza. Sembra una specie di Cepu … ciao Tutor 🙂
ok, cerco di darmi una calmata…
🙂
prenditela con calma anche tu, il tempo non ci manca.
Certamente, gente nel fior degli anni!
😀
puoi ben dirlo!
affascinante dialogo, effettivamente.
credo che esistano diverse proiezioni del divino: che una ampia parte di umanità che comunque vive prescindendo completamente dall’idea, e che per lei la parola è solo fondamento di riti che servono a stare insieme con gli altri attorno a sè; modernamente una quota di questa popolazione. che e addirittura pre-agnostica oltre che pre-credente, può essere anche atea, ma il problema non cambia: per molti umani Dio è già concetto troppo complesso per essere afferrato.
per una quota ulteriore porsi il problema di dio sembra quasi inevitabile: le domande sul mondo incontrano come prima risposta degli schemi interpretativi tipicamente umani.
qui dio è chiaramente semplice proiezione, e non necessariamente al singolare, del sè, e credere in dio è uno dei modi possibili di assolutizzare se stessi.
questi o questo dio grossolanamente antropomorfi sono un passaggio necessario e talmente universale che vi si deve riconoscere un imprinting umano quasi universale.
un gradino di astrazione più alto sta il dio filosofico concettualizzato, ma in maniera tale da conservare pur sempre qualche legame poco rigoroso con l’antropomorfismo di partenza.
questo, tuttavia, è peccato tipicamente greco e latino, in Oriente non esiste neppure l’idea di un Dio personale.
ad un quarto livello, quando l’idea di dio è totalmente spersonalizzata, credere o non credere in Dio è assolutamente identico; l’infinito Essere è assolutamente identico all’infinito nulla e un Dio senza volto non riesce più a servire come proiezione, quindi il ruolo stesso della religione come proezione protettiva si sè, viene meno.
il passaggio più logico, a mio parere, è allora il passaggio all’ateismo, che peraltro ha un senso soprattutto come richiamo a chi rimane troppo affezionato a Babbo Natale anche da grande.
il mondo è vuoto in maniera inquietante per i i barbari e persino per gli intellettuali; si accoglie volentieri qualunque cosa lo riempia di senso.
ma nessuna delle religioni dell’Oriente (buddismo, confucianesimo, taoismo) ée fondata sull’esistenza di un Dio; e nell’induismo gli dei sono così numerosi (333 milioni) che facevano concorrenza agli umani fino a poco tempo fa, e tuttavia diventano solo una sfaccettatura, più che altro, di un principio divino universale che attraversa il mondo, non so se sono dei propriamente personali.
– attenzione all’ultimo grido di Jeshu sulla croce: la lettura comune è banalizzata.
Jeshu era fra l’altro soprannominato Bar Abba (figlio del padre; abba non è un diminutivo), ed è inutile sottolineare quanto la cosa sia imbarazzante, dato che il racconto evangelico introduce l’inquietante domanda se Jeshu non avesse potuto davvero essere liberato…
abba, abba, non è affatto il grido disperato di un uomo che muore dopo avere perso la fede – come si potrebbe? – ma è l’inizio del Salmo 22, attribuito a Daviide, l’antenato da cui Jeshu traeva la legittimazione a rivendicare il titolo di Re di Israele. http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PFL.HTM
questo salmo era uno dei fondamenti del movimento messianico (“cristiano” in greco) che aveva assunto forma militante ancor prima che Jeshu nascesse e ad opera di colui che forse ne era il padre carnale, Giuda il Galileo.
citare quel Salmo sulla croce significava (ammesso che la cosa sia mai realmente avvenuta, ma parlo solo della raffigurazione che se ne dava) la rivendicazione di essere il messia.
ehi là, le note del contest jazzistico sono diventate potenti uppercut sul ring. Le mie sinapsi invocano lentezza per non darti una risposta troppo debole. rileggerò.
— solo una precisazione: non conoscendo l’aramaico o l’ebraico dell’epoca, che Abba sia un diminutivo mi viene da uno studioso. L’ho detto, ma non lo faccio mio.
-invece sulla consapevolezza che di sè aveva J.
non sto sul tuo versante, sebbene il personaggio abbia attraversato fasi diverse, come rilevo dal complesso studio: Gesù Ebreo di Galilea di G. Barbaglio, dal quale ho appreso l’esistenza della fonte Q.
— mi colpisce anche l’esistenza di predicatori a nome Jeshua in epoca antecedente, il che ricavo Jesus, di David Flusser con prefazione Martin Cunz.
Queste specifiche vogliono dissipare l’idea una mia formazione accademica, sono solo una che cerca, con una certa fortuna come vedi, essendo arrivata al tuo blog!!!!!
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.