prima di dichiarare in lacrime che non parlerà più, dopo le ultime minacce esplicitamente rivolte questa volta al suo bambino, dicendo che vuole diventare anche lui un eroe, come Vittorio Mangano, lodato come tale da Dell’Utri per il suo silenzio nelle indagini su Berlusconi, Massimo Ciancimino aveva parlato ancora, questa volta assieme alla madre.
ha parlato di qualcosa che dovrebbe stare sulle prime pagine dei giornali, altro che casa di Montecarlo, su cui imperversa anche la stampa “progressista”, che chiedeva prima a Fini di parlare e ora gli chiede di far parlare il “cognato”, come se questa richiesta non fosse già interna alle montature berlusconiane!
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intanto che Repubblica chiede a Fini di parlare, parla però Ciancimino, e Repubblica manco se ne accorge; anzi probabilmente è proprio perché Ciancimino ha tirato fuori l’arma finale che anche le minacce contro di lui hanno fatto un salto di qualità.
si tratta di un pizzino, un appunto scritto lasciato da suo padre, che nessuno ha ancora visto né letto, ma del quale si comincia a conoscere il contenuto (in questo caso ne parla il Corriere).
Dei 100 milioni ricevuti da Berlusconi, 75 a Benedetto Spera e 25 a mio figlio Massimo. (…)
Caro Rag. bisogna dire ai nostri amici di non continuare a fare minchiate…
E di risolvere i problemi giudiziari….
“don Vito” Ciancimino mandò questo biglietto a Bernardo Provenzano nel 2001, anno di elezioni, quelle che videro il primo ritorno al potere di Berlusconi, dopo le meraviglie dei due governi D’Alema subentrati a Prodi con l’appoggio di Cossiga: è vero che dopo Prodi l’euro c’era già, ma era comune allora calcolare ancora in lire.
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la vedova dell’ex sindaco di Palermo, condannato per associazione mafiosa ha testimoniato:
«Si, mio marito incontrava negli anni Settanta Berlusconi a Milano…
Ma alla fine si sentì tradito dal Cavaliere…».
sai la novità! capita a tutti, prima o poi.
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da una intercettazione telefonica del 2004 risultava già che Massimo Ciancimino, parlando con la sorella, aveva già parlato della possibilità di sventolare le prove di quel pagamento di 25 milioni al padre, visto che voleva vendicarsi del fatto di non essere stato invitato in prima fila alle celebrazioni per il primo decennale di Forza Italia.
visto che quei 25 milioni 2001, in lire, Massimo Ciancimino andò anche a ritirarli da un mafioso, ovviamente a seguito di questa sua ammissione è stato incriminato.
e questo sia detto una volta per tutte per i collaboratori di giustizia che si decidono a parlare e che, secondo la propaganda mafiosa che cala dal capo del governo, riceverebbero chissà quali vantaggi per questo.
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ovviamente non c’è ancora nessuna sentenza definitiva sul punto e possiamo anche stare sicuri che non ci sarà mai, fino a che Berlusconi rimane al potere.
però un parere extragiudiziario posso già darlo, come ogni persona sensata: vi è un centro organizzativo della corruzione e del malaffare nel nostro paese che dai primi esordi paramafiosi ad oggi ha un preciso punto di riferimento in Berlusconi.
un uomo che gira con una trave da Ciclope nell’occhio fatta passare per pagliuzza a cercare pagliuzze in chi non gli è servo da far passare per travi.
un uomo che seduce e rintrona con le sue promesse e poi lascia a piedi chiunque gli si affida.
ma Ulisse dov’è?
L’ha ripubblicato su cor-pus-zeroe ha commentato:
wordpress giovedì 12 agosto 2010 – 6:43