… e sotto il martello della ripresa.
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secondo l’OCSE l’economia mondiale si sta riprendendo, con l’eccezione degli Stati Uniti, e questa non è una bella notizia per Obama.
mentre la Cina e l’Oriente non hanno mai rallentato la loro corsa (Giappone escluso, oramai superato dalla ben più grande potenza sorella e rivale), ora anche la Germania, la locomotiva d’Europa, rilancia la produzione a ritmi buoni, superiori al 2% , pur se mai paragonabili all’oltre 10% di incremento annuo della Cina e di altre economie asiatiche.
nello stesso tempo si osserva che il punto dell’anno entro il quale la terra consuma risorse rinnovabili sarebbe arrivato nel 2010 al 31 agosto: per un terzo dell’anno quindi il pianeta vivrà consumando risorse che non si potranno ricostituire, e dunque marcia spedito verso l’autodistruzione.
non sappiamo bene se dobbiamo essere più preoccupati per la crisi che affama pesantemente oggi oppure per la crisi che provocherà ben più pesanti e irrimediabili carestie domani.
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ho scritto “preoccupati”, ma forse avrei fatto meglio a dire “disperati”.
nessuno sa bene infatti che cosa sia una economia della decrescita dolce, che sola potrebbe salvarci, o uno sviluppo compatibile con l’ambiente.
quello che è certo è che gli sconvolgimenti climatici dovuti all’effetto serra prodotto dalla sovrappopolazione cominciano a devastare pesantemente il nostro pianeta, dalla Russia al Pakistan, pur nella prosecuzione di un periodo di attività solare globalmente debole (si raggiunge in queste settimane il culmine di un ciclo solare sostanzialmente inesistente).
Pakistan: venti milioni di persone a rischio di morte per fame dopo le inondazioni di un monsone reso furioso dal surriscaldamento, ma troppo vicine ai talebani (da ogni punto di vista) perché valga davvero la pensa di occuparsene, pare; o forse si comincia a non avere più i fondi a disposizione, per aiutare chi muore, ma non si ha neppure il coraggio di dirlo.
eppure, anche se nessuno sta organizzando aiuti adeguati, varrebbe almeno la pena di accorgersi dei segnali di allarme per tutti, che questi fatti lanciano.
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la corsa all’autodistruzione della specie umana non si può fermare: nessuno sa come, e se non ci sarà una decrescita dolce, ci sarà una catastrofe umanitaria senza eguali, di lacrime e sangue che faranno apparire la seconda guerra mondiale una festa in giardino.
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il post non è finito, lo termino più tardi.
purtroppo devo infatti assolutamente aggiungere – del tutto a sorpresa per chi mi ha letto fino a questo punto – una parte per niente politically correct e decisamente e costruttivamente provocatoria contro gli ecologisti inconsapevoli che nel frattempo si occupano d’altro: di TAV, ad esempio…
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intanto ecco un’altra considerazione non prevista; si può leggere sulla Stampa un articolo molto interessante di quell’uomo straordinario che è Federico Rampini sull’accaparramento in corso delle sostanze fondamentali per la produzione dei mangimi del futuro:
E’ scoppiata la guerra mondiale per il controllo dei fertilizzanti, un segnale che conferma il ritorno di una “inflazione alimentare” trainata dai consumi di Cina, India e altri mercati emergenti.
L’ ultima fase delle ostilità si concentra sul potassio, il più universale dei concimi chimici per le agricolture. (…)
La grande fiammata dei prezzi di tutte le materie prime alimentari, che raggiunse i massimi proprio all’ inizio del 2008, è lo scenario sullo sfondo che spiega le grandi manovre in corso.
Durante quella fase di iper-inflazione il costo dei fertilizzanti chimici di base – potassio e urea – arrivò a decuplicarsi, superando la soglia dei 1.000 dollari a tonnellata.
Poi subentrò lo choc della recessione globale che ebbe un impatto deflattivo anche sulle materie prime e le quotazioni dei fertilizzanti ridiscesero fino a 300 dollari per tonnellata.
Ma adesso la domanda torna a risalire e i prezzi hanno già recuperato, attorno a 400-450 dollari per tonnellata.
Questo ha fatto scattare un’ ondata di fusioni e acquisizioni (…).
Una novità è l’ ingresso massiccio dei big dell’ industria mineraria nel settore dei fertilizzanti, che prefigura un consolidamento su una scala senza precedenti fra estrazione di metalli e industria chimica dei fertilizzanti. (…)
La corsa al controllo del potassio può configurare un cartello mondiale con implicazioni serie sulla possibilità di manipolare i prezzi di questa materia prima, che a sua volta viene incorporata nei prezzi di tutte le derrate agroalimentari di base.
Il potassio è l’ ingrediente chimico più universale nei fertilizzanti, aiuta a migliorare la resistenza dei raccolti alle malattie e accresce i rendimenti dei terreni.
Solo una dozzina di nazioni al mondo hanno una produzione significativa di potassio e cinque di loro controllano il 75% del mercato globale.
Le dinamiche “secolari” che spiegano la battaglia per il controllo mondiale dei fertilizzanti, sono le stesse che furono all’ opera nel ciclo inflazionistico fino al primo semestre 2008: si tratta delle previsioni di un forte aumento dei consumi alimentari legato alla crescita economica dei colossi demografici asiatici, Cina e India in testa.
L’ aumento dei consumi si scontra con il fatto che quelle stesse superpotenze asiatiche hanno delle superfici arabili limitate rispetto alla loro popolazione.
E il rendimento di quelle terre può essere ulteriormente penalizzato dagli effetti del cambiamento climatico, che colpiscono le riserve idriche.
una cosa che Rampini ignora, apparentemente, ma che ricavo invece da un altro importante artcilo delle Scienze, è che il riscaldamento climatico sta mettendo in pericolo le coltivazioni di riso asiatiche, dato che le piantine non germogliano facilmente se le temperature nella fase del loro sviluppo superano un certo livello anche di poco.
Il ritorno dell’ inflazione agroalimentare nei Paesi emergenti può coesistere con un fenomeno di segno opposto, cioè la deflazione in Occidente.
Una conferma di questo paradosso si è avuta nel mese di luglio quando il prezzo del grano sui mercati internazionali ha registrato un’ impennata fino al 50%, dopo il blocco delle esportazioni da Mosca, effetto dei gravi incendi.
Già si avvertono le ricadute a valle, sui mercati emergenti: in Cina l’ inflazione è risalita al 3,3%, in India addirittura supera il 10% annuo.
ecco uno scenario impressionante non solo perché traccia la prospettiva di una inflazione alimentare che, contro le regole economiche classiche, si sovrappone con la povertà crescente, ma soprattutto perché fa emergere chiaramente che la classe dirigente economica mondiale è perfettamente consapevole che la situazione di carenze alimentari è destinata ad aggravarsi, ma se ne occupa esclusivamente da un punto di vista speculativo.
è il liberismo, ragazzi, oppure chiamatela ottica del capitalismo, direi.
mai vista una forma di follia peggiore della cecità voluta e determinata dall’egoismo: niente di diverso dal segare il ramo su cui si sta seduti.
e con una classe dirigente educata a ragionare in questo modo, pretendiamo che l’umanità possa salvarsi?
mentre il mondo muore, le intelligenze migliori sono dedite a cercare come guadagnarci su al meglio…
no che non c’è salvezza!
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ma a questo punto la seconda parte di questo post già abbastanza impegnativo è addirittura rinviata a domani.
Comincio ad essere d’accordo con te sulla “decrescita dolce”. Purtroppo penso che ormai sia troppo tardi. Con i disastri nel Pakistan poi nella Russia, con l’Iran che vuole cancellare dalle cartine Israele, con la Cina che fregandosi di qualunque diritto umano sfrutta i suoi 3 miliardi di sudditi per diventare la prima potenza economica mondiale, con gli USA che continuano a promuovere l’economia del consumismo senza rendersi conto che ormai non funziona più, con l’Europa che non sa che pesci pigliare sperando che crisi finisca presto senza che lei abbia fatto qualcosa per salvarsi. E’ un mondo contraddittorio… profondamente instabile.
Pare che la situazione si aggravi giorno dopo giorno… sinceramente non vedo nessuna via d’uscita. A breve il costo del petrolio e anche dei beni di consumo ricomincerà a salire e 2011 sarà un’anno critico. Che i Maya abbiano avuto ragione? Non credo, però se non ci tiriamo fuori presto da questo guaio… rischiamo di lasciarci la pelliccia 😀 .
Aspetto la continuazione dell’articolo 🙂
tra poco la continuazione, prima mi godo l’esperienza rara di una giornata col sole…
la cosa più grottesca è che la catastrofe è probabile, per molti aspetti addirittura in corso, eppure non mpossiamo esserne assolutamente sicuri.
questo probabilismo antiscientifico è del resto l’atteggiamento mentale più congruo.
sembra che la nostra specie, troppo specializzata, stia preparando la propria estinzione di massa
non cambierà nulla, finchè non vedremo vere, immani, globali catastrofi (e allora sarà troppo tardi)
non ci meritiamo questo splendido pianeta
meglio lasciarlo ai batteri
sei tornataaaaa, questa sì che è una notizia! mi eri totalmente sfuggita, e come mi ritrovo nei tuoi post…
ancora troll? io sono fuggito qui dai troll di un’altra piattaforma, giusto perché mi sembrava ci fosse un’aria più respirabile…
però capisco che una donna libera dev’essere una provocazione intollerabile per chi ha il cervello piccolo (considerando che il cervello è il principale organo sessuale…).
e poi perché 50 contatit al giorno sono pochi? quanti credi che ne faccia io con tutto il mio agitarmi?
ops, mi sono fatto prendere la mano, ora torno da te e posto lì quello che qui c’entra poco.
lasceremo il pianeta ai batteri, sì: ma vuoi mettere la soddisfazione di averlo comunque liberato dai cretini?
😉
com’è vero! 😉
meglio batteri che cretini!
già, contro i batteri hanno scoperto gli antibiotici, ma contro la stupiditá non esiste ancora alcuna cura… 🙂
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.