289. nel cuore della rivoluzione: il treno parte alle 8.

improvvisamente mi sono accorto di trovarmi nel cuore di una rivoluzione.

non l’avevo riconosciuta nel suo formarsi, sono rimasto assente persino ieri al suo più straordinario exploit pubblico, la grande manifestazione del venerdì alle ore 18, che ha visto una crescita clamorosa delle adesioni popolari, ma l’ho improvvisamente riconosciuta ieri sera nella mia passeggiata serale in centro, quando ancora i suoi ultimi scampoli erano disponibili per me.

era come se il pulviscolo dorato delle masse in movimento si fosse posato invisibile su statue e giardini, l’aria che si respira in una rivoluzione  è diversa dall’aria normale, chi non l’ha provata non lo sa, non la conosce questa sorta di ebbrezza lucida che rimane nello spazio anche dopo che la gente ubriaca di rivoluzione se ne è andata.

due canzoni di protesta: Opposizione, opposizione e Il treno parte alle 8, cantate da due immigrati greci

rivoluzioni vere le ho incontrate poche volte nella vita, ed è già un bel privilegio averne vissute più d’una, quando già  è raro in una vita incontrarne una sola: per me nel 68, ovviamente; poi nell’ottobre dell’89, quando mi ritrovai casualmente a Lispia nei giorni in cui cadeva la DDR sotto il peso di manifestazioni di massa incredibili ed incredibilmente pacifiche; nell’87 nel mese di vacanza trascorso a Kathmandù, mentre crollava la monarchia nepalese e i maoisti salivano al potere – quel potere che stanno gestendo così male.

ieri a Stuttgart non mi è stato difficile riconoscere lo stesso respiro della storia, che sta cambiando improvvisamente il Land più conservatore della Germania.

ieri a Stuttgart tra 20.000 (cifre della polizia) e 30.000 persone (cifre degli organizzatori) hanno fatto la marcia del silenzio contro la nuova stazione, resasi necessaria per il completamento della linea ad alta velocità che ora giunge da Frankfurt a Stuttgart, ma che deve essere prolungata, attraverso lavori che dureranno 10 anni, fino a München.

foto FAZ

* * *

ma come? tutto qui?

capisco questo punto di vista: era, fino a poche ore anche il mio.

siamo di fronte soltanto da una battaglia locale dei verdi e della Linke su un tema secondario, dopotutto, ad una specie di Val di Susa sveva, anche se poi qui il progetto di per se stesso si espone a critiche ambientali di merito molto minori.

pareva anche a me, sinceramente.

devo dirla ancora più chiara (e peggio per me): questa battaglia non la sentivo come se fosse la mia: il progetto non mi sembra orribile, la modernizzazione indispensabile, all’interno del quadro dato: la Cina sta realizzando in pochi mesi una rete di treni ad alta velocità – come la linea Beijing Shanghai, che mi ha fatto fare in otto ore 1.200 km a maggio – senza l’ombra di una protesta, e oggi si può andare da Brescia a Roma in tre ore di viaggio supercomodo e silenzioso: come si può essere contrari ad qualcosa che oltretutto limita l’uso dell’auto e riduce complessivamente l’inquinamento?

costi elevati? aspetti tecnici del progetto discutibili? inutile sostituire una stazione di testa con una stazione di transito e spenderci così tanto denaro? cose che mi colpiscono poco, sinceramente: come il problema degli alberi secolari, che si sostituiscono e ridiventano secolari di nuovo, siamo noi che non abbiamo la ricetta…

con questo spirito ero stato lunedì scorso ad un manifestazione locale, interessante per la fioritura di ogni sorta di invenzione comunicativa, ed apprezzabile per la creatività, ma da guardare come fenomeno antropologico, con il giusto distacco.

ecco il mio montaggio video pieno di simpatia, ma anche leggermente ironico:

di fronte alla catastrofe planetaria in atto che senso hanno le campagne delle anime belle dell’ecologismo che contrastano le manifestazioni secondarie del problema, ma sembrano incapaci di affrontarlo nella sua vera dimensione?

* * *

ma tutte le riflessioni che nascono da questo ultimo punto le rinvio ad un altro post.

qui voglio solo descrivere la metamorfosi che si è determinata in me.

la protesta contro il tunnel che attraverserà il sottosuolo, tagliando anche una parte dello storico parco lungo 7 km che partendo dal vecchio palazzo reale conduce sulle colline entro cui sta infossata la città, ricorda molto da vicino quella altra grande protesta tedesca nella Germania Orientale del 1989.

non solo solo negli slogan (“Wir sind der Volk”, noi siamo il popolo), non solo nella periodicità (tutti i venerdì), non solo nel pacifismo assoluto e nella scelta impressionante del silenzio, ma soprattutto nella tedesca determinazione, che sembra preannunciare una qualche sorprendente vittoria.

uno sciopero di un minuto è stato indetto, segnalato da scritte col gesso sull’asfalto dei marciapiedi, per gli svevi, ogni santo giorno alle 19.

e lo fanno!

la protesta contro la nuova stazione mi ha colpito per la sua capacità di mettere assieme le persone più diverse, dai fricchettoni alternativi alle vecchie signore che girano in costume tradizionale: diventa il punto di confluenza di un disagio più vasto, ed è questo che va appunto capito.

a Stuttgart, che è poi la capitale di uno stato nella confederazione tedesca, il più ricco, si esprime localmente il fronte del malessere per un progresso che scavalca continuamente se stesso, per una democrazia che è solo apparente, per decisioni che vengono prese sulla testa della gente continuamente manipolata, una protesta molto disciplinata contro la disciplina che impone al cittadino elettore di essere solo un suddito obbediente.

sta in questo la rivoluzione: nel volere decidere; e il carattere apparente della democrazia si vede da questo: quanta fatica costa, per un movimento che sente di avere dalla propria parte la maggioranza dei consensi locali, imporre una sola decisione effettivamente coerente con la volontà popolare.

la protesta argomenta, fa i conti, costruisce proposte alternative più economiche, rinfaccia con le prove in mano processi decisionali in Parlamento di democrazia solo apparenti, determina dissociazioni individuali, crisi di coscienza  anche gravi a drammatiche (l’autore del progetto si è suicidato l’anno scorso), scuote via gli assetti politici locali, in vista delle prossime elezioni del Land del 2011, che promettono sin d’ora di essere un ribaltone storico, come le ultime amministrative in cittá, che hanno visto il tracollo della CDU e l’avanzata impetuosa dei Verdi, che già oggi amministrano già col Bürgermeister due capoluoghi di regione, due città universitarie come Freiburg e Tübingen.

le forze politiche tradizionali, la CDU che ha governato il Land ininterrottamente dal 1945, la SPD, che è rimasta anche qui debole ed incerta a guardare gli sviluppi di qualcosa che sfuggiva al suo controllo e alla sua cultura, guardano sgomenti il nuovo Baden-Württemberg che nasce, ostinatamente svevo e deciso a fermare un progresso incontrollabile che continua a sconvolgere la vita degli uomini.

protesta del passato, protesta del futuro, utopia, realismo, forse disperazione, diventano una cosa sola, ma che cosa sia il futuro nessuno lo sa veramente dire, e forse conviene dedicarci un altro post.

4 risposte a “289. nel cuore della rivoluzione: il treno parte alle 8.

  1. in composto religoso sentimento di appartenenza fanno sentire il loro volere…e…questo e’ già essere ma lo era già, probablimente sicuramente la gente di germania

    p.s.: mi piace all’inizio il video particolarmente ..il giogo della telecamera accordata con la musica…il senso dell’impatto

    • grazie, anche a me colpisce molto questo senso quasi religioso della protesta.

      si protesta come se fosse un dovere morale farlo, questo mi piace moltissimo…

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