discussione con mcc43 sul Medio Oriente in fiamme. 23 febbraio 2011 – wp 114 – 236

mercoledì 23 febbraio 2011 17:36

Il “nuovo” Egitto blocca l’ingresso dei palestinesi.

Tre palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano perché passavano troppo vicino alla barriera di sicurezza di Erez, nord della striscia di Gaza.

Migliaia di palestinesi sono in piazza per chiedere un dialogo fra Hamas e Al Fatah.

In Iraq da alcuni giorni molti cittadini stanno manifestando contro la burocrazia e la corruzione e il governo effettua arresti in varie città e minaccia di chiudere Internet.

Tutto questo e ben altro succede mentre i media, esauriti i gelsomini della Tunisia e i manifestanti Facebook del Cairo, si occupano della Libia.

E poi?

La pietà per i morti è suscitata dai titoli e vaga qua e là, pronta a dimenticare i morti che non fanno notizia.

Del resto, chi ricorda che ogni sei secondi nel mondo muore un bambino per fame o cause ad essa collegate?

* * *

giusto, carissima mcc43, l’attenzione dei media è selettiva, e alla fine fornisce solo le notizie che colpiscono al portafoglio; però neppure la morte ingiusta di un bambino innnocente può distogliere dalla rabbia e dalla pietà per la morte perfino di un malandrino che era in piazza a protestare ed è stato ucciso, per questo, innocente.

* * *

Non l’avevo scritto, perché certe cose, dopo tanto esprimermi qui, possono essere date per implicite: anche una sola vita spenta per volontà del potere rende quel potere illegittimo.

Distogliersi NO, ma restringere l’obiettivo di volta in volta su un ambito solo altrettanto NO.

Invece, come vedi, accade proprio questo: ci si distoglie dall’Iraq, dall’Afghanistan (paesi dove abbiamo portato la democrazia?), da Gaza, ma anche dalla Tunisia e dall’Egitto, lasciando intendere “tutto fatto, liberazione avvenuta”.

* * *

I titoli per colpire l’immaginazione aggiustano i resoconti per sostenere delle tesi.

In Libia è in atto una secessione della parte est del paese, non una rivoluzione.

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no, secondo me, questo era vero soltanto fino al momento in cui non ha manifestato Tripoli.

poi, ripeto il mio mantra salveminiano: le rivoluzioni sono confuse e contradittorie, fatte da gente che vuole cose diverse ritrovandosi per caso in piazza a fare le stesse cose per obiettive ognuno diversi, e loro, le rivoluzioni astrattamente considerate, non sanno quello che vogliono.

soltanto alla fine, vedendo come è andata a finire, gli storici del futuro si metteranno a scrivere per ridonare loro un senso e dimostrare che chi le ha fatte sapeva lo scopo.

e sarà l’eterna storiografia dei vincitori.

* * *

Quello che descrive Salvemini è – secondo me – da chiamare “moti popolari” e non rivoluzione.

* * *

eppure Salvemini la esprime proprio all’inizio delal sua Storia della rivoluzione francese, e non erano “moti popolari”, ma rivoluzione vera e propria.

* * *

Nel caso libico poi, se davvero la Cirenaica si è staccata, parlerei di restaurazione dopo la rivoluzione, quella sì, che trasformò la monarchia in un governo popolare, andato a male certo, ma all’inizio nuovo per quel territorio.

Ed ora si parla apertamente di guerra civile, dunque anche a Tripoli perché di bengasini ve ne sono certo anche lì, ovviamente concordi con i moti della Cirenaica.

Una secessione dai capi tribù da sempre ostili al governo di Tripoli, ed il grido ripetuto dai manifestanti è la tradizionale giaculatoria islamica, mentre a Derna un leader islamico, Abdel Hakim al-Hisadi, ha proclamato l’emirato islamico indipendente in città.

Che Gheddafi se ne debba andare, portando con se le sue fiale di botolino e le forzute virago che gli fanno da guardia del corpo è più che vero.

E’ necessario da decenni; ma se ciò dovesse avvenire sull’onda di questi moti scoppiati per l’arresto di un avvocato di Bengasi, sarebbe a causa della secessione di una regione, un evento che certo la democratica Spagna non permetterebbe facilmente alla regione basca, tanto per fare un esempio.

* * *

Non c’è stato in Tunisia e in Egitto alcun rovesciamento di regime, nessuna rivoluzione per intendersi, ma un gattopardesco cambiamento della fatiscente facciata.

questa tesi, carissima, mi pare piuttosto forzata.

Trovi che è forzato dire che in Tunisia e in Egitto non è cambiato nulla, ma non è una opinione (non ne esprimo mai senza dare una motivazione oggettiva) ma una deduzione: nemmeno formalmente c’è stato cambiamento poiché ancora vige lo stato d’emergenza, perché al potere ci sono gli stessi militari e gli stessi figuri criminali, tranne il vegliardo.

Quei morti, autoimmolati o uccisi, ormai sono dimenticati, danni collaterali di un grande spettacolo televisivo.

Torneranno d’attualità “se e quando” le popolazioni insorgeranno per dire: ci avete preso in giro.

* * *

Però in quelle nazioni, Tunisia, Egitto, un problema non ce l’hanno: non hanno secessioni in atto.

In Libia il sistema dei consigli “popolari” è una denominazione in luogo di “tribali”.

E le tribù non svaniscono nemmeno dando la grande pedata a Gheddafi.

E poi?

Rischio bello grosso di guerra civile e perché no: intervento internazionale.

Una cosa a cui nessuno pensa è che Tripoli ha un approvvigionamento idrico dal deserto (il grande Fiume, opera colossale del colonnello) che durerà ancora circa 40 anni, poi si tornerà ai pozzi e alle autobotti.

conosco per l’informazione diretta raccolta durante il mio viaggio in Libia di giugno questa impresa che va a svuotare le risorse idriche non rinnovabili, raccolte in milioni di anni sotto il Sahara e che verranno esaurite in cinquant’anni: un vero e proprio crimine ecologico che spero possa essere bloccato.

e mi sono chiesto perché Gheddafi non abbia puntato piuttosto sugli impianti di desalinizzazione come Israele: mi è sembrato il segno di un ritardo culturale grave, come la scelta del nucleare per l’Italia da parte di Berlusconi.

Può essere così una capitale moderna?

Bengasi invece è nella zona fertile, favorita dalle piogge, ha un diffuso sentire monarchico (la mai dimenticata e anticolonialista Senussia di re Idris) ed è tanto vicina all’Egitto dove i Fratelli musulmani si sono fatti la fama di moderati e di democratici.

Tutto da vedere, molteplici possibilità.

E ne trovo poche favorevoli alla popolazione seguendo questa strada.

* * *

E nel caos, bisognerebbe parlare dell’Iran, di quei siti nucleari per i quali l’opzione militare di Israele non è fantasia; non piace agli americani, no, ma Israele non è un paese che accetta padronati troppo vincolanti.

* * *

Resta ancora in standby l’Algeria.

Il regime promette, l’opposizione si divide, i generali algerini  fuggono all’estero dove già si trovano i loro proventi accaparrati e quelli che restano manovrano.

“Visto ciò che sta accadendo intorno a noi e tenendo conto della nuova strategia adottata dall’Occidente che chiede ai regimi arabi di cambiare la modalità di governance, si parla molto attualmente di un’imminente esplosione .

Ma questa situazione non deve farci dimenticare la costruzione di uno Stato di diritto, non realizzato da improvvisazione e precipitazione. […]

Lo storico Tacito descriveva così la conquista dell’Inghilterra da parte di Roma: ha creato una desolazione e gli ha dato il nome di libertà  e di pace.” (da Le Quotidien d’Algèrie di oggi)

Questa amara considerazione è riferita sia alle manovre di facciata del regime, sia alle mire dell’Occidente e conclude:

“Per ostacolare i negoziati e cospirazioni della DRS (= Servizi segreti dell’esercito)  e fare il cambiamento nel modo desiderato, abbiamo bisogno che le nostre élites si uniscano e suonino una sinfonia senza note false, una sinfonia che suoni giusta all’orecchio della gente.

Il popolo ha rifiutato di imbarcarsi in una “apertura” democratica “su misura” o in un cambiamento che sia solo sospendere lo stato d’emergenza che farebbe applaudire Parigi e Washington.”

* * *

Fin troppo ottimisti, visto che Obama ha elogiato l’Egitto, che prima non aveva il coprifuoco ma ora sì da mezzanotte alle 6,  e parlato di genuina democrazia.

Peccato che non legga notizie.radicali.it :

“9 febbraio:  Le forze di polizia, quasi assenti al Cairo, sono ampiamente dispiegate nelle province, in particolare a Mahalla – città operaia, capitale dell’industria tessile.

I baltageyyas (poliziotti in borghese e teppisti armati) vengono di nuovo scagliati contro la popolazione in varie città: Suez, Wadi el Guedid, Tanta…

Il CHU (ospedale universitario) di Assiut, nell’alto Egitto, riferisce che ieri sera 61 persone sono rimaste ferite da colpi di armi automatiche.

Otto i morti.

La città d’Alessandria sta vivendo analoghi, violenti scontri.

Colpisce, a Mahalla, la ricomparsa in scena delle camionette anti-sommossa della polizia, che convivono con i carri armati di un esercito inerte.”

* * *

Notizie che non vengono rilanciate, ma che un papà del Cairo abbia chiamato la sua bambina Facebook sì, questo viene detto da tutte le agenzie di notizie.

* * *

come vedi, condivido la necessità di rilanciare al massimo tutte le informazioni possibili su queste situazioni, anche se farlo da un blog aperto è quasi soltanto una testimonianza interiore.

succede all’informazione, del resto, in queste circostante quel che succede alla rivoluzione stessa: che diventa caotica, sovrapposta, contradittoria, e quasi non ci permette di capire quale sia e se vi sia una direzione in questo movimento, se qualcuno lo ha voluto e lo guida.

E’ così.

Quello che opprime, questa è la sensazione che ho, è la gara a raccogliere le più efferate notizie nel momento stesso in cui vien detto che nulla si può sapere.

Ho fatto la prova con Google Italia, Francia, Gran Bretagna e le notizie italiane sono diverse.

Prova anche tu con la Germania.

accetto l’invito, ma me ne occuperò in un prossimo post.

forse sbagliando, continuo personalmente a lavorare sull’ipotesi che nulla sarà come prima quando tutto questo si sarà concluso e che non sarà troppo facile riportare i fatti entro binari prestabiliti.

ovviamente questa è solo un’ipotesi e in nessun caso ci permette peraltro di abbozzare come sarà il futuro di questa grande civiltà che prova a scuotersi dall’oppressione che l’ha sinora sottomessa all’Occidente.

sembra soltanto di potere intravvedere che stia terminando uno stato di minorità, il come esattamente non vediamo: se passando attraverso forme di islamismo moderato o attraverso un laicismo modernizzante, oppure se alla fine non saranno per caso proprio gli islamisti estremi a prendere il potere come accadde in Iran nella rivoluzione contro lo scià del 1979.

Nulla sarà come prima è vero, ma non sto entrando in contraddizione con me stessa: penso che non sarà più come prima perchè diverso sarà per noi occidentali.

Mentre il Nord Africa brucia, e il resto del continente è un braciere ignorato, è l’Occidente che dimostra di aver fallito.

Questa è una opinione, ancora non ho trovato commentatori che lo dicano apertamente, ma credo che tu sia d’accordo.

proprio così.

è da un po’ che lo dico (senza essere un commentatore): quella che è fallita è l’alleanza strumentale fra un Occidente laico che si sente per questo superiore e le èlites islamiche asservite che si sono arricchite mantenendo a forza lo stereotipo dell’arabo tradizionalista e fanaticamente bigotto.

13 risposte a “discussione con mcc43 sul Medio Oriente in fiamme. 23 febbraio 2011 – wp 114 – 236

  1. Non l’avevo scritto, perché certe cose, dopo tanto esprimermi qui, possono essere date per implicite: anche una sola vita spenta per volontà del potere rende quel potere illegittimo.

    Distogliersi NO, ma restringere l’obiettivo di volta in volta su un ambito solo altrettanto NO.

    Invece, come vedi, accade proprio questo: ci si distoglie dall’Iraq, dall’Afghanistan (paesi dove abbiamo portato la democrazia?), da Gaza, ma anche dalla Tunisia e dall’Egitto, lasciando intendere “tutto fatto, liberazione avvenuta”.

    Trovi che è forzato dire che in Tunisia e in Egitto non è cambiato nulla, ma non è una opinione (non ne esprimo mai senza dare una motivazione oggettiva) ma una deduzione: nemmeno formalmente c’è stato cambiamento poiché ancora vige lo stato d’emergenza, perché al potere ci sono gli stessi militari e gli stessi figuri criminali, tranne il vegliardo.
    Quei morti, autoimmolati o uccisi, ormai sono dimenticati, danni collaterali di un grande spettacolo televisivo. Torneranno d’attualità “se e quando” le popolazioni insorgeranno per dire: ci avete preso in giro.

    Quello che descrive Salvemini è – secondo me – da chiamare “moti popolari” e non rivoluzione. Nel caso libico poi, se davvero la Cirenaica si è staccata, parlerei di restaurazione dopo la rivoluzione, quella sì, che trasformò la monarchia in un governo popolare, andato a male certo, ma all’inizio nuovo per quel territorio.
    Ed ora si parla apertamente di guerra civile, dunque anche a Tripoli perché di bengasini ve ne sono certo anche lì, ovviamente concordi con i moti della Cirenaica.

    Resta ancora in standby l’Algeria e aggiungo un aggiornamento nel post 43.

    • ti ho risposto, quel poco che avevo da rispondere, e non semplicemente da ascoltare, nel corpo stesso dell’articolo, come vedrai, dove ho riportato sia questo commento sia l’altro…

  2. E io rilancio nel commento:

    ***** succede all’informazione, del resto, in queste circostante quel che succede alla rivoluzione stessa: che diventa caotica, sovrapposta, contradittoria, e quasi non ci permette di capire quale sia e se vi sia una direzione in questo movimento, se qualcuno lo ha voluto e lo guida. *******

    E’ così. Quello che opprime, questa è la sensazione che ho, è la gara a raccogliere le più efferate notizie nel momento stesso in cui vien detto che nulla si può sapere.

    Ho fatto la prova con Google Italia, Francia, Gran Bretagna e le notizie italiane sono diverse. Prova anche tu con la Germania.

    Nulla sarà come prima è vero, ma non sto entrando in contraddizione con me stessa: penso che non sarà più come prima perchè diverso sarà per noi occidentali.
    Mentre il Nord Africa brucia, e il resto del continente è un braciere ignorato, è l’Occidente che dimostra di aver fallito. Questa è una opinione, ancora non ho trovato commentatori che lo dicano apertamente, ma credo che tu sia d’accordo.

      • … entro il trimestre ho scritto. Se fossi una insegnante, sarei di manica larga per i tempi e stretta sui voti 😉

        A margine, sono perplessa: fino a qualche settimana fa vedendo gente marciare al grido “Dio è grande” avremmo avuto un profluvio di commenti sul pericolo islamico; ora che lo fanno i bengasini i commenti sono entusiasti. Devo essermi persa qualche dispensa del corso “come essere un buon utente dell’informazione italiana”.

        • veramente mi pare che Berlusca e i suoi siano invece preoccupati (a torto o a ragione) non poco: califfato in una cittadina vicina a Bengasi?

          posso sbagliare, ma qualche matto in giro si trova sempre: perché la capitale del califfato non sta a Bengasi?

          il fatto che ieri a Bengasi ci siano state sparatorie fa pensare a me non a scontri fra sostenitori di Gheddafi, di ritorno, e rivoltosi, ma a scontri fra rivoltosi, cioè tra islamisti e laicisti.

          in ogni caso, stando a vedere come finirà, chi insiste troppo sul ruolo di Al Khaida in Cirenaica sta solo cercando di giustificare la sua amicizia e affinità col dittatore, come a dimostrare che era giusto appoggiarlo.

  3. eh già, gli stereotipi…. ma adesso cominciano le correzioni del tiro.
    Oggi su Avvenire un articolo sugli intellettuali arabi ai quali nessuno prima dava un soldo di attenzione.
    Vedi caso solo oggi mi è capitato di scoprire in rete la tesi di Saif al Islam, il figlio considerato presentabile di Gheddafi, presso la London School of Economics and Political Science, intitolata “Il ruolo della società civile nella democratizzzazione delle Istituzioni della governance globale”, incentrata sulle riforme di cui abbisognano l’Onu, gli accordi di Bretton Woods, il WTO ecc. per dare voce in capitolo alle società civili.
    Non ho certo voglia di leggerla, ma me la sono salvata prima che la facciano sparire dalla rete, visto che il suo sito ora è chiuso.
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    Ma ho un’idea in testa da parecchio tempo. Mi chiedo se in tutto questo risorgente localismo, con i pruriti separatisti perfino del Belgio, che non risparmiano l’Africa, vedi il Sudan e la Cirenaica, il cambiamento epocale che bolle in sottofondo non sia il crollo dell’idea di stato nazionale. Potresti trattare l’argomento, se ritieni abbia una minima parvenza di verosimiglianza? Ti ho assegnato il compito, praticamente, ma entro il trimestre…. 😉

  4. Concentrare l’attenzione mediatica su Libia è un dovere.

    Posizionare poi una nave da guerra (Mimbelli) in acque internazionali di fronte alle coste libiche anche (giusto per agitare le acque)

    Poi ci si mettono anche gli USA che (roba da 3 ore fa) chiedono alla Francia e all’Italia di tenersi pronte per un eventuale intervento “umanitario” in Libia nel caso venisse chiesto dalla comunità internazionale. (motivazione… loro, gli USA, non dispongono dei mezzi necessari- anzi non possono perché mi pare che la loro costituzione preveda l’intervento militare soltanto se aggrediti, hanno cioè bisogno di un casus belli e visto che non sanno cosa distruggersi questa volta lasciano fare all’Italia e alla Francia)

    Ora io non so se alla “Mimbelli” succederà qualcosa di inaspettato… ma sarebbe veramente un ottimo casus belli 😀 . Anche se la Mimbelli sembra indistruttibile… è piena di radar, vede anche quello che hai mangiato 😀 .

    Se Gheddafi ha deciso di distruggere i pozzi di petrolio allora l’Italia più che degli immigrati potrebbe cominciare a disperarsi per la propria economica (ma in generale l’Europa visto che il petrolio sta salendo alla grande… vuol battere il record del 2008 che diede inizio alla crisi). Gheddafi poi non lascerà mai che “aiuti umanitari” vengano forniti ai “traditori”.

    Ora gli Americani sicuramente non possono permettere che l’Europa sia Putin-dipendente :mrgreen: . E poi non possono permettere che gli “islamici” prendano il controllo… rovinerebbero i loro piani.

    • credo che l’Italia di tutto abbia voglia, salvo che di provocare una crisi internazionale in Libia, che la coinvolga.

      e poi Berlusconi non ha tempo di occuparsi di queste sciocchezze, quando deve pensare al processo con la Ruby.

      la situazione si va facendo quanto mai caotica, e l’opzione di un intervento militare in Libia dell’Unione Europea (ops, umanitario, perché adesso la guerra si chiama così, è dibattuta seriamente nei paesi che contano qualcosa…

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)