la Libia chiama, il G8 risponde? You Tube, sì. 14 marzo 2011 – 161

lunedì 14 marzo 2011   20:09

la cosa che più mi colpisce, negli sviluppi della situazione della rivoluzione araba, che al momento si gioca tutta su quel che succederà in Libia, è avere sentito per radio oggi, tornando dal lavoro, che Obama ha fatto smentire che gli USA abbiano già deciso una no fly zone parziale sulla Cirenaica – che era esattamente la mia proposta, qualche giorno fa, quando non l’avevo ancora letta da nessuna parte, e che forse non sarebbe sufficiente a garantire la vittoria dei ribelli, come scrivevo ieri qui, 158-aggiornamento-libia , ma almeno a garantirgli delle condizioni migliori per resistere.

ma, intanto che si parla di come impedire i liberi voli militari sul cielo della Libia, offro ai lettori un breve video, il mio ultimo libico, con le immagini di uno di questi voli, quello del mio rientro in Italia da Tripoli nel giugno dell’anno scorso.

le ultime informazioni sulla situazione libica che ci fornisce mcc, che possiamo considerare quasi la corrispondente dal mondo arabo di questo blog, servono parecchio a riequilibrare il quadro informativo fornito da me un po’ sventatamente ieri sulla base delle informazioni della stampa italiana, poi corrette dalle preziosissime informazioni di prima mano fornite a mcc da un suo interlocutore libico che vive all’estero.

* * *

mcc:

Oggi,  mentre al G8 Francia e GB sono inclini alle maniere forti contro il governo libico, al contrario del resto dell’Europa, il capo del Consiglio Nazionale dell’opposizione libica,  Mustafa Abdel Jalil, ha dichiarato al Financial Time che, allorchè  il Consiglio accederà al potere, non concederà più il petrolio libico ai paesi che non avranno sostenuto i ribelli.

A parte che è sempre imprudente vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato, il ricatto esplicito non è fra le migliori armi diplomatiche, ma si direbbe moneta corrente in questa situazione libica.

non mi stupisco affatto di queste dichiarazioni: la diplomazia non è la guerra condotta con altri mezzi?

direi invece che l’unica cosa certa è che l’Italia, con l’attuale governo, uscirà perdente da questa vicenda, sia che vinca Gheddafi, che comunque ha tradito, e le promesse di vendetta del figlio di Gheddafi ieri sono state chiarissime, sia che vincano i ribelli, che non ha appoggiato, e sembra quasi che le loro parole siano rivolte a noi.

la Francia, che si espone decisamente riconoscendo, primo paese al mondo, il Consiglio della rivoluzione, mira chiaramente a soppiantare l’Italia come principale partner europeo della nuova Libia (se vedrà la luce): ha molto da guadagnare e poco da perdere, ed è in una posizione migliore dell’Italia che ha molto da perdere comunque vadano le cose.

l’Italia dovrebbe schierarsi con decisione ancora maggiore della Francia a favore almeno di una Cirenaica libera da Gheddafi (il resto della Libia seguirà), ma mai come in questa situazione Berlusconi con la sua imbarazzante amicizia col dittatore rappresenta un pesante ostacolo agli interessi nazionale.

* * *

mcc:

Ciò che sta accadendo laggiù, a mio avviso, non ha niente a che spartire con il movimento in  Tunisia, nemmeno con quelli dell’Egitto la cui autentica spontaneità lascia qualche perplessità.

In Libia è in atto lo sfogo di una rabbia contenuta per anni di fronte allo sfruttamento perpetrato da Gheddafi a favore della sua famiglia, ma è dubbio che la ribellione sarebbe scattata se solo questa politica rapinatrice fosse stata meno sfacciata.

L’euforia del “marzo a Tripoli” non aveva basi di organizzazione militare e guida politica, ha accolto i transfughi dell’entourage gheddafiano che vi hanno immesso la sua stessa burbanzosa sicurezza e inclinazione alle minacce ricattatorie.

le sensazioni di pelle dei due miei viaggi non troppo recenti (2003-4 Tunisia e 2005-6 Egitto) sono diverse: in entrambi questi paesi avevo colto un malessere diffuso, una povertà angosciante, una disoccupazione giovanile estenuante; in Libia invece i segni di una specie di benessere diffuso, che ne ha fatto terra di immigrazione per africani e giovani arabi dei paesi vicini.

non mi ha stupito la rivoluzione in Tunisia ed Egitto, che mi sembra la naturale espressione di uno stato di abbattimento estremo e di condizioni di repressione di violenza inaudita e mal sopportata (soprattutto in Egitto, che la nostra stampa rappresentava come “democratico”); in Libia mi è parso al contrario che la condizione di chiusura culturale, tanto più sconcertante e insopportabile, perché collegata a condizioni di discreto benessere abbastanza diffuso, fosse stata quasi introiettata come fatto naturale – ma non giuro sulla solidità di queste mie percezioni di pelle, potrebbero essere il frutto di osservazioni troppo parziali o condotte in condizioni diverse; in Libia sono stato per lavoro e certamente questo mi ha messo in contatto con una realtà sociale più elevata.

come si vede dai miei video su You Tube, in particolare dal penultimo, la Libia appariva già terra di un modesto turismo popolare, c’erano bagnanti sulle spiagge, e non in funzione del turismo occidentale, al quale quel paese dalle coste meravigliose è totalmente chiuso.

la rivolta libica a mio pare è meno emotiva e più ragionata e nasce dalla enorme frustrazione accumulata in loco contro la famiglia di Gheddafi che ha depositato all’estero 70 miliardi di dollari di beni personali, che ora verranno probabilmente congelati, ma di cui una nuova Libia potrebbe legittimamente chiedere la restituzione.

e speriamo che prima o poi all’Italia salti in mente di fare altrettanto coi beni di Berlusconi e risanare una bella parte dei propri debiti.

* * *

mcc:

Ore 16, le notizie della BBC danno un quadro in continuo cambiamento: domenica sera i ribelli cacciati da Brega vi sono rientrati.

Il commentatore afferma che, se è facile per l’esercito rioccupare risulta difficile conservare e cita il comandante dei ribelli Gen Abdul Fattah Younis, ex ministro degli interni,  il quale sottolinea la particolarità della guerra in zone desertiche, dove forze relativamente piccole devono controllare un vasto territorio.

Sembra di capire che i ribelli ricorrono a una  vera tattica, ed è ciò che sosteneva K. ieri sera  considerandole una riedizione, se ho ben compreso, delle astuzie di Rommel.

queste osservazioni sono veramente importanti e ridimensionano di molto le notzie superficiali date dai media ieri che rappresentavano i ribelli in fuga e oramai sconfitti (ci sono cascato in pieno anch’io): probabilmente date da inviati speciali che se ne stanno in hotel a guardare la televisione del regime, perdipiù acriticamente, e che si guadagnano il pane a tradimento, mentre noi qui stiamo a barcamenarci dopo il lavoro per dare a quattro gatti notizie più attendibili.

e nel complesso ci riusciamo anche!

come è vero! è facile entrare in una città coi carri armati se hai davanti persone armate solo di fucili, ma poi che te ne fai?

a quel che dici, allora i ribelli applicano le tecniche classiche della guerriglia, dove l’importante è evitare lo scontro frontale (rileggersi Che Guevara) e poi logorare il nemico con piccoli attacchi improvvisi alle spalle.

se la situazione dovesse prendere questa piega per l’esercito mercenario di Gheddafi la riconquista dello “scatolone di sabbia”, dove alla fine finì inchiodato anche Rommel, potrebbe rivelarsi molto meno agevole del previsto, anche senza no fly zone.

certo che la “no fly zone” circoscritta e senza interventi di terra potrebbe comunque rivelarsi preziosa più per l’appoggio politico che esprime che sul piano militare vero e proprio.

* * *

il mio canale di You Tube con i suoi video libici mi ha messo in contatto col canale del TheVJMovement, un movimento di videogiornalisti.

ecco, in premio per il lettore che è arrivato fino a qui, un loro video recentissimo con interviste da Tubruk (a proposito di Rommel e di guerra nel deserto):


* * *

mcc:

Lascia a me dubbiosa la possibilità che i paesi che dovessero eventualmente fornire voli e basi, costi cioè, per pattugliare il cielo non vogliano poi recitare una parte più evidente nella “liberazione” ponendo piede sul suolo.

Che il Consiglio Nazionale dei ribelli non lo voglia, che K. lo escluda con enfasi, che tutti loro chiedano a gran voce: armi armi armi, ma state fuori dal territorio mi sembra che – di fronte alle potenze che dovessero supportarli – un chiedere la luna.

Teniamo anche conto che nessuno sembra essere consapevole del rischio che, tolto di mezzo l’odiato -oggi- da tutti, antiche rivalità e nuovi appetiti si affaccino in un paese che non ha alcuna struttura cui affidare sollecitamente il compito di tenerlo unito e pacifico nel dopo transizione.

Per quello che vale questa piccola notizia, che non so più rintracciare, per dei pozzi in fiamme il governo libico avrebbe chiesto aiuto all’Italia.

Viene invece ora dalla CNN la conferma del rallentamento delle forze governative, ma nulla si sa di preciso perchè per la prima volta i ribelli hanno vietato l’accesso alla zona dei giornalisti, motivandolo con la possibilità che i loro report forniscano info utili all’esercito.

Non sarebbe però da escludere – in questa situazione molte ipotesi sono possibili – che le truppe si siano fermate appositamente in attesa delle decisioni del G8, che ovviamente in qualche modo influiranno sulle operazioni militari.

11 risposte a “la Libia chiama, il G8 risponde? You Tube, sì. 14 marzo 2011 – 161

  1. Lascia a me dubbiosa la possibilità che i paesi che dovessero eventualmente fornire voli e basi, costi cioè, per pattugliare il cielo non vogliano poi recitare una parte più evidente nella “liberazione” ponendo piede sul suolo.
    Che il Consiglio Nazionale dei ribelli non lo voglia, che K. lo escluda con enfasi, che tutti loro chiedano a gran voce: armi armi armi, ma state fuori dal territorio mi sembra che – di fronte alle potenze che dovessero supportarli – un chiedere la luna.
    Teniamo anche conto che nessuno sembra essere consapevole del rischio che, tolto di mezzo l’odiato -oggi- da tutti, antiche rivalità e nuovi appetiti si affaccino in un paese che non ha alcuna struttura cui affidare sollecitamente il compito di tenerlo unito e pacifico nel dopo transizione.

    Per quello che vale questa piccola notizia, che non so più rintracciare, per dei pozzi in fiamme il governo libico avrebbe chiesto aiuto all’Italia.
    Viene invece ora dalla CNN la conferma del rallentamento delle forze governative, ma nulla si sa di preciso perchè per la prima volta i ribelli hanno vietato l’accesso alla zona dei giornalisti, motivandolo con la possibilità che i loro report forniscano info utili all’esercito.

    Non sarebbe però da escludere – in questa situazione molte ipotesi sono possibili – che le truppe si siano fermate appositamente in attesa delle decisioni del G8, che ovviamente in qualche modo influiranno sulle operazioni militari.

  2. … non ti dò tregua però. Questa è fresca, la scrivo perchè vorrei emergesse il clima che c’è laggiù, e la disperazione che entrerà poi nella transizione:

    The Guardian gmt 20.07

    Mustafa Gheriani, portavoce del Consiglio nazionale rivoluzionario dal suo rifugio di Benghazi, ha annunciato una richiesta che sarà fatta da una delegazione che incontrerà il Sarkozy e Hillary Clinton al G8 “Chiediamo all’0ccidente una no fly zone, vogliamo siano colpiti i mezzi di terra e i razzi che vengono usati contro di noi e vogliamo sua colpito il rifugio di Gheddafi “ Richiesto se ciò che vuole il Consiglio è di assassinare Gaddafi, Gheriani ha risposto: “Perché no? Se muore, nessuno verserà una lacrima.”

    Questo si chiama parlar chiaro, no?

    • assassinare Gheddafi?

      mica tanto facile, non ci riuscì neppure Reagan al culmine della potenza americana.

      fra quelli che non verserebbero una lacrima, vedendo l’involuzione affaristica di chi è salito al potere come leader di una rivoluzione socialista, ci sono anche io.

      a parte l’omicidio di Gheddafi, di cui non mi scandalizzo se è il modo per porre termine ad altri omicidi, quelli dei soldati, che sono esseri vivi come lui e certamente meno colpevoli, e comunque non lo auspico (dato che lo auspica lui che desidera morire da martire), sul resto mi ritrovo con quelle richieste, mi pare che non ci sia scelta.

      se poi l’occidente non è in caso di praticarle, questo è un altro discorso.

  3. Another mad day…
    mai come ora mi sto rendendo conto che la Terra è rotonda! Controllando le notizie ho dovuto abituarmi a guardare prima di tutto l’ora gmt, per evitare un collasso dell’umore nel rileggere la stessa notizia rilanciata da diverse parti del mondo e scambiandola per un altro allarme. Certo soprattutto per il Giappone (alle 15 gmt:un altro sisma ed è alla terza esplosione. Notizia accompagnata da continui distinguo: “non è come Chernobyl” , che crea il famoso effetto psicologico: “E’ come Chernobyl” )

    Ma anche sul fronte Libia, confusione.
    L’esercito ha sferrato l’attacco ad AJdabya, ultimo ostacolo prima di Bengasi. Dovessero conquistarla, secondo Kamal, la situazione dei mujaiiddin diverrebbe realmente grave.
    Completamente fuori senno, Gheddafi minaccia di allearsi con AlQuaida, ma stranamente non protesta per il congelamento dei suoi conti- 32 miliardi di dollari solo negli Usa, forse perché, mormorano certi analisti, congelamento di scarso effetto, vista la situazione confusa dei conti e la reticenza delle banche interessate a dare chiarimenti… Il denaro continua a non creare fall out.

    Il G8 ha detto no a Sarkozy, che incassa un “bravo coraggioso” da Le Figarò e “vai avanti solo a colpi di testa” dai giornali di sinistra, ma che ha in ogni caso messo una pedina sullo scacchiere del business qualora il Consiglio nazionale dei ribelli alla fine dovesse prevalere.
    Per me è notizia positiva che non si dia corso alla no fly zone per le ragioni già fin troppe volte spiegate, oggi visibili concretamente in Barhein. Chiamati in soccorso dal re sono entrati sauditi; introduzione immediata della legge marziale e caccia delle truppe wahabite ai ribelli che, va ricordato, sono sciti. Pertanto: pedina regalata all’Iran che ha immediatamente tuonato contro l’Arabia Saudita, ricevendo dal Barhein l’accusa di “ingerenza negli affari interni”. Se non fosse una tragedia sembrerebbe una pochade.

    Chiudo con un titolo ironico del Guardian: Non disturberemo i tiranni sauditi mentre abbiamo tanto bisogno di petrolio.
    E uno stupefatto di Africa-Reuters: Dovremo ancora vedercela con Gheddafi?

    • la stampa comprensibilmente minimizza.

      se ci fosse qualche speranza di ridurre Gheddafi alle dimissioni col boicottaggio economico e la pressione diplomatica internazionale non si potrebbe che felicitarsi della scelta.

      ma a me pare che il commento più sincero e imbarazzante assieme sia questo, del ministro degli esteri francese:

      “Oggi, non abbiamo i mezzi militari, poiché la comunità internazionale non ha deciso di dotarsene”.

      temo che l’occidente pagherà cara la sua fragilità e la sua debolezza oggettiva.

      ho visto anche io da qualche parte un titolone sulla minaccia di Gheddafi di allearsi con Al Khaida, ma poi l’articolo ad una scorsa veloce non diceva niente in merito di suo, ma rinvia semplicemente ad una intervista del Giornale, attendibile come si può immaginare, visto che nello stesso contesto Gheddafi accusa i ribelli di essere alleati ad Al Khaida.

      in poche parole, credo che sia una bufala.

      ultimi cascami di propaganda su una guerra persa, e ora si nasconde la cenere sotto il tappeto…

  4. Da euro news l’unica notizia di buon senso “ Il mistero di Ajdabya: la città è l’ultimo presidio dei ribelli prima della roccaforte Bengasi. La tv di stato ha diffuso notizie circa la sua conquista da parte dei militari di Gheddafi: ma il fronte dei ribelli smentisce. La guerra in Libia è anche conflitto di informazioni. E Gheddafi sta annunciando da giorni la controffensiva finale.”

    La Fiera dell’ipocrisia:

    La dichiarazione di Gheddafi “il mio amico Sakozy è diventato matto” per metà è vera : mio amico. Un amico da finanziare perchè no?

    Ieri Sarkò, con la consueta “ finezza” ha associato la questione libica e il nucleare giapponese in questa dichiarazione (traduzione letterale in quanto francese fantasioso)
    ‘”Tra ciò che accade in Giappone, ciò che accade in Libia, in altri paesi, anche se ciò non ha niente da avere, c’è un impatto sul bisogno di energia del mondo” .
    Avevo un vago ricordo e sono riuscita a trovare conferma: il binomio Libia + nucleare per Sarkò è una costante. Nel 2007, l’indomani della trattativa con la quale ha ottenuto la liberazione delle infermiere bulgare accusate di aver inoculato Hiv ai bambini (in cambio, si è saputo poi, di una cooperazione militare e forniture di armi), va in visita ufficiale da Gheddafi.
    Questo è il video che conferma grandi accordi di cooperazione economica commerciale culturale (!!!) in ogni comparto SENZA ESCLUSIONE DEL NUCLEARE,
    altri video mostrano soddisfatte dichiarazioni francesi ed esultanza di cittadini libici in interviste chiaramente taroccate.

    http://www.ina.fr/video/3401556001012/visite-de-nicolas-sarkozy-en-libye.fr.html

    • ripeto qui il commento già inserito nel nuovo post costruito con le tue “corrispondenze” commenti, più che altro per avvisarti del post stesso…

      fantastico che la Francia abbia collaborato con Gheddafi nei programmi nucleari.

      chissà perché Gheddafi viene considerato più attendibile e sicuro di Ahmajinejad!

      comunque, nessun dubbio che questo renderà il sequel sulla vendetta di Gheddafi contro l’Occidente molto più interessante.

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