Argentina, Islanda, Ucraina: storie di ordinario default. 377

7 settembre 2011 mercoledì  21:02

un amico mi racconta del fallimento dell’Ucraina: ha una badante di quella nazionalità, proprio grazie a quel fallimento che la costrinse ad emigrare.

onestamente non so però se queste notizie siano pienamente attendibili, anzi credo di no, perché non trovo altre fonti che mi confermino un vero e proprio fallimento dello stato ucraino.

in realtà non c’è mai stato alcun default, ma ci si è andati molto vicini nel 2009.

il default fu evitato con scelte estreme, ad esempio, col blocco di tutti i conti correnti, che è quello che il mio amico ha appreso dalla badante di sua madre come effetto del presunto default.

gli impiegati statali e i lavoratori dipendenti continuarono a ricevere lo stipendio sui loro conti in banca, ma non potevano poi accedere ai loro conti correnti, che erano stati bloccati dal governo.

la fame si diffuse anche fra ceti tradizionalmente benestanti, e si era creata una economia parallela con monete fatte in casa per sopperire in qualche modo alla assoluta mancanza di denaro circolante.

* * *

attendibile è invece che qualcosa di simile accadde quando davvero l’Argentina fece default dieci anni fa.

il fallimento dello stato argentino avvenne alla fine del dicembre del 2001 a seguito di un debito pubblico che aveva raggiunto i 132 miliardi di dollari.

(debito pubblico italiano attuale: 1.900 miliardi di euro, cioè circa 2.700 miliardi di dollari di oggi (ma bisogna tenere conto dell’inflazione, per riportarli ai valori di 10 anni fa).

anche lì lo stato bloccò i conti correnti bancari quasi completamente permettendo ai cittadini di prelevare solo 250 pesos al mese (cioè 250 dollari) per i bisogni essenziali.

ma la spaventosa inflazione in pochi mesi ridusse di 3/4 il valore del peso; pertanto i cittadini potevano ritirare e dovevano vivere solo con circa 60 dollari al mese.

all’inflazione si accompagnò un crollo della produzione, la borghesia bene faceva la fame, le stesse esportazioni di carne crollarono perché le disumane condizioni di vita non garantivano più la sicurezza igienica della principale merce di esportazione del paese.

* * *

anche l’Islanda è fallita come stato nel 2008, chi lo avrebbe mai detto, eh?

ma la nostra classe dirigente non ha molto piacere che si conosca la storia di questo default, perché i malintenzionati nostrani potrebbero ricavarne dei cattivi insegnamenti.

La forte crisi economica globale del 2008 ha portato l’Islanda al crack finanziario: prima di questi eventi l’economia islandese era piccola ma ben sviluppata, con un PIL stimato sui 10 miliardi di dollari  nel 2005 (e un reddito procapite di 52.764 $, uno tra i più alti del pianeta).

Nel 2009 tramite referendum gli islandesi hanno sentenziato al 93 % di non voler pagare il debito delle loro banche: si è innescata così una sorta di rivoluzione silenziosa, che ha portato alle dimissioni del governo, alla scrittura di una nuova costituzione nel 2010, e soprattutto, alla nazionalizzazione della maggioranza degli istituti bancari e all’arresto dei banchieri che avevano portato il paese alla bancarotta. 

pochi sanno che fu la Russia a far uscire il paese dalla bancarotta, rilevandone il debito in cambio di un controllo sostanziale del paese, molto utile per le aspirazioni di Mosca al dominio sull’Artico che si va liberando dai ghiacci per l’effetto serra con le sue immense risorse minerarie e petrolifere.

* * *

l’esperienza islandese potrebbe suggerirci una via di uscita: nominare Di Pietro capo del governo e vendere il paese ai cinesi.

ma ci vorranno, i cinesi?

(se qualcuno non capisce che dopo i tre asterischi c’è una battuta, lo fulmino).

21 risposte a “Argentina, Islanda, Ucraina: storie di ordinario default. 377

  1. Ho assistito personalmente questo giugno durante le mie vacanze a kyiv alla cerimonia di un italiano che lavora a kyiv, che partiva per le vacanze in italia, lasciando i contanti e l’oro in una scatola al suo migliore amico con la frase “questo custodiscilo non a prezzo della tua vita, ma quasi”. Doveva ritornare a kyiv una settimana dopo.

    In Ucraina ad oggi le persone normali tengono i soldi divisi in tre parti uguali: il conto corrente, i contanti sotto il materasso, e l’oro nei contenitori del sale e pepe della cucina. Non è tanto il default quanto la paura del default. Alcune banche sono fallite ma non hanno applicato la legge che dicevamo io e te l’altro giorno secondo cui i piccoli risparmi fino a 20’000 euro fossero garantiti dallo stato. Lo stato non ha garantito un bel niente e da allora tutti si premuniscono artigianalmente. Del resto, tenere i soldi in contanti è una abitudine in ucraina anche per altri motivi: incassare lo stipendio in contanti permette di non pagare le tasse sullo stipendio, e al momento di pagare le tangenti non ne rimane alcuna traccia negli estratti conto.

    • mi aspettavo una testimonianza sull’Ucraina da te, e dal tuo commento deduco due cose:
      1) che la paura di un fallimenrto imminente dello stato è già quasi come un piccolo fallimento avvenuto, perché quel che regge lo stato è la fiducia nello stato, e uno stato che ha perso la fiducia, quasi non lo è più
      2) che siamo entrati in un’epoca storica nuova (quando ero giovane il concetto stesso di fallimento statale era sconosciuto, il fantasma di cui avere paura era un altro, l’inflazione) e questa novità cambierà modi di pensare e di vivere nella stessa vita quotidiana.

      • In effetti hai detto bene, l’inflazione era un’altra faccia della stessa moneta. Quando alle classi politiche, oltre alla politica monetaria, sarà stata tolta anche quella finanziaria, per darli ai tecnici, la gente vivrà meglio.

        • la tua critica della democrazia affonda le sue radici direttamente fino a Platone, che auspicava il governo dei filosofi, cioè di chi capiva qualcosa.

          resterà sempre un mistero il valore positivo della democrazia che attribuisce il potere alla maggioranza, ignorando il semplice dato di fatto che la maggioranza degli esseri umani è stupida, e che quindi il potere della maggioranza è anche il potere degli stupidi di farsi governare da stupidi simili a loro.

          è vero che in questo modo la democrazia riesce ad evitare le lotte cruente per il potere e gli spargimenti di sangue connessi nel passato, che vengono ora riservati ai paesi più arretrati che devono liberarsi delle dittature, tuttavia questo vantaggio rischia di essere cancellato da quanto detto sopra.

            • no, a me non pare che tecnocrazia e democrazia siano “appropriatamente dosate” in Occidente; trovo che da noi piuttosto la democrazia sia una pura maschera della tecnocrazia (o forse dovrei dire dell’autocrazia) senza veri controlli esterni.

              in Italia non si è ancora trovato il modo perché l’autocrazia diventi almeno tecnocrazia.

              a volte mi pare che il sistema politico cinese rappresenti una forma píù avanzata dell’equilibrio che definisci tu e che al suo interno esista una dialettica vera tra potere politico (democrazia) ed economico (tecnocrazia) che in Occidente, a ben guardare manca.

              ma, conoscendo la mia capacità di innamorami di chi non conosco bene, diffido di questi miei entusiasmi, e tu considerali solo una segnalazione di un percorso di riflessione possibile.

              • Sono d’accordo, solo, penso che attualmente non siano appropriatamente dosate: la tecnocrazia dovrebbe essere un po’ di più e la democrazia un po’ di meno. Ma senza annullarla completamente, no, no, solo diminuirla un poco.

                • beh, e io che cosa ho detto di diverso? ho solo aggiunto che forse in Cina è già così.

                  ma vai anche a vedere la mia risposta all’ultimo commento di afo, con la proposta dei test preliminari di ammissione per candidarsi al parlamento, ah ah…

                  • Uno Stato può FALLIRE solo quando il suo DEBITO è DENOMINATO in VALUTA ESTERA. E’ 1 puro dato MATEMATICO e lei NON PUO’ DIMOSTRARE IL CONTRARIO.

                    • certo certo.

                      basta cambiare la denominazione del debito per non fallire: è matematico che se chiamiamo crediti i debiti non potremo fallire mai.

                      clap clap clap. 🙂

                • guardi: sulle fesserie, tra noi due la lotta è quantomeno aperta.

                  se Lei fosse una persona di buon senso si renderebbe conto da sola che non può fare una affermazione simile senza documentarla: li elenchi, quegli stati, e per ciascun caso di default specifichi con quale altra valuta ciascuno aveva il cambio fisso (a parte l’Argentina col dollaro, una volta, che questo glielo concedo io come segno di buona volontà).

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  3. Tutti i paesi che sono andati incontro a crisi finanziarie non hanno mai avuto 1 problema di DEBITO PUBBLICO, bensì di DEBITO PRIVATO ed ESTERO ( come l’Islanda, i PIIGS, eccetera ). Ciò è perfettamente spiegabile nel cosiddetto CICLO DI MINSKY. Le UNIONI MONETARIE e i CAMBI FISSI agevolano e favoriscono grandemente la crescita del DEBITO PRIVATO e di quello ESTERO ( come quello della BILANCIA COMMERCIALE ).

    • ripeto la richiesta di documentare quanto si afferma a proposito degli stati andati incontro a crisi finanziarie, se no discutere diventa troppo facile.

      mi spiega i concetti, secondo Lei, di debito pubblico, debito privato, debito estero?

      mi spiega perché le unioni monetarie e i cambi fissi favoriscono la crescita del debito privato?

      si rende conto che sta usando parole in libera uscita?

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