6 novembre 2011 domenica 10:29
.
in un mese esatto questo piccolo montaggio video su You Tube ha avuto 4 visitatori; considerando che il sito, a differenza di altri, calcola anche le visite dell’autore, non sono sicuro che lo abbia visto qualcun altro che io stesso.
provo a fargli un minimo di pubblicità da questo blog, che è quasi altrettanto (poco) visto, ma insomma forse un paio di persone ci butteranno un’occhiata.
già che ci sono, aggiungo qualche notizia su quel che si vede.
* * *
il commento musicale è quello che si sentiva visitando la mostra, opera di un gruppo che si esibiva in Piazza della Loggia, dove la mostra stessa era stata organizzata.
ho messo all’inizio del mio video uno scorcio del Duomo Nuovo e non l’ho fatto a caso: questi artisti appaiono fortemente condizionati da tematiche religiose, anche quando contestano la religione; in questo sono simili e vicini a me; nessuno contesta la Chiesa con più forza di chi sente il messaggio che essa impropriamente continua a portare avanti, o comunque la problematica a cui la religione cercva di dare risposte.
subito dopo arriva un’immagine alquanto shockante – non so come altro scriverlo; scioccante, no: la grafia crea una falsa etimologia -: di fianco alla fermata dell’autobus, un cadavere insanguinato coperto da un lenzuolo. il cadavere è adagiato sulla lastra che nel pavimento della piazza ricorda dove il 28 maggio 1974, a seguito dell’attentato dei servizi segreti (tesi mia e di molti altri), morì Alberto Trebeschi, la cui foto raccapricciante col braccio lacerato ed il fratello in lacrime accanto ai suoi occhi spalancati e spenti stava nelle copertine dei settimanali di allora.
la connessione fra la strage e la mostra – che si svolgono nello stesso luogo a distanza di 37 anni – mi pare significativa; tuttavia corrisponde anche all’ordine con cui ho visitato la mostra, sono infatti arrivato in piazza per caso scendendo da nord-est, come si vede benissimo dai primi scorci panoramici, scattati peraltro dal lato sud, dove mi sono spostato per cogliere gli effetti di luce del tramonto – da questo si può anche capire che giro sempre con la macchina fotografica in tesca, ma questa annotazione forse non serve a nulla.
sono poi fotografate un paio di tele di un artista che potremmo definire postklimtiano, e quindi vagamente post bizantino come il suo lontano modello; ma si rischia di scivolare rapidamente nel kitsch veneziano.
alla foto successiva, l’immagine del ragazzo che, un po’ rigidamente, muove un pezzo sulla scacchiera sullo sfondo del passaggio di una corrida vuole dirci certamente che la vita è un azzardo: è una visione molto giovanile dell’esistenza, perché la vita invece è in realtà una routine, ma ci appare un azzardo proprio nell’età in cui non ci conosciamo ancora e viviamo nella falsa impressione di poter essere noi a determinarla con le nostre scelte, che sono invece il semplice riflesso di quel che siamo, ma che non conosciamo ancora troppo bene.
l’immagine successiva, in stile iperrealista, di una ragazza con un tegame sulla testa, che fa le corna, esprime – non è difficile indovinarlo – il rifiuto della omologazione nel ruiolo femminile standard: mettiamo anche questo concetto nel campo delle banalità, ma il modo di esprimerlo, che è poi quello che conta in un artista (anche in una artista), a me pare incisivo e ficcante.
i due bambini piuttosto brutti, e per questo interessanti, nel grembiulino di scuola, sono frutto della stessa mano (mi pare) ed esprimono lo stesso rifiuto, qui in un modo ancora più incisivo, perché meno didascalico: basta la bruttezza a sottrarsi al modello consumistico del bimbo publicitario.
un paio di opere successive, una delle quali è la vaschetta con i modellini di rondini, certamente di un’altra mano, non mi hanno entusiasmato, ma c’erano, e ho fotografato anche quelle.
vi è poi una misteriosa e lunga corsia di carta che traversa la piazza: ho lasciato nel vago quel che c’era scritto: ciascuno ci legga quello che vuole, è la forza della tradizione che ci condiziona anche con parole non dette.
ed eccoci alla polemica antiecclesiatica: su una piazza Sam Pietro azzurrina piovono soldi: gli stessi soldi che fanno pendere ingiustamente la bilancia della giustizia lì a finaco, ed accanto al simbolo del potere ecclesiastico, che è la divinizzazione del potere del denaro, cioè del potere del Potere, germoglia tuttavia una pianta misteriosa.
volti di papi espriomono il divieto, ma una bomboletta insetticida prova a ristabilire la legalità.
il punto più debole di questa mostra sta secondo me nell’opera che segue e che, per misteriosa scelta di You Tube, è finita proprio come “copertina” del mio video: un montaggio di pagine di fumetti in bianco e nero dal quale emerge un volto di diavolo. satanismo, ribellistico?, da rave party, più che altro…
siamo alla metà del video, che ha selezionato soltanto le opere che a me dicevano qualcosa: il resto del video è dedicato al complesso che suona.
e, se qualcuno se lo sta guardando, lo lascio alle immagini della piazza attraversata, oltre che dalla musica, da gente distratta.
* * *
per qualche motivo che non saprei spiegare bene, questa mostra mi ricorda il blog su scrive lordbad, o quello su cui scriveva tristano su blogs.it qualche anno fa: vi riconosco gli elementi di base di una cultura giovanile, molto diversa dalla mia, e sono esperienze di questo tipo che mi fanno capire quanto io sia datato (per non dire già scaduto ;).
faccio uno sforzo di definizione ulteriore e preciso: la mia cultura e quella di chi ha quarant’anni meno di me sono separate da una vera e propria rottura antropologica. la mia infatti è definita dall’orizzonte del patrimonio storico tradizionale della cultura italiana, con una sua impronta “colta”, per non dire scolastica; questa cultura è sostanzialmente sparita (il che indica che la scuola non riesce più ad esercitare un ruolo importante nel trasmetterla) ed è stata sostituita dalla cultura dei media.
la cultura dei media raccoglie pure frammenti sparsi della cultura colta delle scuole, dei musei e dei libri, ma questi frammenti sono decontestualizzati e sopravvivono come relitti, ridotti al ruolo meramente iconografico di luoghi comuni dell’immaginario quotidiano.
che è come dire non tanto che la cultura colta tradizionale è riservata ad alcuni circoli chiusi minoritari, perché questa è sempre stata la sua caratteristica in ogni epoca, ma che oggi le masse hanno una cultura loro diversa, che solo occasionalmente interseca l’altra; e dunque la prima cultura non riesce a condizionarle come nei secoli passati, in quanto era l’unica possibile, ma viene transennata e respinta in un ruolo minoritario.
questi giovani artisti parlano la lingua dei media e si rivolgono ad una massa che ha una cultura sua, e cercano di condividerla con la massa.
solo che la massa non è raggiungibile in questo modo: la cultura di massa non prevede espressione propriamente artistica; la componente estetica è riassorbita attorno ad altre finalitá che quella espressiva; la bellezza nei media é decorativa e funzionale, ma non in grado di esprimere proprio nulla.
l’espressione infatti è alterità, e la cultura di massa non prevede dissenso, neppure quel minimale dissenso che consiste nel dire: io sono io e sono diverso da ogni altro.
già questo individualismo è una forma di ribellione.
quindi l’artista giovane da un lato condivide il narcisismo post-moderno, ma non è in grado di condividere il narcisismo di massa che vuole che gli individui omologati vadano orgogliosi e narcisi del loro essere identici a tutti gli altri, credendosi nello stesso tempo unici.
e nel momento in cui l’artista prova a farsi narciso di un se stesso originale e divverso, viene colpito dalla stessa brutale emarginazione che riguarda tutti coloro che non sono uguali nella società di massa o che, peggio ancora, provano a ribellarvisi o a criticarla.
ci sono diversi momenti del video che manifestano questa solitudine incompresa di un tentativo minato nei suoi stessi presupposti.
* * *
questo video, infine, ha una sua piccola morale, che è questa: è perfettamente inutile cercare di avvicinare la massa rendendosi simile a lei linguisticamente, come prova a fare l’arte di questo inizio del 21esimo secolo: la massa omologata dal consenso dei media non accetta differenze comunque e respinge anche il tentativo di un’arte che oramai, più che pop o popolare, dovremmo definire populista.
spero comunque che nulla di quello che ho scritto traspaia dal video, che alla fine vuol essere soltanto quello che sembra: una passeggiata in una piazza per una volta ricca di giovani che espongono i loro lavori, né loro né io con l’intenzione di fare la predica a nessuno, ma soltanto con quella di godersi il tramonto.
icittadiniprimaditutto reblogged this on i cittadini prima di tutto.
In bocca al lupo a loro. Consiglio la “promozione” di video o pagine tramite una condivisione con StumbleUpon, Reddit, MySpace, Bo.lt (non “pulisce” le statistiche), Gothise e Google Plus.
Forse molto efficaci nel diffondere le idee ed i testi.
beh, grazie, appena ho tempo faccio una completa rassegna di questi siti anche per me, metti mai che torni utile…
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.