agape, eros, philía e caritas: l’errore di Ratzinger e l’amore egoista. – 348

19 novembre 2011 sabato   07:12

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agape, eros e philía sono le tre varianti dell’amore individuate dai greci antichi; in qualche modo ritornano nella prima enciclica di Ratzinger, Deus caritas est (Dio è amore), che però sostituisce alla parola philía la parola Caritas, desunta invece dal mondo latino, e in questo modo compie una sintesi che ha una base culturale alquanto pasticciata.

il concetto di philia viene trattato da Aristotele nell’Etica nicomachea: sono opinioni sue, ma abbastanza rappresentative anche del significato generale del termine, e per lui la philía è l’amore che si fonda sul principio di reciprocità: reciprocità di interesse, reciprocità del piacere, o reciproco riconoscimento.

philía indica quindi l’amore ricambiato: basta pensare alla parola philosophia, amore per la sapienza, in cui compare la sua radice philos, che indica semplicemente ciò che ci è caro, ma ci è caro in quanto ci corrisponde.

nell’uso moderno del suffisso filìa (dal greco antico philìa) questo significato originario è stravolto: basta pensare a pedofilìa, e in questo termine filìa è addirittura diventato il suo contrario, cioè l’amore violento e ciecamente egoista, l’amore che non può essere ricambiato, mentre i greci, fra cui la pedofilia omosessuale era diffusa come abitudine sociale, pensavano esattamente il contrario: che il giovinetto preadolescente potesse ricambiare l’attrazione illustrata da Platone nell’Eutifrone e nel discorso di Alcibiade nel Convito (io preferirei tradurre “Il banchetto”, ma se scrivo così, non mi capisce nessuno).

anche la parola latina caritas deriva da carus, quindi potrebbe sembrare l’equivalente latino di philìa, ma non è così.

la parola latina carus condivide la radice col verbo careo (da cui l’inglese I care): è “carus” ciò che “caret”, ciò che manca e fa sentire la propria assenza, è ciò che ci segnala un bisogno.

per cui la caritas è l’amore per ciò di cui abbiamo bisogno, mentre la philía è l’amore per ciò che ci piace.

per cui, davvero, la caritas è diventato l’amore cristiano, l’amore tipico del benefattore, che ha bisogno di beneficare, ha bisogno del beneficato, e forse neppure lo sa; e in ogni caso non prevede – a differenza del concetto greco di philìa, che il beneficato ricambi il trasporto del benefattore per lui, e lo vede piuttosto come oggetto piuttosto passivo del suo bisogno di beneficare.

caritas è dunque l’opposto della philìa: è la cura non ricambiata, e in questo senso è concetto tipicamente cristiano, è l’amore egoista nella sostanza quanto più altruista nella manifestazione esteriore e nell’autoconvincimento.

tralascio le conseguenze davvero catastrofiche di questa analisi sul concetto chiave di Ratzinger “Deus caritas est”: Dio è Amore, sì, ma amore per ciò di cui abbiamo bisogno.

Ratzinger ha scelto questa parola, perché nel mondo latino caritas è aliena dalla dimensione sessuale, che è presente ovviamente nel concetto greco di eros, ma il risultato finale è che ha divinizzato proprio la variante dell’amore egoista.

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dell’Enciclica di Ratzinger mi sono occupato a più riprese nel mio vecchio blog, e questo post rappresenta la prosecuzione e forse anche il completamento degli spunti di riflessione avanzati via via nel lungo percorso mentale che ha attraversato quello ed è continuato qui; avevo annunciato più volte di volerlo fare un approfondimento simile, ed ecco che esso è arrivato per caso, dalla risposta ad un commento:

http://bertolauro.blogs.it/2006/01/22/11_parole_benedette~496669/ 11. Parole Benedette 2006-01-16

5 risposte a “agape, eros, philía e caritas: l’errore di Ratzinger e l’amore egoista. – 348

  1. il… piacere…dove sta?? ognuno lo trova ed esercita o nell’eros o nella philia e anche nella caritas ed agape..L’amore è un impasto di questi ingredienti che in ogni momento ed età della vita, si usano di più o di meno, nella ricetta che compone la torta….

    • è bello che questo post riceva il suo primo commento dopo oltre due anni, così l’ho riletto con interesse, come fosse scritto da un estraneo, perché lo avevo quasi completamente dimenticato, .

      il “piacere”, se vogliamo chiamare così la felicità, sta prima di tutto dentro di noi, nel nostro patrimonio genetico, no? – così almeno leggo sul tuo blog, e per il resto dipende in larga parte ancora da noi, e solo una parte davvero piccola dalle condizioni esterne.

      la felicità è legata all’amore? dire di sì; direi che addirittura ne è quasi un sinonimo.

      questo significa che anche l’amore sta prima di tutto dentro di noi…

  2. Io penso non solo che tu abbia frainteso il senso dell’enciclica, ma anche che tu non abbia la benché minima idea delle cose di cui parli. Ti dico sinceramente che non saprei nemmeno da dove poter cominciare una correzione, tanto la tua analisi si presenta grossolana. Trovo che approcciarsi alla lettura e al commento di un testo senza una reale conoscenza della materia, ma per lo più con pregiudizi e preconcetti, non sia affatto scientifico. Ti consiglio, se vuoi scrivere qualcosa di serio rispetto a questo argomento, di confrontarti (veramente!) con i testi da cui muove l’analisi del papa. Per quanto riguarda il valore di agape e di filein nel lessico cristiano, leggi il vangelo di Giovanni (in greco!!!). Se leggi attentamente, forse sarai sorpreso dal rilievo che viene dato alla semantica di filos-filein. a questo potresti associare la lettura di un buon commentario: la scelta è vastissima, Fabris 1992 è in italiano e riassume i grandi commentari del XX secolo.

    • molto divertente questo commento, signora (o dottoressa?) Eleonora Genghini, e indicativo di che cosa succede a sparare alla cieca.

      sono laureato in lettere classiche, con una tesi con Del Corno, se il nome Le dice qualcosa, da lui proposta per la pubblicazione, e sono stato allievo di Untersteiner, docente di Storia della filosofia antica all’Universita` degli Studi di Milano, sulla cui cattedra avrei dovuto essere assistente universitario se avessi accettato la proposta.

      mi sono occupato a fondo del Vangelo secondo Giovanni, sulla cui formazione ho raggiunto alcune scoperte alquanto originali, che evidenziano un antico nucleo precedente al rimaneggiamento del presbitero Giovanni (dal quale probabilmente prese il nome), e che puo` essere identificato come una raccolta di testimonianze degli ultimi testimoni diretti della vita di Jeshu.

      successivamente fraintesa come narrazione continuata.

      a proposito di questo post (che non ha l’ambizione di essere un saggio vero e proprio) io al Suo posto proverei a fare uno sforzo e a identificare una sola critica concreta, anziche` sparare nel mucchio nascondendosi non so dietro quale principio di autorita`.

      temo che Le manchino le basi, pero`.

      almeno a giudicare, al volo, dalle espressioni che usa…

      e dal fatto che non mi pare si sia neppure lontanamente avvicinata a capire il discorso che ho condotto sul valore lessicale dei vari termini usati da Ratzinger.

      questa, dell’analisi rigorosa del significato originario dei termini, era la grande lezione di Untersteiner.

      ma Lei saprebbe dirmi, ad esempio, che cosa intende con semantica di filos-filein?

      che, tra parentesi, si deve trascrivere philos e non filos

      forse voleva dire valore semantico?

      ma lo sa oppure no che non puo` usare la parola semantica come sinonimo di valore semantico, dato che semantica indica un campo generale di studi?

      auguri di migliore comprensione di quel che legge e sia piu` prudente e anche educata nel criticare.

      in ogni caso, se mi arrivera` qualche critica piu` precisa Le saro` grato, dato che c’e` sempre qualcosa da imparare…

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