sono sopravvissuto a una setticemia fulminante (in Germania). 374

4 dicembre 2011 domenica 17:24

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quasi quattro anni fa sono sopravvissuto a una setticemia fulminante (in Germania): questo ha creato un legame psicologico particolare in me con questa malattia, ed ogni volta che leggo qualche notizia (tragica) che la riguarda, è come se si parlasse di una città che ho visitato in uno dei miei viaggi.

l’ultima notizia riguarda una ragazza di 24 anni di Manduria, provincia di Taranto, istruttrice di nuoto, colpita da una febbre altissima e morta in poche ore dopo essere stata trasportata in quattro ospedali diversi; ma per la verità, siccome la cosa è avvenuta in Italia neppure si è sicuri che la causa della malattia sia stata proprio questa, si indaga, pensa un po’.

io avevo quasi 59 anni, vivevo a Stuttgart, e sopravvissi.

ero rientrato a casa con un mal di gola fortissimo, ma, siccome ero stato in Giordania una settimana prima, l’avevo considerato un inevitabile malanno nel passaggio all’inverno svevo dal clima desertico di Petra, già caldo a marzo; però nella notte era successo qualcosa di strano: mi ero svegliato più volte sul pavimento in vari punti della casa, evidentemente svenuto; la quinta volta caduto a pochi centimetri dal termosifone, col rischio di spaccarmi la testa.

però avevo un appuntamento in ufficio alle nove, ed ero andato a lavorare lo stesso, da bravo alcoolista del lavoro, come mi avevano definito lì, dato che i bravi tedeschi non lo sono affatto: lavorano con molta misura e buona organizzazione, molto meno di un italiano che lavora, però, anche se molto di più di uno che scalda la sedia: solo che quel lavoro misurato lo fanno tutti e questo alza la media (comunque se sentite dire a qualcuno che i tedeschi sono stakanovisti, date un’occhiata discreta a come lavora o non lavora chi lo dice).

nel corso dell’appuntamento, però, avevo sentito un fortissimo dolore al ventre, mi ero alzato ed ero svenuto: esattamente un paio di metri più avanti di dove mi ricordavo di essere arrivato: massima conferma empirica nel mio vissuto alle tesi di Kornhuber e Libet, che hanno dimostrato, esaminando le onde cerebrali, che l’azione motoria viene decisa ed avviata dal cervello ben prima che noi ne abbiamo coscienza.

e alla mia tesi personale da essa dedotta che quella che noi chiamiamo libertà (a volte addirittura, filosofeggiando, libero arbitrio) è semplicemente l’atto di registrazione successivo al gesto nella nostra memoria: che avviene nella forma dell'”io voglio“, giusto per non toglierci la sicurezza che ci viene dalla falsa idea di essere padroni delle nostre decisioni, che invece vengono prese al di fuori del nostro io cosciente (sfuggono forse a questo scenario le decisioni per così dire di indirizzo prese dopo lunghe riflessioni, ma vi rientrano certamente tutte le decisioni concretamente operative).

* * *

chiudo la divagazione e mi riporto alla scena dove il sottoscritto, con forti dolori alla gola e una discreta febbre giace sul parquet dell’ufficio e, siccome impiega parecchio a riprendere coscienza (un paio di minuti), intanto i collaboratori hanno chiamato un’ambulanza, che arriva in poco tempo – l’ufficio non è distante dal più grande ospedale di Stoccarda – e questa lo trasporta lì, facciamo conto che siano le 9:30 circa.

Carmen,  “che aveva la febbre alta, alle tredici di ieri è stata portata dal 118 all’ospedale di Manduria dove i medici l’hanno sottoposta a consulenze di vario genere”.

io sono stato visitato e mi è stato proposto il ricovero; ho obiettato che mi sembrava eccessivo per una forte influenza; il medico si è stretto nelle spalle e mi ha risposto che ovviamente ero libero di decidere, però sapessi che, se me ne andavo rischiavo, non ha specificato cosa; ed io malvolentieri sono rimasto (non avevo neppure un pigiama!).

mi è stata data una camera tutta per me e mi è stato fatto il prelievo di sangue e urine, saranno state le 10.

nel caso di Carmen, invece, “la gravità del caso ha consigliato il trasferimento alla ginecologia del nosocomio di Grottaglie per un altro consulto (a Manduria la ginecologia è stata momentaneamente soppressa per mancanza di medici)”.

ginecologia? da quando la setticemia è una malattia femminile?

* * *

dopo un paio d’ore, quindi verso mezzogiorno, le infermiere sono entrate nella mia camera con una tuta di plastica addosso che sembrava venissero dalla Luna e la mascherina sulla faccia per attaccarmi a una flebo.

Carmen dal secondo ospedale è stata trasportata “all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto”.

* * *

le infermiere hanno cominciato ad entrare nella mia camera, sempre con quell’apparato addosso, ogni ora circa per controllarmi; mi hanno anche chiesto se volevo qualcosa da leggere e mi hanno portato i tre libri in italiano della biblioteca dell’ospedale: ho scelto una raccolta di racconti di Pirandello; devo dire che non mi sentivo particolarmente male, quindi mi ci sono immerso.

“Ulteriori accertamenti medici e radiografici hanno infine consigliato gli specialisti il trasferimento di Carmen nel reparto di ematologia dell’ospedale Moscati, sempre a Taranto”.

* * *

verso sera, pressapoco le 19, è arrivato il medico e mi ha comunicato che la mia febbre era a 40,3, facevo fatica a crederlo perché non avevo né malditesta né spossatezza; ma il peggio era che la mia pressione massima era a 40; gli ho quindi chiesto di dirmi se stavo morendo, ma lui ha sorriso e non mi ha risposto; io ho ricominciato a leggere, Pirandello è davvero un narratore straordinario.

nel suo ultimo ospedale Carmen “è morta dopo poche ore”.

* * *

la mattina dopo, la mia febbre era scesa molto e le infermiere hanno cominciato ad entrare senza mascherina; il terzo giorno mi hanno trasferito ad oncologia e dopo un giorno ancora mi hanno dimesso con la diagnosi di setticemia, dicendomi che non ne avevano trovato la causa, dato che gli esami avevano mostrato la presenza solo di microbi normalmente presenti nell’ambiente; dovevo però controllarmi il torace con una radiografia perché forse avevo un tumore (ma questa è un’altra storia).

io avevo 59 anni, Carmen 24.

ho comunque impiegato circa sei mesi, dopo, a rimettermi in forma, e per un certo tempo sembravo uno zombie.

quanto alla morte di Carmen, invece, “è mistero”, l’italianissimo mistero:

“Si sospetta una setticemia.

La direzione ospedaliera per accertare le cause ha disposto l’autopsia che sarà eseguita lunedì.

I familiari non hanno presentato al momento nessun esposto”.

hanno fatto bene: contro che cosa di specifico si può protestare? l’Italia è un paese a rischio per conto suo.

però ci sarà qualcuno che guarisce dalla setticemia fulminante anche in Italia, mi dico, solo che il suo caso non finisce sui giornali, ecco tutto.

comunque io sono guarito in Germania e il caso lo faccio finire almeno sul mio blog.

* * *

postilla 13 luglio 2012.

con mia sorpresa, questo post è diventato uno dei più letti del mio blog e, come dimostrano i commenti, quasi un punto di incontro e di discussione di molti che sono passati, nel bene e nel male, attraverso l’esperienza di questa malattia terribile.

mi rendo conto che la mia storia rappresenta un messaggio oggettivo di speranza, dato che dimostra che, presa per tempo e nel modo adeguato, la setticemia può essere vinta in modo relativamente facile e non risultare per niente “fulminante”.

tuttavia questo suona amaro per tutti coloro per i quali una diagnosi ritardata o semplicemente una minore capacità di resistenza dell’organismo fanno del cadere ammalati una rapida condanna a morte: e purtroppo i racconti della fine improvvisa e angosciante di una persona cara non mancano fra i commenti che arricchiscono questo post di una serie di testimonianze spesso drammatiche.

da questo punto di vista credo di dover sottolineare oggi che io non faccio testo di una presunta superiorità della sanità tedesca rispetto a quella italiana in generale (anche se nel caso specifico io sono stato curato decisamente in modo più tempestivo della ragazza di cui parlo qui sopra); semplicemente io sono soltanto una specie di miracolato abituale, sfuggito alla morte già diverse volte.

non solo, infatti, ho poi smentito la diagnosi di tumore che i medici del Katharina Hospital di Stuttgart mi avevano fatto, ma quelli che qui chiamo “svenimenti” e che ripetutamente accompagnarono quella malattia nel 2008 la notte e la mattina in cui essa si manifestò, hanno avuto una ulteriore coda nel febbraio di quest’anno con una ulteriore sincope o arresto cardiaco, ancora una volta unita ad una forte febbre per influenza, e questa volta risultata particolarmente grave, tanto che mi è stata prospettata l’installazione di un pacemaker, sulla quale non ho ancora deciso.

sfuggito dunque, quella volta, non solo ad una setticemia, ma assieme anche a cinque sincopi, delle quali i medici tedeschi non si sono minimamente occupati, e di cui invece si sono occupati splendidamente i medici italiani.

forse però la disattenzione tedesca fu semplicemente dovuta al fatto che il verbo “svenire” e il verbo “cadere” nel mio tedesco poco raffinato si dicono allo stesso modo: “gefallen“.

che poi, sia detto per inciso, significa anche “piaciuto”!

chiudo con queste osservazioni un poco bizzarre (del resto anche la vita lo è, a volte tragicamente), perché vorrei che quanto ho testimoniato qui sopra restasse un messaggio di speranza e non di recriminazione.

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considerando l’alto numero di lettori e di commenti-testimonianza, ho dato un seguito a questo post qui: 363. si dice setticemia fulminante, ma si legge malasanità.

89 risposte a “sono sopravvissuto a una setticemia fulminante (in Germania). 374

  1. almeno tu sei sopravvissuto perché ti hanno curato, a mia madre hanno identificato la fonte dell’infezione, senza nulla dirci l’hanno dimessa senza terapia antibiotica…lasciandola morire. Glorioso SSn. Sono così schifato.

    • leggo e rimango in silenzio, turbato.

      vorrei perfino credere che questa secca storia non sia vera, non riconoscendovi alcun senso, anche se la vita mi ha abituato alla verità senza senso.

      tutta la mia solidarietà e una stretta di mano virtuale.

    • caro alby anche con mio padre hanno fatto la stessa cosa lo dimettono senza rendersi conto della gravita della situazione morendo 20 giorni dopo non e stata setticemia fulminante ma un terribile errore non rendendosi conto che aveva l infezione in corso poteva salvarsi ma alla fine e stato troppo tardi

    • cioè hanno identificato una infezione, ma non si sono resi conto che aveva assunto la forma di una setticemia e quindi hanno dimesso Sua madre, contando che l’avrebbe superata da sola?

      non posso crederci (ma non intendo dire che non sia una storia vera, purtroppo).

      e credo anche che la storia non sia neppure arrivata ai giornali…

  2. No nessuna pubblicità ha avuto finora.
    Hanno a mio avviso scelto di non provare a combattere la setticemia, ufficialmente vi è l’universalità del diritto alla salute in Italia ma di fatto non è così, oppure hanno fatto pasticcio con il referto, non so sto ancora cercando di capire.

    • stai dicendo che hanno considerato la setticemia oramai non superabile e quindi hanno mandato tua madre a casa a morire senza cure? ma avevano comunque il dovere di tentare, con una malattia simile a decorso alquanto imprevedibile!

      questa esperienza l’ho fatta anche io trent’anni fa con mia madre, malata di cancro: mi dissero davanti a lei, vigile e cosciente, che era terminale e non avrebbe passato la notte – lo dissero in tono beffardo e spregiativo, con arroganza e maleducazione, prendendomi in giro perché io non potevo avere la loro preparazione di medici – e così fecero, ce la restituirono senza più cure.

      la conclusione fu però provvisoriamente diversa, perché mia madre non solo passò la notte, ma sopravvisse altri quattro anni, grazie alla sospensione delle cure sbagliate che le stavano facendo: erano queste cure e non il cancro (ancora) che l’avevano portata sull’orlo della morte; bastò sospendergliele, perché si riprendesse.

      chiedo scusa della divagazione e torno al tuo caso: se posso essere utile con qualche consiglio, non mi tiro indietro.

  3. No no per me hanno proprio sbagliato la diagnosi di ingresso, poi quando si sono resi conto dell’errore o hanno scelto di non provare nemmeno a combattere l’infezione oppure è successo qualcosa con il referto del colturale, ma in ogni caso non ci hanno detto nulla abbiamo cominciato a scoprire le cose dopo la morte.

  4. Già fatto, comunque sto attendendo le valutazioni di un medico legale ovviamente non il loro.
    È una storia tragica e non credo sia giusto descrivere tutto in un blog.
    Cordiali saluti.

  5. la morte di carmen altro che italianissimo mistero…..???????MA STIAMO SCHERZANDO…??

    carmen e’ vittima di quell’assurdo clima per il quale la disciplina negli studi,nel lavoro era,anzi e’ ancora tacciata dai piu’ reazionari come fascismo

    in quegli anni anche in facolta’ quali medicina la disciplina nello studio era fascismo,
    pretendere,da parte dei professori esaminatori risposte esaurienti,era fascismo…..
    poi c’e’ stata la formidabile creazione del 18 POLITICO….!!quanti ponti crollati,edifici di dubbio gusto,cause perse,morti sui lettini operatori……grazie a questa grande invenzione del 68….il 18 politico::
    ciao Carmen se mai i buddisti hanno ragione cerca di scegliere meglio
    ,come donna il luogo dell’atterraggio…..!attenta alle terre islamiche..!! .
    ABSIT INIURIA VERBO

    • spero che tu abbia capito che l’espressione “mistero” l’ho ripresa sarcasticamente dai giornali per sbeffeggiarla; quindi su questo siamo d’accordo.

      credo che siamo anche d’accordo sulla serietà degli studi (che per quanto mi riguarda non ha mai fatto una piega, non sto a raccontare meglio perché sembre autoincensamento, la mia lode l’ho presa all’università, la media era quasi di 3o e lode in partenza, di esami di gruppo ne ho fatto uno solo, dove ho sgobbato come un negro e mi è servito molto).

      identificare i mali dell’università italiana e della mancanza di meritocrazia in quella lontana stagione significa secondo me confondere i sintomi con la malattia; trascurare il nepotismo universitario o le lauree a pagamento, dimenticarsi della laurea della Gelimini o di quella a pagamento di Trota Bossi significa sbagliare proprio il tiro.

      hai provato a fare mente locale che chi ha fatto l’Università attorno al Sessantotto è già in pensione?

      con qualche ostinata eccezione, come il sottoscritto, ma quanti ne trovano che continuano a lavorare con 48 anni di contributi?

      quindi sarà anche colpa del Sessantotto come dici tu, tanto per provocare, ma a mio parere le vere cause dello sfacelo culturale italiano stanno altrove e, se hai davvero a cuore la serietà degli studi, dovresti concentrare la tua attenzione su qualcosa di più attuale.

  6. sicuro di aver avuto la setticemia? mio figlio l’ha avuta a 17 anni a seguito di una peritonite fulminante,; è sopravissuto grazie alla tempestività delle cure ( per fortuna c’è anche la buona sanità italiana in un piccolo ospedale come a Imperia) e al fisico forte e in perfetta forma, era un atleta, ma il percorso è stato molto lungo a partire da una settimana in terapia intensiva. La setticemia colpisce tutti gli organi vitali: cuore, polmoni, fegato,reni, pancreas e le cure in primis di antibiotici mirati, la riabilitazione cardio-polmonare e il controllo degli enzimi pancreatici sono molto lunghe. Dopo questa esperienza, come Lei siamo molto sensibili alle notizie che pervengono di casi simili, anche perchè la mortalità è molto alta….siamo quindi dei miracolati….e anche informati sul decorso della malattia per cui se in due giorni il suo caso si è risolto……lei è doppiamente miracolato.

    • gentile Fausta,

      io non sono sicuro di nulla, quando si tratta di malattie: la diagnosi di setticemia fu quella che fecero i medici tedeschi nel dimettermi al quarto giorno, dopo un giorno a oncologia, consigliandomi ulteriori controlli per un sospetto tumore al polmone, che poi si rivelò inesistente.

      credo che questo appartenga ad un certo spirito tedesco, dato che, in un caso del genere, certamente non sarei stato dimesso da un ospedale italiano (a 18 anni per un sospetto tumore mi feci 40 giorni di ospedale).

      che io abbia una certa tendenza a farmi miracolare è indubbio, faccio fatica a parlarne per non sembrare un mitomane, ma a febbraio sono sopravvissuto anche ad una sincope rinvenendo da me da solo: non basta: qui credo di potere essere preso per pazzo, a quarant’anni sono sopravvissuto ad un cancro diagnosticato perché, dopo due mesi di interferone, per ridurlo, in preparazione all’operazione, il cancro era del tutto scomparso; ho poi letto in un libro di Veronesi che ci sono stati casi del genere anche per altri, e questo mi induce a non sentirmi un visionario.

      ancora più straordinario trovo di avere continuato a scrivere il mio blog dall’ospedale a febbraio senza far trapelare niente ai lettori, al momento, e ancor di più di essere riuscito a farmi dimettere dai medici due giorni prima del previsto per poter partire immediatamente per un viaggio nel Myanmar, svoltosi del tutto regolarmente, dopo essere stato dimesso, come racconto qui: https://bortocal.wordpress.com/2012/02/20/96-una-brocca-si-riempie-my-myanmar-2/

      con questo credo di essermi classificato da solo nel campo dei fenomeni quasi da baraccone…:), a volte penso che razza di muscoli ha il mio angelo custode, oppure, se ho ricevuto le nove vite dei gatti, quante me ne restano ancora…

      grazie del commento, che finalmente mette in piena luce un caso di buona sanità e dimostra che si può essere curati bene (forse anche meglio che in Germania) e guarire, anche in Italia.

  7. Sono sempre Fausta, dopo le mie esperienze ( incredibilmente quasi fotocopie delle sue) dico sempre FAUSTA di nome e di fatto , sono convinta che i miei Angeli custodi siano i capi lassù. Dicono che ognuno di noi abbia un sosia nel mondo…..?…..beh noi due di sosia abbiamo la sopravvivenza a malattie e incidenti che hanno dell’inspiegabile…..anche il caso, che nonostante tutto, a distanza di tre anni della malattia di mio figlio ( certe cose come dice lei creano un legame psicologico…..è vero….eccome se è vero!!!!! ) mi spinge continuamente a cercare riscontri su questa SETTICEMIA, e mi ha fatto trovare il suo blog.
    Nel nostro caso non è solo stata buona sanità, ma abbiamo incontrato tre medici ( forse sono stati loro i nostri angeli custodi ) che oltre a aver agito tempestivamente come medici, hanno preso in consegna me…..madre che si è trovata nel giro di DUE ORE dall’avere un ragazzo sano a avere un ragazzo che secondo la casistica e il quadro generale non ce l’avrebbe fatta…( .infatti il suo caso è diventato oggetto di studio e comparazione nei convegni medici e affini) e mi hanno sostenuta come avrebbero fatto un padre, un fratello un marito. Ebbene queste tre persone, e insieme a loro gli altri medici e gli infermieri della rianimazione e della chirurgia e dei vari laboratori di diagnostica e analisi, ci hanno fatto vivere un esperienza, che pur nella sua drammaticità, è stata positiva per la professionalità e l’umanità che hanno tutti dimostrato.
    Li abbiamo ringraziati in tutti i modi ma non ci basta mai…… questo mio intervento mi permette di ringraziarli ancora una volta…..e grazie anche a lei per avermene dato l’opportunità.
    E buona fortuna…..

    • grazie di questa bella testimonianza che dà la forza di credere che un’Italia migliore esiste…

      a volte penso che potrebbe esserci una connessione tra la forza presunta degli ipotetici angeli custodi e l’ottimismo irrefrenabile che ci portiamo dentro, e che davvero è quello che ci salva…

      mille cari auguri.

  8. Mia mamma di 78 anni, autosufficiente e viveva da sola, è entrata in ospedale il 4 giugno per difficoltà respiratorie, asmatica . Aveva già avuto due crisi del genere due anni prima. Crisi che si risolvevano con una notte di degenza.
    Il 4 giugno la sua temperatura era 35 al pronto soccorso.
    È morta il 6 giugno dopo soli due giorni di ospedale, con 41 di febbre per setticemia fulminante non si sa dovuta a cosa!
    Scusate lo sfogo
    Una figlia distrutta

    • cara Donatella,

      anche nel mio caso non si riuscì ad individuare una causa particolare della setticemia; il Suo commento mi fa quasi vergognare di avercela fatta, dove Sua mamma oppure quella di Alberto non ci sono riuscite: vedo, dalla piccola statistica che si può fare dai commenti che questa malattia risulta decisamente più pericolosa per persone anziane, evidentemente piuttosto indebolite dall’età.

      non vuole essere una forma di conforto, che suonerebbe un poco cinica, ma spero aiuti a reggere un poco il dolore della separazione da una persona cara.

  9. Salve egregio,
    ho letto della sua esperienza e dato che mia madre in questo momento si trova in terapia intensiva proprio a causa di una setticemia (sebbene si tratti di uno shock settico, quindi lo stadio più avanzato purtroppo), ho deciso di rispondere per raccontare la mia esperienza.
    Tutto è cominciato una ventina di giorni fa, mia madre ha cominciato ad avere diverse crisi di rigetto, noi (io e mia sorella) l’abbiamo portata al pronto soccorso, per paura che si disidratasse data anche la stagione estiva. Al pronto soccorso le hanno fatto diversi esami: analisi del sangue, ecografia all’addome, analisi delle urine e altri che ora non mi vengono in mente. E’ stata mandata a casa con una diagnosi di “Vomito in stipsi” (scritto sul documento di uscita in nostro possesso) e delle compresse da prendere per contrastarlo per tre giorni appunto (e il Lansox da prendere per un mese)
    Passati i tre giorni di terapia, mia madre riprende con le crisi di rigetto. La riportiamo in ospedale prontamente, ove questa volta viene ricoverata per una notte, per poi essere dimessa con una diagnosi di “Coliche addominali”. Ovviamente sono stati rifatti altri esami del sangue e delle urine, sia la sera che l’abbiam portata e sia il giorno seguente come mi ha raccontato mia madre. Alla dimissione ovviamente ci danno altre compresse, plasil per 5 giorni e omeprazolo 20 mg per un mese. Dicono poi di ritornare dopo una settimana per altre analisi. Il giorno delle analisi, noto che mia madre è visibilmente esausta e non si sente affatto bene. Nel pomeriggio dopo le analisi infatti rigetta nuovamente, stavolta accompagnata da fitte nello stomaco che le impedivano ogni movimento. Chiamo un ambulanza, che la valuta come codice rosso e la porta in ospedale, dove ci dicono che “La signora ha l’intestino perforato, se non viene operata subito ha si e no un paio di ore di vita”. Noi diamo il consenso allora, ma la situazione durante l’operazione peggiora, perchè viene trovata una ciste nell’intestino cieco (che era probabilmente causa anche delle crisi di rigetto, visto che impediva la corretta espulsione delle feci). Il dottore ripara l’intestino e rimuove la ciste, proponendo un esame istologico per verificare se si tratti di un cancro o meno, e ci avvisa che mia madre ha avuto uno shock settico, a causa dell’infezione allo stomaco (causata dalle feci).
    Ora si trova in terapia intensiva a lottare tra la vita e la morte, ma la mia domanda è:
    Non c’era davvero modo di accorgersene prima? Ha fatto l’ecografia, ha fatto le analisi delle urine e del sangue, prima dell’operazione persino una TAC e in NESSUN modo si potevano accorgere della ciste o dell’infezione nello stomaco?
    L’unica cosa che mi resta ora è aspettare e pregare.

    • gentile commentatrice,
      quanto sono diverse le storie di malasanità; e qui non esiterei ad usare questo termine, anche se qualche errore e difficoltà di interpretazione dei dati dobbiamo pur metterlo nel conto delle possibilità: perché il pronto soccorso he ha rimandato Sua madre a casa con la diagnosi “Vomito in stipsi” avrebbe ben dovuto porsi il problema della causa di questa stipsi, cioè della impossibilità di sua madre di andare di corpo, e non accontentarsi di darle delle pastigliette antivomito; e che dire di tutti i passaggi successivi.

      la realtà è che negli ospedali pubblici si entra per raccomandazione e non per competenza, e i risultati sono questi.

      (che dovrei dire io, destroportatore dell’aorta ovviamente dalla nascita, che mi sono visto negare la malformazione a febbraio dal medico che mi ha fatto una ecografia cardiaca (in Germania 34 anni fa, alla prima radiografia generica, si sono fatti venire subito il dubbio)? e alla mia obiezione abbastanza indignata il medico ha risposto che aveva esaminato solo i primi tre centimetri e che fino a lì era tutto normale…)

      una storia come la sua sarebbe degna di finire sui giornali; se Lei è d’accordo, cercherò almeno di darle visibilità sul blog, per quel niente che vale, mi dica che ne pensa; spero che sua madre possa riprendersi dato che per fortuna la causa stava in una cisti e non in qualcosa di peggio, come siu poteva purtroppo immaginare: quindi una soluzione del tutto risolvibile, che mi auguro resti tale.

      molti sentiti auguri a Sua madre e a Lei.

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  11. mio marito sta lottando da 43 giorni nella rianimazione del ospedale CIVICO DI PALERMO per un aneurisma dissecante dell’aorta
    tra le tante conseguenze ci sono state complicazioni polmonari e quindi è aiutato artificialmente tramite tracheotomia
    2 giorni fà hanno diagnosticato uno shock settico che considerate le sue condizioni fisiche poteva essre fatale
    non finirò mai di ringraziare i medici che hanno da subito capito e ora grazie a DIO e poi ai DOTTORI adesso la stepsi è controllata
    non solo in GERMANIA anche qua in ITALIA abbiamo medici in gamba.
    TANIA

    • meno male che ci sono anche esempi di buona sanità in Italia e anche a Palermo: sono felice e orgoglioso di saperlo.

      io comunque ringrazierei prima i dottori e poi Dio; anzi forse Dio lo lascerei fuori dai casi che finiscono bene, perché allora bisognerebbe pensare che c’entri anche con quelli che finiscono male.

      ringraziare Dio per un parente che guarisce, francamente non mi pare religioso, ma superstizioso.

  12. Un medico può anche essere in gamba, intelligente e preparato scientificamente, però se è un’anima sudicia non c’è cosa peggiore. Vi sono medici che non rispettano il principio della sacralità della vita umana e di conseguenza considerano certi essere umani meno degni di altri nel ricevere le cure. Se la mia povera mamma fosse capitata sotto le cure di medici che avessero veramente rispettato il principio della sacralità della vita in ogni sua espressione, sarebbe ancora qui con me.

    • bentornato.

      sì, do per scontato che quando parlo di un buon medico ne parlo alla maniera di Ippocrate che pretendeva che il medico unisse competenza e moralità.

      nemmeno l’espressione “sacralità della vita umana” mi piace del tutto, per essere sincero: secondo me basterebbe parlare del rispetto dovuto alla persona umana, senza esporsi a forzature di alcun tipo.

      sacralità può far pensare ad una difficoltà di accettare che siamo, umanamente, tutti a termine, e che nessuno di noi è nato immortale.

  13. Ben ritrovato anche a te. Non volevo dare una connotazione religiosa con “sacralità della vita”, ma far capire che il giuramento di Ippocrate imporrebbe di trattare/curare tutti gli essere umani. Personalmente non pratico nessuna fede ma ritengo che la posizione della Chiesa cattolica sia condivisibile, l’eutanasia colpisce già gli indifesi, coloro che non possono tutelarsi, e non è accettabile. Inoltre vi sono anche degli atei che sono contrari all’eutanasia, ad esempio il Prof. Lucien Israel, famoso oncologo francese. Ciao.

    • “il giuramento di Ippocrate imporrebbe di trattare/curare tutti gli essere umani”.

      appunto: basta e avanza; senza tirare in ballo la sacralità della vita, che, per dirla chiaramente, è una mezza bestemmia in un mondo dove ogni anno due milioni e mezzo di bambini muoiono di fame e 170 milioni crescono con gravi problemi fisici per insufficienza di cibo; è nel nome della sacralità della vita che l’Africa potrebbe avere tre miliardi e mezzo di persone a fine secolo, se non si ammazzano prima fra loro crsitiani e musulmani.

      per favore lasciamo la parola eutanasia ai nazisti; qui si sta discutendo di qualcosa di profondamente diverso: del diritto del singolo di decidere l’interruzione delle cure o una morte assistita.

      che cosa c’entra questo con l’eutanasia?

      il diritto di morire è un diritto umano fondamentale come il diritto di vivere; e proprio per questo non può essere altro che l’interessato a decidere; senza intrusione di nessuno, tanto meno di suore e preti, direi.

      come tutti i diritti, anche il diritto di vivere e di morire, non sono assoluti, però: noi non siamo i signori della vita e della morte in assoluto, salvo, per quel che sta in noi, della nostra.

      ciao.

  14. C’entra e come l’eutanasia. Almeno nel caso specifico che mi ha riguardato da molto vicino, perché non si può spiegare in altro modo l’avere un referto colturale di una via centrale positivo e contestualmente non tenerne conto dimettendo la paziente condannandola a morte certa. Avranno fatto (s)ragionamenti di risparmio…..sulla pelle altrui.
    Cordiali saluti.

    • non confondiamo i concetti per favore.

      l’eutanasia nazista, cioè l’attiva eliminazione degli inadatti, è una cosa.

      il diritto degli esseri umani di disporre della loro vita è un’altra cosa ancora.

      nel caso di Sua madre non c’entra né il primo né il secondo caso, ma si tratta, da come Lei descrive i fatti, di omissione di cure, che non c’entra con l’eutanasia e neppure col diritto di Sua madre di scegliere di morire se voleva.

      nella intensa discussione che abbiamo già avuto in passato ho ricavato l’impressione che Lei ritenga gli esseri umani potenzialmente immortali e consideri ogni morte dovuta a una carenza dei medici.

      mia madre molti anni fa fu mandata a casa dall’ospedale dicendo che non avrebbe passato la notte; ma i medici sbagliarono; dopo quattro anni di vita quasi dignitosa, però, quando fu chiaro che effettivamente non aveva più nessuna speranza fui io a pretendere dalle suore che le dessero solo morfina per farla morire senza dolore, anche se questo le avrebbe accorciato la vita, a loro dire: quella vita di urla e delirio cui si era ridotta per una malattia senza speranza; e credo di avere fatto bene.

      questo per dire, in ultima analisi, che non sono sicuro che siano state le dimissioni a provocare la morte di Sua madre, perché le dimissioni sbagliate non provocarono la morte della mia.

      poi non escludo l’ipotesi atroce che fa Lei, di una ricerca di risparmio: però per muovere una accusa simile, a mio parere, occorrono elementi molto più solidi di quelli che ho letto.

  15. Per chiarire ci tengo a precisare che mia madre intendeva vivere, mai si era espressa quando ancora poteva a favore dell’eutanasia. E’ ovvio che anche l’omissione di cure possa configurare quello, anche se non ufficialmente almeno in cuor mio; non è vero che l’eutanasia sia solo quella nazista, anche quella che c’è oggi mascherata da alti ideali, tipo il concetto di disporre della propria vita (quindi anche della morte), sarebbe solo il grimaldello per estendere “la dolce morte” che dolce non è, anche a chi non la vorrebbe. Nel 2011 nei Paesi Bassi sono state sottoposte 4.500 persone alla dolce morte, di queste ben 900 non l’avevano chiesta, ma hanno deciso in tal senso i parenti o i medici. Anche in assenza di vessillo nazista per me è comunque un abominio. A proposito della mia presunta convinzione di ritenere gli esseri umani immortali, a me sembra di non avere mai neanche pensato una cosa del genere, poi il fatto che le dimissioni di Sua madre non abbiano determinato nulla di grave, anzi un netto miglioramento, non è detto che debba essere un assioma per tutti gli altri casi clinici. In presenza di setticemia non si fa finta di nulla, almeno si tenta di curarla, non si inventano tante bugie. Se legge con attenzione ciò che Le ho inviato si renderà conto che non è stato assolutamente l’approccio corretto quello adottato, l’idratazione va aumentata e non diminuita, gli esami della coagulazione (XDP) vanno ripetuti e non effettuati solo una volta… e tante altre cose che sono accadute ma che forse Lei non ha valutato.
    Per concludere, a proposito della teoria del risparmio, proprio su utube 2 anni fa vidi un video che non riesco a ritrovare, di un medico del ps di un grande ospedale bolognese, che di spalle ammetteva che era vero ciò che avevano dichiarato gli infermieri del triage all’intervistatore, e cioè che vengono diramate direttive solo a voce, in base alle quali viene “raccomandato” di lasciare andare certi pazienti. Non ritengo poi di essere così prevenuto.
    Cordiali saluti.

    • nessun dubbio che Sua madre intendeva vivere, quindi aveva diritto ad essere curata in linea generale.

      ma questo diritto alla cura del malato trova il suo limite nel concetto di accanimento terapeutico: nessun malato ha diritto a cure che non siano più efficaci e che anzi peggiorino il suo stato, se è avviato inevitabilmente a morire.

      perché è questo che Lei rifiuta di accettare: che ci sno situazioni in cui niente può più salvare una persona dalla morte.

      era Sua madre in queste condizioni? è la conoscenza tecnica di questo dato di fatto che mi manca (e forse manca anche a Lei) per potere esprimere un giudizio definitivo su quanto avvenuto, ma noto che Lei non si pone neppure il dubbio e siccome l’accusa a un medico di omissione di soccorso è l’accusa di un preciso e gravissimo reato, credo che vada formulata solo se si abbia assoluta e precisa conoscenza di causa.

      per essere preciso e urtante Le dirò che Lei mi assomiglia pericolosamente, anche se in modo solo virtuale, a quei familiari che picchiano i medici solo perché lo zio è morto, senza saperne niente di più.

      stavo riferendomi al caso di mia madre solo per evidenziare come lì la prova provata di un errore di valutazione ci fosse, dato che, mandata a casa per morire, sopravvisse; ma voglio anche aggiungere perché sopravvisse: perché le fu sospeso ogni tipo di cura e le si fecero per alcune settimane solo iniezioni di acqua distillata per farle credere di essere curata con medicine; la stavano uccidendo i medicinali! quindi fu proprio la sospensione delle cure decisa dai medici la sua salvezza, e in effetti anche la sua fine quattro anni dopo rientrò nello stesso scenario: fu uccisa da medicinali ai quali tuttavia non si poteva rinunciare.

      per questo il mio personale scetticismo sulla rivendicazione di cure sempre e comunque, se per cure intendiamo la somministrazione di medicinali che hanno SEMPRE delle controindicazioni: attenuano dei sintomi, ma provocano altri guai,

      ed è per questo stesso motivo che in alcune situazioni a somministrazione dei medicinali va sospesa, senza che questo significhi sospensione delle cure.

      ritengo anche io che in alcuni casi l’indicazione che i medici danno agli infermieri sia di lasciare andare certi pazienti oramai perduti:è un gesto di umana pietà e la cosa più saggia da fare, e non un delitto; nel caso di mia madre il medico mancava, data l’ora notturna, e fui io a dare questa indicazione alla suora, data l’evidenza della irreversibilità della situazione e la diagnosi sottostante di cancro allo stadio terminale, anche se non ero un medico, piangendo poi tutte le mie lacrime quando il momento fatale si compì.

      credo che questa sia saggezza umana, semplice saggezza umana; ma Lei rifiuta questo modo di pensare per semplice furore ideologico e dogmatismo: mi dispiace che la mancanza di una serena visione della morte Le renda la vita così dolorosa: se Lei sapesse vedere la morte come fatto naturale vivrebbe meglio, quello che sto cercando di dirLe è solo questo, per aiutarLa, ma non presumo di riuscirci.

      vede, come terapeuta mi rassegno anche io, e sospendo le cure…

  16. Non voglio dilungarmi, comunque mia madre non era assolutamente in condizioni terminali, è arrivata in quello stato proprio perché l’infezione non è stata trattata per tempo, lo dice anche il medico legale anche se a modo suo, che a mio avviso non è incisivo e netto come dovrebbe. Io non ritengo di essere portatore di furore ideologico, semmai ce l’hanno quelli che con la scusa di non praticare l’accanimento terapeutico, non praticano neanche le terapie necessarie salvavita. Cordiali saluti.

  17. Che bel post. Il confronto e l’intreccio tra le due storie e’ un pugno nello stomaco. Purtroppo non riesco ad interpretarlo come un messaggio di speranza, almeno non per il Sud Italia. Vivo nel Nord Europa da anni e ogni tanto torno giu’ a Napoli. Alla soglia dei quaranta sto capendo che questi luoghi non hanno alcuna speranza di diventare piu’ civili. Non accadra’ mai, perlomeno non nell’arco delle nostre brevi vite. C’e’ sicuramente altro di bello qui, ma non la tutela dell’individuo. E nel Nord Italia va gia’ comunque un po’ meglio. Comunque un bellissimo pezzo. Mi e’ piaciuto molto. 🙂

    • la speranza è relativa alla possibilità di guarire la malattia, perché quanto alla speranza di guarire gli italiani dalla loro mentalità portandoli verso la civiltà di tipo europeo, sono d’accordo con te, e scrivo queste amare parole concludendo quella che ora è purtroppo solo una vacanza di tre settimane in Germania, dove mi sono rinfrancato, prima di tornare a soffrire.

      mi pare che solo chi è vissuto almeno un poco all’estero può rendersi adeguatamente conto dei mali nazionali…

      grazie dell’apprezzamento, comunque: sono spinte che spesso occorrono.

  18. io ho perso mia zia il 21 Agosto per setticemia fulminante , aveva 66 anni ed era stata ricoverata il 20 Agosto …. cause : sconosciute ! ospedale di Empoli …

    • ecco un’altra testimonianza che finisce affissa su questa specie di spazio aperto di denuncia sul tema.

      anche la mia setticemia restò inspiegata: il che non impedì ai medici tedeschi di riuscire a guarirla in tre giorni, però!

  19. Salve ho da raccontare la mia storia a proposito di setticemie
    A luglio 2012 mi trovavo al pronto soccorso dell’ospedale di ( Chiaromonte provincia di Potenza in Basilicata) dove nella sanita pubblica dal primario allo scopino sono tutti raccomandati dalla politica borbonica qui la meritograzia dalle scuole elementare fino alla morte viene combattuta come un male assoluto
    Il meritevole se e figlio di nessuno (parola dordine “schiacciarlo distruggerlo” )
    Che avevo accompagnato per un graffio a un dito un mio operaio avevo un dolore allo stomaco gli dissi se avevano un medicina che per il mio dolore
    Mi dissero di sdraiarmi sul letto e mi misero una flebo son so che cosa servisse dopo 5 minuti mi mise a tremare non riuscivo a stare fermo gambe e braccia sbattevano vennero il medico e l’infermiere e mi dissero perche sbattevo cosi io gli disse che non e di mia volontà ma non riuscivo a stare fermo mi dissero chi mi impressionavo a vedere un ago nella mia vena del breccio, non era cosi gli replico che io mi curo i denti senza anestesia sbalordendo la mia dentista e che non avevo nessuna paura e sbattevo e tremavo a tal modo che non riuscivo neanche a parlare tanto che mi sbattevano i denti
    Si consultarono fra di loro e decisero di togliermi quella maledetta flebo e dopo di 10 minuti il tremolio si abbasso ma non del tutto
    Gli dissi che cosa fosse successo e mi dissero che io mi ero impressionato gli dissi che non e vero gli chiese un termometro perche a me succede che quando mi la febbre a volta mi vengono dei brividi ma solo d’inverno quando le temperature sono basse ma mai a luglio che avevamo 33 gradi all’ombra
    Mi miserlo il termometro e avevo ena febbre di 37.5 e mi dissero che avevo l’influenza e anche il tremolio dipendeva da questo tornai a casa ma sembre tremando erano gia le 20.00 di sera misurai la febbre e saliva sempre di piu era glia a 38.5 dopo di 3 ore la febbre a 39.5 gradi incominciai con tachapirina da 1000 per mantenere la febbre dopo 2 giorni verso le 18.30 nonostante le tachaperina la febbre sempre piu forte andai dal dottore di famiglia dove mi prescrive un antibiotico per la gola che gli sembrava infiammata ma io non avevo nessun disturbo alla gola prese subito l’antibiotico la sera dopo la mia febre a 40.3 non si abbassava piu con tachaperina andammo al pronto soccorso dell’ospedale di lagonegro mi fecero una lastra al torace mi presero il sangue per analesi anche l’urina mi fecero un ecografia all’addome e alla prostata e mi diagnosticarono un ciste alla prostata da 3 cm che mi impediva di orinare e mi ha provocato una forte infezione lo dissero solo a mia moglie che si intendeva un tumore
    Mia moglie spaventata venne da me e mi fece capire che era una cosa grave io ho capito e ho voluto sapere
    Nel frattempo mi misero una flebo con tachaperinca e cortisone la febbre si abbasso a 38 e mi mandarono a casa con una cura di antibiotico che appena mi sentivo meglio dovevo tornare per fare bioppsia a alla prostate la mattina dopo la mia febbre era sempre a 40.8 ritornai al pronto soccorso di lagonegro che stavo troppo male e mi presere a urli dicendomi che non cero gia stato la sera prima e che la diagnosi mi era gia stata data sono volate parole pesanti allora gli dissi che me ne vado ma torno con i carabinieri all’uscita dell’ospedale mi corse dietro un infermiere che mi prese sottobraccio e mi riporto dentro scusandosi da parte del dottore di turno che era nervoso
    Mi fecero una flebo una puntura di cortisone ma la febbre e rimasta a 40 gradi ma ho capito che non mi visitavano ho messo una firma e corremmo all’hospedale di Rionero al centro oncologgico un bel hospedale mi visitarono due bravi dottori e mi dissero che alla prostata non avevo niente e che gli asini raccomandati di lagonegro non avevano capito niente saltammo di gioia tutta la famigla ma mi dissero che per la febbre alta non era loro compito in quando non cera la medicina generale e mi consigliarono di farmi ricoverare in medicina in qualche hospedale
    Il giorno dopo vado all’ospedale di Matera non sono andato a quello di Potenza che ormai lo conosciamo per esperienza in famiglia solo come un mattatoio mi visito il primario urologo e mi confermo che ero tutto sano e che quella febre gia da 10 giorni a 40 passava mi dissi di farmi controllare da uno specialista dei polmoni che poi avesse una bronchite e mi mando a casa e mendre con la famiglia tornammo a casa facendo centinaia di km ci rompevamo la testa dove andare per la bronchite eppure in tutti questi ospedale potevano vedere per la bronchite il gdi e ne niente giorno dopo tra tanti informazione venimmo a sapere che a un hospedale di Maratea lontano di piu di 100 km il primario era bravo per i polmoni andammo li sempre con febbre a 40 ci visito senza farci ne radografie ci disse che ao polmoni non cera niente e noi sempre piu contente tornammo a casa con febbre a 40 e tacapirine ormai 1000 ogni 2 ore ogni volta tornavamo dal medico di famiglia che anche lui esprimeva gioia insieme a noi ma la febbre sempre a 40
    Il nostro povero medico ci disse che ormai avevamo girato tutti gli hospedale della regione e che lui nei riguardi di questi grandi non era nessuno ma poverino il malato si aggravava sempre di piu e decide di farmi fare un analesi del sangue sospettando qualche malattia infettiva di salmonellosa nonostante non avesse diarrea e visto che cero anche altri esami mi recai da una struttura privata per gli esami a senise e l’analista conoscendo il mio dottore si mise a ridere e mi consiglio contro il suo interesse da amico che gli esami sotto gli affetti dell’antibiotico che io non ho mai smesso ormai da 16 giorni uscivano con valori non veritieri e mi disse di trovarmi un dottore di famiglia migliore
    Convinto tornai dal dottore senza esami il dottore si arrabbio molto perche a capito che nessuno lo ascoltava e per farlo contento mi recai da un’altro analista nascondento degli antibioteci mi feci gli esami finalmente gli asami del sangue tutti i valori epateci erano sballati
    Il mio dottore mi disse che forse avevo l’epatite c e mi disse di andare al mattatoio di potenza al reparto infettivo
    Ma io al mattatoio non ci vado ma e l’unico in zona che a il reparto infettivo dopo di altri 3 giorni ormai ero sfinito non reggevo più all’impiedi e ho 52 anni un fisico robusto alto 1.90 m decidemmo con la famiglia di andare a trovare la salute al nord Italia perche qui ormai sentivo che morivo
    Decidemmo per Pisa e andammo 9 ore di viaggio arrivato al pronto soccorso gli racconto tutto il travaglio di tutti gli hospedali girati fi fecero gli analisi un torace e mi dissero che stavo morendo mi fecero un ricovero di urgenza alla 4 medicina di Cisalello chel dopo due giorni di esami mi dessero che avevo un forte setticemia e che dovevano agire subito scoprirono subito che mi aveva creato una trombose alla vena porta del fegato e che mi aveva creato una ascessa al fegato mi fecero subito l’intervento chirurgico al fegato asportando l’ascessa e finalmente dopo di 5 ore quella maledetta febre da 40 scese a 37 e spari definitivamente naturalmente avevano incominciato la trivalente degli antibiotici affinche dall’emocultura si evinceva il tipo di batteri e poi si continuo con la trivalente 15 giorni e con quella unica per altro 7 giorni
    I dottori di Pisa che mi anno salvato la vita rimasero sconvolti di come io ho guarito subito e si chiedono ma se il paziente guarisce subito in 15 giorni si evince che le sue difese immunitarie siano fortissimi e se sono fortissime come mai a preso questa malattia se non ha avuto un intervento non ha avuto una ferita ha tutti gli organi sani endoscopia colon senza polipi sanguinanti gastroscopia tutto perfetto da dove si sono incanalati nel sangue questi maledetti stafilococcus ?
    Nella prima fleba dove e incominciato la febbre se qualcuno di voi ci puo aiutare a capire sia a me che tutti i dottori che sono rimasti nel dubbio ?

    • caro domenico, ho pubblicato questa testimonianza ai confini dell’incredibile come post.

      congratulazioni per la forza del tuo fisico, non so chi altro sarebbe sopravvisssuto a una simile odissea al tuo posto.

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    • già, però gli effetti sono talmente immediati e massicci che si dubita addirittura che la causa possa essere il contenuto stesso della flebo.

      saluti anche da parte mia…

  21. disperata mamma dopo intervento per frattura anca diagnosticata sespsi! Paziente oncologica. Le stanno somministrando un solo antibiotico! Temperatura a 35° già avuto shok da cui si è ripresa. Lei è fortissima superato due cicli di chemio la più terribile come niente fosse neanche i capelli ha perso. Mi hanno detto che la sepsi si combatte con più di un antibiotico. Invece a lei somministrano solo il ciproxin. Non fa flebo! E a proposito di malasanità ha cambiato in due mesi 14 letti ospedalieri reparti ospedali la trasferiscono come un pacco postale ogni settimana. La notte non dorme perché ha paura che la vengano a prelevare!!!!!!!!!!

    • questo post è diventato una specie di bacheca sempre aperta sulla malasanità o anche soltanto un luogo dove molti vengono a parlare delle loro ansie e delle loro esperienze.

      un caso di sepsi, però, è diverso da un caso di setticemia, anche se l’origine è comune: sono entrambe infezioni, ma la prima è circoscritta ed ha una origine facilmente identificabile, mentre la setticemia (“sangue settico”, cioè infetto) è UNA FORMA DI INFEZIONE GENERALIZZATA CHE ATTACCA CONTEMPORANEAMENTE TUTTI GLI ORGANI DEL CORPO. (maiuscole non volute).

      conosco bene le ansie e le sofferenze di cui parla, per avere avuto una madre che ha lottato contro la sua neoplasia per otto anni: si vedono cose che inducono a dubitare (ma in fondo a torto) che un sistema sanitario abbia un senso.

      intanto un grosso in bocca al lupo, e complimenti alla mamma così forte.

      (io, giusto per dire, l’anno scorso sono poi sopravvissuto anche ad un arresto cardiaco, giusto per completare la collezione…).

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  23. ciao
    io ho avuto la setticemia a 15 anni a seguito di un intervento. ora ho 40 anni. da allora non è passato un solo giorno senza che io abbia dolore diffuso in tutto il corpo. sono la sola a soffrire di questo disturbo?

    • non saprei proprio immaginare quali possano essere i motivi.

      la mia è stata, del resto, non una semplice setticemia, ma quella forma particolare che o ti ammazza in poche ore o ti lascia sopravvivere, e sinceramente non ho avuto alcuna conseguenza, se si eccettua l’anno scorso, durante un’influenza, un arresto cardiaco dello stesso tipo di quelli che avevano dato il segnale della setticemia in corso.

      ma dolori, no.

    • Cara Silvia, io sono stata ricoverata recentemente ad Aosta per febbre alta che ‘ arrivata fino a 40,4° con dolori diffusi fortissimi e brividi spaventosi…21 giorni di ricovero in Malattie infettive..diagnosi setticemia da Rodococcus Equi, un batterio dei cavalli, preso non si sa come, forse da un puledro grazie alle mie difese immunitarie basse…(cosa rarissima che colpisca gli umani..) , ora sono a casa da quasi quattro settimane, a letto sempre con le flebo di antibiotici…da cavallo e assistita dalle infermiere e il mio medico..terapia d’urto 8 settimane ininterrotte di antibiotici combinati in flebo x 12 ore al giorno…sono uno straccio e ho ancora dolori forti dappertutto..comincio a pensare che il dolore sia una cosa abbinata a questa pericolosa malattia…ma spero proprio di non portarmelo fino alla fine della mia vita..io ho 60 anni.

  24. Mio papà, 65 anni, oggi è stato male, da 24 ore con forte nausea, vomito, otite…mia mamma ha però chiamato l’ambulanza. Quelli del 118 han misurato la pressione a mio padre…la minima era a 46. Portato subito in ospedale, a sirene spente, gli han fatto però immediatamente gli esami del sangue da dove è risultata la presenza di un’infezione del sangue e shock settico. È stato subito messo in cura antibiotica….spero quindi che abbia la sua stessa fortuna nonostante sia ricoverato in un ospedale della sanità italiana…forse noi in lombardia possiamo ritenerci ancora fortunati. Prego Dio me lo lasci ancora un po’ e mi scuso x eventuali errori di ortografia….ma sono ancora sotto shock.

    • Emanuela, credo che l’importante sia avere individuato tempestivamente il problema.

      sono sicuro che Suo papà ce la farà.

      la sanità italiana mi pare a macchie di leopardo: qui ci sono tutte le premesse per un risultato positivo; in questo momento vivo in Lombardia anche io, e anche se ho quasi perso un occhio per un’operazione di cataratta andata male, il giudizio sulla qualità degli ospedali lombardi resta complessivamente piuttosto positivo.

      un affettuoso in bocca al lupo!

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  27. Ciao, mio padre entra in ospedale per dolore alla milza, che era ingrossata, e con febbre, il 25 luglio, cominciano a formarsi delle piaghe sulle gambe ma senza necrosi, quattro medici non riescono a darsi spiegazioni, passano cinque giorni e ancora non è stata fatta una visita da un dermatologo, scoperto successivamente non essere presenti gli unici due dermatologi in tutto l’ospedale perché in vacanza, il 4 agosto decidono di portare mio padre a Pavia per una visita specialistica ma per complicanze burocratiche economiche non viene fatta. Nello stesso giorno faccio un colloquio con una dottoressa che in modo e tono maleducato comincia ad addossare la colpa di quello che ha mio padre a lui stesso e ipotizzano una dermatite allergica, così decido di partire per il viaggio che avevo programmato mesi prima di una settimana, saluto mio padre con due baci sulle guance. Quella fu l’ultima volta che lo vidi in vita.
    Premetto che mia madre lavora nell’ospedale dove venne ricoverato, e purtroppo mio padre era gravemente malato, aveva un epatite c trasformata in cirrosi, immunodepresso e altri problemi del caso. Finalmente l’11 agosto mia zia riesce a farlo trasferire all’ospedale dove l’avevano in cura per le sue problematiche. Il 14 agosto alle 4 del mattino ricevo la telefonata che nessuno mai nella vita vuole riceve, mio padre è morto 54 anni. Mi reco all’ospedale e parlo con il medico di turno e mi spiega che è morto di shock settico. Ho richiesto l’autopsia e ritiro di cartella clinica presso tutti e due gli ospedali. Spero di avere delle risposte, mio padre era molto compromesso e mi rendo conto che la percentuale di guarigione nella sua situazione è molto bassa, ma se avessi saputo che poteva essere una cosa del genere non sarei partita e sarei stata con lui fino all’ultimo secondo… Invece dopo 6 giorni la diagnosi che avevano elaborato era di una dermatite allergica da antibiotico quindi lo hanno sospeso… Poi finalmente trasferito nell’ospedale dove fin dall’inizio abbiamo cercato di farlo andare, cominciano a curargli le gambe e un giorno e mezzo dopo gli viene diagnosticata una polmonite e un endocardite, lo trasferiscono nel reparto dia terapia intensiva e gli somministrano morfina e antibiotico che purtroppo non riesce a fare effetto perché non ci sarà il tempo materiale… Mi auguro che non abbia sofferto troppo e di avere delle risposte perché Il medico anche dopo la sua morte non ha saputo darmene dicendomi che non aveva febbroni e che i globuli bianchi solo all’ultimo anno avuto un picco…e da lì in poi hanno agito. aspetto l’autopsia per avere risposte, nel frattempo mi tormento di non averlo più visto e non averci più parlato.

    • ecco un’altra testimoniana sul tema.

      io non riesco a sottrarmi all’idea che, da quando le aziende sanitarie sono diventate tali ed operano in una logica di contenimento di spesa, alcuni malati che appaiono piu` compromessi vengano abbandonati al loro destino per non far crescere troppo i costi, che incidono sulle medie statistiche che l’ospedale e` tenuto a rispettare.

    • ciao Shera, grazie della visita.

      questo post e` di tre anni fa, la setticemia quindi era sette anni fa (2008), la sincope pure di tre anni fa (e la settimana stessa partii per un viaggio in Birmania).

      non preoccuparti troppo: sono una pellaccia 🙂

      neppure l’herpes zoster iniziato a fine giugno l’anno scorso e` riuscito a impedirmi di partire due settimane dopo per il giro del mondo. 🙂

      un abbraccio a te e continuiamo a sperare nel futuro.

      • Certo e poi due cavallette belle croccanti da mandar giù con qualcosa che ci “garba ” e chi ci ammazza?
        Buona domani a buon viandante.
        Shera.
        Ps avevo fatto anche io due date 😀

        • eh eh, indimenticabili le locuste fritte!

          Siate viandanti (dalle “Parole segrete di Jeshu il sempre vivente, scritte da suo fratello gemello Giuda il Gemello”) – cioe` Tommaso.

          🙂

      • Scusami, rileggendo meglio ho notato che le parole da me citate erano dirette a Sherazade, non mi è apparso subito chiara la sequenza di risposte elencate sotto il commento di Roberta.
        Se a te sarebbero bastate queste parole, per aiutarti a superare la morte di tua madre, hai fatto bene ad usarle con Roberta.

  28. Ciao, non so se questo blog sia ancora attivo, ma forse per sfogo e dolore io scrivo comunque. Mamma ha avuto una colangite, il 23 dicembre 2014 le è stato posizionato uno stent coledoco-piloro. Lo stesso sarebbe stato rimosso in data 17/02/2015 ma, dopo la rimozione è riapparsa una colangite. Hanno ovviamente stato deciso di riposizionare lo stent ed, in quel mentre si sono resi conto che si era formata una sacca di pus. Un paio di giorni dopo viene dimessa, era sabato, ma, la domenica sera alle 19 aveva nuovamente una temperatura a 39. Dato paracetamolo, ma durante la notte ho chiamato 118. Arrivati in pronto era praticamente incoscente, il gastroenterologo ha affermato che non dipendeva dalle vie biliari, bilirubina a posto, dimenticando però tutto il pus aspirato qualche giorno prima. Il chirurgo decide di fare un prelievo urine, Fra l’altro fatte fare in padella, quindi in modo assolutamente non sterile come richiede urucultura e viene diagnosticata una cistite. Dato x i 3 giorni rimasta in pronto. Viene dimessa senza alcuna cura e, da quanto appare dagli esami richiesti con la cartella clinica e ritirati proprio oggi i globuli bianchi erano a 19.000.000. A distanza di una settimana circa l’ho riportata in altro ospedale dove viene diagnosticato schok settico da polmonite. Curata con antibiotici, adrenalina x pressione troppo bassa ce l’ha fatta… in apparenza, ma, al rientro a casa il crollo. Gli organi erano stati tutti colpiti e mamma è morta la vigilia di Pasqua fra le mie braccia. Secondo voi, se qualcuno leggerà questa storia potrà dirmi se questo è un caso di malasanità, o forse sono io che voglio un colpevole a tutti i costi? E’ vero, mamma aveva diverse patologie, a se l’infezione fosse stata curata sin dal primo rientro in pronto, sarebbe venuta la setticemia grave e, di conseguenza il clostridium difficile? Aveva 78 anni e mi manca già moltissimo. Roberta

    • buongiorno roberta,

      questo blog e` certamente ancora attivo, anche se questo argomento e` stato uno dei tanti, e mi sono occupato e mi occupo di molte altre cose.

      ti segnalo pero` questo altro post sul tema:

      si dice setticemia fulminante, ma si legge malasanità. – 363

      il tuo commento di aggiunge ai molti di un post che ha avuto ed ha molti lettori tuttora, e porta una nuova drammatica testimonianza.

      dal tuo resoconto a me pare evidente che ci sono state delle diagnosi sbagliate o meglio delle mancate diagnosi sbagliate da parte dei medici, tra l’altro di due istituzioni diverse.

      la procedura descritta e` quella impiegatizia di gente abituata a seguire dei protocolli standard, ma incapace di guardare al malato cone un insieme.

      naturalmente questo giudizio e` soggettivo:puo` darsi che l’eta` di tua madre rendesse la situazione critica di suo, o che la polmonite non dipenda direttamente dalla malattia precedente, anche se ha stroncato piu` facilmente un fisico debilitato.

      fra l’altro cresce il numero delle infezioni che si contraggono in ospedale e anche il numero di quelle dovute a batteri oramai resi resistenti agli antibiotici dal loro uso massiccio.

      ti esprimo comunque tutta la mia solidarieta`: anche a me mori` la mamma tra le braccia tanti anni fa e so che cosa vuol dire.

      anche lei era passata attraverso casi di malasanita` evidenti, e chiamabili con nome e cognome: un medico soprannominato dai colleghi il mongoloide, ma figlio di un primario potente e messo al pronto soccorso; anche se la sua morte non dipese per mia fortuna psicologica da nessun episodio di questo tipo, ma purtroppo da una concomitanza di malattie inguaribili.

      umanamente precari, si`, ma questo non deve vederci rassegnati di fronte a casi evidenti di incompetenza o superficialita`.

      • Buongiorno,
        sono un’insegnante di 60 anni, ed ho avuto anch’io di recente una brutta esperienza. Ero in vacanza a Berlino (mia figlia vive là) e una notte mi viene un forte mal di gola accompagnato da un malessere diffuso mai provato prima. Aspetto le 8.00 per chiedere a mia figlia di accompagnarmi a un pronto soccorso; lei nicchia (c’è troppo da aspettare), io sono decisa ad andare in ospedale, e questo probabilmente mi ha salvato la vita, perché ero già in sepsi ed avevo 4 ascessi peritonsillari, che mi avrebbero di lì a poco impedito di respirare. Nel giro di 40 minuti sono stata visitata e dopo 2 ore operata, intubata (4 giorni in coma farmacologico), salvata.
        Mi sono chiesta cosa sarebbe successo nella civilizzata Toscana: sarei stata probabilmente al mare e so per esperienza che al pronto soccorso, non apparendo un caso grave, avrei aspettato ore ed ore per essere visitata (probabilmente non da un otorino).
        Tralascio l’angoscia (e la spossatezza fisica) che questo vissuto mi ha lasciato per fare delle considerazioni:
        1) gli idioti incompetenti sono diffusi ovunque e quindi si incontrano in ogni categoria lavorativa
        2) in Germania, in base alla mia esperienza, si lavora in équipe: mi hanno sempre vista almeno due medici, e quindi il rischio di essere nelle mani di un cretino si riduce di almeno il 50%. Da noi se sei fortunato incappi in un professionista preparato, se hai sfortuna di angeli custodi ce ne vogliono due, e non è detto che bastino
        3) nell’ospedale berlinese dove ho purtroppo soggiornato 10 giorni ho notato che tutti, dalla donna incaricata di pulire le stanze al primario del reparto, svolgevano il loro incarico con impegno e dedizione. Non ho visto atteggiamenti di disamore per il proprio incarico in nessuno, ed è chiaro che se si ama il proprio lavoro lo si svolge meglio.
        4) Le sale operatorie del reparto di otorinolaringoiatria erano utilizzate nell’arco dell’intera giornata (da noi si opera solo la mattina. il che allunga inevitabilmente le liste di attesa).
        Grazie dell’attenzione
        Viviana

        • grazie di questa ulteriore testimonianza e anche delle considerazioni molto puntuali che aggiungono importanti elementi di riflessione.

          intanto mi fa piacere questa ulteriore testimonianza diretta sulla qualita` e sull’organizzazione della sanita` tedesca, alla quale mi pare che anche Lei debba la vita.

          vengo accusato spesso di essere filo-tedesco, in questo paese rancoroso, dove l’antitedeschismo becero e` uno degli altri sintomi dei nostri mali sociali e culturali.

          ci sono nel Suo commento, osservazioni importanti, come dicevo, pero` fra tutte vorrei sottolineare quella dell’amore per il proprio lavoro, che evidentemente e` facilitato anche da una organizzazione del medesimo umana e rispettosa dei singoli.

          gli idioti ci sono dappertutto: ho l’impressione pero` che in Germania la selezione del personale per i posti di responsabilita` funzioni un poco meglio che da noi.

          forse perche` nella mentalita` corrente i valori sociali vengono PRIMA di quelli individuali.

          • Buongiorno, le scrivo a distanza di due anni. Come sta? Anch’io apprezzo sempre di più il sistema tedesco, ed anche, in generale, il comportamento dei tedeschi.(Comunque, l’attaccamento al lavoro penso sia dovuto anche agli stipendi decorosi, che da noi non ci sono. Alla mia età, vincitrice di concorso, come insegnante di liceo guadagno 1760 euro.)
            A parte questo, chiedo a Lei, che grazie a questo blog sulla sepsi s’è fatto una cultura, se i sopravvissuti all’esperienza lamentano una perdita di energia. Io ripresi subito a lavorare, e in questi due anni forse sono stata a casa tre giorni per malattia, ma non sono più quella di prima: mi stanco facilmente, di pedalare per tre ore come facevo prima non se ne parla proprio, la sera crollo alle 10. Insomma, è come se di botto fossi invecchiata di 10 anni.
            Un amico medico mi ha detto che negli Stati Uniti i sopravvissuti alla sepsi hanno fondato un’associazione che mira anche farsi riconoscere un’invalidità. Ho cercato notizie sulla rete, ma invano.
            La ringrazio della sua disponibilità.
            Cordialmente
            Viviana Mantelli

            • buongiorno a Lei e grazie di questo ritorno qui.

              dunque anche Lei un’insegnante? io sono stato preside di liceo (o meglio di licei, negli ultimi due anni della mia professione anche dei due piu` importanti della mia citta`), quindi conosco bene la miseria degli stipendi dei docenti e anche dei presidi italiani – che sono la meta` di quelli tedeschi – ed ero preside all’estero, per le scuole italiane del Baden-Wuerttemberg nel 2008 quando mi capito` la setticemia.

              ora che rileggo la nostra conversazione, mi accorgo di avere trascurato nella mia risposta gli aspetti concreti della sua esperienza, e mi rendo conto di avere avuto una forma tutto sommato relativamente leggera.

              da quella esperienza ricordo bene di essere uscito stravolto: assolutamente indebolito, dimagrito, affaticato per mesi.

              credo pero` che per me questa condizione sia durata circa un anno, pero` ripeto evidentemente ero un caso meno grave del Suo; poi ho ripreso la mia forma consueta.

              devo ammettere che la mia vitalita` e` un poco fuori norma: nel 2012 sono sopravvissuto anche ad un arresto cardiaco, capitatomi mentre ero solo in casa: mi sono ripreso da solo, sono stato ricoverato in ospedale, ma ho otteniuto dai medici che mi facessero uscire in anticipo, visto che avevo un viaggio in Myanmar prenotato, e dopo 15 giorni di strapazzi di ogni tipo laggiu`, sono rientrato un ultimo paio di giorni in ospedale, e ho poi rifiutato il pacemaker che mi hanno proposto e due anni dopo ho fatto un viaggio del mondo in solitaria di quasi 5 mesi, per festeggiare la pensione.

              non dico queste cose per vantarmi, ma per dare il quadro di una condizione decisamente un po’ particolare; ora che mi avvicino ai settant’anni indubbiamente ho un po’ meno energie, ma sinceramente non ho mai pensato di darne la colpa alla setticemia.

              di questo problema e della richiesta di riconoscimento dell’invalidita` civile non sapevo, onestamente; ma se penso che diverse persone possono avere capacita` di recupero inferiori a quelle che ho manifestato io, posso credere che davvero quella spossatezza che per me e` durata un anno soltanto e forse anche un po’ meno, per altri possa prolungarsi di piu`.

              del resto mi pare evidente che una infezione generale di tutti gli organi simultaneamente possa intaccarne il funzionamento anche a medio termine.

              Le auguro comunque di riuscire a riprendersi: la Sua esperienza era recente nel 2015, quindi sono passati soltanto due anni; penso che ci possano essere buone speranze per un ristabilimento graduale.

              un caro saluto.

              • Grazie della tempestiva risposta. Complimenti per la vitalità e per il coraggio (se posso azzardare, anche un po’incosciente, per una eccessivamente “saggia” come me), del suo coraggio anche un po’ invidiosa.
                A me l’esperienza ha portato come strascichi anche gli attacchi di panico,( che ora ho imparato a tenere sotto controllo con la respirazione) e la decisione irremovibile di non andare in luoghi dove non ci sia nei pressi un ospedale efficiente. Insomma, la meta vacanziera più selvaggia che mi consento è la Sardegna.
                Una delle cose che mi hanno messo in difficoltà durante il ricovero è stata l’incapacità di comunicare con la maggior parte del personale che mi aveva in cura: che i tedeschi parlino tutti l’inglese è una leggenda metropolitana, e invece una parola di conforto in certe situazioni è fondamentale.
                Se i suoi spostamenti la conducessero a Firenze, mi farebbe piacere incontrarla.

                • la vitalita` non dipende da noi, il coraggio neppure (almeno a stare al mazoni, che diceva che uno non se lo puo` dare): quindi i complimenti sono immeritati.

                  prendo soltanto quelli per una certa dose di incoscienza… 😉

                  non solo i tedeschi parlano poco l’inglese, ma anche quelli che lo sanno sono molto oatili all’idea di usarlo, a esperienza mia; ma per fortuna io me la cavo meglio col tedesco che con l’inglese (sono cresciuto in Sued Tirol).

                  volentieri mi ricordero` di avvisarLa se mi capitera` di ritornare a Firenze, anche se per il momento non ci sono viaggi in programma.

                  ah, dimenticavo: ho sofferto pure io per decenni di attacchi di panico, anche collegati alle nuemerose extrasistoli che tuttora mi affliggono, ma oramai sono un ricordo lontano.

                  hanno cominciato a sparire dopo la separazione, ma con questo non intendo dare alcuna ricetta, sia chiaro 🙂

                  • Il marito l’ho lasciato nel lontano 1990 e non ho mai rimpianto la decisione.
                    Le manderò un saluto da Collalbo, visto che è sudtirolese.
                    Cordialmente
                    Viviana

                    • la mia ex-moglie mi ha cacciato di casa (con la separazione legale, ovviamente) nel 1988; effettivamente le devo essere molto grato per questo.

                      storie un poco parallele, direi. 🙂

                      sono cresciuto in Sued Tirol da bambino, ma non sono di famiglia sud-tirolese.

                      Klobenstein Collalbo non lo conosco, e credo di essermi perso qualcosa.

                      ma Lei conoscera` certamente Meran Merano, la mia patria mentale, se fa le vacanze da quelle parti. 🙂

      • cara Roberta.
        sono molte le esperienze vissute come la sua e quella di sua mamma. Mio padre mori’ a 74 anni all’interno di una ambulanza, per edema polmonare, mentre gli effettuavano una traectomia. Pensarono avesse avuto una caramella in gola. Tutto a meno di 5 minuti dall’ospedale e l’operazione duro’ 20 minuti. Io credo che il timore piu’ grande di chi varca la soglia di un ospedale sia proprio quello di non sapere in che mani finira’ e si acquista la coscienza che la nostra vita e’ nelle mani di chi da giovane aveva scelto di dedicarsi alla salvezza della vita. Purtroppo col passar del tempo, la routine di tutti i giorni, i soliti malanni, le solite “”cose”” di tutti i giorni fanno dimenticare ad alcuni che potrebbe succedere ben altro. Come successe a Emma Schmidt una bimba di soli 3 anni e mezzo, deceduta per schock anafilattico da scarlattina, diagnosticato come faringite. Oggi potremmo vedere in molte ragazze lei che vive e ride e sogna come tutte le ragazze della sua eta’. Si fa paura varcare la soglia di un ospedale. Ma quando si vede molti uscire da li’ con una valigia e la loro vita dentro per ricominciare, allora si puo’ capire che non e’ condannabile il camice bianco, ma chi lo indossa. Dal nord al sud, dall’italia all’estero, un buon medico e’ un buon medico, un cattivo medico e’un cattivo medico. Io ho vissuto anche all’estero. E la musica non cambia. Ma cosa dire di medici che per salvare pazienti si son tirati dietro la gelosia e rabbia degli illustri colleghi, per essere usciti dalla pratica in uso e sono stati radiati? I nostri geni si sa, vanno all’estero. In austria c’era un medico che quando moriva un paziente per la sconfitta si ubriacava, e tutti lo sapevano. Io penso che non cambiera’ mai, quando si varca la soglia di un ospedale si deve sperare che sia il camice giusto, perche’ c’e’ sempre, ovunque il medico che ti prende la mano. A volte non c’e’ rimedio e restano meravigliosi ricordi. Io ho la sclerodermia. Ho solo un rainuad da 9 anni. Non c’e’ cura, non vado in ospedale. Vivo come sempre, come tutti. Abbiamo il destino di essere ‘uomini’.

    • Causa un intervento del 2002 non ho più la papilla di Vater.
      Da 5 giorni dimesso dopo la terza setticemia in 1 anno.
      I batteri non avendo la papilla di Vater risalgono x le vie biliari e vanno in circolo.
      Sono debolissimo e sofferente.
      Ogni volta 2 o 3 mesi x riprendermi ma mai del tutto e poi ricadute.
      Sempre sotto antibiotico e altri farmaci.
      Una Non vita…

      • ciao Mario.
        una testimonianza, la tua, che lascia senza parole: su quanto può essere crudele la vita.
        dire la propria solidarietà è il minimo, ma ammetto che è molto generico.
        ciao.

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  30. dopo alcuni giorni di febbre e dopo uno svenimento in casa mi sono recato al pronto soccorso.In seguito ad accertamento radiologico mi è stato riscontrato un focolaio di polmonite, sono stato ricoverato nel reparto di osservazione , visto come un caso strano perchè avevo una polmonite asintomatica priva di tosse, raffreddore, solo alta temperatura.Sono stato curato con tachipirina 500 fino a 3 pasticche + flebo.Dopo tre giorni la febbre è divenuta un problema, oltre 40 gradi,avevo le visioni, come nel film blues brother, solo che non ridevo. Un giorno , una dottoressa mi ha comunicato che sarei stato dimesso perchè le polmoniti si curano a casa con gli antibiotici, la febbre oltre 40 mi era stata tamponata con ghiaccio, la tachipirna era acqua fresca, la febbre era ridotta a circa 38,5 solo con flebo e per circa 30 minuti (la tachipirina era stata sospesa).Penso di essere rimasto ricoverato solo grazie ad un medico più esperto che ha ritenuto non fossi in condizione da essere dimesso per una “semplice polmonite”.Pongo l’accento non sul medico, ma su chi crea protocolli di cura che vengono applicati a noi comuni mortali , che vengono imposti a persone che oltre che fare il loro lavoro, vengono vessate da burocrati che gestiscono la nostra salute col principio del tornaconto loro.E PENSATE CHE VIVO NELLA HEATH VALLEY ITALIANA, E.R.
    Con la presente voglio sinceramente elogiare i medici con cui vengo e sono venuto a contatto nelle strutture pubbliche e che nella maggior parte dei casi vedo sinceramente impegnati nello svolgimento del loro operato nonostante tutto.

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  32. Ho quasi 64 anni,faccio terapia domestica per una setticemia da pneumococco,individuata benissimo al Pronto Soccorso di Rimini.La cosa e’ complicata da una pleurite con due versamenti.Essendo io sana,l’Istituto di igiene seguirà’ protocollo in ambiente di lavoro(scuola).Spero di cavarmela,non come mia mamma che mori di setticemia da escherichia coli nel ’94 a 67 anni e in perfetta salute.Lei stessa ebbe anche un fratello,morto giovanissimo di setticemia,ma in tempi pre-antibiotici.
    Anche il padre di entrambi,mio nonno,aveva una debolezza nel sangue.Ora che sono in ballo io,mi chiedo se c’è’ un dato familiare da considerare.Nel frattempo penso anche che, se sopravvivo, dovrò’ come minimo licenziarmi,l’ambiente in cui lavoro mi fa morire.

  33. Ho quasi 64 anni,sto facendo terapia domestica per una setticemia da pneumococco individuata benissimo al Pronto Soccorso di Rimini ,complicata da una pleurite con due versamenti.Essendo io sana,l’Istituto di Igiene seguirà’ protocollo in mio ambiente di lavoro (sono insegnante).Spero di cavarmela e di non fare come mia mamma, che morì’ di setticemia da escherichia coli nel’94,a soli 67 anni e in piena salute. Lei stessa ebbe un fratello morto a. 17 anni di setticemia,ma erano i tempi pre-antibiotici.Anche il padre di entrambi,mio nonno,aveva il sangue debole(io no,sono stata anche donatrice AVIS per 25 anni) e mi chiedo se ci possa essere un dato familiare da considerare.
    Penso anche che,se sopravvivo,mi licenzio dalla scuola che negli ultimi anni mi ha parecchio massacrata.Questo in sintesi,a caldo,sul tema

    • chiedo scusa se il commento è rimasto bloccato per un po’, per le misure di sicurezza anti-spam prese automaticamente dalla piattaforma wordpress.

      non sono in grado di rispondere (non sono un medico, ma soltanto a mia volta un ex-paziente) alla domanda sulla familiarità della malattia: certo l’elenco di coincidenze portato è impressionante.

      il mio caso personale è stato tuttavia diverso da una normale setticemia, essendo io incappato in una misteriosa forma ipervirulenta, che viene chiamata fulminante, per il decorso di solito rapidissimo e spesso mortale.

      in una setticemia ordinaria il pericolo dovrebbe essere molto minore, considerando la possibilità di una terapia anti-biotica, in tempi nei quali gli antibiotici non hanno perso ancora la loro efficacia, o almeno non tutti.

      quanto al ruolo della scuola nella malattia non saprei, però mi rendo conto dal Suo accenno che da ultimo la regge con difficoltà, e in questi casi effettivamente, potendo, la cosa migliore è lasciare libero il campo ad altri.

      mille auguri e in bocca al lupo, naturalmente…

  34. Leggere questo blog è come fare una doccia fredda di realtà spaventosa. Per mia grande fortuna l’unica seria esperienza di sanità in Italia è stato con la nascita prematura di mio figlio. Avevo la fortuna di vivere a Genova. All’ospedale Gaslini per 4 mesi il reparto CNR è diventato casa mia, mio padre, mia madre, mia chiesa… Ho visto nel personale medico umani che lavorano come dei piccoli dei… Fanno miracoli… Mio figlio, un piccolo miracolo, per dieci anni lo portavo a trovare i medici, che gli facevano le feste riconoscendolo, e ricordandolo benissimo… poi non l’ho più portato… oramai grande abbastanza, voleva cambiare pagina! Fossi miliardaria lascerei i miei beni a quell’ospedale!… Ho avuto in seguito anche esperienze non del tutto brillanti, anche lì la meritocrazia è soffocata dal nonnismo e clientelismo… ma io sono fortunata…. Un medico li` al CNR mi diceva che era convinto che abbiamo ognuno un angelo custode, ma non sono tutti uguali… e quello di mio figlio, secondo lui era di serie A…. Io ci voglio credere.

  35. Pingback: postilla a: sono sopravvissuto a una setticemia fulminante (in Germania). 13 luglio 2012 – wp 976/2011 – 511 – cor-pus-zero·

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