12 Maggio 2012 sabato 18:54
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post dell’1 maggio, lasciato tra le bozze, ma va bene forse pubblicarlo a commento della notizia di ieri del rifiuto della Corte del Kerala della libertà su cauzione dei marinai italiani.
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resta desolante la lettura delle informazioni che la stampa italiana fornisce, ora col contagocce, sull’andamento della situazione dei due nostri marò arrestati in India per avere ucciso per errore due innocenti pescatori locali, scambiati per pirati.
qui mi limito per oggi a Repubblica: ai nostri giornalisti sembra molto difficile spiegare quel che succede da un punto di vista giuridico al loro pubblico, forse pensano di vivere in un paese di magliari, incapace di capire come funziona la giustizia in uno stato civile.
a nessuno poi passa in mente che l’India, il secondo paese del mondo per abitanti, è stato plasmato in molti aspetti della sua vita istituzionale, dal colonialismo britannico; sembra che ignorino il rigore e la competenza dei tribunali indiani.
peggio ancora: pensano di avere a che fare con una giustizia all’italiana.
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il nostro governo infatti che cosa ha combinato?
è andato a mettersi d’accordo con le famiglie delle due vittime.
le ha pagate!
ha offerto loro quasi 150.000 euro, una somma enorme in India, impossibile da rifiutare per della povera gente che vive a giornata.
nel 2009 lo stipendio mensile di un insegnante in India era di 70 euro; rispetto al costo della vita, quantificabile forse in un decimo del nostro, e al tenore di vita è come se il loro ritiro dalla causa fosse stato comperato al prezzo che ha da noi per Berlusconi il silenzio della Ruby o di Lavitola (4 milioni e mezzo di euro per chi non se lo ricordasse).
la Corte Suprema del Kerala mica l’ha presa bene, pensa te che strano..
La Corte Suprema si è detta «dispiaciuta» per il «modo in cui il processo legale indiano è stato penalizzato».
neanche l’opinione pubblica del Kerala l’ha presa bene, e ci sono state massicce dimostrazioni di protesta.
come non capire che questa è stata un’ulteriore manifestazione di violenza in un paese dove la povertà non è una vergogna né una condanna, è solo uno stato transitorio in attesa della prossima reincarnazione?
accettando quei soldi per le famiglie di quei pescatori, sottoposte alla dura prova di soporavvivere senza i loro capifamiglia, la reincarnazione positiva si allontana: sono stati indotti a peccare.
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ma oggi la Corte Suprema di Delhi ha deciso di lasciare la petroliera Lexie libera di partire, ma sotto cauzione e a tre condizioni in caso sia richiesto nelle indagini:
la disponibilità della nave
la diponibilità degli altri quattro marò rimasti a bordo (fornita dal governo italiano)
e un’altra, che la stampa italiana non dice.
però dice, umoristicamente, che questo fa capire che la Corte Suprema Indiana è ben disposta…
sarà, ma forse la Corte decide in base al diritto indiano e non alle antipatie?
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secondo i nostri avvocati la detenzione dei marò violerebbe gli articoli 14 e 21 della Costituzione indiana, essendo l’incidente avvenuto in acque internazionali e, dunque, la giurisdizione sul caso appartiene all’Italia.
violato sarebbe il il principio dell’immunità sovrana.
quello secondo il quale sarebbe possibile sparare e uccidere ed essere giudicati dal tribunale proprio.
quello secondo il quale dei marinai messi dallo stato italiano a servizio privato di una petroliera sarebbero comunque in missione per conto dello stato, solo perchè i petrolieri non li pagano, ma li paghiamo noi.
problema tutt’altro che semplice, direi…
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Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Il Cermis non era nel 1998?
Sulla competenza: ovvio che la convenzione non riguarda il caso indiano (e, diciamolo incidentalmente, bene fa la popolazione a protestare! qui allora come lì oggi); quanto alla violazione della Cost. indiana (che sono convinto tu ti sia guardato, ma allego per scrupolo: http://lawmin.nic.in/olwing/coi/coi-english/Const.Pock%202Pg.Rom8Fsss(6).pdf) gli artt. 14 e 21 riguardano l’uguaglianza dinnanzi alla legge e l’illegittima detenzione, credo ben applicabili al nostro caso.
Non colgo invece il riferimento alla sovranità: violare la giurisdizione è una lesione della sovranità, ma questa è ancora tutta da dimostrare… spero che non l’abbiano sparata davanti alla Corte proprio così!
Sul punto preciso solo che il servizio “privato” dei marò non rileva: ciò che rileva per la giurisdizione è esclusivamente la bandiera della nave, se anche avesse sparato un marinaio turco (per esempio), l’Italia avrebbe avuto giurisdizione.
Grazie per la raffinata analisi sul risarcimento nella cultura indiana. Avessimo nella nostra diplomazia persone con questa sensibilità, eviteremo molte cazzate….
caro Red,
grazie della segnalazione dell’errore di battitura:1998, non 1988, giusto.
non avevo guardato neppure la Costituzione indiana (probabilmente per evitarmi qualche altro travaso di bile). saggiamente lo hai fatto tu – del resto qui il costituzionalista sei tu, io sono solo un commentatore ruspante… 🙂 – e però gli articoli citati dalla difesa dei nostri marò riguardano poco il tema:
l’art. 14 dice:
14. Equality before law.—The State shall not deny to any person equality before the law or the equal protection of the laws within the territory of India.
citarlo a sostegno di una pretesa di trattamento privilegito per i militari italiani a me sembra un poco gorttesco, correggimi da giurista se sbaglio, però
l’art. 21 è altrettanto poco pertinente:
21. Protection of life and personal liberty.—No person shall be deprived of his life or personal liberty except according to procedure established by law.
quindi, si conferma una linea pasticciona e dimostrativa, molto più volta ad imbonire il pubblico italiano di palato grosso e di scarse letture che a convincere davvero i magistrati indiani.
non credo che quel che ho scritto sulla mentalità indiana sia particolarmente raffinato, tutt’altro.
però concordo che almeno sui rudimenti della cultura dei paesi in cui operano i nostri diplomatici dovrebbero essere più informati.
però ho avuto modo di conoscere da vicino il mondo del Ministero degli Esteri italiano per il quale lavoravo negli anni di Germania: tu pensa che la regola fondamentale è che un diplomatico, a parte i livelli altissimi, non possa stare in un paese per più di 4 anni consecutivi, non gli è richiesta la conoscenza della lingua del paese in cui viene mandato, e del resto non pare che vi siano neppure momenti di formazione specifica prima di mandare qualcuno in missione in un paese…
pedante con le precisazioni, eh?
il commento sui due articoli era esattamente per indicare quanto poco fossero attinenti alla questione giuridica dibattuta. Ma, rileggendomi, è palese che mi sono espresso malissimo: intendevo infatti dire che i due articoli sono teoricamente attitenti al caso dei marò, in quanto generici detenuti e sottoposti a processo (per i quali, quindi, devono essere garantite le condizioni previste da quegli articoli), ma non hanno nulla a che fare con la questione sulla giurisdizione e sulla sovranità.
la lettura sulla mentalità indiana non è raffinata? probabilmente dipende dal grado di raffiantezza cui miriamo…. conoscendo io così poco del tema, non vi avevo neppure pensato. quindi la trovo notevole (dovrei provare a chiedere al mio prof di diritto dei paesi asiatici…).
tutto quanto mi dici sulla nostra diplomazia è vergognoso… capisco al massimo per i livelli più bassi, ma in genere lingua (almeno un corso quando lì!!) e tempo sono essenziali.
(dico: io sono pedante con le precisazioni….)
non preoccuparti, mai quanto me… 😕
sì, rileggendoti anche io, la fretta ti aveva fatto dire in apparenza proprio il contrario di quello che intendevi.
ti aggiungo che ho avuto modo di conoscere l’attuale ambasciatore italiano in India, quando sono stato a Tehran, da cui stava per essere trasferito a Delhi, e ancora meglio ho conosciuto la sua favolosa moglie, che è indiana.
quindi in questo caso potrei pensare che abbiamo l’uomo più giusto al posto giusto: uomo infatti di cultura raffinata e spessore intellettuale, che non mi pare si sia molto esposto sulla faccenda; ora l’hanno richiamato a Roma per consultazioni, gesto diplomatico estremo, di una situazione che va precipitando verso un esito drammatico, che potrebbe essere la condanna a morte dei due marò.
a proposito, ho ancora bisogno di consulenze giuridiche, e se il tema continua ad appassionarti, mi piacerebbe sentire il tuo parere tecnico, a proposito del mio primo post di oggi, sul Codice Penale indiano…, magari potresti leggere e tradurre gli articoli per cui sono stati incriminati i nostri marò, che ne dici? 🙂
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.