la minaccia alla Siria di Erdogan, il lupo di Turchia. – 320

27 giugno 2012 mercoledì 04:51

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dopo che un aereo turco è stato abbattuto dalla contraerea siriana ed è caduto in un tratto di mare che rientra nello spazio marittimo della Siria, il primo ministro turco ha dichiarato:

«Ogni soldato che si avvicinerà alla frontiera dalla Siria sarà considerato come un elemento di minaccia»

leggendo questa frase nel contesto ci si potrebbe aspettare che parlasse dei soldati turchi, come minaccia verso la Turchia.

invece voleva dire il contrario: vuole cioè vietare alla Siria di dislocare come crede i propri soldati all’interno del proprio territorio.

di fatto una dichiarazione come questa estende una sorta di protettorato turco sulla Siria, rivendicando il diritto della Turchia di decidere quel che avviene all’interno della Siria.

* * *

e dico questo, pur ritenendo il regime di Assad, assolutamente indifendibile.

viene in mente per qualche verso la favola di Fedro: certamente alla Siria non si adatta il ruolo dell’agnello in questa situazione, ma alla Turchia si adatta perfettamente quella del lupo.

* * *

ha continuato dicendo:

«Ognuno sa quanto sia cara l’amicizia della Turchia, ma anche quanto la sua ira possa essere violenta».

è perché l’ira della Turchia è violenta che la sua amicizia è piuttosto cara, probabilmente…

* * *

ho scritto tempo fa 289. l’inizio della quarta guerra mondiale. sui venti di guerra che percorrono insidiosamente il mondo, trascinati dalla crisi economia, e più ancora dalla sua mancanza di sbocchi all’interno del pensiero economico dominante e delle forzo sociopolitiche che ci guidano: possibile  che una nuova guerra mondiale inizi da Aleppo ed Antachia anziché dalle Filippine?…

non ci credo molto, per i motivi che ho esposto ieri a redpoz in alcuni commenti, ma la tentazione imperiale della Turchia di muovere guerra alla Siria c’è tutta.

* * *

ed ecco il mio commento a redpoz, che ho citato sopra:

bortocal in 25/06/2012 alle 20:03 ha detto:

primo punto: l’inquadramento dei fatti si fonda su un ulteriore fatto certo: l’aereo turco è caduto in acque territoriali siriane; il dettaglio rivelatore sfugge alla stampa occidentale, ma rende poco plausibile la versione turca di un aereo già uscito dallo spazio aereo della Siria, colpito dalla parte della Siria, e che precipita IN DIREZIONE OPPOSTA a quella di volo e a quella dei colpi ricevuti, RIENTRANDO nello spazio aereo della Siria.

su queste basi mi sembra molto difficile imbastire un nuovo incidente di Sarajevo, o del Golfo del Tonchino.

* * *

aggiungo che non credo la NATO ansiosa di battersi per allargare l’influenza turca: di un alleato uscito da tempo dal suo ruolo subordinato e ansioso di recuperare uno status imperiale nel Medio Oriente; di sfuggita ricordo che la Turchia ha già strappato parte del territorio alla Siria nel 1939, dopo un anno di fittizia indipendenza: si tratta di Antakia, che la Siria rivendica ancora come parte del proprio territorio: syria-continued.htm&h=1028&w=1000&sz=153&t.

* * *

ultimo dettaglio sul quale mi sono rotto la testa ieri: l’art. 4 del Trattato del Nord Atlantico del 4 aprile 1949 non sembra particolarmente pericoloso: dice soltanto: natotreaty.html

Articolo 4

Le Parti si consulteranno quando, secondo il giudizio di una di esse, ritengano che l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una di esse siano minacciate.

l’articolo pericoloso è semmai il 5 che dice, riallacciandosi al concetto di sicurezza:

Articolo 5
Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o nell’America settentrionale… (nb. la definizione dei territori ai quali è applicabile l’articolo 5 è stato modificata successivamente, ed oggi comprende anche la Turchia) … costituirà un attacco verso tutte, e di conseguenza convengono che se tale attacco dovesse verificarsi, ognuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall’art.51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale.

Qualsiasi attacco armato siffatto, e tutte le misure prese in conseguenza di esso, verrà immediatamente segnalato al Consiglio di Sicurezza.

Tali misure dovranno essere sospese non appena il Consiglio di Sicurezza avrà adottato le disposizioni necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali (1).

* * *

ma il punto che dà una relativa sicurezza giusto per il quadro di cui sopra e poi perché l’attuale crisi economica occidentale non consente più grandi imprese militari…, è che, come si legge, una azione immediata di risposta della NATO dovrebbe poi passare al filtro dell’ONU, dove Russia e Cina non lasceranno passare mai una azione militare contro la Siria.

dico questo senza nessuna particolare simpatia per la dittatura di Assad più che per quella di Gheddafi, e convinto che alla stessa maniera ci sarebbero tutti i motivi per una azione internazionale di rimozione di un simile macellaio.

* * *

naturalmente ho letto le tesi di chi, abbastanza sventatamente, osserva che manca la partecipazione popolare alla lotta di resistenza contro Assad (mi sarebbe piaciuto sentirli al tempo del nazismo questi acuti osservatori…).

non sono uno specialista, solo una comune mente pensante, e la mia risposta a queste tesi che trovo aberranti sta qui, in questo breve video di protesta degli immigrati siriani della mia città, Brescia: non so quanti siano i siriani a Brescia, ma credo che, in un contesto in cui possono manifestare liberamente, fossero tutti qui:

8 risposte a “la minaccia alla Siria di Erdogan, il lupo di Turchia. – 320

  1. Credo anche io che un nuovo conflitto globale difficilmente partirebbe da uno scontro regionale (pure importantissimo) fra Turchia e Siria.
    Però il contesto mi pare utile per un ragionamento più esteso, sulla natura degli Stati: gli eventi di questi mesi ed anni, inclusa la “corsa agli armamenti” che hai ben descritto in svariati post, ci riporta violentemente alle riflessioni dei politologi di inizio ‘900 secondo i quali gli Stati si muovono sempre secondo una volontà di potenza e ogni mancato aumento della stessa è in realtà una sua diminuzione, quindi una potenziale esposizione a pericolo in rapporto agli altri Stati.

    Evidentemente, la Turchia vede un`occasione per approfittare di uno Stato indebolito con una facile vittoria o comunque per qualche vantaggio.
    In questo senso, la cosa è comprensibile: sta solo alla Siria valutare se è in grado di rispondere a tale affermazioni. Affermazioni che, di per se` si qualificano benissimo come illecita ingerenza negli affari interni siriani.

    • tutti gli Stati si muovono sempre secondo una logica di potenza che potremmo chiamare anche imperiale, giusto per riprendere le tesi di Lenin di un secolo fa?

      forse la logica è sempre la stessa, ma la logica stessa va vista in modo diverso, a seconda delle dimensioni dello stato: per la Siria la logica di potenza diventa una naturale logica di autodifesa, solo per un problema di dimensioni…

      prescindo per il momento dal problema parallelo se poi la logica di autodifesa di uno stato possa essere sempre identificata con la logica di autodifesa del regime che lo governa, come in questo caso, ma è indubbio che, se il regime non crolla rapidamente e viene sostituito da una realtà politica nuova, la crisi del regime determina anche la crisi dello stato da esso governato (vedi fascismo o nazismo alla fine della seconda guerra mondiale).

      a questo punto ci si potrebbe domandare se e come sia possibile impedire negli stati grandi che la logica dell’autodifesa trapassi senza quasi coscienza in logica di aggressione (si potrebbe fare un esempio molto simile in un’altra area del mondo: il rapporto fra la potente Thailandia e la debolissima Cambogia).

      per quanto detto sopra, in questo momento la Siria è schiava del proprio impresentabile regime, e questo la espone ad un rischio gravissimo, quello di diventare tutta, di fatto, un semiprotettorato turco.

      anche se in questo momento, di fatto, essa appare poi un semiprotettorato russo-iraniano.

      la vera realtà del Medio Oriente sta nel latente conflitto fra queste potenze regionali: Turchia, Iran e Arabia Saudita, dietro alle quali si scorgono le longae manus delle potenze di rango superiore: Europa / Russia e Cina / Stati Uniti, ma con le difficoltà di ciascuna di queste di tenere sotto controllo il proprio riottoso alleato minore.

      • Concordo con le tue conclusioni sui rischi per la Siria.
        Anche se, volendo essere un po` provocatori, ci si potrebbe domandare se questo divenire un protettorato turco non sarebbe solo un cambio di casacca, essendo ora e negli anni passati un ” protettorato iraniano” (ma questa e` volutamente una forzatura).

        Il che si risolverebbe, come tu stesso comprendi, in un` altra mossa nello scacchiere mediorientale. Un vero e proprio risiko…

        • la “forzatura” che proponi (Siria semiprotettorato da iraniano a turco) l’avevo già suggerita lì sopra, ma approfondendo la provocazione, questo significherebbe per la Siria passare dal semiprotettorato di un paese comunque non contiguo e per vari aspetti indebolito internazionalmente ad una occupazione militare diretta da parte un potente vicino.

          da tempo mi sto chiedendo se non avrebbe qualche interesse una specie di resoconto postumo del mio viaggio in Siria del 2003, che dovrei ricostruire oggi quasi completamente col sussidio della sola memoria; ma forse oramai 9 anni sono un tempo troppo lungo e questo sarebbe solamente il tributo alla incerta memoria personale di un paese che non c’è più.

          • si`, riconosco che avevi gia` colto questo aspetto. ma nello scrivere il commento avevo gia` formulato la frase e non avevo piu` voglia di correggerla.
            gli aspetti che proponi sono tutti corretti e non e` possibile negarli, ma non dimentichiamo che negli ultimi anni l`Iran e` stato molto importante e potente nello scacchiere medio orientale. Inoltre, passare sotto l` ala turca potrebbe essere un vantaggio economico per la Siria: associata ad uno Stato in rapido sviluppo e nel contesto occidentale….
            ma queste sono solo speculazioni, per quanto interessanti

            • da quello che ho colto nel mio viaggio del 2003, i due paesi sono molto diversi, la Siria tra l’altro è molto più composita e vivace di culture diverse che convivevano splendidamente tra loro all’ombra di una dittatura disprezzata, alla quale tutti erano sostanzialmente indifferenti; e non è trascurabile il fatto che la Siria è prevalentemente araba: un protettorato turco sulla Siria sarebbe l’inizio di una “reconquista” del mondo arabo inaccettabile per gli arabi tutti.

              non dimenticare che l’unica volta che la Siria è stata unificata ad un altro paese è stato con la Repubblica Araba Unita, attraverso l’unione con l’Egitto di Nasser.

              non credo proprio che la Turchia abbia alcuna possibilità di espansione futura inq uesta direzione, nonostante il ritorno ad un islamismo che dicono moderato.

              la Turchia è irrimediabilmente rinchiusa dalla geostoria: la sua unica possibile espansione sarebbe verso l’Asia centrale e le popolazioni affini da cui si staccò secoli fa: ma senza contiguità territoriale anche questa prospettiva ricade su se stessa.

              secondo me, che mi sono dato arie improprie, probabilmente…. 🙂

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