27 agosto 2012 lunedì 17:27
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Caro Mauro,
ti invio la prima parte della visita a Gerusalemme, che come potrai immaginare, è stata molto complessa e densa di sollecitazioni diverse.
Si comincia perciò dall’ingresso in città.
La prossima puntata sarà dedicata al museo della Shoà, e a Betlemme; per ora siamo sul Monte degli Ulivi e al Muro del Pianto.
Naturalmente c’è anche il video
Chissà come reagirai a questa overdose religiosa… ma c’è poco da fare, la città è proprio così, nel bene e nel male.
La tua coscienza di “ateo cristiano” dovrà farsene una ragione, temo 🙂
cara R.,
grazie! ad una prima scorsa questo testo non mi disturba affatto, una volta che ci sono stati i chiarimenti necessari.
penso solo che lo pubblicherò in due puntate, per la lunghezza e le foto.
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Ancora grotte, palmeti, deserto, lungo la strada tra Gerico e Gerusalemme, dove nella famosa parabola di Gesù il Samaritano ebbe pietà di colui che era stato ridotto in fin di vita dai briganti.
Poi ecco dei campanili in lontananza, uno ha un’aria familiare: devo averlo già visto in qualche foto prima di partire.
Passiamo sotto un tunnel: “Chiudete gli occhi e non riapriteli finché non ve lo dico!” ci ordina la guida.
“Ecco! Ora!”
Al di là della galleria ci investe il meraviglioso bagliore dorato della Cupola della Roccia e davanti a noi c’è Gerusalemme, ancora cinta delle sue antiche mura, fiorita di cupole, campanili, minareti, marmi, luminosa di pietra chiara tipica dei suoi antichi palazzi.
La spianata delle moschee e là, proprio davanti a noi, più al centro le cupole del Santo Sepolcro, le mura antiche della città crociata e musulmana che somigliano a quelle di Istanbul.
E’ da allora che è cominciato il mio viaggio per arrivare qui.
Avevo detto che sarei tornata da te e sono qui alle tue porte, dove è cominciato anche il viaggio di Dante e quello di tutti.
Per me eri il luogo del cuore, del mistero e del silenzio.
E adesso ti vedo con i miei occhi.
La città delle città, il luogo più sacro e il più difficile.
* * *
Queste mura hanno visto padroni e conquistatori, da Erode il Grande ai Bizantini, poi i crociati e il Saladino, fino al restauro voluto da Solimano il Magnifico.
Eppure sono ancora qui, mute testimoni del vano orgoglio degli imperi e della persistenza del divino.
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Subito ci incamminiamo verso il Monte degli Ulivi dove ancora esistono piante plurisecolari dai tronchi ritorti e magnifici.
Mi offrono un rametto di ulivo che conserverò.
In questo luogo dove, come spesso capita in Terrasanta, si incrociano tanti racconti ed episodi legati al Cristianesimo: ovviamente la famosa preghiera di Cristo nel Getsemani, il sonno dei discepoli, il sudore di sangue; ma qui, poco lontano c’è anche la Chiesa del Pater Noster dove Gesù avrebbe insegnato ai discepoli la preghiera delle preghiere.
E poi c’è la cappella crociata dell’Ascensione che contiene la pietra dalla quale Cristo sarebbe asceso al cielo.
Oggi fa parte di una moschea, che comunque i musulmani conservano religiosamente.
E poi c’è la chiesa ortodossa russa della Maddalena, che ricorda l’episodio del Noli me tangere, e, ancora, la chiesa di Santo Stefano, sempre ortodossa, che ricorderebbe il luogo in cui il primo martire, Stefano sarebbe stato lapidato.
Tutto è sacro qui, tutto parla, tutto ricorda.
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Per l’ingresso a Gerusalemme la nostra guida ci fa mangiare pane e vino secondo un’antichissima tradizione che risale all’epoca di Abramo:
Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sodoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re.
Intanto Melchisedec, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole:
Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici“.
Pronuncia poi una benedizione che si usa anche per ringraziare Dio delle primizie della terra.
“Beato Te nostro Dio, sovrano dell’universo che ci hai concesso la vita, sostenuto noi e ci hai permesso di raggiungere questa occasione”
Una tradizione quella dell’offerta di Melchisedec che, in epoca bizantina, è stata considerata una prefigurazione vetero testamentaria dell’Eucarestia, come possiamo vedere spesso nei mosaici (mi vengono in mente Sant’Apollinare in Classe e San Vitale).
Sotto la collina sorge un antico cimitero ebraico di circa tremila anni, perché la zona è sempre stata fin dall’antichità un luogo di sepoltura, dal momento che si trovava di fronte al Tempio.
Attualmente, però, le tombe sono recenti essendo state distrutte più volte dai musulmani.
Quello che veramente colpisce di questa città è proprio il fatto che, pur avendo radici antichissime, spesso le costruzioni sono moderne perché tutto è stato vittima di una furia distruttiva senza precedenti dovuta alle diverse popolazioni che si sono avvicendate.
E’ molto triste tutto ciò eppure questa è la situazione comune a tutta la regione tra Israele e Palestina, una situazione di violenza, di strage e di rovine che non finisce mai.
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Davanti a noi nelle mura c’è una porta chiusa, la Porta Aurea dalla quale, secondo la tradizione, sarebbe entrato Cristo per recarsi direttamente al Tempio venendo da Betania, che è un piccolo villaggio appena dietro il Monte degli Ulivi.
Porta Aurea
Da qui dovrebbe, secondo gli ebrei, entrare il Messia che ancora deve venire, mentre per i cristiani passerà nuovamente da quella porta nel Secondo Avvento alla fine dei tempi.
Sia gli Ebrei sia i Cristiani sono comunque convinti che quando il Messia passerà da quella porta ci sarà la resurrezione dei morti: infatti gli ebrei si sono fatti seppellire proprio qui davanti da millenni per essere i primi a vederlo in modo che subito si avveri la profezia di Ezechiele:
“La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare tutt’intorno accanto ad esse.
Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite.
Mi disse:
«Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?».
Io risposi:
«Signore Dio, tu lo sai».
Egli mi replicò:
«Profetizza su queste ossa e annunzia loro:
Ossa inaridite, udite la parola del Signore.
Dice il Signore Dio a queste ossa:
Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete.
Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: Saprete che io sono il Signore».
Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente.
Guardai ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c’era spirito in loro.
Egli aggiunse:
«Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell’uomo e annunzia allo spirito:
Dice il Signore Dio:
Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano».
Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.
Mi disse:
«Figlio dell’uomo, queste ossa sono tutta la gente d’Israele.
Ecco, essi vanno dicendo:
Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti.
Perciò profetizza e annunzia loro:
Dice il Signore Dio:
Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore.
L’ho detto e lo farò».
Oracolo del Signore Dio.”
Questa profezia per gli Ebrei è legata anche a Masada, perché le tante ossa inaridite sono state messe in relazione con gli ultimi eroici combattenti per l’indipendenza di Israele, resuscitati oggi con il ritorno del popolo nella propria terra di origine.
Immagine celebrativa certo, ma pur sempre affascinante.
Per questo motivo, ci dice la guida, i musulmani hanno chiuso la Porta Aurea e poi non l’hanno più riaperta.
In realtà non è proprio così.
Probabilmente fu chiusa dai crociati per motivi di sicurezza e poi Solimano il Magnifico nel XVI secolo, quando ristrutturò le mura, non la fece più riaprire.
In ogni caso, dopo questo momento di meditazione ci confrontiamo di nuovo con guerre e divisioni vere o presunte e con chi soffia sul fuoco delle polemiche… peccato.
Questa città meriterebbe maggiore rispetto e saggezza.
* * *
Da questa collina i crociati contemplarono la città per la prima volta, mentre là davanti a noi scorgiamo la chiesa della Dormizione della Vergine sulla collina di Sion, dove si appostò Raimondo si Saint Gilles; vicino al luogo del martirio di Santo Stefano, cioè ai piedi della collina, si accamparono Roberto di Fiandra e Roberto di Normandia, mentre Tancredi d’Altavilla sistemò i suoi uomini proprio davanti al Santo Sepolcro e Goffredo di Buglione completò l’accerchiamento davanti alla Porta di Giaffa.
Qui il genovese Guglielmo Embriaco smantellò le proprie navi per farne torri di attacco contro le robuste mura che non volevano cedere.
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