siamo tutti palestinesi. – 444

6 settembre 2012 giovedì  01:30

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aspettate a giudicare questo titolo: non dice quello che sembra.

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Andrea Bertaglio sul Fatto: un articolo che merita di essere ripreso e divulgato e parla di 
un rapporto del Programma Ambientale delle Nazioni Unite (Unep), in occasione della Settimana mondiale dell’acqua che si è chiusa ieri a Stoccolma.
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più di un milione e mezzo di abitanti palestinesi della striscia di Gaza, una delle zone più densamente popolate del pianeta, potrebbe ritrovarsi senza acqua potabile entro il 2016.
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Un milione e seicentomila abitanti, di cui più della metà bambini, destinati a superare i due milioni entro la fine di questo decennio. 
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Il 90% dell’acqua disponibile è già oggi talmente avvelenato da non essere utilizzabile.
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Colpa dell’eccessiva quantità di nitrati e fertilizzanti usati in agricoltura.
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I danni alle riserve d’acqua di quei territori potrebbero presto rivelarsi irreparabili, rendendo l’area completamente “invivibile”.
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Principalmente per due fattori: l’eccessivo inquinamento, anche dovuto all’assenza di controlli delle acque reflue, e lo smodato sfruttamento dell’unica falda acquifera disponibile, condivisa con Israele ed Egitto.
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Già oggi le centinaia di migliaia di persone che ci vivono devono attingere da una sola falda acquifera che non solo è penalizzata dalle scarse piogge, ma è anche sovra-sfruttata: invece dei 55 milioni di metri cubi all’anno che le permetterebbero di non prosciugarsi, infatti, se ne estraggono oltre 160 milioni.
Di questo passo entro il 2016 le riserve idriche dell’intera regione saranno esaurite.
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Entro il 2020 il fabbisogno idrico di quei territori crescerà di un ulteriore 60%.
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A Gaza un quarto delle malattie sono riconducibili alla pessima qualità dell’acqua.
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Bisognerà attendere alcuni secoli prima di potere riutilizzare l’unica falda presente in quella zona.
Inoltre “anche con azioni correttive immediate ci vorranno decenni per recuperarla”.
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L’emergenza umanitaria è alle porte.
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occorre urgentemente un impianto di dissalazione.
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Costo: 500 milioni di dollari; e, per funzionare, avrà bisogno di una nuova centrale da 90 MW.
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La dissalazione è infatti un processo particolarmente costoso, e richiede enormi quantità di energia.
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Gaza, immagine del nostro futuro possibile.

siamo tutti palestinesi.

14 risposte a “siamo tutti palestinesi. – 444

  1. l’esponenziale incremento demografico, incoscientemente anzi follemente incoraggiato da tanti religiosi professionisti, sempre se non ci autodistruggeremo prima, sarà causa della morte del pianeta e quindi della razza umana.
    i profeti che hanno più volte vaticinato che dopo le guerre per il petrolio ci saranno quelle per l’acqua sono stati derisi o sottovalutati da governanti miopi ed inetti.

    in italia poi c’è la credenza in molti inconscia, della divina provvidenza (un’autentica araba fenice), dello spirito santo, di maria patrona d’italia ecc. ecc. tanto è stato intenso il lavaggio del cervello subito fin da piccoli da parte di santa romana chiesa.

    credenze, assolutamente incompatibili con un sano pragmatismo.

  2. Più andiamo avanti più credo che l’uomo abbia bisogno di qualche grande avvenimento epocale come l’esaurimento totale quanto più rapido di tutti i pozzi di petrolio del pianeta, o l’esplosione istantanea di tutte le centrali elettriche.

    L’uomo è un pò troppo distratto negli ultimi secoli non pensa minimamente alla situazione ambientale, chi accenna all’argomento è un Ambientalista cioè un pazzo fanatico.

    Attualmente è come continuare a mangiare pisciare e cacare nella stessa stanza stando ben attenti a tenere sempre rifornito il frigorifero.

  3. immagine finale forte ma adeguata.

    e non è che ci si debba girare attorno più di tanto, le cose stanno così, eppure tutti fanno come se non succedesse niente…

  4. C’è una millenaria storia di prove empiriche che consiste in guerre epocali, stragi, momenti di offuscamento della ragione mondiali periodici e distruttivi che dimostrano chiaramente che l’uomo è per natura (in maggioranza) stupido. No meglio, è che non fa uso di intelletto. Ecco e il fondare un sistema economico e ideologico sulla “libertà dei mercati” cioe sul desiderio dei molti è un chiaro suicidio. Ma non è che si debba imputare all’uomo una colpa; effettivamente non è che si possa chiedere a un operaio che fatica ad arrivare a fine mese di preoccuparsi se la sua industria rilascia emissioni di gas tossici dannosi per se stesso e per la sua comunità, o di interessarsi delle sorti del Pianeta terra quando riesce a fatica a mantenere la sua famiglia. (anche perche il suo eventuale interessamento verrebbe ricompensato con il licenziamento i suoi gesti sono irrilevanti, e questo la grande azienda lo sa) (su piccolezze come non comprare arance provenienti dalla spagna o utilizzare smodatamente il condizionatore forse un pò di attenzione si potrebbe invece pretendere)
    Ma c’è una perversione di fondo nell’idea che a migliorare le cose debbano essere e possano essere i singoli. Peggio c’è una immoralità schifosa e subdola in questo sistema che è quello di voler in tutti i modi sfruttare la potenziale inclinazione al “male” dell’uomo, la quale che non ha niente a che vedere con il peccato originale: riguarda le sue debolezze. L’idea è questa: io ho bisogno di vendere; io so che tu sei debole, che se ti offro che so della droga (ma potrebbero essere delle arancie spagnole) tu potresti essere portato per tutta una molteplicità di ragioni ad accettarla(perchè sei debole o perchè sei distratto). Se tu l’accettassi del resto la responsabilità sarebbe solo tua, nessuno ti avrebbe obbligato. E’ cosi che si perpetua il male funziona così dappertutto ma bisognerebbe rinizare ad accorgersi che un modo del genere è tutt’altro che neutro.

  5. A e ho una bella notizia: in barba ai vari protocolli di kioto e un nostro interessamento ambientale sempre maggiore accompagnato a certi principi di eticità ambientali personali come limitare l’uso di macchina,utilizzare poco condizionatore, cercare prodotti a km zero (io personalmente seguo questi piccoli principi), le emissioni di co2 non solo non sono diminuite ma sono in salita ed è ovvio che sarà sempre peggio

    • mi trovo in accordo con tutto e lo trovo anche detto bene.

      mi è rimasta solo una curiosità e ne approfitto per colmare una lacuna informativa: che cos’hanno di perverso le arance spagnole? 🙂

      scusa la battuta, ma non lo so davvero… 😉

  6. Ma niente di che in verità è solo che in italia avremmo delle ottime arance siciliane ma il sistema produttivo è a un livello di perversione tale che mentre importiamo e compriamo queste arance intanto in sicilia le arance rimangono negli alberi e marciscono ma questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare

    • ah, ora ho capito meglio, grazie.

      ma suppongo che il problema vada visto anche da un punto di vista leggermente diverso: come mai la Spagna riesce a produrre arance che fanno concorrenza a quelle siciliane e che evidentemente costano di meno?

      • Chiaramente in questi casi il problema è molto complesso potrebbe trattarsi di manodopera a basso costo la quale potrebbe portare con se sfruttamento e lavoro in nero. Oppure potrebbe avere a che fare con il costo dei trasporti: le merci fanno un percorso incredibile dal luogo in cui vengono raccolte a quello in cui vengono confezionate a volte questi movimenti sono totalmente contro intuitivi eppure in qualche modo riescono ad essere più convenienti. Certo si potrebbe pensare che il motivo sia anche una certa mancanza di chi possiede questi terreni ed è incapace di gestirli come i moderni meccanismi economici richiedono ma io non sono affatto convinto della bontà di questi meccanismi che hanno portato al fallimento dei piccoli produttori incapaci di mantenere i ritmi e la competitività richiesta dal mercato e che hanno privilegiato la produzione di massa alla qualità (ecco potrebbe anche essere che la sicilia nella sua realtà regionale sia un “piccolo produttore” rispetto ad esempio ad una eventuale produzione più massiccia da parte della spagna [ovviamente sto solo congetturando], potrebbe semplicemente essere che la domanda di arance di maggior qualità è minore ad esempio). Si sono argomenti che richiederebbero un’analisi più approfondita, ma certi fatti sono inaccettabili a prescindere. Consiglierei a tal proposito la visione del film “Taste the waste” che è un documentario che dimostra ad esempio come grandissime quantità di merci vengono buttate ancora prima di finire nei nostri cestini della spazzatura: possiamo riciclare quanto vogliamo ma data l’esplosione di merci che troviamo negli scaffali dei supermercati la totale vendita di queste merci e dunque il loro consumo è impossibile. Cosa succede allora quando i cibi scadono ancora prima di venir venduti? Forse che vengono venduti in altri mercati a persone più economicamente bisognose?Forse che vengono utilizzati come foraggio per gli animali? No per la gran parte finiscono direttamente nelle discariche. Menti più acute, in Germania hanno pensato a un modo per ottimizzare gli sprechi: bruciano cibi (frutta e verdura) per ricavarne energia! Nel film si vede il proprietario di una grande panetteria produrre grandi quantità di pane quotidianamente per soddisfare le richieste esigenti dei consumatori per poi bruciare il pane rimasto invenduto a fine giornata e ricavarne il calore necessario per produrre nuovo pane! In italia abbiamo il buon esempio del Last Minute Market di Andrea Segre che cerca di reintrodurre cibi in data di scadenza per venderli a buon mercato, ma si tratta di casi rari che non risolvono che una minima parte dello spreco.

        • considerazioni tanto più interessanti quanto meno “filosofiche” e molto concrete.

          naturalmente non mi sento in grado di entrare in una analisi così dettagliata: sottolineo soltanto, per parte mia, il punto che hai sfiorato quando hai parlato del carattere regionale della Sicilia, rispetto alla dimensione nazionale della Spagna; e una seconda contrapposizione, connessa, potrebbe essere fra insularità e continentalità.

          d’altra parte la Sicilia è tale proprio perché è un’isola, e credo che la perdita di tale carattere (il ponte di Messina) la snaturerebbe completamente, anche se probabilmente questo parziale isolamento ha dei costi economici e diminuisce le possibilità di successo).

  7. Pingback: la mia Gaza, negli anni, nei miei blog – 432 – comma22corpus·

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