musica e libertà di parola: Fazil Say e Mozart. – 518

18 ottobre 2012   giovedì   06:51

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una marcia turca come non l’avete mai sentita.

il pianista è Fazil Say.

ma, come si capisce da questa performance un po’ più che mozartiana, non si tratta solo di un esecutore, ma anche di un compositore, cioè di un piccolo grande genio musicale.

* * *

che, ovviamente, essendo un piccolo Mozart del giorno d’oggi, ha anche la sua biografia su wikipedia, e un sito twitter.

e ci scrive un giorno:

Il muezzin ha sbrigato la preghiera della sera in 22 secondi.

Come mai hai tanta fretta?

Ti aspetta un’amante?

Hai un raki (acquavite turca) sul tavolo?

Fazil Say, per quelle frasi su twitter, è sotto processo nella Turchia integralista di Erdogan: compare giusto stamattina davanti alla corte di Istanbul: questo post celebra adeguatamente la circostanza.

nell’atto d’accusa sta scritto che ha pubblicamente vilipeso la religione islamica e i suoi aderenti.

pensate che ha persino commentato il suo processo con queste parole:

Tu puoi essere ateo, ma non puoi dirlo ad alta voce.

Di questi tempi può diventare molto caro non essere un credente.

parla della Turchia, naturalmente, solo della Turchia…

* * *

un altro genio, quel Mozart che Say ha ricreato nel valore dissacrante della sua musica lì sopra, sotto i nostri occhi, scriveva, senza twitter, due secoli e mezzo fa:

“Vi bacio le mani, il viso, le ginocchia e la vostra…, insomma vi bacio tutto quel che mi permettete di baciarvi.” (alla Bäsle, 13 novembre 1777).

“Mio padre Le impartisce la sua ziesca benedizione, mia sorella Le invia mille baci cuginali e il cugino Le dà ciò che non ha il permesso di darLe.” (alla Bäsle, 10 maggio 1779).

era lo stesso Mozart che aveva composto un canone a tre voci “Difficile lectu mihi Mars” K. 229, in un latino assolutamente improbabile, che diventa chiaro solo se trascritto nel tedesco del tempo: “die fitsch’ i(ch) leck du mi’m Arsch” (quella me la fotto io, tu vaffanculo).

ma la traduzione della seconda parte è molto pudica, l’originale è decisamente molto più spinto.

* * *

trovo in internet, e non cito la fonte:

Le dimostrazioni di scurrilità di Mozart ci appaiono finalmente senza tagli e in tutto il loro splendore: basta scorrere i quattro volumi dell’epistolario e si trovano esempi, se non da manuale, certamente d’altissimo livello (l’edizione critica da O. Deutsch e W.A. Bauer conta in totale 356 lettere e un falso).

Nella lettura di queste corrispondenze, ciò che maggiormente colpisce negli scritti di carattere ludico-scurrile, non è la varietà o la fantasia del linguaggio utilizzato dall’autore, ma lo spirito divertente-divertito che tale veniva trasmesso, allora, al destinatario della lettera, e a noi oggi.

Altra sorpresa: nelle riproduzioni anastatiche delle lettere, come già nelle partiture autografe, si nota immediatamente l’assenza di cancellature e correzioni: Mozart scriveva parole – o meglio: parolacce, nota mia – con la stessa facilità con cui componeva musica.

Mozart coinvolto dalla incredibile libertà espressiva dei suoi tempi illuministi e rivoluzionari?

altri preferiscono dire colpito da “sindrome di Tourenne”, una malattia mentale che costringe a un irrefrenabile turpiloquio.

un’altra malattia mentale dovrebbe essere inventata e classificata oggi, è quella che costringe i blogger a dire quello che pensano, incuranti delle conseguenze sociali del loro dire . 

* * *

quanto a Mozart, la prematura vedova cercò di distruggere quanto più poteva le tracce della vita sregolata del marito, in modo che il segreto della straordinaria libertà di invenzione musicale di quel genio, così insopportabile in vita, restasse una specie di enigma per i posteri.

dovette farlo anche perché ricevette dal governo una pensione per pagare il suo silenzio, e lei lo vendette.

silenzio su che cosa?

* * *

Mozart, secondo un’audace, ma convincente ipotesi, che ho letto qualche anno fa, non chiedetemi ora il titolo del libro, morì per la bastonatura subita dal padre di un’allieva di pianoforte che aveva messa incinta; il padre era un dignitario di corte che si suicidò il giorno stesso, e lo scandalo fu messo a tacere, anche con la complicità della vedova, e Mozart sepolto in una fossa anonima per impedire che potesse essere riesumato e che si potesse scoprire la vera causa della morte.

in sostanza anche Mozart fu una vittima della sua libertà sregolata di vita, di cui la sregolata libertà di parola era un segnale abbastanza chiaro…

la lezione che subì dai potenti del tempo forse andò oltre il segno e privò l’umanità intera di altri decenni di capolavori.

* * *

ma agli uomini rozzi che cercano di bloccare la libera musica e il libero pensiero che importa della bellezza dell’una e dell’altro? non li capiscono…

non si può bloccare l’uno senza uccidere l’altra.

del resto in Afghanistan i talebani non uccidono, ispirati dal profeta, i musicisti per il solo fatto che suonano?

* * *

Mozart morì a 37 anni; spero che Say, che ne ha 42, possa felicemente suonare più a lungo.

e, se dovesse essere incarcerato, organizzeremo un Ratto dal serraglio, vero?

31 risposte a “musica e libertà di parola: Fazil Say e Mozart. – 518

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  2. Non capisco se devo prendere questo post anche come una difesa del turpiloquio … o della libertà del turpiloquio.
    A parte che accosti del tutto arbitrariamente luoghi, situazioni e tempi tanto diversi, per cui, se posso condividere il giudizio negativo verso gli integralisti, e su questo non ci piove ed è tutta un’altra storia, e se posso anche sorridere sulla rappresentazione del film Amadeus, in cui ci viene mostrato un Mozart libertino ed irriverente – che può darsi fosse nel suo caso una parte del suo genio, se non più precisamente il rovescio della medaglia – ovviamente mi pare anche evidente e dimostrato che non sia strettamente necessario usare il turpiloquio per essere dei geni. Infatti non tutti i geni fanno né hanno fatto uso del turpiloquio nemmeno in passato, e non è certo il turpiloquio il salvacondotto per essere dei geni, né per essere musicisti o amare la musica. Ma neppure per essere degli uomini comuni e “normali”.
    Inoltre vorrei osservare che il turpiloquio in sé attualmente viene usato anche fin troppo diffusamente a cuor leggero, e senza che corrisponda d’altra parte nessuna altra e paritetica espressione geniale. Turpiloquio tout court e niente altro, si sente dire in ogni angolo di strada, ed esso non vale più delle sputazze e delle pisciate dei cani.
    Per di più, siccome sono una donna, ho sempre percepito il turpiloquio di genere sessuale, praticato in pubblico o meno, non so come dire, come un abuso di potere, e come una forma di disprezzo delle più subdole, verso le quali di solito le ragazze non hanno molte difese. Io stessa ricordo che fin da ragazza non potevo uscire per strada senza intercettare espressioni ed allusioni verbali di genere sessuale, gesti e persino palpeggiamenti.
    Ma anche l’intercalare di ca..i c..i e fi..e, non direi che sono un bell’esempio da seguire, e non trovo siano un’espressione che contraddistingua l’umano, e nemmeno “libera” o creativa. Da parte mia la ritengo soltanto una forma di primitivismo. Ovvero, siccome non si ha niente da dire di “intelligente”, salta fuori il linguaggio volgare in modo automatico, che spesso non ha altro scopo di interrompere e minare il dialogo, abbassando il livello della comunicazione al livello bestiale.
    Per questo non ho alcun dubbio che il turpiloquio non sia affatto una “libertà di pensiero” , ma piuttosto una forma di “peste del linguaggio”, nella forma virale più diffusa. E “misconosciuta”, nel senso che in certi ambienti passa come la “normalità”. ma è una “normalità” sulla quale dovremmo riflettere e meditare. E a tal proposito segnalo la “Metafisica della peste” di Sergio Givoni.

    • no, non direi che questo post è una difesa del turpiloquio, se per turpiloquio intendiamo l’abuso gratuito di espressioni inutilmente aggressive o di parole sconce, per il quale condivido pienamente il tuo fastidio (senza essere una donna) e dal quale mi astengo regolarmente; è però certamente anche una difesa della libertà di parola poco regolata, se effettivamente necessaria espressivamente.

      però non mi soffermo ulteriormente su questo tema, a cui hai dedicato buona parte del tuo commento, perché non era il tema del mio post.

      nel caso delle espressioni citate dalle lettere di Mozart, l’espressione è veicolo necessario di un atteggiamento di libertinismo giocoso, che è lo stesso che la sua musica esprime.

      difendo quel libertinismo, e dunque anche le parole necessarie per esprimerlo: questo era il tema del post.

      e anche l’elemento di congiunzione fra Mozart e Say, per quanto il libertinismo verbale di Say si sia in fondo limitato a un paio di innocenti battute contro un imam.

      – l’accostamento nel post è fra luoghi, situazioni e tempi tanto diversi?

      direi proprio di sì: è il tratto originale di questo post, ed è nato giocosamente e quasi per caso cercando con You Tube una musica di Say, incappando nella sua straordinaria esecuzione della Marcia Turca di Mozart, riflettendo su quel che di tempestosamente mozartiano c’era in quella esecuzione, cercando quindi di cogliere le radici di questa affinità, e trovandola nel sintagma libertà di invenzione musicale, libertà di parola, che è il cuore di questo post.

      l’accostamento può risultare suggestivo (per me lo è stato) oppure semplicemente bislacco; direi che c’è libertà di giudizio 🙂

      – Mozart non è tanto un libertino nel film di Forman, quanto e molto di più nella realtà della sua biografia: anzi, Forman rappresenta una versione alquanto puerile, inconsapevole, non articolata storicamente del libertinismo mozartiano, che ha invece affinità ed echi culturali notevoli nei contemporanei, da Diderot a De Sade, ed è una espressione di una civiltà molto più libera della nostra nel rapporto con la sessualità: noi abbiamo liberalizzato la pornografia, al giorno d’oggi; ma gli illuministi avevano liberalizzato la sessualità e l’erotismo: c’è differenza.

      Mozart è una voce di questo mondo: la sua coprolalia non è una malattia (secondo me), ma un’espressione culturale.

      incidentalmente volevo dire questo: la difesa della libertà di parola non può che essere globale, dove è necessaria.

      in fondo questo è pur sempre il principio della libertà dell’espressione artistica, anche quando entra nel campo dell’osceno secondo i valori correnti.

      – inserendo in google il titolo del libro di Givoni che hai citato e assieme il tuo nick, mi ha mandato a questo post recente tuo, con questa citazione che adesso non ci ritrovo dentro:
      “qui sulla mia scrivania un libro di Sergio Givone intitolato “Metafisica della peste” che chiede urgentemente di essere letto e meditato”.

      ci trovo però questo passo:
      “Se c’è una peste del linguaggio – e c’è – non c’è dubbio che può essere contagiosa – soprattutto nel caso non si siano ancora sviluppati appropriati anticorpi.
      E per peste del linguaggio non s’intende soltanto il linguaggio scurrile che divampa, ma molto molto altro di ben più subdolo e invisibile: il liberismo assoluto che si può dire e fare di tutto e di più, senza freni né remore di sorta, ch’è anche peggio di credere in dio e nell’acqua santa. C’è chi la chiama cultura; ma se lo è non ha un buon odore. E’ marcia”.

      non ho capito bene che cosa intendi dire. ma se parliamo di linguaggio parliamo forse di arte.

      e l’arte, in quanto arte, deve essere assolutamente libera; come il pensiero

      se è di questo che intendevi parlare, dissento completamente, ed abbiamo forse scoperto la radice nobile dei nostri recenti radicali dissensi: io difendo il libertinismo, io sono un libertino.

  3. Mi risulta davvero nuova la definizione del “linguaggio” come “arte”.
    Quindi ritieni che quando parli, la tua (come quella di tutti) sia un’espressione artistica?
    Un’espressione artistica quando qualcuno ti dice per strada “non sai che ti farebbe”, oppure, “non rompermi i ca..o”, oppure come quando il senatore Quagliarello esternò alla camera la frase “Eluana è stata assassinata” ?
    D’altra parte non è trascorso molto tempo da quando fu esposta alla biennale sotto teca la famosa “merda d’artista”.
    Diversamente a casa mia il linguaggio è una facoltà dell’intelletto e uno strumento attraverso il quale la ragione può esplicarsi, e che permette agli esseri umani di comunicare tra loro in modo che possano intendersi e accordarsi.
    So bene che non pratichi il turpiloquio.
    Su Mozart, a me interessa poco stabilire se il suo turpiloquio sia stata una malattia, ma di certo ancora adesso il turpiloquio è un’espressione culturale di un certo tipo. Ma quale tipo? e quale cultura? Su dai, non scherziamo.
    Vorrei proprio vedere, nel caso i tuoi allievi praticassero il turpiloquio in classe, se gliela lasceresti passare liscia con la scusa della libera espressione culturale e artistica.
    Sulla libertà ci sarebbe da intendersi, perché l’unica libertà che dovrebbe essere ammessa è quella di non fare il male a sé né al prossimo.
    Oltretutto che non vedo quale libertà ci sia nell’aver appreso da una società in caduta libera, dei modi espressivi volgari e quant’altro, compreso modi di pensare discutibili. I ragazzi non sono affatto liberi, ma condizionati dal linguaggio e dai modi che hanno assorbito come spugne dai media e dagli adulti.

    Ho visto che hai aggiunto un’altra frase al tuo commento: “io difendo il libertinismo, io sono un libertino.”
    Ma quell’ “io” : maiuscolo o minuscolo?

    • non capisco se stai cercando volutamente di equivocare oppure se sei talmente presa dal tuo argomento da equivocare sui miei spontaneamente 🙂

      io sto solo dicendo che trovo equivoca la tua posizione sul linguaggio scurrile, perché non distingue tra i diversi usi possibili di questo linguaggio, e lo condanna in blocco, finendo quindi col portare acqua al mulino di chi vorrebbe reprimere la libertà di pensiero.

      (nota bene per favore, che io parlo di libertà di pensiero, e non parlo mai di libertà di espressione, perché la prima è un valore costituzionale, e la seconda no, non mi interessa, infatti)..

      quindi non sto affatto difendendo la scurrilità nel linguaggio comune: mi sembra talmente chiaro! basta leggermi!

      faccio un esempio, così ci capiamo: Henry Miller, oppure preferisci Anais Nin?

      prendiamo uno/una di questi due artisti, non manca il linguaggio scurrile né nell’uno né nell’altra: rientrano nei tuoi anatemi, oppure ammetti che l’suo del linguaggio scurrile in quei casi era un’esigenza artistica e dunque va rispettato?

      i i disegni erotici del vecchio Picasso (altro esempio di uso di un altro linguaggio osceno) sono pornografia da reprimere oppure arte da giustificare?

      per me è la seconda che ho detto.

      il resto è contorno.

      – quanto alla frase finale che ho aggiunto, vedo che io rileggendo i miei testi tendo ad aggiungere, tu tendi a togliere: vorrà pur dire qualcosa… 🙂

      e, per l”io” che ho usato, non uso mai le maiuscole, salvo che per i nomi propri quando ce l’hanno, giusto per non cadere in tentazione… 😉

      • Non sto equivocando sui tuoi argomenti. Sto cercando di condurti a comprendere anche i miei.
        Intanto continuo a pensare che mettere insieme luoghi, situazioni e tempi tanto diversi, non sia corretto. Ogni situazione è un caso a sé, soprattutto quando si tratta di esprimere un giudizio morale sulle questioni. E soprattutto se addirittura dal particolare vogliamo trarre una legge universale.
        Dubito sia possibile. La morale è indimostrabile. La morale deriva da giudizi a priori – mi pare di ricordare.

        Nel caso del ragazzo turco, ad esempio, di cui non conosco il caso, ma che come dici è imputato per aver scritto una frase banale su twitter, ovviamente dovrà sottostare alle leggi del paese in cui vive.
        Noi, da qui possiamo dire che non è giusto, secondo le nostre leggi e la nostra morale. Fatto sta che il ragazzo turco non vive qui, ma là, per cui dovrà assumersi la responsabilità della sua azione. Il dubbio che mi rimane, è se ha fatto questa sciocchezza come una provocazione premeditata, per far scoppiare il caso della non-libertà di espressione, ad esempio, o se è stata solo una ragazzata e nulla più. Il motivo per cui facciamo le cose, forse non sembra, ma cambia e di molto il valore delle azioni che compiamo, e non è indifferente. Che poi sia un bravo ragazzo che suona il pianoforte, tanto meglio per lui.

        Poi: scrivere una frase vagamente irriverente (o giudicata tale) su twitter, e quindi pubblica, non può essere paragonato all’abitudine di usare un linguaggio scurrile, come ne caso di Mozart, solo perché sia il ragazzo turco che Mozart suonano il pianoforte. Questa operazione è illogica, è come voler sommare mele con pere. Non esiste termine di paragone né corrispondenza, tranne appunto, il pianoforte. Ma se ti va puoi sempre dire, se vuoi, che tutti e due portano i pantaloni, o hanno il naso, o cose simili.

        Inoltre, la libertà di pensiero, finché non viene espressa, non viene negata in nessun luogo. La libertà di pensiero si deve poter praticare, esprimendosi, appunto. Quindi non si possono separare libertà di pensiero ed espressione dello stesso, che sennò sarebbe solo ipocrisia.

        Quindi c’è il discorso della libera espressione artistica. L’arte, o ciò che una società riconosce come arte “propria”, è espressione di un determinato periodo storico. Ed è chiaramente l’espressione del gusto e della morale di un determinato tempo storico.
        Nel nostro periodo storico l’arte propria della nostra società è determinata in larga misura anche dagli interessi del capitale. Un prodotto artistico diventa tale perché c’è un mercato che lo gradisce, ma anche, che lo gradisce perché c’è un mercato, per cui viene centuplicato in innumerevoli copie, e in breve, senza nemmeno che ce ne accorgiamo diventa il gusto che va per la maggiore.
        Per fortuna, all’interno del gran calderone del permissivismo (che avvantaggia sempre il capitale) ad ognuno è comunque permesso di avere e sviluppare il proprio gusto personale.
        Non so se sai, per esempio, che verso le fine della sua esistenza, Picasso stesso ammise di aver prodotto le opere che ha prodotto, non perché avesse piacere di farle o perché le riteneva delle opere artistiche, ma perché c’erano i galleristi che gli chiedevano quelle “schifezze” (e non parlo di quelle erotiche, ma in generale). E lui ci marciava.
        Questo non toglie comunque nulla al suo aspetto migliore, che anzi quella confessione ce lo rende anche più simpatico, visto che ci fa aprire gli occhi. Hai presente il tale che svelò a tutti che il re è nudo? Ecco, quello. 🙂

        • proviamo a rimettere il discorso coi piedi per terra?

          hai esordito accusandomi, molto fantasiosamente, di difendere con questo post il turpiloquio; ti ho spiegato che non era vero.

          mi hai accusato di mettere assieme realtà diverse: ho provato a spiegartene il senso, ma in questo caso ho anche precisato che è un problema di gusti.

          a te piace mettere insieme le pere con le pere e le mele con le mele, a me piace il cestino di frutta mista.

          non c’è discussione, direi.

          hai contestato che il linguaggio sia un’arte, ma io non ho mai detto una sciocchezza simile, ho solo detto che si fa fa arte anche col linguaggio, e mi pare evidente.

          ho detto che ritengo che l’arte e più in generale il pensiero devono essere liberi: parlo di valori della Costituzione Italiana, ma soprattutto in questo caso della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, se hai presente.
          Articolo 19
          Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

          tu non sei d’accordo, per la Turchia spero e immagino.

          tu dici che la morale è indimostrabile; non c’entra molto, perché il mio sulla Turchia era un giudizio politico, non morale; comunque mi trovi d’accordo, infatti la morale non ha nulla a che fare con la conoscenza, ma piuttosto con la vita sociale.

          dici anche che la morale deriva da giudizi a priori – mi pare che ti sbagli, dato che parli di Kant, che qui fa riferimento piuttosto agli imperativi categorici; i giudizi a priori riguardano il modo in cui si forma la conoscenza.

          in ogni caso qui non stiamo parlando di moralità, ma di legalità, restando all’interno delle categorie kantiane.

          legalità, e non legge: cioè principi regolativi che possano essere seguiti dalle persone per identificazione e non per mera costrizione.

          il musicista, 42enne e un po’ più che ragazzo direi, ha espresso una sua opinione, e per qualunque motivo l’abbia fatto, compresa la ricerca di una celebrità di cui non pare che abbia del resto bisogno, era suo diritto umano universale farlo (a meno di non adottare la Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’uomo, anziché quella universale; cosa che non mi risulta che la Turchia abbia ancora fatto, ma potrei sbagliarmi anche io).

          mi pare di capire che non sei d’accordo, capisco meno perché.

          l’ultimo argomento da te introdotto (pere con pere, mele con mele…) è arte e capitale.

          apprendo da te per la prima volta, supponi tu, che Picasso se la faceva con i galleristi, ma questo non gli impedì di prendere il premio Lenin, aggiungo io, fresco di mostra su Picasso a Milano.

          buon per lui, direi: e, scusa, portava i pantaloni anche lui?

          oh, dimenticavo il meglio: il permissivismo che avvantaggia il capitale…

          danneggiatissimo invece dalle dittature come il fascismo o il nazismo.

          c’è altro? 🙂

  4. In alcuni casi il linguaggio, anche quello musicale, non rappresenta una realtà, ma la costituisce nel momento in cui la esprime in piena libertà. La parola, quando è arte, dilata o restringe a dismisura l’immagine, trasformandosi in una esperienza unica dove le parole sono particelle di pensiero e a questo si piegano.
    Io trovo volgare chi scrive senza aver pensato e chi scrive in modo disonesto. Chi è onesto scrive solo se ha qualcosa da dire e può dirla come la pensa. Il resto è un’impostura.

    • la parola che si fa arte dev’essere libera, ma anche soltanto ha diritto alla sua libertà quando si fa pensiero.

      non sono sicuro che arte e pensiero coincidano: facciamo tale confusione con le parole.

      se il pensiero è cosciente, l’arte nel suo farsi non sempre lo è, direi.

      non si può fare arte senza avere pensato, è vero, ma a volte è vero anche che il pensiero pensato può anche essere lontano e dimenticato e parlare nell’arte senza che noi lo percepiamo.

      anzi è quando parla così che artisticamente parla meglio

      • Hai ragione, hai proprio ragione. Oltre all’intelligenza inconsapevole c’è anche l’arte inconsapevole 🙂
        Sulla prima metterei una mano, ma solo per prudenza, sul fuoco 🙂

        • ma mettere la mano sul fuoco non è affatto prudente! chiedi a Muzio Scevola! 😉

          sulla seconda direi di ascoltare il padre Dante quando parla di lingua di per se stessa mossa: mi sembra una buona testimonianza, direi…;)

          e che dire di Omero che si faceva addirittura dettare il poema dalla Musa, quasi come Mosé e Mohammed loro testi sacri?

          sembra che la maggior parte di quel che gli uomini hanno fatto di grande sia stato fatto in condizioni di scarsa consapevolezza… 🙂

          • Bortocal, si riconferma l’intelligenza inconsapevole, la tua 🙂 che come la donna angelo fa “trapassare il segno”. E il padre Dante ti dà una mano. Chi conosce la scrittura o diventa più nobile o muore. Tu sai che è così. Vero? E sai che si può fare se si ha “intelletto d’amore”. E afferma il Padre che” La sua lingua parlò quasi per se stessa mossa”.Sa che l’amore nell’animo del poeta lo porta oltre la sua soggettività, altrove
            dove devi percepire oltre i sensi “col pensiero d’amore” per raggiungere la magia delle parole. E le parole
            giungono alla “trasfigurazione del desiderio” per “trapassare il segno”.
            Bravo Bortocal 🙂

            • Dante ricorda le parole di Riccardo di San Vittore “lingua mea calamus est scribae velociter scribentis” e di Agostino “in interiore homine habitat veritas”. Ma potremmo portare dalla nostra parte anche il simbolismo di Cavalcanti “chi è questa che ven, ch’ogni om la mira”. C’è lo struggimento per quello che non si può conoscere coi soli sensi, e per questo il poeta vive la divisione tra cuore e mente con “spiritelli” che lo lacerano.
              E te lo avevo detto io che i distinti debbono fondersi in unità. La scrittura è questo. La scrittura è il dolore che porta alla solitudine che vede oltre i confini per creare la vita. 🙂

              • provo a rispondere qui a tutti e due i tuoi commenti successivi, per mantenere un minimo di compattezza visiva alla conversazione.

                hai citato la donna angelo e mi hai fatto provare un tuffo al cuore; ecco che riemerge un deja vu: https://bortocal.wordpress.com/2010/10/23/bortografia-725-donna-angelo/

                bortografia-mcc43. 1. il marito della donna angelo – bortografia

                salto per aria, quasi, su quell’intelligenza inconsapevole, che ritorna :), sul quale aggettivo raccoglieresti il dissenso di mezza piattaforma.

                vorrei rinunciare anche ad esprimermi di nuovo sui distinti che debbono fondersi in unità.

                posso solo portare la mia testimonianza personale: scrivo solo perché il dissidio non si ricompone; il giorno che succedesse non avrei più motivo di scrivere… 😦

                per questo a volte, e l’ho visto molte volte, chi scrive, o comunque l’artista, si affeziona alle sue nevrosi, come a un tipico sintomo freudiano, e non vuole guarire da quella malattia che lo porta a scrivere o a creare, perché è troppo affezionato alla sua arte.

                parlando con una scrittrice lacerata qualche tempo fa la vedevo come una sacerdotessa della scrittura e ammiravo il sacrificio della persona per la ricerca della bellezza; ora è guarita o molto migliorata, e ha quasi smesso di scrivere (almeno nel senso in cui scriveva prima).

                  • mi fa piacere vedere che qui siamo d’accordo.

                    ma non dovevi scriverlo allora a maria?

                    è proprio quello che io sto sostenendo con lei…

                    e che forse dovrei sostenere anche con te, forse. 🙂

  5. Divertentissimo leggervi.
    A volte il solo ascoltare (in questo caso leggere) e non parlare è d’oro.
    Non parlarmi addosso e ascoltare gli altri ,a volte ,mi arricchisce molto.

  6. Grazie,ovvio che non mi puoi conoscere tramite i commenti ,sono come si usa dire “una faccia di tolla” non mi faccio scrupoli di questo tipo…..anzi 😉
    Ti è mai capitato al supermercato ( in cassa) di applaudire forte tuo figlio(ventenne) per metterlo in imbarazzo perchè la sua presenza invece di aiutarti era solo di impaccio? a me si.ihihihihihih

    • simpatica limitatamente alla risposta, sorry ;).

      anche io a volte do delle risposte simpatiche, ma da qui a sostenere che sono anche simpatico nel mio insieme ce ne passa.

      dovresti essere anche bresciana, oltre che simpatica: l’espressione “faccia di tolla” non credo circoli più ampiamente della provincia medesima, oppure sbaglio?

      contento di non essere tuo figlio e di non avere vent’anni, però insomma, la mia gavetta con la mamma, a suo tempo, l’ho fatta anche io… 🙂

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