17 novembre 2012 sabato 07:56
.
ribloggo da uno dei miei blog preferiti, exult49, questo posst rivelatore della durezza dello scontro POLITICO incorso con strumenti FINANZIARI, tra la speculazione internazionale e i governi non direttamente asserviti ad essa, democraticamente eletti.
* * *
L’Economist, settimanale britannico di finanza ed economia, con posizioni originariamente liberal conservatrici, nella sua copertina definisce la Francia il più grave pericolo per la stabilità della zona euro.
Incredibile un attacco di tale virulenza (…): definisce la Francia, nel suo numero datato 17 novembre, niente meno che una bomba ad orologeria nel cuore stesso dell’Europa.
Un dossier di ben 14 pagine con un’illustrazione assai figurativamente pesante: sette baguette di pane avvolte in un nastro che riproduce il tricolore nazionale e formano dei candelotti di dinamite collegati ad una miccia.
Il commento:
”la Francia potrebbe divenire il maggior pericolo per l’euro”,
”la crisi potrebbe colpire già a cominciare dal 2013!”
L’Economist mostra una virulenza non comune e particolarmente diretta nei confronti di François Hollande e del primo ministro Ayrault, affermando che “entrambi non sembrano essere leaders coraggiosi, capaci d’imporre riforme di peso a fronte di un’opposizione generale”.
* * *
Fin qui ho riportato il tono e le accuse.
Cerchiamo ora di mettere a fuoco ragioni vere e recondite di un simile attacco.
In primo luogo va detto che, al di là di quello che si vuole credere, gli organi d’informazione fanno gli interessi dei loro padroni in senso stretto e senso lato.
La City di Londra è il padrone (…) e la vicinanza delle posizioni con i conservatori al governo fa il resto.
* * *
La City rappresenta economicamente tra il 18 ed il 20% dell’intero PIL britannico.
La borsa londinese è ormai base di ogni speculazione mondiale.
La normativa britannica in merito è largamente al suo servizio.
A fronte dell’enorme crisi socio-economica che il paese attraversa ormai da 4 anni i problemi sono tanti e crescenti: de-industrializzazione avvenuta nel ventennio precedente, periferie urbane che assomigliano sempre più alla Chicago degli anni venti, un referendum prossimo che rischia di dividere definitivamente la Scozia dall’Inghilterra, un crescente scontro razziale tra minoranze etnico-religiose sempre più deluse, una disoccupazione che ha letteralmente ridotto la qualità della vita del 35% del popolo inglese.
* * *
A fronte di tutto questo il governo conservatore di David Cameron poco è riuscito a fare.
O meglio, dopo aver finito per nazionalizzare l’80% delle banche britanniche per evitarne il collasso, da due anni sta letteralmente stampando moneta.
Eh sì, i britannici non essendo nella moneta unica possono stampare a piacimento.
Come vorrebbero i nostri industrialotti per svalutare competitivamente, vendere prodotti di scarsa qualità , senza investire e far pagare al popolo bue il costo.
Bravi, già fatto, ma se lo sono già scordato come è andata a finire……
* * *
Gli scandali recenti che hanno coinvolto il governatore della Banca d’Inghilterra per aver avvantaggiato certi Istituti lo dimostrano.
Dal lato industriale non possono fare granché perché la manifattura è stata distrutta da Lady Tatcher, apprezzata solo all’estero e nell’agiografia cinematografica.
I sudditti dell’UK la pensano diversamente, specialamente gli scozzesi ed i gallesi .
Ed allora direte voi?
Il vero Casinò è la City che, grazie all’enorme flusso di transazioni, sforna miliardi ed ha reso Londra la principale borsa speculativa al mondo.
* * *
Tutto ciò per dire che la Francia rappresenta oggi per il governo Cameron il nemico numero uno.
Il perché è presto detto: è il paese che si è battuto fino alla morte per la Tobin Tax e capeggia la linea europea che vuole mettere sempre più la finanza sotto il tacco della politica e della trasparenza per evitare tracolli non giustificati e la creazione di sacche d’impoverimento difficili da gestire….
E’ vero che la tassa sarà applicata solo da 11 paesi, che ci saranno tentativi di aggirarla, che le banche faranno salti mortali, ciònondimeno la Tobin tax sarà probabilmente varata anche dagli USA di Obama.
Essa rappresenta un enorme spada di Damocle per le entrate del paese.
* * *
Come in USA , dove i 7 istituti bancari più potenti hanno sfacciatamente finanziato per la prima volta i repubblicani (rapporto 1/5), così hanno opposto una forte resistenza contro l’avvento al potere dei socialisti in Francia.
I tories ormai sono ridotti a difendersi ed in questa difesa delle loro convinzioni ideologiche coinvolgono il paese, chiaramente usando i media a loro più vicini.
Ed allora ecco che l’Economist cita tutti i seguenti aspetti come prova: economia stagnante, disoccupazione elevata, deficit commerciale abissale, peso dello Stato smisurato ed infine la ciliegina tipica di ogni neo-liberismo: “un clima degli affari che si è deteriorato dall’avvento dei socialisti.”
In particolare, udite, udite, con le misure di tassazione decise dal Presidente Hollande.
Per infine lanciare il colpo di fioretto:
“l’élite e gli elettori francesi non sono pronti a nuovi trasferimenti di sovranità a livello europeo”.
Hollande è dipinto come un uomo pericoloso e la sua vittoria è da sempre stata considerata un brutto segnale per la Francia.
* * *
Sarebbe facile ridicolizzare la politica dei governi britannici, tutti, conservatori e laburisti.
Nessun leader, Blair per primo, ha mai avuto il coraggio di indire il famoso referendum sull’adesione completa della GB all’UE.
L’UK aderì a suo tempo per non voler perdere l’opportunità di rallentare il processo di unificazione.
Il loro interesse era il Commonwealth ed il legame con gli USA.
Lo è ancora, ma il Commonwealth è ormai una cassa quasi vuota, il legame con gli USA in termini economici non conta più tanto, quello politico al contrario si è appiattito sugli USA.
Resta il fatto che la GB fuori dall’UE , comunque la vogliamo mettere, oggi è morta, mentre la UE senza la GB vivrebbe, e pure meglio……
Da europeo mi sono sempre augurato che il processo di unione ponesse prima, o poi l’UK di fronte ad una scelta obbligata.
Non è avvenuto.
Ma ora con il prossimo referendum è possibile che la Scozia possa ottenere l’indipendenza e chiedere l’adesione piena alla UE.
Ciò di fatto metterebbe qualsiasi governo britannico nell’obbligo di andare a referendum e di fatto porre fine ad un’ambigua partecipazione.
* * *
Lasciatemelo dire, l’Europa è continentale e la politica europea se vorrà divenire più coesa, più coerente, unitaria e competitiva, non potrà prescindere da questo.
Lo so, alcuni miei lettori storceranno al bocca.
Ma proprio la situazione attuale dimostra che gli Stati Nazione hanno terminato la loro esistenza, il passaggio e la rinuncia a parti di sovranità è obbligato se vogliamo affrontare le sfide del XXI secolo: Cina, USA, per non parlare dei BRIC.
L’Italia, certo perderà qualche posizione , resta comunque la seconda manifattura dopo la Germania nell’Unione.
Dobbiamo salvaguardare questo enorme patrimonio, operare un’intelligente revisione delle politiche industriali e dell’occupazione, addivenire ad un nuovo tipo di divisione comunitaria del lavoro, ma soprattutto renderci conto che o ci integriamo o moriremo comunque quali entità nazionali.
* * *
Altro che turismo, secondo la visione di economisti come Zingales.
Per fortuna è in USA.
Speriamo ci resti , con le corbellerie che racconta, il consigliere economico di Renzi, sponsorizzato dal fondo Algebris di Serra.
Il suo piano per l’Italia sarebbe abbandonare investimenti in bio-tecnologie, in informatica ,”tanto siamo incapaci” (concetto sviluppato nella penosa puntata di Servizio Pubblico di ieri sera) e vivere di turismo (sic).
Assomiglia al piano di smantellamento che l’imbecille del ministro americano dell’epoca, Morgenthau , aveva previsto per il futuro della Germania per smilitarizzarla dopo la II guerra mondiale: terra di pascolo.
Come vedete la mamma di quel tipo di persone é sempre incinta.
* * *
Ma per tornare al nostro settimanale, l’Economist, è evidente che la GB si senta oggi più che mai minacciata e rischi l’isolamento per la politica che sta conducendo nei confronti della UE ed in particolare dei suoi maggiori membri, Francia in primis, ma anche Italia.
L’unico governo con cui i governanti britannici non vogliono scontrarsi è quello tedesco.
Cercano alleati nei piccoli paesi: Cechia, Polonia, Finlandia, Svezia ecc.
Non è un caso il diniego iniziale nei confronti dell’aiuto UE all’Italia capitanato dai Paesi citati e risolto dall’intervento tedesco in nostro aiuto.
La GB sta cercando di alimentare la fronda contro un’accelerazione del processo di unificazione che è alle porte.
Mettersi di traverso aiuta le finanze ed offre loro l’illusione di essere ancora una potenza politica ed economica.
Al tramonto di sicuro.
* * *
su questa conclusione ottimistica dissento fortemente, ma ci sarà tempo per l’esposizione del mio punto di vista in qualche prossimo post.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto and commented:
Add your thoughts here… (optional)
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.