R.R., il suo Israele, 13. Un venerdì a Betlemme.

12 gennaio 2013 sabato   20:55

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ancora un post di R.R. con la cronaca del suo viaggio estivo in Israele (l’insieme dei post si può leggere inserendo “R.R..” in “Search” in alto a destra nella testata del blog).

https://www.youtube.com/watch?v=KIEvaZU8k1Q

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A Betlemme gli Israeliani hanno costruito il famoso muro che, in realtà, come ci farà poi notare la nostra guida palestinese, fa parte dei 750 km di confine che costeggiano tutta la Cisgiordania e le enclave arabe, tra recinzione metallica doppia elettrificata (che ricorda sinistramente quella che ho visto a Dachau tanti anni fa) e muri di cemento armato vero e proprio.

CIMG3114a muro del check point israeliano per Betlemme

In queste enclave, come per esempio anche a Gerico, tutti coloro che hanno passaporto israeliano non possono assolutamente entrare e così la nostra guida ebrea ci affida all’autista del  nostro pullman che è un palestinese. Girano sempre in coppia per poter passare da una parte e dall’altra del confine e trattare con tutti. Ma io ho fondate ragioni per ritenere che, pur essendo gomito a gomito tutti i giorni, non si sopportino. Basta sentire i commenti della nostra guida ebrea sui musulmani e il suo senso di superiorità nei loro confronti per rendersene conto…

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Intanto, come biglietto di presentazione, appena attraversato il confine, ci ritroviamo di fronte ad un bianco villaggio di coloni che, imperterriti, continuano a vivere in pieno territorio palestinese. Il giovane arabo che ci fa da guida, in un perfetto italiano ci fa subito notare come vanno le cose.

CIMG3122aa Insediamento coloni

L’unico aspetto confortante in mezzo a questo caos etnico e religioso è che gli italiani sono benvoluti da tutti, da una parte e dall’altra, almeno così sembra. Questo giovane palestinese, come molti altri qui, da quello che ho capito, dice di essere stato a lungo in Italia presso suoi parenti.

Comunque, oltre agli insediamenti dei coloni che accrescono la tensione, come se non bastasse, a Betlemme gli israeliani si sono semplicemente presi la strada principale per entrare in città insieme ad un quartiere intero, perché –  dicono – in mezzo sorge la tomba di Rachele; così, quando si entra a Betlemme, dal check-point di confine non si sa neppure da che parte girarsi tanto è il caos che regna in quelle stradine create semplicemente per un quartiere residenziale e diventate poi, a causa del muro, arterie di traffico.

In questa situazione i musulmani più integralisti e arrabbiati spesso hanno preso il sopravvento e così i cristiano-palestinesi che prima erano un folto gruppo, ora sono sempre di meno e c’è da credere che un giorno se ne andranno tutti; così, senza più nessuno a mediare scoppierà un’altra guerra perfino peggiore delle precedenti. Altrimenti a che cosa servirebbero dodici figli per famiglia degli integralisti ebrei (ma penso anche musulmani), e, soprattutto, dove si potranno mai insediare in questo territorio minuscolo e sovraffollato? In mezzo al deserto? Spero di sbagliarmi, ma sono molto pessimista.

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Mentre sono immersa in questi pensieri non certo positivi, ci portano in un negozio di cristiani palestinesi con l’evidente intento di farci sostenere questa minoranza… e anche questo atteggiamento è abbastanza irritante, perché gli israeliani in questo modo cercano di evitare che nelle tasche dei palestinesi musulmani possa arrivare anche un solo spicciolo. Ho notato lo stesso atteggiamento anche da parte della nostra guida: quando si gira nelle strade di Gerusalemme fa di tutto per evitare accuratamente i mercati arabi all’interno della città e anche a Nazareth non ha voluto attraversare il mercato arabo del centro.

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Finalmente arriviamo alla grande, magnifica basilica bizantina della Natività, fatta costruire nel IV secolo da Sant’Elena e restaurata nel VI, come dimostrano i resti dei mosaici pavimentali costantiniani che in alcune zone si possono ancora vedere.

CIMG3125a Pasilica natività

La basilica è gestita in collaborazione da Armeni, Ortodossi e Cattolici. All’ingresso ci attende la famosa minuscola porticina, da cui bisogna passare inchinandosi per poter entrare: una modifica necessaria per impedire l’ingresso di cavalieri armati.

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Qui finalmente ci si trova immersi nella profondità del passato, perché il sito è tutto autentico senza i pesanti interventi moderni che caratterizzano le altre chiese visitate finora; nell’insieme, però, l’edificio appare in precarie condizioni di conservazione, nonostante l’incessante afflusso di turisti.

La basilica a cinque navate comprende anche un martyrium ottagonale entro il quale è inglobata la grotta della Natività, davanti alla quale tutti si accalcano per porre la mano sulla stella dorata che segna il punto dove, secondo la tradizione, sarebbe stato deposto Gesù appena nato. Sulle pareti dell’imponente navata centrale si possono ancora vedere parti consistenti dei mosaici parietali risalenti all’epoca delle crociate.

CIMG3142a ingresso al tempietto della grotta

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Accanto alla basilica sorge la chiesa di santa Caterina oggi ottocentesca, ma con un bellissimo chiostro gotico, sempre di epoca crociata, al centro del quale troviamo la statua di San Girolamo che ricorda il soggiorno del santo in una grotta attigua a quella della Natività, esistente ancora oggi nei sotterrai della basilica. Qui il padre della Chiesa al quale Dio aveva rimproverato di essere “ciceronianus, non christianus”, attese alla traduzione dal greco in latino della Bibbia, secondo la versione poi detta Vulgata.

CIMG3157a Chiostro s. Caterina

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E’ ora di andare e all’uscita vediamo davanti a noi il Collegio cristiano di Terrasanta. La nostra guida ci informa che i cristiani attualmente sono soggetti a diverse limitazioni dall’Autorità Palestinese perché, mentre i musulmani hanno a disposizione scuole gratuite, è stato imposto ai cristiani di pagare comunque le scuole, nonostante vengano offerte gratuitamente dai religiosi.

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Alla sera torniamo in albergo e ci attende la celebrazione della cena del Sabato con abluzione rituale delle mani e lettura del Kiddush, la memoria del riposo dopo la creazione, la benedizione del pane spezzato e del vino.

Così, come se niente fosse, ci troviamo a cambiare nuovamente pagina e, al di là del muro, siamo catapultati ancora una volta tra gli integralisti ebrei che celebrano con grande serietà con tutta la famiglia al completo questa festa in una certa allegria, anche se, in realtà, il cibo è stato cucinato questa mattina e quindi, a questo punto, non è di sicuro un gran che. Oppure sarà che dopo quello che ho visto tutto mi va di traverso….

6 risposte a “R.R., il suo Israele, 13. Un venerdì a Betlemme.

    • Insomma… purtroppo le notizie sono vere, perché, visitando Israele, la tensione in alcune zone si “taglia col coltello”, però proprio perché è un luogo di opposti e di contraddizioni, di misticismo e di follia, non si addomestica e non si dimentica. E poi, non so, si respira la storia ad ogni passo, nella bellezza e nella tragedia… E’ una sensazione indescrivibile.

  1. Insomma… purtroppo le notizie sono vere, perché, visitando Israele, la tensione in alcune zone si “taglia col coltello”, però proprio perché è un luogo di opposti e di contraddizioni, di misticismo e di follia, non si addomestica e non si dimentica. E poi, non so, si respira la storia ad ogni passo, nella bellezza e nella tragedia… E’ una sensazione indescrivibile.

    • attenta, carissima, non hai attaccato il tuo commento al commento di marta, ma al post.

      questo rende più improbabile che marta sia avvisata della tua risposta.

      forse è meglio ri-postarlo col copia e incolla cliccando su “risposta” in alto a destra del commento di marta.

      buona giornata,

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)

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