27 gennaio 2013 domenica 11:32
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quando il clamore di una notizia chiaramente strumentale esplode su tutti i media contemporaneamente, è buona norma fare un respiro profondo, provare a tapparsi un attimo le orecchie facendo un passo indietro e cercare di risalire alla fonte.
in Italia non esiste infatti soltanto uno scandalo del Monte dei Paschi di Siena, esiste uno scandalo molto più grande che si chiama fondazioni bancarie.
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l’influenza piuttosto forte che mi ha steso e mi tiene a letto, mi ha impedito nella sua fase più acuta di ieri di concentrarmi, ma c’era già stato modo di cominciare ad affrontare il tema discutendo col mio omonimo MAURO Poggi, in coda a questo post: https://bortocal.wordpress.com/2013/01/24/40-il-monte-dei-pachi-e-il-dilemma-del-blogger-alternativo/
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Mauro Poggi 25 gennaio 2013 alle 16:07
A proposito del MPS, mi ha divertito l’ultima uscita dell’economista fermatore del declino Boldrin, secondo il quale la banca andrebbe nazionalizzata, risanata e quindi ri-privatizzata.
http://www.asca.it/news-Mps__Boldrin__nazionalizzazione_e_dimissioni_alta_dirigenza-1241551.html
Come ho sempre sospettato: sono tutti liberisti con le terga degli altri.
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delle dichiarazioni di Boldrin a me ha colpito moltissimo quella finale: “i partiti politici in via indiretta governano le banche attraverso le Fondazioni”.
caro Mauro, qui siamo di fronte ad una anomalia aberrante, ti rendi conto?
Boldrin svela con una naturalezza incosciente, il cuore drammatico della crisi italiana che sta tutta nello strapotere di un ceto politico ignorante e parassitario.
è divertente che dopo avere segnalato questa enormità, quasi con l’aria di non rendersene neppure ben conto, Boldrin ha infine chiesto, una ”vigilanza della Banca d’Itala molto più trasparente”.
ma questo problema non si risolve con un controllo della Banca d’Italia, si risolve cacciando i partiti dalla banche.
credo che dovremmo approfondire questo tema, magari faccio conto sulla tua competenza specifica: la relativa voce di wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Fondazione_bancaria delinea un quadro decisamente agghiacciante.
ti copio il finale.
Le Fondazioni Bancarie sono criticate di essere in mano a lobby di ex-politici e faccendieri, talvolta anche pregiudicati o condannati come Gianni De Michelis e Giuliano Segre, con poltrone in più di un consiglio di amministrazione contemporaneamente. Sono anche criticate come a rischio di clientelismi e scambi di influenze. Un esempio è il servizio di Report del 14/10/2012 [1] sulla Cassa Depositi e Prestiti dove al minuto 18 si denuncia una grave ingerenza della politica nei consigli di amministrazione delle fondazioni.
però la voce è un poco rozza e necessita di diversi approfondimenti.
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Sì, le Fondazioni Bancarie nascono da subito con finalità clientelari e lobbistiche, al di là degli obiettivi di facciata. Ancora una volta, ahimè, è inevitabile prendere atto che un decisivo contributo alla loro specificità moderna sono le solite icone della sinistra riformista: Ciampi, Amato…
Ho cercato senza risultato nelle librerie se esisteva alcun lavoro-inchiesta sulla natura di questi enti “no-profit” (che a quanto pare hanno anche corpose partecipazioni nella Cassa Depositi), trovando solo libri tche ne spiegano le modalità operative e finalità ufficiali, ovverosia: fuffa.
Boldrin scopre l’acqua calda, e l’acqua calda non fa notizia. Prepariamoci, sulla scia del bubbone MPS, ad ascoltare alti lai sulla necessità di sollevare il velo omertoso, ma dubito che passata la buriana qualcuno avrà la volontà (e forza) politica di metterci mano.
Una domanda, a te in quanto osservatore privilegiato: ti risulta esistano istituzioni analoghe in Germania?
Qui alcuni link sull’argomento:
http://www.report.rai.it/dl/docs/1336333767662monte_dei_fiaschi_report_pdf.pdf
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-95b753dd-6668-4ea0-873b-a331d433cc4b.html?refresh_ce
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-ebe7531c-c155-4e14-8aa7-c80ba7701fdd.html?refresh_ce
http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1R5Y0T
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mi fondo per prima cosa sulla voce di wikipedia, che ha il vantaggio di fornire una informazione non astrusa e specialistica, ma piuttosto comprensibile.
Una fondazione bancaria è una persona giuridica mista pubblico-privata senza fini di lucro. Le fondazioni bancarie sono state introdotte per la prima volta nell’ordinamento italiano con la legge n. 218 del 1990, la cosiddetta “legge-delega Amato-Carli, con lo scopo di perseguire valori collettivi e finalità di utilità generale.
la lista delle 89 fondazioni bancarie italiane la metto in fondo al post.
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1990: siamo agli ultimi anni dell’era Craxi, quasi a pochi mesi dalla imminente esplosione di tangentopoli.
le “solite icone della sinistra riformista” di cui parla Poggi in quel momento non sono affatto tali, ma agiscono nel quadro di un governo anticomunista come quello di Craxi, che tutto era tranne che di sinistra: Amato è uno dei protagonisti del craxismo, Carli no, aveva una posizione più defilata, da tecnico dei suoi tempi, ed era stato Governatore della Banca d’Italia dal 1960 al 1975, quando si dimise per motivi mai completamente chiariti, diventando successivamente via via presidente di Confindustria, senatore della Democrazia Cristiana, e in quegli anni ministro del Tesoro in due governi Andreotti.
è vero tuttavia che l’idea di fondo fu fornita da Ciampi, allora governatore della Banca d’Italia:
Il Governatore della Banca d’Italia (Carlo Azeglio Ciampi) trovò la soluzione per rendere le banche più appetibili per gli investitori stranieri: separare in due diverse entità le funzioni di diritto pubblico dalle funzioni imprenditoriali, cioè scorporare le fondazioni dalle banche ex pubbliche (s.p.a.): la legge-delega Amato-Carli n. 218 del 1990 dispose che gli enti bancari diventassero società per azioni, sotto il controllo di fondazioni, le quali successivamente avrebbero dovuto collocare le proprie azioni sul mercato.
a quanto capisco si trattava di trovare un modo per privatizzare alcune banche pubbliche e provare a riportarle in una logica d’impresa, senza far loro perdere le funzioni sociali che derivavano loro dal fatto di essere originariamente di poprietà pubblica.
come si vede dall’elenco in fondo, infatti, la maggior parte delle fondazioni sono riferite a banche che erano Casse di Risparmio.
in sostanza le fondazioni, che diventano proprietarie delle banche, ne ricevono i dividendi e, non essendo istituzioni a fini di lucro, li destinano a scopi sociali.
e qui si innesta la politica, naturalmente.
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non sono un osservatore privilegiato delle cose tedesche dal punto di vista economico e quindi per risponderti sono andato a documentarmi qui: Il sistema bancario tedesco.
l’articolo è di ieri e spiega la struttura tripartita di questo sistema: banche universali, cioè di proprietà privata e gestite con logiche aziendali (560 tra nazionali e straniere operanti in Germania), 1.140 banche cooperative, 439 banche di diritto pubblico (Sparkassen, Casse di Risparmio e 10 Landesbanken o banche di alcuni Laender).
Se una banca, come quelle del terzo settore, ha predominati funzioni sociali, ciò risulta dallo statuto della banca stessa e non dal fatto che essa è posseduta da una Fondazione che li ha.
in questo senso non mi risulta che ci sia qualcosa di simile in Germania alle Fondazioni Bancarie e la situazione è ancora simile a quella che c’era in Italia prima della riforma Amato-Carli; però potrei sbagliarmi.
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colgo l’occasione per dire che sul blog del “grande beltazor” ho letto delle autentiche sciocchezze scritte dal sociologo Luciano Gallino e riportate acriticamente.
Gallino dimostra di non avere la minima conoscenza della reale situazione socio-economica tedesca, che descrive come “un Paese sull’orlo dell’esplosione sociale”: scappa da ridere, ma ciascuno crede volentieri a quel che gli piace sentirsi raccontare.
Gallino cita con orrore l’esempio di chi lavora in Germania per 15 ore la settimana percependo un reddito di 500 euro al mese (che poi, rapportato a 40 ore settimanali, sarebbe il reddito normale di un operaio italiano, ma in un paese che ha un costo della vita più basso del nostro).
ma ignora gli effetti delle forme di assistenza sociale (ora giudicate in Germania restrittive) introdotte dalla legge Hartz IV, approvata dal socialdemocratico Schroeder nel 2005.
per i primi 12 mesi di disoccupazione si percepisce il 60% dell’ultimo stipendio netto o il 67% se si hanno figli, entro il tetto massimo di uno stipendio lordo di 4.500 euro.
dopo il primo anno si percepiscono per un single, 374 euro mensili, più l’affitto di un appartamento (la superficie cambia nei diversi Laender), che in media – secondo le statistiche – ammonta a 300 euro; per una famiglia, invece (padre, madre e due figli), il contributo e’ di 337 euro per ogni adulto e 219 per ogni bambino, più 550 euro per il fitto: fanno per la famiglia 1.662 euro mensili di assegno sociale.
tale assegno non ha scadenza, tuttavia ogni sei mesi vi è un colloquio per verificare che non siano state rifiutate proposte di lavoro, altrimenti si perde il sussidio; se si accetta una proposta, si viene comunque riportati entro il tetto fissato dalla Legge Hartz IV.
pertanto al suo reddito di quel lavoratore lo stato aggiunge quel che manca per raggiungere il tetto dell’assistenza sociale: pertanto in una coppia, anche omosessuale, lavorando ciascuno 15 ore la settimana, i due partner realizzano un reddito di circa 1.150 euro al mese, compreso il rimborso parziale dell’affitto, se non hanno figli; non è molto, ma neppure pochissimo per un lavoro che è meno che a part time; e consente di sopravvivere.
piuttosto è da sottolineare la diffusione di un mercato del lavoro parallelo, come ho fatto già altra volta, dove c’è gente che lavora qualche ora qua e là la settimana, anche ad un euro all’ora, per dimostrare di non avere rifiutato il lavoro e continuare comunque a percepire i 1.150 euro circa per una coppia e i 675 euro per un single.
tuttavia, anche se c’è del malessere, si tratta di una situazione tutt’altro che sull’orlo di una rivolta, come dice Gallino.
pensiamo alla situazione italiana dove un disoccupato non percepisce NIENTE.
fine della parentesi e torniamo a noi e alle fondazioni bancarie delle ex banche pubbliche.
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tra il 1998 e il 1999, sotto il governo D’Alema, c’è una riforma della legge che le riguarda, ma non sostanziale, direi, che ha attribuito alle fondazioni “la natura giuridica di enti privati senza fini di lucro e la piena autonomia statutaria e di gestione”.
Di conseguenza, le Fondazioni (a partire dal 1999) hanno dovuto adottare nuovi statuti sottoposti all’approvazione dall’Autorità di Vigilanza (Ministero italiano dell’Economia e delle Finanze).
Si afferma l’idea per cui le fondazioni devono operare nel mondo non-profit, pur potendo conservare una certa vocazione economica (ma sempre nell’ambito degli scopi non lucrativi). Il decreto, nel testo vigente, individua i settori ammessi (famiglia e valori connessi; crescita e formazione giovanile; educazione, istruzione e formazione, incluso l’acquisto di prodotti editoriali per la scuola; volontariato, filantropia e beneficenza; religione e sviluppo spirituale; assistenza agli anziani; diritti civili; prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica; sicurezza alimentare e agricoltura di qualità; sviluppo locale ed edilizia popolare locale; protezione dei consumatori; protezione civile; salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa; attività sportiva; prevenzione e recupero delle tossicodipendenze; patologie e disturbi psichici e mentali; ricerca scientifica e tecnologica; protezione e qualità ambientale; arte, attività e beni culturali) nell’ambito dei quali le fondazioni scelgono, ogni tre anni, non più di cinque settori rilevanti.
in ogni caso l’assetto uscito da questa riforma è quello di un ibrido di confusa natura: lo disse Amato in parlamento nel presentare la riforma.
con le sentenze 300 e 301 del 20043 la Corte Costituzionale dovette pronunciarsi sull’accusa sollevata dal TAR del Lazio, dopo alcune innovazioni di Tremonti, che rafforzavano il controllo politico sulle Fondazioni, che la nuova legge delineasse una pervasività dei pubblici poteri incompatibile con il principio di sussidiarietà previsto dalla Costituzione e li respinse nella sostanza, accettandoli solo per alcuni aspetti marginali, che cancellò dalla legge, riportata in sostanza vicina alla sua visione originaria.
la legge Tremonti ha successivamente obbligato le fondazioni, in una pura logica leghista, a destinare il 90% delle loro risorse a iniziative che si svolgono nell’ambito della Regione di appartenenza.
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il problema a questo punto si sposta: in questa legge in sé, pur se discutibile, io non ravviso alcun difetto strutturale intrinseco; il problema è tutto di carattere esterno e globale.
voglio dire che se anche non fosse mai stata introdotta la legge Amato-Carli, poi Amato-Ciampi, poi Tremonti, noi ci troveremmo oggi di fonte agli stessi esatti problemi di malaffare irresiatibile e per così dire naturale.
mi spiego meglio: non è la legge sulle fondazioni bancarie la radice del problema: in un paese corretto, con un’etica pubblica di normale livello, la legge potrebbe funzionare: dopo tutto sottrae alla pura logica di mercato una parte importante del sistema bancario italiano e, sia pure in una forma creativa, le conferisce finalità sociali.
il vero problema è che è marcio il sistema economico-sociale in cui la legge è inserita e che sull’insieme del sistema bancario, non soltanto su quello guidato dalla Fondazioni, ha disteso i suoi tentacoli la piovra del malaffare politico.
i partiti che si vantano di avere un banca in più non sono solo a sinistra: il cancro è totalmente mestatatizzato e diffuso dappertutto, perfino un governatore della Banca d’Italia è stato condannato come parte organica del malaffare che porta indifferentemente politici e banchieri a formare un unico melmoso blob che cerca di gestire la fuffa.
provai a dare un’occhiata a che cosa succede nelle banche in uno dei primi post di questo blog, nella sua vecchia piattaforma gia nel 2005: 28. trascurabile; da allora scandali bancari si sono susseguiti a decine e di tutti i tipi, e riguardano tutti i partiti senza distinzione alcuna.
ma noi preferiamo distogliere l’attenzione da questa realtà sgradevole e drammatica e dare di volta in volta la colpa a questo o a quello, a seconda delle nostre preferenze politiche.
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l’Italia, il paese più avanzato d’Europa, cadde all’inizio del Cinquecento, nelle mani delle ben più arretrate potenze straniere; Guicciardini sottolineò con lucidità le cause di questa rovina: ìndividualismo amorale ed effetto corruttore della Chiesa cattolica, che lui servì fedelmente per tutta la vita, peraltro, dando un pessimo esempio dell’incoerenza morale che imputava al popolo tutto; l’analisi dell’amico Machiavelli sottolineava il ruolo devastante della Chiesa nella storia d’Italia, di cui peraltro si erano già occupati Dante e Petrarca.
non credo che l’Italia, nota perfino nelle culture popolari di tutto il mondo per la sua mafiosità intrinseca, abbia in se stessa gli anticorpi per liberarsi della propria cultura individualistica, clientela e insomma mafiosa: è bene, e bisognerà pur trovare il sistema, che ci governi qualcun altro.
questo qualcun altro non può essere altro che l’Europa che dovrà ripetere 500 anni dopo la dolorosa impresa di provare a liberare gli italiani da se stessi e dalle loro scellerate azioni.
questo paese non ha una classe dirigente degna di questo nome e dovrà cercarsela all’estero, nell’attuale decadenza civile, come nello splendore del Rinascimento, seguito da analoga catastrofe.
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ecco l’elenco delle fondazioni bancarie:
- Fondazione Compagnia di San Paolo
- Fondazione Monte dei Paschi di Siena
- Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona
- Fondazione Cassa di Risparmio di Torino
- Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna
- Ente Cassa di Risparmio di Firenze
- Fondazione Cassamarca
- Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo
- Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
- Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia
- Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
- Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
- Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e Imperia
- Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
- Fondazione Cassa di Risparmio di Parma
- Fondazione Roma
- Fondazione Cassa di Risparmio di Venezia
- Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone
- Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti
- Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo
- Fondazione Cassa di Risparmio di Forlì
- Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi
- Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni
- Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
- Fondazione Monte di Parma
- Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara
- Fondazione Cassa di Risparmio di Imola
- Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia – Pietro Manodori
- Fondazione di Piacenza e Vigevano
- Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia
- Fondazione Agostino De Mari Cassa di Risparmio di Savona
- Fondazione Banca del Monte di Lombardia
- Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata
- Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno
- Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa
- Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria
- Fondazione Cassa di Risparmio di Asti
- Fondazione Cassa di Risparmio di Biella
- Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli
- Fondazione Banco di Sicilia
- Fondazione del Monte di Lucca
- Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara
- Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia
- Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano
- Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste
- Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna
- Istituto Banco di Napoli – Fondazione
- Fondazione Banco di Sardegna
- Fondazione Cassa di Risparmio della Spezia
- Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra
- Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila
- Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo
- Fondazione Cassa di Risparmio di Cento
- Fondazione Cassa di Risparmio di Viterbo
- Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena
- Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini
- Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola
- Fondazione Cassa di Risparmio di Rieti
- Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano
- Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo
- Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia
- Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno
- Fondazione Cassa di Risparmi di Livorno
- Fondazione Cassa di Risparmio di Fano
- Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola
- Fondazione Cassa di Risparmio San Miniato
- Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto
- Fondazione Banca del Monte Domenico Siniscalco Ceci di Foggia
- Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro
- Fondazione Pescarabruzzo
- Fondazione Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania
- Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana
- Fondazione Banco del Monte di Rovigo
- Fondazione Banca Nazionale delle Comunicazioni
- Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi
- Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto
- Fondazione Cassa di Risparmio di Bra
- Fondazione Cassa di Risparmio Prato
- Fondazione Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza
- Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia
- Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana
- Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto
- Fondazione Cassa di Risparmio di Savigliano
- Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo
- Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona
- Fondazione Cassa di Risparmio di Città di Castello
- Fondazione Monte di Pietà di Vicenza
- Fondazione Banca Agricola Mantovana
- Fondazione Cariplo
27 gennaio 2013 domenica 09:12
Grazie Bortocal. Ottimo post.
Prezioso il link all’articolo sul sistema bancario tedesco.
A proposito delle Sparkassen e delle banche cooperative, ne avevo sentito parlare in relazione alla recente introduzione del sistema centralizzato di controllo bancario a carico della BCE (non ancora operativo). Secondo quanto ho letto, la strenua opposizione della Germania a che tale controllo venisse esteso a tutte le banche e non solo alle banche di dimensioni sistemiche, deriverebbe proprio dal fatto che la situazione di queste banche a dimensione regionale è ormai critica e non idonea ai requisiti richiesti. Se soggette alla BCE, avrebbero dovuto sottoporsi a pesanti misure di ristrutturazione e consolidamento.
Ti risulta?
Ottimo anche l’inciso sugli effetti della Hartz IV, che però – magari approfittando della convalescenza 🙂 – ti suggerirei di stralciarlo e farne un post specifico, per la sua rilevanza. La discussione sui mini-job qui in Italia ferve, in relazione alle accuse del “dumping salariale” operato in questi anni dalla Germania (cfr in proposito una voce non sospetta, quella del commissario agli affari sociale Lazlo Andor intervistato da FAZ: http://www.faz.net/aktuell/wirtschaft/menschen-wirtschaft/eu-kommissar-laszlo-andor-deutschland-hat-die-krise-mit-verursacht-11897426.html (io però l’ho letta nella traduzione di Voci dall’Estero, purtroppo il mio tedesco è scolastico e in più vetusto).
Il tuo contributo fa un po’ di chiarezza, e se non ti dispiace me ne avvarrò alla prima occasione, che stando al dibattito in corso non tarderà ad arrivare.
Quanto alle nostre Fondazioni, sono d’accordo. Non è l’istituzione in sé il problema, ma come sempre l’occasione che rappresenta per il sistema di potere. Però ti pare che chi le ha architettate non avesse presente il rischio della massiccia occupazione politica a cui sarebbero andate incontro? Diciamo che è stato un rischio calcolato… tutto sta a vedere il tipo di calcolo che è stato fatto 😦
Ciao, e rimettiti alla svelta!
credo che tu abbia ragione sull’inciso: è effettivamente una divagazione fuori posto, e starebbe meglio a sé: lo farò prossimamente
visto anche l’incidente con beltazor… :), che peraltro offre molti spunti.
a parte questo, quel che dici sull’effetto dumping dell’assistenza sociale tedesca mi vede perfettamente d’accordo: nel post l’ho solo accennato fra le righe, ma in un post intero sul tema, la questione andrebbe sviluppata.
fra tutte le chiacchiere inutili che si fanno in Italia sulla Germania, perlopiù meschine e mosse da un fastidioso senso di inferiorità, questo è un argomento, concreto e fondato, che non sento mai portare.
forse perché aprirebbe degli interrogativi inquietanti sulla assenza d ammortizzatori sociali in Italia, a parte la cassa integrazione?
forse perché dimostrerebbe che un paese con una evasione fiscale più ridotta, dove si pagano le tasse per avere dei servizi sociali e non per mantenere in un lusso da califfi dei buzzurri arrivati chissà come a rappresentarci politicamente, trova un equilibrio economico proprio grazie allo stato sociale, che in Italia la classe dirigente cerca continuamente di smantellare in maniera idiota?
la vicenda dei liberali tedeschi è emblematica: arrivati quasi 4 anni fa al potere con la Merkel con una campagna elettorale fondata sulla riduzione delle tasse, hanno dovuto rapidamente togliere il tema dall’agenda politica perché i sondaggi hanno rivelato che perfino la maggioranza dei loro elettori era contraria!
quanto alle Fondazioni, le Casse di Risparmio non erano meno lottizzate politicamente, a quel che so: è probabile che all’inizio l’introduzione delle Fondazioni fosse un tentativo socialista di svecchiare gli apparati di potere delle Casse di Risparmio, e certamente anche di finanziarsi per quella via
ma Craxi cadde quasi subito per la tangentopoli di allora: roba da educande rispetto alla tangentopoli di oggi, perché allora i socialisti e i democristiani rubavano per il partito, oggi ciascuno ruba per sé.
e lo sviluppo che la faccenda ha avuto non è più separabile dal degrado berlusconiano introdotto nella vita pubblica.
ho citato varie volte molti aspetti critici della situazione tedesca, come il trasferimento delle spese sociali a carico dei comuni, che stanno fallendo a centinaia, mettendo in crisi questa macchina quasi perfetta.
in questo modo la Germania nasconde il peso del suo stato sociale sul bilancio statale.
Ok, aspetto allora il post specifico, grazie 🙂
la bronchite mi sta impigrendo non poco, nonostante tutto il tempo libero che mi ritrovo a disposizione, ma arriverò, promesso.
sono d’accordo col giudizio sulle fondazioni-legalità italiana: l’idea in sé poteva esser positiva per “socializzare” una parte importante dei guadagni bancari. nobile proposito.
certo, localizzando in maniera così marcata l’impiego dei guadagni, l’influenza politica dei “potentati” locali aumenta esponenzialmente: inutile stupirsene in regioni politicamente marcate come Veneto, Lombardia, Toscana o Emilia…
naturalmente è da sottolineare che questa impostazione localistica l’hanno voluta la Lega a Tremonti.
…guarda caso!!
ma allora, buttiamola lì, una banca che ha sede in Sicilia quanti modi ha per sottrasi ai controlli mafiosi?
se una banca risiede in Sicilia, oppure in Lombardia (dove la mafia è molto più forte, tanto è vero che raramente deve sporcarsi le mani col sangue, tanto obbediscono tutti prima), probabilmente i vertici dell’organizzazione mafiosa siederanno nel suo stesso consiglio di amministrazione.
vedi, se vuoi, il mio post rivelatore: la mafia è lo stato…
è “in coda di lettura”
dev’essere lunga la coda…, stando a casa sempre più intasato, riesco comunque a scrivere più di prima quando lavoravo… 😉
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.