di un particolare tipo di istinto morale. borforismi [25]

28 gennaio 2013 lunedì 14:27

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nessuno considera l’appetito immorale, anzi ha perfino qualcosa di positivo e le mamme si preoccupano se i bambini non hanno appetito.

diciamo perfino volentieri “buon appetito!”, come forma di augurio, e quasi per dire “buona salute”, “buona vita”…

eppure l’appetito è un istinto come altri, solo un poco più egoista.

* * *

ecco, l’appetito è l’unico istinto che è riuscito a farla franca e non è visto con riprovazione, a meno che non diventi palesemente sregolato e patologico; solo in questo caso cala la condanna sotto la voce bulimia, che però ancora in parte lo tutela, come se fosse una malattia.

quando saremo capaci di considerare anche il desiderio di sesso come il desiderio di mangiare, a ritenerlo sbagliato solo se patologico nelle sue manifestazioni, ma pur sempre in questo caso come una malattia e non una colpa morale, l’etica umana avrà fatto dei grandi passi avanti.

o forse indietro, da un certo punto di vista, a come era visto il sesso prima dell’avvento del cristianesimo che lo ha colpevolizzato.

27 risposte a “di un particolare tipo di istinto morale. borforismi [25]

          • Capito…

            Scusa se cambio argomento…ma poc’anzi mi sono ricordata di quella ragazza..ricordi? Che non stava molto bene…Ecco…volevo sapere come sta. se ha risolto, se è a casa…insomma qualche notizia.
            Se non ti dispiace…

            • quella della meningite, immagino…

              sì, ne è uscita, sta passando la fase piuttosto dolorosa in cui le si sta riformando la pelle nelle parti necrotizzate per la malattia, se l’è cavata con l’amputazione di una falange e anche il buco interno formatosi nel naso si è sistemato da solo senza bisogno di plastica.

              non so se è già tornata a casa dall’ospedale, ma insomma, è andata bene…

              ed era la forma più grave!

              grazie del tuo interessamento.

    • dev’essere lo stesso motivo per cui la patria di Leopardi e di Gramsci è anche la patria di Mussolini e di Berlusconi.

      avevo letto questa notizia: Putin è stato spietatamente sincero quando ha detto che la Russia è in piena crisi demografica e non può permettersi l’omosessualità che potrebbe ridurre il ritmo delle nascite.

      è lo stesso ragionamento (capovolto) che faceva Pasolini quarant’anni fa quando indicava nell’omosessualità l’unica via naturale di ridurre le nascite, dato che l’omosessualità in natura realizza proprio questo scopo.

      di fronte a una confessione così spudorata ricompare lo stato etico e il diritto della collettività di imporre scelte personali al singolo nel nome di pretesi interessi superiori geopolitici.

      il divieto dell’omosessualità nella bibbia ebraica aveva la stessa funzione: il divieto dell’omosessualità è una delle prima manifestazioni di una politica di potenza.

      ci sarebbe poi da chiedersi che razza di famiglie e di genitorialità possa realizzare una imposizione simile e se i costi sociali di famiglie instabili o di genitori depressi e alcolizzati, siano davvero equilibrati da questi presunti successi “politici” imperiali.

      • Ero sicura che avresti trovato una risposta ricca di spunti e così è stato;
        il problema dell’omosessualità e delle pratiche (mamma che brutta espressione) sessuali non finalizzate alla riproduzione -sodomia, onanismo, contraccezione- sono da sempre oggetto di discussione dei teorici dello stato, dai greci con Platone in testa, fino agli attuali sistemi (ricordo che alle elementari le maestre ci terrorizzavano sui metodi cinesi per limitare le nascite); pure costituiscono una importante fetta della cosiddetta dietologia: Ippocrate, Paracelso, anche Bruno, Ficino, fino a Foucault, Pasolini, Deleuze, Bataille…
        Insomma, il sesso è problematico, lo rendiamo problematico e lo trattiamo come un problema, il punto sta proprio nel riconoscere questo: la sua problematicità e dunque il suo non poter essere inquadrato in un unico sistema, politico per giunta.
        Mi viene in mente il romanzo di Moravia, “Io e lui”, una divertentissima -e amarissima- cronaca del rapporto di un uomo col proprio membro, e con tutte le costrizioni sociali e culturali (la sublimazione, tanto cara agli intellettuali dell’epoca), assolutamente da leggere.

        • vedi, per me il blog è una specie di ragnatela prensile buttata nell’etere della comunicazione per catturare idee.

          che vivono e si arricchiscono nello scambio: ognuno le legge e le interpreta, le assimila a modo suo e chi partecipa alla discussione ha modo di continuare l’elaborazione.

          la forza del pensiero è tutta qui: nella partecipazione.

          ma detto questo, forse in tono un po’ troppo profetico, eccomi alla ricchezza degli spunti che mi offri tu, con una risposta ancora più ricca.

          c’è una parte del tuo commento dove chiederei soprattutto qualche informazione in più (compatibilmente col tempo che hai; io sto a casa in malattia e, compatibilmente con la febbre, di tempo ne ho parecchio…), e sono tutti quei punti sui quali non ti risponderò.

          il sesso è problematico perché anche l’uomo lo è, non c’è società umana che non lo regolamenti a cominciare dal senso del pudore e della vergogna che è lo stigma sociale di questo bisogno di regolamentazione.

          e il sesso è problematico perché le società umane si trovano a doverlo gestire per garantirsi una continuità.

          noi viviamo in ‘epoca in cui il sesso da ricchezza precaria nelle società dell’incertezza, cambia di significato e diventa quasi un lusso sovrabbondante nel mondo dell’affluenza.

          questo sta ribaltando le morali sessuali quasi in tutto il mondo, e conferma questo nesso inscindibile fra singolo e società.

          la morale del post si muove in questo quadro: il sesso, da risorsa, sta diventando un peso, la riproduzione da promessa un incubo autodistruttivo: occorre cambiare la morale sessuale.

          e il modo migliore di cambiarla e di abolirla: quando faremo in modo che ciascuno possa vivere la sua sessualità senza condizionamenti, probabilmente un nuovo equilibrio demografico potrebbe crearsi da sé e senza traumi.

          accompagnare quindi l’evoluzione naturale della sessualità umana in atto.

          ma sempre che non si metta di mezzo una politica arrogante ed autoritaria che crede di sapere che cosa è bene che facciamo anche in questo campo, e che cosa no.

          ho sempre amato poco Moravia e letto pochissimo Moravia, forse per un sessantottino era l’emblema stesso dello scrittore troppo poco impegnato; rimedierò almeno per Io e lui.

          • Sperando di non dimenticare niente:
            Alle volte mi viene da riflettere sulla possibilità dell’estinzione del genere umano: si sono estinti un sacco di animali, gli insetti sono estremamente più numerosi e forti di noi, com’è che stiamo ancora qui?
            La risposta me la do con la problematicità, ovvero col ridurre a scienza un aspetto della nostra esistenza per farne poi un uso “intelligente”.
            La sessualità fa parte da sempre delle problematiche: filosofiche, politiche, religiose e sociali, sempre trattata in funzione di e mai per se stessa (eccetto dalla scienza medica, che pure però ha come fine la scienza medica e il curare);
            proprio la medicina, allargando questo termine alle conoscenze dell’antica Grecia, ha iniziato l’occidentale cammino della sessualità, inserendo la sessualità fra gli esercizi per la cura del corpo, dando vita alle grandi dietetiche.
            Sempre in Grecia però, da esercizio in sé neutro (non c’era una valenza morale), il sesso diventa questione da legislatore: Platone e Aristotele ne parlano in riferimento al buon funzionamento dello Stato e della famiglia: arriva la moralità di un atto, pure se non nei termini cristiani.
            Col cristianesimo si inizia a discutere sulla validità del matrimonio come sacramento, poiché nell’unione si autorizza lo sporco atto sessuale (la Madonna è vergine, Eva no), e si dà il via a tutte quelle raccomandazioni: la donna non deve godere, posizioni, toccamenti… E arriva pure la confessione dove, appunto, inizia il vero e proprio interrogatorio.
            Assieme alla sessualità vera e propria, arriva pure l’amore con Ficino e Bruno, che, riprendendo gli antichi testi latini e greci, parlano dell’attrazione sessuale in termini assolutamente fisici: il sangue che, ribollendo nello sguardo dell’innamorato, in forma di vapore contagerebbe l’incauta che incontra i suoi occhi “avvelenati”, ecc; e solo che con queste teorie, affascinanti (e proprio di fascinatio si parla)arrivano pure tutte le raccomandazioni su come tenere lo sguardo, sul coprirsi, camminare a testa bassa, ecc.

            Foucault ha, ovviamente intelligentemente, non come le mie quattro arraffazzonate parole, fatto di questa storia un campo di studi estremamente interessante, radunando documenti religiosi, legali, anche testimonianze casalinghe, al fine di ricostruire il cammino della sessualità.

            Moravia e Pasolini poi hanno invece dedicato parte del loro lavoro alla sessualità della loro epoca, con tutti i tabù e le finte libertà; si, era poco impegnato su alcuni fronti, ma la società la conosceva eccome 🙂
            (ovviamente, a me piace molto Moravia, forse proprio per la distanza)

            • grazie!

              credo che Foucault sia la base comune e insostituibile di queste riflessioni.

              come molti studiosi più autorevoli di me sono convinto che l’estinzione umana sia un evento molto probabile e presumibilmente anche prossimo.

              questa convinzione si fonda su motivazioni interne ed esterne.

              quelle interne, prima di tutto: le diverse specie umanoidi si sono dimostrate tutte piuttosto fragili e propense ad estinguersi con facilità sconosciuta alle altre: attualmente siamo sopravvissuti solo noi di oltre una decina sparite nell’arco di 3-4 milioni di anni; la fragilità genetica delle specie umana si ricava da ricostruzione della storia biologica del nostro DNA che dimostra come 140.00 anni fa eravamo già sul punto di estinguerci e sopravvivevano circa 5.000 esseri umani in tutto il pianeta; poi una casuale mutazione genetica ci salvò rendendoci immuni da una particolare infezione intestinale che falcidiava i neonati; la stessa sessualità umana è chiaramente costruita per una specie in condizioni genetiche di emergenza; la sparizione dell’estro, il fatto che facciamo sesso tutto l’anno e l’importanza assunta dal sesso nella vita degli umani indica che solo riproducendosi moltissimo gli umani riuscivano a stento a salvare qualche bambino ogni tanto da una strage silenziosa che rendeva la riproduzione molto incerta.

              poi venne la mutazione che rese questi accorgimenti superflui, e anzi imponeva delle forme di controllo della riproduttività, ma noi oramai biologicamente siamo programmati per un’altra situazione.

              l’equilibrio demografico è difficilissimo,sempre sul punto di cadere verso un eccesso o verso l’altro; e tutte le civiltà sono alle prese col problema di regolamentare l’uso della sessualità che nella altre specie animali regolamenta la natura fissando dei periodi adatti; i divieti e i precetti non sono gratuiti, ma rispondono a questo stato di necessità: guerra, celibato, monogamia adempiono tutti a questa funzione di limitare la riproduzione, e nello stesso tempo la lotta a tutte le forme di sessualità non riproduttiva mantiene vive le riserve per le possibili situazioni di crisi demografica acuta.

              solo che le religioni che li conservano e li tramandano sono statiche e oggi noi avremmo bisogno di una morale sessuale che non incrementi la riproduzione, ma la contenga, senza limitare la sessualità.

              e qui vengono infatti le cause esterne, che sono la sovrappopolazione, la distruzione delle risorse, l’inquinamento, tutte cose troppo note per soffermarcisi adesso.

              la combinazione dei due fattori potrebbe essere rapidamente catastrofica: se le temperature aumenteranno di sei gradi nei prossimi novant’anni e non ci salva per un po’ una nuova possibile glaciazione che si sta profilando in controtendenza, diventeranno vivibili solo ristrette aree attorno alle zone polari, ma in condizioni ambientali (alternanza giorno notte) comunque non adatte all’agricoltura neppure a temperature più elevate, non almeno all’agricoltura che si è sviluppata negli ultimi 10.000 anni.

              gruppi sparsi potrebbero sopravvivere dopo lotte feroci per la sopravvivenza; qualcuno ha calcolato una cinquantina di milioni di individui isolati in due gruppi ai due poli opposti del pianeta.

              per non pensare a scenari ancora più estremi: due pianeti non troppo dissimili dalla Terra e che godevano all’inizio della storia del sistema solare di condizioni quasi simili, Venere e Marte, si trovano oggi l’una con temperature di più di 400 gradi e l’altro con temperature di meno 80, se non mi sbaglio; e il bello è che non sappiamo ancora quali sono le cause che li hanno portati a questi due destini tanto diversi.

              a proposito del dibattito religioso sul cristianesimo, credo che il cristianesimo storico abbia completamente mistificato l’originario pensiero di Jeshu sul tema; secondo il Vangelo di Filippo, una raccolta di detti, certamente molto antica nella sua base originale, anche se deturpata dall’inserimento di pesanti commenti gnostici successivi, l’unico atto sacro che Jeshu riconosceva come tale era “la camera nuziale” e il sesso, come nei sufi, naturalmente quello santificato dal matrimonio, aveva un ruolo centrale di illuminazione per lui.

              mi sono occupato di questi temi un paio di anni fa in una serie di post, che hanno quasi formato l’ossatura possibile di un piccolo saggio; se ti interessassero, li potresti trovare qui::https://bortocal.wordpress.com/?s=divorzio

              invece il mio lavoro di ricostruzione di uno strato originale del vangelo di Filippo, lo trovi qui:
              https://bortocal.wordpress.com/origini-del-cristianesimo/vangelo-secondo-filippo-alcune-annotazioni/

              senza obbligo, naturalmente! e grazie della ria risposta.

              mi rimane la curiosità ancora su questo passaggio, che non riesco ad inquadrare bene nelle mie conoscenze:
              “proprio la medicina, allargando questo termine alle conoscenze dell’antica Grecia, ha iniziato l’occidentale cammino della sessualità, inserendo la sessualità fra gli esercizi per la cura del corpo, dando vita alle grandi dietetiche”.

              ciao, buona serata.

              • Avevo rimandato la risposta per ponderarla, ma devo ritornarci con calma (com’è faticoso il botta e risposta via blog!).
                Rispondo solo sulle dietetiche per ora, molto sinteticamente: nell’antica Grecia si credeva che il corpo umano fosse tenuto insieme dall’equilibrio di quattro umori: bile nera, bile gialla, flegma e sangue; questi quattro umori sono tenuti in equilibrio da una corretta alimentazione e un corretto esercizio fisico, che, producendo più o meno calore, permettono una giusta distribuzione e quantità degli umori (ci sono alimenti ed esercizi che raffreddano o riscaldano, altri che aiutano ed espellere un umore in eccesso, ecc); fra questi accorgimenti rientrava anche l’attività sessuale, che, oltre ad essere un vero e proprio esercizio, prevede anche l’espulsione del seme, con un conseguente cambio degli equilibri; insomma, l’attività sessuale rientrava perfettamente in un regime dietetico, proprio come al giorno d’oggi vi facciamo rientrare corsa, passeggiate, etc.
                E in fondo non mi pare sbagliata come visione, nonostante bile nera, bile gialla e tutto il resto 🙂

                • credo che come ci si pone davanti al dialogo via internet dipenda dalla conformazione psicologica individuale: io mi ci trovo a mio agio, purché sia un dialogo da blog, cioè articolato e complesso, e non da facebook, cioè un sostituto degli SMS.

                  conoscevo a gradi linee la teoria degli umori – tra parentesi, piuttosto maschilista nell’esposizione che ne fai tu” -, ma non il ruolo dell’attività sessuale nel mantenere l’equlibrio degli umori.

                  mi parrebbe interessante a questo punto capire di più il rapporto con questa teoria ell’autarkeia sessuale dei cinici, ma credo che questo sia più che altro uno sfizio individuale di studioso mancato dopo l’università e la tesi dedicata a loro.

                  grazie del commento, a maggior ragione, se ti pesa: se non replicherai non mi offendo, magari passo io da te, uno di questi giorni,

  1. L’appetito è l’amore per il cibo, ed è amore sincero. Anche l’appetito per il prossimo o la prossima è appetito sincero, ma diventa ipocrita se si accontenta di quanto “passa il governo”. E a pensarci bene, lo abbiamo già fatto scegliendo l’asino al filosofo, meglio farsi guidare prima dalla pancia e poi dalla ragione. Chi ha fame non ragiona, mangia. E chi mangia si sazia e comincia a ragionare 🙂

    • 🙂 🙂 🙂

      entusiasmante.

      quando una donna preferisce l’asino al filosofo, direi però che non si accontenta di quanto passa il governo, ma fa di testa sua… 🙂

      la storia del resto la raccontò già Apuleio nell’Asino d’oro… 😉

      • Lucio, nella Metamorfosi di Apuleio di Madaura, ha dovuto superare le due prove dell’iniziazione, il filosofo no 🙂
        Lucio, per riconquistare le fattezze umane, si è nutrito delle rose di Iside, il filosofo no 🙂
        Lucio, vedendo sorgere dal mare la luna, ha pregato per liberarsi dai tormenti, il filosofo no 🙂
        Con Lucio si ristabilisce l’ordine violato, con il filosofo si viol l’ordine e si fa disordine 🙂
        Per questo preferisco l’asino al filosofo. Ti pare poco?

  2. bhè, però quando si parla di “appetito sessuale” (in genere, si precisa sempre “eccezionale”), non ha tutta questa carica positiva….

    in effetti, è etimologicamente curioso: http://it.wiktionary.org/wiki/appetito
    secondo il wikizionario, deriva dal latino “aspirare a” (però “petere” il latino dovrebbe essere più qualcosa come “domandare”…), quindi gli si da comunque una prima connotazione positiva, come aspirazione.

    • “petere” significa, più o meno, “mirare a”, però è transitivo.

      quindi vale sia come verbo di movimento: dirigersi a, sia per metafora come verbo che indica il chiedere per ottenere delle vecchie grammatiche latine.

      però dire a qualcuno “peto libertatem” non significa propriamente “ti chiedo la libertà”, infatti il dativo non è previsto, ma piuttosto “a/ab” con l’ablativo: “da parte tua”.

      miro alla libertà, cerco di ottenere la libertà da parte tua: è una domanda solo indiretta, una specie di formula di cortesia, come quando oggi diciamo a una commessa in un negozio: “vorrei”…

      la traduzione “aspirare” che hai trovato è grossolana.

      e in ogni caso le aspirazioni indicano a volte anche dei desideri evanescenti, mentre il “peto” è sempre molto concreto e diretto.

      ma sto svicolando sull’obiezione principale: appetito sessuale, dici giustamente, non ha tutta la carica positiva dell’appetito puro e semplice.

      diciamo volentieri “buon appetito!”, come forma di augurio (e vado ad aggiungere questa battuta al testo lì sopra, adesso)

      non ci verrebbe mai in mente di dire “buon appetito sessuale!”

      a noi no, ma magari in epoca precristiana la cosa era pacificamente ammessa.

      però nella nostra cultura la connotazione negativa complessiva data al sesso prevale su quella positiva data all’appetito, a me non pare strano.

        • hai già risposto a un commento ancora pieno di refusi, che intanto ho corretto, e ho anche integrato il post di alcune di queste osservazioni, che mi sembrano importanti.

          credo che per potere augurare a qualcuno nel salutarlo “e buon sesso questa notte” bisognerebbe ancora vivere in una civiltà come quella mediterranea precristiana dove si potevano fare annualmente le processioni danzanti dei falli giganti eretti e dove non esisteva la pornografia perché del sesso si poteva parlare liberamente nella conversazione comune, magari di quelle che si facevano nelle latrine pubbliche defecando allegramente tutti insieme.

          (mamma mia che cosa sto dicendo).

          sì, uno dei risultati del cristianesimo tra i tanti è di avere privatizzato questo atto: quando si trovano le latrine in qualche rovina (le ultime le ho viste a Leptis Magna) sorge questa domanda su una civiltà in cui questi comportamenti erano normali e non sentiti come fastidiosi.

          ma, sinceramente, non credo che riusciremo mai davvero a capire che cosa è successo.

          certo che quando si va in India ci si ritrova ancora in una civiltà di questo tipo dove è normale sollevarsi la veste e chinarsi a defecare in mezzo alla gente.

          e penso anche alle cattedrali cristiane del medioevo che fungevano anche da sepolture e dove nelle navate giacevano i cadaveri a cielo aperto mentre nelle navate si svolgeva il mercato.

          insomma culture che avevano un rapporto completamente diverso con la fisicità del corpo.

            • certo, ma io sto approfittando dei tuoi commenti per buttare giù considerazioni per ora disordinate sul tema.

              ora vado dal medico, ma al ritorno provo a fare una sintesi della nostra discussione sul Mali: essendo a casa in malattia ne ho di tempo!

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)

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