da dove sono DERIVATI i dissesti delle banche mondiali. – 59

2 febbraio 2013 sabato 19:57

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arrivo a questo articolo di Luciano Gallino attraverso un blog, quello cui si accede cliccando sul link.

l’esordio è fulminante:

La vicenda del Monte dei Paschi si può così riassumere: la banca senese ha messo in pratica un modello di affari identico a quello delle maggiori banche europee.

È un modello dissennato, che è all’origine della crisi economica in corso dal 2007 e ha portato al dissesto decine di banche in quasi tutti i paesi.

Mps ha potuto applicarlo fino a ieri perché una seria riforma della finanza Ue non ha compiuto finora alcun passo avanti. (…)

All’origine dei guai di Mps vi sono le storture dell’intero sistema finanziario europeo.

ma diciamo pure anche mondiale.

* * *

prima di tutto ” il sistema bancario ombra”.

Il carattere che giustifica l’espressione “sistema ombra” è l’assenza di regolazione e di sorveglianza. (…)

È formato da enti finanziari che non sono banche ma operano come banche: prestano denaro, emettono titoli e li negoziano, accolgono depositi.

Si tratta di fondi monetari, fondi speculativi, veicoli di investimento speciale o strutturato (Siv).

Nel 2007 gli attivi del sistema ombra europeo valevano circa 20 mila miliardi di euro, più o meno quanto gli attivi in bilancio.

Stando a un recente rapporto del Financial Stability Board, nel 2011 essi erano saliti a 25 trilioni.

25 mila miliardi di euro sono pari alla somma del deficit statale degli USA, circa 14.000 miliardi di dollari, più il deficit statale dell’Italia, 2.000 miliardi di euro, più quello quasi analogo della Germania, e quello della Francia, e così via: ho quasi la sensazione che la somma globale dei deficit statali delle economie occidentali sia dello stesso ordine di grandezza.

un “veicolo di investimento speciale o strutturato (Siv)” “è creato da una banca come una società di scopo giuridicamente autonoma. In quasi tutti i casi non ha una sede fisica né personale; però ha facoltà di trasformare i crediti della banca sponsor in titoli negoziabili, pagandoli con il ricavato di titoli a breve termine che esso emette.

È il processo chiamato da noi cartolarizzazione.

la parola fa venire in mente Tremonti: è stato uno dei cavalli di battaglia per affrontare il debito degli ultimi anni berlusconiani: cartolizzare un debito significa, secondo la voce di wikipedia, cedere attività o beni di una società definita tecnicamente originator, attraverso l’emissione ed il collocamento di titoli obbligazionari”, cioè di titoli di debito, che attribuiscono  al suo possessore il diritto al rimborso, alla scadenza, del capitale prestato più un interesse.

* * *

un tipico esempio sono i titoli di stato, garantiti, per quel che vale, dallo stato.

un esempio quasi autobiografico: i miei genitori, quando si sposarono nel 1938,  rinunciarono ad acquistare una villa di tre piani con parco ed investirono tutte le loro ricchezze, che non erano evidentemente poche, in titoli di stato, a scadenza decennale; nel 1948 quando il capitale gli fu restituito con gli interessi, la lira, pur se moneta sovrana, aveva in sostanza fatto default, dato che era stata svalutata nella guerra per un valore finale che era circa di 1:100, e mia madre, forse colorendo un po’ la vicenda, mi raccontava che si comperarono un bel cappotto (per un lapsus avevo scritto paccotto).

insomma la cartolarizzazione è la premessa di uno spennamento degli ingenui se le cose vanno male?

direi di sì: tu acquisti il diritto ad essere rimborsato fra qualche anno e con degli interessi dei soldi che dai adesso, ma intanto tu i soldi li metti subito e ricevi, in alcuni casi, dei modesti interessi annuali, ma se le cose vanno storte per qualche verso, ti sei giocato il capitale iniziale.

insomma mica è un gratta e vinci garantito, è un rischio serio.

qui poi stiamo parlando addirittura non di obbligazioni pubbliche, ma private, emesse da chi gli pare e fuori da ogni controllo.

La cessione può riguardare crediti in sofferenza delle banche, non ancora dichiarati inesigibili e depennati dal bilancio.

Tra le società più attive sul mercato secondario delle cartolarizzazioni ci sono i fondi speculativi in un intreccio molte volte inestricabile di interessi contrapposti.

In Italia la cartolarizzazione ha dato luogo a cessioni importanti sia da parte degli istituti bancari (soprattutto crediti in sofferenza) sia di enti pubblici.

In diverse ipotesi le cartolarizzazioni hanno dato luogo ad inchieste penali.

* * *

ma torniamo adesso all’articolo di Gallino:

Quando Mps acquistò anni fa da un Siv della Dresdner Bank un derivato per 400 milioni non fece altro che avvalersi del sistema bancario ombra per finanziarsi.

credo che questo passaggio vada spiegato, e spero di non sbagliarmi nella mia interpretazione, perché non è chiaro come ci si finanzia acquistando qualcosa: si acquista qualcosa che ha alto rischio e un valore nominale elevato ad un prezzo più basso e lo si mette a bilancio per il valore nominale così che in apparenza il debito risulta coperto.

se si va al programma elettorale di Berlusconi è giusto quello che lui ancora oggi propone di fare per affontare il problema del debito pubblico e sostenere la domanda (di cui le sue aziende hanno bisogno): in altri termini, continuare ad indebitarsi.

* * *

nel caso del Monte dei Paschi di Siena “il titolo che ha comprato e utilizzato per operazioni di rifinanziamento è il peggio che l’ingegneria finanziaria abbia inventato.

Si è trattato infatti, a quanto si legge, di una obbligazione avente per collaterale un debito (acronimo Cdo), ma al quadrato.

ossia si tratta di una obbligazione su debiti già acquistati da altri e rivenduti ulteriormente.

Una Cdo, anche semplice, è di per sé un oggetto pericoloso.

Infatti può contenere fino a un centinaio di altri titoli obbligazionari sostenuti da un’ipoteca, ciascuno dei quali può contenere, a sua volta, gran numero di titoli di debito.

Ciò spiega (…) l’impossibilità di stabilire il rischio che contiene se non mediante complicatissimi modelli matematici, che quasi nessuno è in grado di capire.

* * *

ma è provinciale vedere il caso del Monte dei Paschi di Siena fuori da un contesto generale, come perlopiù stanno cercando di farci fare.

Se qualcuno, per dire, si mettesse a studiare le origini locali del dissesto di gran parte delle banche regionali tedesche, alcune grandi come Mps, dovrebbe lavorare decenni.

Mentre la causa è nuda e cruda, come nel caso Mps: hanno fatto ciò che le leggi permettevano di fare, grazie a trent’anni di deregolazione della finanza.

Tra il 2000 e il 2008, tramite i loro veicoli – che possono essere decine per ciascuna banca – le banche europee hanno effettuato un volume di cartolarizzazioni pari a 3,7 trilioni di euro.

cioè a quasi il doppio dell’intero debito pubblico italiano di almeno quarant’anni.

Italia e Germania effettuano in derivati ciascuna circa il 10 per cento delle transazioni, corrispondenti a 347 miliardi di euro per la prima, 326 per la seconda.

Il tutto all’ombra, cioè al di fuori della portata dei regolatori e dei sorveglianti.

Inoltre, fin dagli anni ’90 la corsa all’ingigantimento delle banche è stata favorita ed esaltata come un segno di modernizzazione dalle organizzazioni internazionali, dagli esperti, dai governi di tutta la Ue.

Come risultato il numero delle banche europee è assai diminuito, mentre è aumentato il peso economico delle più grandi, senza che ciò abbia minimamente giovato all’econo-mia reale.

Se nel 2007 erano troppo grandi per lasciarle fallire, oggi sono troppo grandi per evitare che la Bce presti loro 1.100 miliardi all’1 per cento di interesse – di cui oltre un quarto sono andati a banche italiane – come ha fatto tra il novembre 2011 e il febbraio 2012.

Un monte di denaro che in misura minima è affluito all’economia reale sotto forma di crediti delle piccole e medie imprese: per la massima parte è stato utilizzato dalle banche per rifinanziarsi e ricapitalizzarsi.

Un segno, ve ne fosse mai bisogno, che una riforma del sistema finanziario europeo dovrebbe pure imporre un limite alla grandezza delle banche.

* * *

l’interessantissima analisi di Gallino partorisce alla fine questo topolino di proposta di riforma del sistema finanziario europeo nell’ambito di quello occidentale e globale.

ma siamo sicuri che questo sistema sia riformabile?

è giusto che stiamo pagando questi costi giganteschi per difendere un apparato che si è rivelato dannoso?

quali sarebbero piuttosto i costi sociali reali di un azzeramento del debito bancario, che libererebbe risorse immediate gigantesche per il miglioramento della situazione sociale?

È da un confronto risoluto e ravvicinato con simili questioni che dipende l’avvio a soluzione della crisi europea, dinanzi ai costi sociali e umani che essa infligge a milioni di persone.

* * *

nel frattempo, però, i rapporti col mondo della finanza possono essere affrontati anche in modo diverso, come dimostra un articolo di Filippo Barone ricavato dallo stesso blog e segnalatomi da mio figlio.

è un caso particolare in cui una grandissima banca finisce in tribunale per una storia di derivati, fatti acquistare alla Regione Puglia da Raffaele Fitto, il governatore berlusconiano della regione prima di Vendola.

I pm Antonio Laudati e Francesco Bretone di Bari mettono sotto accusa Merrill Lynch per dei contratti sottoscritti con la Regione Puglia.

La principale banca d’affari del mondo è attiva in oltre 40 paesi e fa parte oggi di Bank of America.

Ma la procura sequestra i trasferimenti in denaro provenienti dalla Regione e chiede il rinvio a giudizio di funzionari e rappresentanti della banca.

L’accusa è di truffa aggravata:

“Violazione degli obblighi di comportarsi con diligenza, correttezza e professionalità nonché di informare compiutamente il cliente sulle operazioni finanziarie proposte”.

L’affare sottoscritto era un derivato, un contratto costruito per risparmiare sugli interessi pagati per un altro contratto, in questo caso un mutuo con la Cassa depositi e prestiti.

come accennavo sopra, una obbligazione tira l’altra, come le ciliegie: per risparmiare sugli interessi passi via via da una obbligazione abbastanza solida ad un’altra molto più rischiosa che ti offre lo stesso capitale nominale, ma a meno.

Il derivato prevedeva costi a vantaggio della banca maggiori dello sconto promesso e in più dava alla banca la possibilità di usare i soldi della Regione per fare investimenti rischiosi.

sull’onda dell’indagine giudiziaria si svolge “l’ultima trattativa (…) a Londra in una gelida mattina del 9 febbraio 2012”.

La banca deve garantire la restituzione degli 870 milioni di euro sottoscritti dalla Regione, eliminare i “titoli tossici” dal proprio paniere (bond greci, portoghesi e africani e altri titoli “bislacchi”) e pagare le spese legali.

Inoltre deve sottoscrivere una sorta di risarcimento, per una cifra stimabile in oltre 200 milioni di euro.

A questi – spiega una fonte che chiede l’anonimato – si aggiunge una somma in contanti di oltre una decina di milioni di euro.

bella la conclusione, ma perplessità su quella decina di milioni e più di euro in contanti: perché in contanti? e dove sono finiti?

* * *

Percorso analogo, mille chilometri più a nord, viene avviato dal Pubblico Ministero Alfredo Robledo che mette al setaccio i contratti sottoscritti dal comune di Milano a partire dal 2005.

La sentenza è di qualche mese fa: sei mesi di carcere per gli uomini che hanno piazzato i derivati al Comune di Milano.

Alle misure detentive, si aggiungono sanzioni per Deutsche Bank, Depfa, Ubs e Jp Morgan con una confisca di 90 milioni euro.

Anche in questo caso l’asso nella manica del Tribunale si rivela l’analisi probabilistica messa a disposizione del perito del Tribunale, il bocconiano Francesco Corielli.

Al Comune la sentenza non frutterà nulla, visto che è sceso a patti prima, mentre portano a casa 50 milioni di euro i rappresentanti dell’Adusbef, l’Associazione difesa consumatori ed utenti bancari, finanziari ed assicurativi, che hanno resistito.

Una risposta a “da dove sono DERIVATI i dissesti delle banche mondiali. – 59

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