a proposito di Vanna Marchi. – borforismi [32]

4 febbraio 2013 lunedì 08:07

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la sfrenata delirante grandiosità delle promesse di un baro che si vede con l’acqua alla gola è direttamente proporzionale al bisogno disperato che ha di farti fesso.

* * *

(alludi? ebbene sì, certamente sì, e non alludo soltanto, mi  riferisco proprio).

9 risposte a “a proposito di Vanna Marchi. – borforismi [32]

  1. Al mondo ci sono pochi bari e tanti disposti a farsi ingannare. Come dire che gli sciocchi sono la maggioranza e i furbi la minoranza. Ma se il baro si sente scoperto e teme le bastonate dell’ingannato, che fa? Bara contro se stesso? Si rema contro? Non so. So però che si pente di avere sottovalutato lo sciocco. E anche so che possiamo essere ingannati solo da noi stessi. Ma tu, Bortocal, cosa volevi dire?

    • cara maria, in un borforisma non conta proprio che cosa l’autore voleva dire, conta soltanto quel che il lettore capisce; modo spero elegante per me di sfuggire all’ultima domanda.

      tramedipensieri ha cliccato un like, quindi pensa di avere capito.

      l’idea principale è che possiamo essere ingannati solo da noi stessi.

      infatti il baro questo lo sa: ha la capacità di entrare nella nostra mente e di leggerci il nostro bisogno di essere ingannati.

      è un serpente velenoso che stordisce la vittima, perché le fa scoprire il suo desiderio di essere divorata.

      il baro non bara contro se stesso, ha una mente troppo semplice per farlo: il furbo è stupido come gli stupidi che si fanno ingannare da lui.

      gli sciocchi non sono la maggioranza del genere umano, sono la sua totalità: si può essere solo diversamente sciocchi.

      la sola differenza tra un baro stupido e uno stupido barato è la coscienza dello scopo.

      il baro scoperto rilancia: è come un don Giovanni, che deve essere se stesso fino alle fiamme dell’inferno, solo che lo scopo della sua seduzione è l’appropriarsi della vittima non solo sessualmente, ma globalmente.

      wow, che commento fertile, il tuo!

  2. Non so ancora cosa tu abbia voluto dire, ma e senza un perché mi sono ricordata di un brano di Pirandello
    tratto da Sei personaggi in cerca d’autore:
    “Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro
    un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E
    come possiamo intenderci se nelle parole ch’io dico metto
    il senso e il valore delle cose come sono dentro di me;
    mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso
    e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha
    dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai”.
    Dimmi se c’entra 🙂

    • questo tuo commento risulta partito in sincrono col mio, ma non so se tu lo avessi letto.

      la citazione di Pirandello c’entra molto (e misteriosamente se l’hai spedita prima di leggere la mia risposta) con quello che ho scritto all’inizio.

      ecco, direi che il borforisma è una forma di comunicazione letteraria che prende atto di quel che diceva Pirandello, cioè del fatto che la comunicazione umana non avviene NONOSTANTE GLI ERRORI, MA è PROPRIO FONDATA SUGLI ERRORI, CHE NOI ABBELLIAMO CHIAMIAMO INTERPRETAZIONE.

      IL BORFORISMA è UNA FORMA DI COMUNICAZIONE (ARTISTICA?) CHE SI PONE AL DI QUA DELLA TEORIA DELL’ERRORE COMUNICATIVO COME FONDAMENTO DELLA COMUNICAZIONE.

      ops, le maiuscole, ho scritto di getto senza guardare, perdonami se non riscrivo… 😉

      quel “senza un perché” è evidentemente telepatia pura a 1.200 km di distanza! 🙂 🙂 🙂

  3. Ora che so, mi chiedo se tra il baro e l’ingannato c’è comunicazione. Non sembrano pirandelliani, a prima vista.
    L’inganno c’è e non si vede e lo sciocco ingannato non capisce e non è in grado, come lo sciocco baro di lanciare messaggi subliminali. Tutti sciocchi? Forse sì, ma il baro gioca meglio 🙂

    • direi che tra un baro e un ingannato c’è comunicazione allo stesso tipo che fra ogni altro essere umano: noi comunichiamo sempre e soltanto con noi stessi: l’altro, l’altra son fantasmi nei quali si proietta il nostro io.

      il baro gioca meglio dal punto di vista dei risultati che vuole ottenere, ma l’ingannato gioca meglio dal suo punto di vista della libertà da ogni risultato.

      è il baro che dipende dall’ingannato, l’ingannato è più libero del baro.

  4. Ha un bel prezzo la libertà 🙂
    Siamo tutti ingannati e ingannatori?
    Io credo che l’ingannato sia schiavo dell’inganno, altro che libero. E’ incatenato e ci colpa.
    Io credo che il baro della vita abbia desiderio di libertà, di elevarsi dalle piccolezze della verità 🙂
    E poi l’inganno è come un incantesimo e ti toglie la responsabilità di dover agire. E poi certi inganni sono belli
    e sarebbe da stupidi non farsi ingannare 🙂

    • vedi che sei d’accordo con me? “certi inganni sono belli e sarebbe da stupidi non farsi ingannare”.

      l’ingannato ha “scelto” in qualche modo oscuro anche per lui, di farsi ingannare: sembrerebbe più libero in questo del baro che non può fare a meno di ingannarlo.

      certo che anche il baro ha desiderio di libertà: ma non sa come fare ad averla.

      basterebbe capisse che è bello farsi ingannare, ma non può; è schiavo del suo desiderio.

      anche l’ingannato è schiavo del suo desiderio, è vero: è su quel desiderio che si fonda l’inganno del baro.

      ma l’ingannato è schiavo del suo desiderio in quanto tale, il baro è schiavo del suo desiderio di ingannare.

      solo l’ingannato conosce davvero il desiderio puro e autentico, il baro lo insegue cercando di mimarlo in qualche modo…

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)

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