5 febbraio 2013 martedì 06:17
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a volte la risposta ad un commento costringe ad una sintesi che un post non richiede.
quindi ora mi citerò da solo: un mio commento, per dire quel che penso della crisi economica attuale, che dura dal 2007 ed oramai sta diventando la più lunga crisi economica della storia mondiale e sta per prenderne il posto, anche se non è ancora altrettanto grave nelle conseguenze sociali della crisi del 1929, almeno fino a che non si considera la parallela crisi alimentare che sta colpendo la popolazione più povera del terzo mondo.
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sono convinto che la causa della crisi stia nella formazione di una élite di super-ricchi che sta impoverendo il resto del mondo a partire dalla classe media ed accumulando una massa ingente di ricchezza finanziaria.
il loro potere è stato costruito attraverso l’indebitamento progressivo degli stati nei loro riguardi e oggi sono molto più potenti di loro.
la terapia è di azzerare il debito e di nazionalizzare le banche via che falliscono, lasciandole fallire.
individuo nel cosiddetto neokeynesismo (che poco ha a che fare col pensiero autentico di Keynes che proponeva una politica sociale e non solamente finanziaria) lo strumento, a volte inconsapevole a volte no, per continuare ed anzi aumentare la dipendenza da loro, e sono per soluzioni radicalmente differenti.
secondo me tutti coloro che cercano di convincerci che la crisi si risolve con strumenti interni alla struttura della finanza mondiale così come è e lasciandola immutata oggi macinano nel mulino l’acqua al posto della farina.
io penso invece all’azzeramento del debito degli stati verso la finanza mondiale e non al suo ampliamento,
penso ad una risposta globale al crollo del capitalismo che abbiamo davanti e al superamento di questo modello economico e sociale.
ma naturalmente io non sono un accademico: non si diventa accademici del resto se non si appartiene al pensiero economico unico che domina le università e i centri di ricerca dominati dall’apparato finanziario che governa il mondo.
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ma allora sono forse un paleomarxista oppure un comunista?
no, non credo di essere né l’uno né l’altro, prima di tutto perché dal marxismo mi separa la coscienza ecologica e la convinzione che esitano dei limiti alla teoria e alla pratica autodistruttiva dello sviluppo illimitato.
queste mie proposte sono molto vicine, almeno dal punto di vista pratico, a quel modo di pensare che immaginò il futuro dell’umanità come un mondo in cui a ciascuno andava tutto quel che gli erra necessario per i suoi bisogni, senza porsi il problema di limitare però la crescita demografica, ma io le sostengo non in nome di una ideologia come quella marxista, che ritengo sbagliata come analisi globale della società, né tanto meno in nome di una scelta politica che si è dimostrata catastrofica nel corso del Novecento.
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arrivo a queste proposte trascinato dai fatti e non dalle teorie; ritengo anzi pericolose, pur se imposte dalla logica della necessità, alcune di queste soluzioni, che potrebbero portarci verso una identificazione potenzialmente autoritaria del potere politico con quello economico.
è necessario anzi individuare dei correttivi per evitare che la crisi ci conduca a nuove forme di totalitarismo.
credo che la direzione nella quale cercarli possa essere la democrazia digitale.
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il nuovo modello sociale del futuro dovrà essere quello della rete dei piccoli produttori, energeticamente autosufficienti grazie alle fonti energetiche alternative e connessi in rete tra loro.
apposite leggi dovranno porre dei limiti insuperabili alla concentrazione della ricchezza in modo che gli squilibri sociali interni non possano superare un rapporto di distribuzione della ricchezza individuale antro un tetto di 1:10 o al massimo 1:20.
ogni organizzazione che supera questa dimensione dovrà essere socializzata, preferibilmente nella forma dell’autogestione dei produttori, ma non statalizzata.
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sono proposte, che qui espongo in forma molto rozza, che chiaramente si pongono aldilà della catastrofica esperienza storica del socialismo di stato per prospettare invece una rete autogestita di produttori che sono anche centri di trasmissione di informazione e di comunicazione.
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ma, come si vede, la logica del post prevale su quella del commento in forma quasi irresistibile: ed eccoci qui di nuovo a un post, un testo abbastanza lungo da essere poco digeribile, ma non abbastanza lungo da poter risultare approfondito.
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.