quel baco nel cervello non depresso. – 100

28 febbraio 2013 giovedì 20:15

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per dimostrare che noi umani abbiamo un baco nel cervello che ci fa sentire superiori anche quando non lo siamo, non occorre andare lontano: comincio da me.

ieri lancio col mio blog l’idea di un pubblico appello ai parlamentari del partito Democratico e del Movimento 5 stelle perché dichiarino Berlusconi ineleggibile sulla base della legge elettorale vigente, sinora non rispettata dal parlamento?

e oggi Flores d’Arcais lancia la stessa proposta sul Fatto, e io mi sento proprio in gamba.

l’altroieri scrivo un post per dire che, se prescindiamo dagli effetti malsani della legge porcellum che distorce in parlamento i risultati dei voti tra i cittadini, allora quello di Grillo è il primo partito e l’incarico di formare il nuovo governo va dato a lui?

e ieri la stessa idea la esprime Emiliano il sindaco democratico di Bari e oggi addirittura Beppe Grillo in persona.

al quale mi tocca dare ragione, e sentirmi di nuovo anche figo…

* * *

però non è di politica che voglio parlare oggi, ma di cervello.

pare che tutto questo sentirsi così in gamba abbia ben poco a che fare con la realtà, che sia tutto e soltanto un effetto ottico, peggio ancora, un vero e proprio bug nel cervello.

a me bug è venuto da tradurlo “buco” nel titolo, perché non so l’inglese, ma insomma poi significa “insetto”, come da traduttore automatico, quindi facciamo conto che abbia voluto scrivere “bruco” oppure “baco” e abbia fatto uno dei miei soliti errori di battitura.

* * *

la notizia la leggo su un articolino di tema scientifico su Repubblica, che non mi fido a riportare perché ci sta scritto in fondo tanto di “RIPRODUZIONE RISERVATA”, a differenza del mio blog che è tutto e soltanto licenza Creative Commons.

mi accontento quindi di provare a riassumerla.

si tratta di una ricerca giapponese, Istituto Nazionale di Scienze Radiologiche, che si occupava di depressione. 

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in poche parole i depressi sono gli unici ad avere una immagine realistica di se stessi.

tutti gli altri, a cominciare da me, naturalmente, e da te che mi stai leggendo, se non sono depressi, si valutano superiori alla media, ma si tratta di “un autoinganno cognitivo chiamato, appunto, illusione di superiorità”.

ora i giapponesi hanno scoperto meglio come funziona:  

l’illusione è determinata dall’interazione tra due regioni del cervello, lo striato e la corteccia frontale.

questa interazione è “regolata dal cosiddetto neurotrasmettitore del piacere, la dopamina”.

l’illusione della superiorità non ha nulla a che fare dunque con la valutazione obiettiva, ma dipende da un certo modello di attività “in aree neurali chiave per provare soddisfazione e piacere” e “per il controllo dei comportamenti”.

lo ha dimostrato la risonanza magnetica condotta da Makiko Yamada del Molecular Imaging Center.

* * *

in sostanza noi esprimiamo giudizi non per valutare oggettivamente, ma per realizzare il principio di piacere che viene attivato dal fatto che, proprio giudicando, noi esprimiamo e crediamo di verificare la nostra presunta superiorità.

che è legata al piacere, non all’osservazione obiettiva.

* * *

ma “individui anche moderatamente depressi non cadono nell’illusione di superiorità”.

in altre parole si dovrebbe parlare piuttosto di realismo depressivo, come ben sapeva Gramsci, forse quando parlava di pessimismo della ragione.

insomma, i depressi sono più realisti delle persone sane e “hanno una visione più realista di se stessi”.

“Alla base del realismo depressivo può esserci proprio l’incapacità di illudersi di essere sopra la media.

* * *

Questi meccanismi neurali da noi scoperti potrebbero divenire il bersaglio di nuove terapie antidepressive”.

insomma, la nuova terapia contro la depressione potrebbe consistere nel far perdere ai depressi l’esatta consapevolezza di se stessi che li rende tristi e nel condurli ad illuderli di essere molto in gamba, come facciamo tutti i giorni noi che siamo depressi un po’ di meno.

* * *

e che teniamo anche un blog per alimentare questa autoillusione.

che sciocchi i giapponesi: sarebbe bastata un’occhiata a wordpress e a questo blog, per capire che la migliore terapia contro la depressione, il metodo infallibile per considerarsi straordinariamente in gamba e consolidare il proprio senso di superiorità fasulla, è tenere un blog.

35 risposte a “quel baco nel cervello non depresso. – 100

    • be’, cara marta, visto che tieni un blog molto attivo e vitale, potresti essere una depressa in lotta con se stessa per stare meglio, grazie al blog, direi… 😉

    • mi sembri eccessiva, patrizia.

      di’ pure che è una cazzata il mio post 🙂 – che ha peraltro cercato un equilibrio fra serietà ed ironia, e forse non ci è riuscito -, ma come fai a definire una cazzata la ricerca clinica sulla depressione?

      o quella sul Parkinson cui sta dedicando la sua vita lavorativa una mia figlia?

      troppa foga polemica? 😉

  1. ehehehe avevo letto anche io questo articolo e lette anche le tue riflessioni direi che esiste una terza categoria: quella dei realmente superiori e assolutamente non troppo depressi. cioe’ io.

    hihihihihihih

    (abbracci)

    • hai dato una terribile conferma alle mie tesi… :

      quando hai parlato della categoria dei realmente superiori e assolutamente non troppo depressi, e poi hai aggiunto. cioe’ io, sono rimasto di sale, perché mi aspettavo a tutti i costi di leggere “cioè tu”… 🙂 🙂 🙂

      carissima firdis,come possiamo sfuggire a noi stessi? in nessun modo, pare… 🙂

  2. Nella medicina o nella psichiatria ad esempio io credo si debba partire da una visione olistica dell’uomo, si debba tener conto di fattori chimici, fisici, ma poi anche dello stato dei corpi aurici, di equilibri spirituali, eccetera. In questa ricerca appare il dato psicologico, giù tanto rispetto al solito, ma per me è pochissimo. La depressione, disse Jung, è uno scollegamento dal sacro. A partire dal mio punto di vista (e di quello di pochi uomini “avanzati” sul piano dei saperi e delle filosofie perenni, questa ricerca è una cazzata. Non è una cazzata la ricerca sulle malattie, e trovo la medicina un settore straordinario, ammirevole la ricerca, ma se tenesse conto dei fattori che ho elencato sopra, sarebbe un contributo profondo e assoluto al mondo dove vorrei vivere. Un mondo dove si tenga conto dell’aura, degli stati di trance, dei diversi piani d’esistenza. Credo non lo vedrà neppure mia nipote, degna sua coinquilina o forse sì. Fra duecento anni, forse. Sono stata chiara?
    Mère (Mirra Alfassa) l’ha detto meglio di me. 🙂 Dice qualcosa a proposito delle malattie che se lo riporto qui vengo messa al rogo.

    • be’, questo è un commento più articolato, che fa pensare certamente.

      garantisco comunque che nessuna tesi tu possa esporre sulle malattie sarà trattata qui con men che rispetto. 🙂

      la richiesta di una lettura olistica, articolata e completa, dell’essere umano è certamente da condividere (anche se non preclude la possibilità di ricerche particolari e settoriali), però vorrei capire quali sono le altre dimensioni che mettiamo davvero in gioco.

      fino a che facciamo ricerca, ad esempio, secondo me lo spirito deve restare fuori dalla porta, perché non può essere oggetto di esperimenti; può riapparire solo quando ne interpretiamo i risultati, anche se personalmente non approvo neppure questa strada.

      non condivido assolutamente l’idea che la depressione dipenda dalla perdita del sacro: sarebbe come dire che solo chi crede è alieno dalla depressione.

      tenere conto di trance e altro è un’esigenza giusta; ma non in laboratorio; e il laboratorio ci dà dati preziosi,

      chiedo scusa di essere così grezzo, però preferisco tenermi con i piedi per terra..

  3. e poi i tuoi post sono sempre bellissimi, stai scherzando? Anche quando non mi trovano d’accordo li trovo di un ‘intelligenza che a volte faccio fatica a seguire, occorre concentrazione e attenzione;
    detto senza ironia 🙂

    • ok, grazie, lascia allora che l’ironia su me stesso ce la metta io, come ho provato a fare ampiamente nel post.

      e anche nel commento precedente, dove ho un po’ giocato alla parte dell’uomo zotico e vil… 🙂

  4. condivido sentitamente ma in generale, quello che dice patrizia. in generale perché non ho una formazione teorica di quegli argomenti ma percepisco che certe argomentazioni sono attendibilissime,. Curai mio padre caduto in una fase del suo parkinsonismo che lo aveva del tutto disorientato facendolo apparire fuori di testa e ormai “perso”, con l’ascolto della musica classica e con la mia consapevolezza della sua intelligenza e lucidita’ solo apparentemente smarrite ma in realtà facenti ancora parte -e come sempre- del suo insieme. Mio padre cadeva in uno stato di oblio ogni volta che gli serviva appartarsi dal mondo che non apprezzava completamente.. o meglio che non lo apprezzava completamente e che non lo capiva affatto. L’ha sempre fatto -ora me ne rendo conto- e in vecchiaia la cosa gli riusciva meglio, purtroppo.

    • ecco un esempio bello e partecipato di analisi olistica di una situazione e di una esperienza esistenziale, che giustamente riconnette il fisico e lo psichico nell’unità che sono, ma senza ricorrere a categorie esoteriche…

  5. Caro Mauro…
    spirito fuori dalla porta…esattamente cosa non ci sarà fra venti o mille anni, spero 🙂 la scienza dà già furiosi cenni di unione con la spiritualità…per fortuna

    e cosa c’entra il sacro con il credere? Pasolini parlava di sacro in continuazione, e con sincerità si professava laico..sacro è sentire l’unità del paesaggio, l’unità del proprio essere e delle proprie parti, si aggiunga una fede qualsiasi o non ci sia. Posizione diverse con grande rispetto…visto come siamo diventati bravi noi due?
    ah ahahahahahha 🙂

    • carissima: ho detto fuori della porta dell’esperimento…, non ho detto fuori della porta dell’interpretazione.

      tu riesci a fare esperimenti con “lo spirito”?

      e non ho affatto parlato di spiritualità – anche perché non so davvero che cosa voglia dire questa parola.

      credo che dobbiamo tagliare le paro,e con bisturi molto affilati e raffinare le distinzioni.

      spiritualità non è religiosità, e religiosità non è senso del sacro; con questi tre concetti la fede non c’entra nulla, e direi neppure la trascendenza.

      sono tutte sfumature di viola, diciamo così, e ce ne sono parecchie, non solo del grigio… 🙂

      siamo bravissimi!!! soprattutto io, come vedi (per restare in tema col post… ;))

  6. esperimenti con lo spirito…ah sì ne ho fatti…ma tu sai, sono una narratrice, non una filosofa.
    Le parole le so usare per evocare…
    gli spiriti 🙂 🙂
    (le so usare benissimo: tanto per restare in tema con il bacopost 🙂

    • eh sì, lo so quanto sai usare bene le parole, e credo anche ai tuoi “esperimenti con lo spirito”.

      ma non credo che siano esperimenti scientifici, cioè replicabili, ad esempio da me… 🙂

      allargo un pochino il discorso: non credo che il metodo scientifico sia l’unico in grado di darci conoscenze, ma credo che debba restare il principale.

      altri esperimenti appartengono piuttosto alla sfera dei linguaggi, cioè dell’espressione.

      il metodo scientifico rimane quello dell’impressione, cioè della recezione dei dati.

      non dobbiamo confondere i dati, “dello spirito”, che mandiamo noi a noi stessi, da quelli che riceviamo.

      soggettivo ed oggettivo (nel senso nel quale si può parlare di oggettivo) devono restare distinti.

  7. che sincronia…ieri sera una psicologa mi ha detto che al Bellaria, ospedale rinomato di Bologna, c’è uno studio sulle connessioni fra meditazione e l’effetto che ha sulla e malattia…voglio informarmi
    buon fine settimana Mauro..non ho niente da fare fino a martedì…ma ho libri e cibo buono a volontà 🙂

    • ecco, se parliamo di meditazione e suoi effetti sulle malattie, e non di spirito e suoi effetti sulle malattie, allora ci siamo, per quanto mi riguarda… 🙂

      e probabilmente si tratta anche di esperimenti scientifici, cioè replicabili.

      ma tu come fai a dire di non avere niente da fare se hai davanti a te una domenica e un lunedì pieni di libri? 🙂

    • bello leggere di questa ricerca che si sta svolgendo a Bologna, così per caso in Internet. Una delle ricercatrici che ci sta lavorando è la mia ex, onore a lei e a tutto il gruppo, stanno avendo ottimi risultati a quanto pare.

      • mi inserisco velocemente solo per dire che il modo è così piccolo che a volte i sei gradi di separazione sembrano troppi: qui ne bastano due!

  8. Nell’ambito delle mia ricerca di ciò che si possa scoprire e considerare vero della vita e di noi, osservando e pensando, ambisco a vedermi come fossi un altro, ed avere una visione realistica delle mie capacità e dei miei limiti in rapporto a quelle altrui, proprio perché per provare ad estenderli occorre vederli con nitidezza e cinismo, anche se ciò comporta la scoperta di realtà amare da volersi negare, magari da offuscare un po’ nell’autoironia. Sapere chi sono veramente liberandomi di ogni illusione e bugia, dunque ridicola arroganza, rende la felicità ora fuggevole, più solida e vera una volta raggiunta. L’abbattimento delle illusioni, forse neanche eccessive nel mio caso rispetto ad altri (al top dell’autoillusionismo direi esserci Berlusconi), mi ha reso un po’ più silenzioso ma anche più consapevole, e io preferisco; non sopporterei l’idea di morire convinto di essere stato ciò che non ero, e poi, se può esserci un progresso, accogliere la verità è l’unica strada per migliorarsi se ci sono margini in termini di risorse mentali e culturali che spesso, invece, mancano; ho la sensazione che il movimento a 5 stesse abbia fatto leva sull’incapacità degli individui di vedere i propri limiti e quello che sono, dando in pasto alle masse l’illusione che governare sia alla portata di tutti e che chiunque farebbe meglio del prossimo.
    Il risultato di anni di osservazione di me stesso e degli altri, anche a fronte di una tragica carenza di tempo che non è solo un alibi ma una verità determinante, è stato l’abbandono del mio blog. Forse l’ennesima sospensione perché lui ed io ci rincorriamo con palese inquetudine. Adesso è rimasto indietro lui e per me è buon segno, ma al tempo stesso io non mi sento ancora pronto per averlo per come vorrei fosse il mio comunicare, e forse non lo sarà mai, perché non può esserlo perché è il mio. Ma la vita è anche sfidare i propri limiti, fin quando s’intravedono potenziali margini estensione che possono diventare reali.

    Non avevo letto niente in merito e ho trovato l’argomento di straordinario interesse, così ho lasciato la mia personale testimonianza. Complimenti e saluti.

    • mi sottraggo in punta di piedi da questo commento che era stato deviato in altri lidi dalla piattaforma e che è stato fortunosamente recuperato, purtroppo in ritardo.

      lo trovo di straordinario spessore e mi piacerebbe riprenderlo e approfondirlo.

      per una strana coincidenza ho appena finito di scrivere un post, il n. 128, che mi pare completamente in tema e mi piacerebbe che tu lo leggessi e mi dicessi che cosa ne pensi.

      spero che tu possa leggere questa risposta che il caso ha reso così poco tempestiva, ciao.

      • non preoccuparti della scarsa tempestività della tua risposta, Bortocal; “soffro” di una grave carenza di tempo a disposizione per i miei interessi, ma appena mi sarà possibile leggerò il tuo post n. 128. a presto e grazie per la considerazione.

  9. non saprei giustificarlo, ma leggendo l’analisi dei giapponesi mi viene da domandarmi se non vi sia una qualche ragione evolutiva in questo (perverso?) meccanismo celebrale.
    una specie di “auto-doping” per stimolarci a dare ancora e di nuovo il meglio, insomma per installarci un pò di auto-ottimismo sulle nostre capacità che magari ci porta a rendere di più…
    la butto lì, ovviamente, senza alcuna base scientifica.

    certo, la scoperta che i nostri giudizi si basano su simili meccanismi, è abbastanza sconcertante….

    • sono sicuro che ci sia una motivazione evolutiva.

      il senso di superiorità a me pare strettamente connesso allo slancio vitale, è massimo nei bambini che soffrono del complesso di onnipotenza, e declina con la vecchiaia, ma proprio perché si ha davanti molto meno da vivere. 😉

  10. Nel mio cervello forse c’è un baco da seta …seguo in volo il suo filo leggero … Sono depressa ? …si e no … Forse sono un po’ diversamente “normale” . Chissà . È inverno

    SEDUTA IN SILENZIO
    L’inverno ha una sua ragione
    il freddo è come un fiore –
    un fiore ha il suo profumo, l’inverno un pugno di ricordi.
    L’ombra di un ramo secco, come un esile fumo azzurro,
    dipinge una sola pennellata sulla finestra del pomeriggio.
    Al freddo, la luce del sole diventa pallida e lentamente si inclina.
    E così
    bevo il mio tè in silenzio
    come in attesa che un ospite parli.
    Lin Huiyin
    …La speranza è l’ultima a morire aspetto l’arrivo delle rondini … Intanto piove ,benedetta acqua !
    Buongiorno Mauro 💌

    • bellissima poesia.

      qui rondini non se ne vedranno, comunque. se ne stanno alla larga: aria comunque troppo inquinata, per loro e per noi.

      solo che loro hanno le ali e noi no.

      – mi ero dato da tempo un mio calendario stagionale personale, ma di recente ho scoperto che coincide con quello cinese.
      in questo calendario la primavera inizia, con la sua fase ascendente verso il 6 febbraio, raggiunge il suo culmine il 21 marzo, e poi discende verso l’estate fino al 5 maggio circa. i cinesi dividono ogni stagione in due parti.
      quindi considero la primavera già iniziata, e la giudico dalla durata della luce…

  11. Si Mauro per tutto la poesia è bellissima e la luce è già tanta , la finestra si sta aprendo sempre di più ,la primavera è iniziata !
    Qua le rondini torneranno, ci sono tanti nidi , io le aspetto sono straordinariamente affascinanti .Ed io sono particolarmente affezionata a loro .
    Perché non vieni …anche senza le ali , ci sono i treni !
    Le Marche sono belle, non molto inquinate ,approfitta …🐞

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