19 risposte a “il mistero del politico buffo.

  1. Caro Bortocal, sei sicuro che bastano vent’anni ?

    Per Mussolini vent’anni non son bastati: c’è voluta anche una guerra persa.
    Mussolini non faceva tanto ridere. Anche perché, all’epoca, dopo la Grande Guerra, c’era ben poco da ridere. Eppure ci son voluti vent’anni e solo una guerra persa ce ne ha liberati.

    Per Berlusconi vent’anni non son bastati. Cosa ci vorrà ancora ?
    Berlusconi faceva anche ridere, all’inizio. Ma, tra un burlesque e un bunga bunga, gli italiani hanno riso sempre meno. E’ finita che, dopo vent’anni, Berlusconi è sempre là, mentre molti Italiani hanno cominciato a piangere. In compenso, nel mondo, di lui, e di noi, ne ridono tutti.

    Per Grillo vent’anni credo siano troppi.
    Vista l’aria mesta, è arrivato Grillo a farci un po’ ridere.
    Ma temo che la festa, stavolta, sia di breve durata.
    Anzi, forse già è finita prima di cominciare.

    Per fare ancora qualche risata ci resta solo Crozza che imita Bersani.
    Oppure, molto più spassoso, Bersani che imita Crozza.

    • no, venti anni potrebbero non bastare…, era solo una speranzella…

      dopotutto la DC ce la siamo tenuta per quarant’anni…

      se hai visto qualche documentario con i discorsi di Mussolini scoprirai che era un grande comico, ma gli italiani di allora non se ne accorgevano.

      ad esempio qui: http://www.youtube.com/watch?v=OOv-Ncs7vQk

      quanto a Crozza, è geniale, ma in un paese normale credo che sarebbe vietato ai comici di fare parodie durante la campagna elettorale, altrimenti alla fine il pubblico si convince di essere a Sanremo e di dovere scegliere il comico più divertente, e vota Grillo…. 🙂

  2. avete visto la pubblicita’ della ford con una macchina piena di donne legate e succinte e berlusca alla guida…??
    dove e’ finito il movimento femminista italiano…??
    probabilmente e’ stato zittito dalla sinistra che non ama attriti con i mondi islamici….forti esportatori di utili sottoproletari…!!

    • e hai visto la pubblicità di un lassativo brasiliano dove c’è lo stesso personaggio più o meno nella stessa situazione con la scritta “Non trattenetelo più a lungo”?

      sul resto ti ha già risposto qualcun altro, e io posso riposarmi per un po’, vedo… 🙂

  3. @Edoardo
    Ma sei normale ?
    Prima di parlare, tu pensi a quello che devi dire ?
    Se sì, allora, pensa due volte. Poi fai un respiro. Ora pensa ancora un’altra volta a quello che stai pensando, e chiediti se ha senso oppure no.
    Cosa c’entra ì “attrito coi mondi islamici” che la sinistra non amerebbe, con le “donne di Berusconi” ?
    E poi: “forti esploratori di utili sottoproletari”.
    A Roma diciamo: “Ecchevordì ??”
    Penso tu abbia bisogno di un corso accelerato di esposizione. Nello scrivere, ma temo che nel parlare sia lo stesso.
    “Idee poche, ma confuse. Torna pure a posto. Ti dò un tre.”, così il nostro prof di italiano trattava quelli come te.
    Stai semplicemente lordando delle tue fanfaluche mentali un blog rispettabile come questo.
    Anche perché il Bortocal è troppo buono… E’ stato troppo tempo tra i buddisti indiani. Temo gli abbia nociuto…

    • th Y

      devo solo precisare che gli indiani non sono buddisti, ma piuttosto induisti o islamici, o jainisti, o parsi, o cristiani…, ecc. ecc.

      quindi sono tosti gli indiani, Gandhi è un’eccezione…

      • @Bortocal
        Immaginavo questa tua risposta. A dirti la verità l’ho voluta provocare, non potendo ascrivere la tua benevolenza di gestore – autore del blog a eventuali influenze hindu o islamiche, in quanto culti meno “benevolenti” del buddismo.
        Mi volevo riferire al buddismo storico indiano, di cui vi sono testimonianze ovunque, in India, come saprai, essendone stata la religione pressoché unica per più di 1500 anni.
        Il Buddha (Siddharta Gautama) visse nell’India del Nord nel VI sec. a.C.
        Lo stesso induismo è stato inflenzato dai Tantra buddhisti.
        Solo dopo il XIV secolo il buddhismo si è diffuso dall’India in tutta l’Asia sud-orientale, in primis in Tibet, Nepal, Cina.
        L’India è per i buddisti un po’ come la Palestina per cristiani.
        Ma al riguado, ovviamente, non debbo insegnare niente a nessuno.
        Pace e bene a tutti.

        • immaginavo questa tua risposta. a dirti la verità l’ho voluta provocare, 🙂 sapendo benissimo che sapevi…

          in effetti Lumini, la località natale di Buddha è, sia pur per pochi km, in territorio indiano, anche se poi l’unica India veramente buddista (almeno in parte) è il Nepal.

          il ritorno dell’India all’induismo dopo alcuni secoli di buddismo è un fenomeno storico unico, come se noi tornassimo al paganesimo… e a volte penso che non sarebbe neppure un cattiva idea…

          • Comunque induismo e buddismo non sono religioni “a compartimenti stagni”, come il cristianesimo con l’islamismo, ad esempio. C’è una miriade di culti e credenze intermedi. Basta pensare al jainismo, che è a metà strada tra induismo e buddismo.
            Per dare un’idea, anche se approssimativa, direi che quello tra induismo e buddismo è un po’ come il rapporto che c’è tra il cristianesimo e l’ebraismo. Anche se nel primo caso l’ebraismo ha influenzato il cristianesimo, ma non viceversa. Mentre nell’altro caso c’è stato un permearsi a vicenda nel corso dei secoli, con una differente dislocazione geografica del buddhismo rispetto alla terra di origine.
            Trattare la questione nel dettaglio, come sai, richiederebbe diverse pagine, e al momento non mi pare opportuno…

            • sì, condivido; il jainismo lo conosco proprio.

              distinguo le religioni indiane spesso e volentieri soltanto sulla base dei loro colori caratteristici.

    • cara Ella,

      da veneto sudtirolesizzato, trapiantato parte in Lombardia parte in Svevia, confesso di non riuscire a seguire i tuoi post in romanesco, per me troppo difficili.

      ma qui hai fatto capire tutto benissimo proprio grazie al romanesco!!! 🙂

              • Scritto, e anche non bene perché, anche se forse è tra i dialetti più semplici, ha comunque le sue regole.
                Da ascoltare è molto più semplice, credo anche per te nordicissimo 🙂

                • sì, però il romanesco parlato, onestamente, mi infastidisce un po’, proprio per l’associazione a personaggi come Sordi e Fabrizi e al loro retroterra culturale qualunquista; invece il romanesco scritto si riscatta completamente da questa specie di interdetto mio mentale proprio grazie a Pasolini.

                  mi resterebbe la curiosità di capire se però si tratta proprio della stessa lingua, alidlà delle apparenze, cioè se il dialetto romanesco popolare di Pasolini sia uguale al dialetto romanesco piccolo borghese della commedia all’italiana: credo di no, e non ricordo se Pasolini abbia mai detto qualcosa sul tema, confusamente credo di sì.

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