le vite ritrovate di Madurai – 156

il mio ultimo viaggio in India è cominciato davvero la mattina del 7 novembre, quando sono sceso dall’hotel di Madurai con la terrazza affacciato sullo sterminato tempio della dea Sri Menashki per andare a visitarlo.

sì, perché per me l’India sarà sempre il Tamil Nadu, dove sbarcai per la prima volta in quella specie di continente senza fine, pieno di ogni variante possibile dell’indianità, che pian piano ho cominciato a riconoscere.

ma il Tamil Nadu induista e passionale, miserabile e assetato, resterà sempre l’immagine dell’India più canonica che non avevo ritrovato nel Kerala quasi razionale e occidentalizzante o sui Gati nebbiosi.

ed ora rieccolo qui, davanti ai miei occhi, nel viaggio del 2010 che vi sto raccontando ora con i miei montaggi video, dopo averlo vissuto allora nel blog e poi anche con qualche post fotografico, che allora usavo fare…: ce n’è solo uno, poi, su Madurai: bortografia 741. vite di Madurai.

ha un titolo non troppo diverso da questo e alcune foto tornano in questo montaggio video, altre verranno utilizzate per i prossimi.

di quella successione di immagini mcc43 commentò:

oh, tanta Bellezza e poi … quell’ultima foto è un colpaccio, nascono tanti di quei pensieri.

ma qui, in questo video, che comincia con le stesse figure delle sorridenti venditrici di fiori del video precedente, si mescolano senza nessuna regola bellezza e miseria estrema, sporcizia e gioco sublime di luci e colori, arricchito dai suoni delle cantilene e dal brusio del mercato.

il gioco dello sguardo corrisponde a quello reale, che viene continuamente sorpreso e distratto da nuove immagini, qui tutte avvolte in una opaca luce giallastra di una giornata di foschia,  ciascuna delle quali è un evento.

di fronte all’abbandono mortale di vecchi corpi che forse stanno riposando o forse semplicemente morendo sopra un carretto oppure in mezzo alla strada polverosa accanto a un cane, ecco gli sguardi luminosi e penetranti di donne, uomini, bambini, che in tanta impudica contraddizione vitale, gridano la bellezza della vita proprio accanto alla morte.

e senza rifiutarla: queste bellezze sono delicatamente belle, non si oppongono a nulla, neppure al dolore: lo abbracciano e lo fanno proprio.

così che anche il dolore diventa bello: grande lezione per noi occidentali che viviamo in un mondo parmenideo spaccato in due…

* * *

per qualche strano motivo You Tube non carica oggi il video completo, vedrò se riesco a rimediare.

eccolo risolto.

7 risposte a “le vite ritrovate di Madurai – 156

    • commento piacevole, anche se non so chi sei.

      ma com’è che l’antivirus mi ha bloccato quando ho cercato di accedere al tuo blog, con questo grido d’allarme?

      Il sito è schedato come sito pericoloso in grado di rubare dati personali, iniettare virus nella macchina o compiere altre azioni dannose.

      Le nostre informazioni indicano che questo sito: – È stato promosso tramite tecniche di posta indesiderata.

  1. come promesso, ho letto il tuo post e visto il tuo video. Mi piacerebbe molto, a dire il vero, visitare presto anche l’India. So che lo farò. Mi piace il modo in cui hai raccontato gli occhi di questa gente e l’atmosfera di questo paese affascinante ma anche a tratti straziante. L’india è un altro di quei paesi che deve rimanerti sotto pelle!Ti dico la mia, c’è tantissima carne nel fuoco in questo video… personalmente avrei realizzato 2 clip diverse (nel senso, dimezzando la durata e sfruttando quindi al massimo il materiale). Ovviamente opinione personalissima 😉 grazie per avermi segnalato il tuo racconto Bortocal!!

    • grazie del commento che è un contributo molto interessante.

      dell’India sono preso perdutamente, in un modo che rasenta la dipendenza e ci sono stato sei volte, ovviamente ogni volta in stati differenti, salve poche eccezioni: gli stati stessi del resto sono così grandi e ricchi che ci puoi tornare e visitarne altre parti, come per esempio il Tamil Nadu, il mio preferito, dove sono stato tre volte, ma mai prima dell’ultima, a Madurai.

      i miei montaggi sono lunghi, lo so, però non ho capito bene in che senso avresti fatto due clip: ci vedi due temi diversi? oppure semplicemente volevi dire che avresti dimezzato questo?

      seguo una regola pratica molto banale nell’organizzare i video: in prima battuta utilizzo tutto il materiale che ho accumulato, e non è poco, perché sono bulimico: in questo caso ho due o tre decine di clip video e centinaia di foto nella giornata di Madurai; il primo problema di questo ammasso confuso è come organizzarlo.

      adesso ad esempio ho pronto un secondo montaggio sul primo circuito interno al tempio che caricherò e commenterò domani.

      raccolgo quindi il materiale per temi e faccio una prima versione, che è quasi una brutta copia, come in questo caso.

      poi, quando ho finito di riorganizzare tutto il materiale, a volte passo a una sintesi: ho fatto così con i video del Myanmar; ma poi, mostrandoli in pubblico, mi sono accorto che anche dimezzati nella durata, erano ancora un poco troppo lunghi.

      è che sono troppo attaccato al materiale per riuscire a staccarmene sentimentalmente…

      scusa: sto abusando della tua pazienza.

  2. Pingback: Tina Di Benedetto, La kasbah Ait Ben Haddou | commentando·

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