se abbiamo bisogno di una buona notizia oggi, dobbiamo andare fino in India.
La Corte Suprema indiana, la stessa che ha appena deciso un supplemento di indagini per dimostrare la competenza del paese sul caso dei marò italiani, ha deciso oggi anche, dopo una causa durata sette anni, che l’industria locale ha il diritto di produrre il Glivec, un antitumorale, come farmaco generico low cost per salvaguardare il diritto alla salute della popolazione e ha respinto il ricorso dell’industria farmaceutica svizzera Novartis relativo alla salvaguardia del brevetto.
la Corte Suprema ha detto che il Glivec “non è un prodotto innovativo perché utilizza una molecola già nota e quindi non rientra nei criteri stabiliti per le “invenzioni”.
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vado a controllare su wikipedia e trovo infatti che il Glivec o Imatinib mesilato, formula chimica C29H31N7O, è una modifica di un farmaco già esistente (imatimib) con proprietà non diverse.
è usato nella cura della leucemia mieloide acuta, di quella linfoblastica, di alcuni tumori gastrointestinali e di pochi altri tumori maligni: blocca tre enzimi che sono coinvolti nella nascita e nello sviluppo del tumore, agendo contro la proteina anomala che li causa; e questo è un metodo di cura nuovo; gli altri farmaci chemioterapici agiscono invece contro la suddivisione delle cellule grazie alla quale in cancro si diffonde nell’organismo.
ha dimostrato di essere in grado di prolungare la sopravvivenza dei pazienti e i suoi effetti collaterali sono meno pesanti di altri trattamenti più tradizionali; tuttavia non risolve la malattia definitivamente: offre ai pazienti più possibilità di vivere una vita piena, anche se ciò significa la perenne dipendenza da un medicinale.
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il farmaco è stato lanciato nel mercato nel 2001 e, per quanto limitato alla cura di alcuni tipi di tumore abbastanza rari, ha fatto della ditta che lo produceva, la Novartis, in breve tempo una azienda leader nei trattamenti anticancro.
Ci sono voluti appena 32 mesi fra la prima sperimentazione umana del farmaco e la sua entrata sul mercato.
Nel 2005, il farmaco ha guadagnato 2.67 miliardi di franchi, con un incremento delle vendite pari ad un terzo, secondo swissinfo.
non è difficile pensarlo, se andiamo a leggere proprio le informazioni che danno gli svizzeri sui costi della terapia: negli Stati Uniti, ad esempio, un anno di trattamento con Glivec costa fino a 25’000 dollari.
e, se andiamo sul sito della Farmamondo scopriamo che 30 compresse di Glivec 400 mg costano, con precisione svizzera, 3,279,79 euro.
pensiamo che cosa può venire a costare tenere in vita un malato per anni.
Alcune assicurazioni malattia si rifiutano di rimborsare queste fatture, mentre i pazienti privi di copertura sanitaria vivono un tragico dilemma.
Del prezzo di Glivec si è molto discusso anche in altri paesi, come la Corea del Sud.
Nel 2002, mentre il governo trattava con Novartis, alcuni pazienti sono rimasti senza trattamento.
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questi costi coprono effettivamente i costi della ricerca soltanto più un ragionevole profitto?
e che cosa sta veramente dietro il concetto di ragionevole profitto di una multinazionale?
quanto conta il malato e quanto le superliquidazioni dei dirigenti che gli svizzeri stessi hanno appena vietato per legge con un referendum?
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Secondo la multinazionale svizzera, fermo restando che i trattamenti contro il cancro sono costosi, nel caso di Glivec si sono presi seriamente in considerazione i bisogni dei pazienti che non hanno risorse finanziarie per pagare la cura.
Dall’inizio del 2002, il “Programma internazionale di assistenza ai pazienti di Glivec” ha fornito il trattamento gratuitamente a 13’600 pazienti di 79 paesi.
Il programma, che viene gestito da una fondazione indipendente, è prevalentemente applicato ai paesi in via di sviluppo o alle nazioni che non dispongono di adeguate risorse per la salute.
insomma, la Glivec stessa ha provveduto a qualche elemosina per 13.600 pazienti per provare a nascondere i suoi profitti.
Secondo Richard Frank, docente di economia sanitaria all’università di Harvard, si può fare poco per abbassare il costo di farmaci come Glivec:
“Guardando avanti, tuttavia, occorrerà comportarsi in modo più attento e creativo.
Bisognerà che il processo di autorizzazione di vendita del prodotto possa contribuire a ridurre il costo di sviluppo e di accesso al mercato”.
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articolo interessante…buona pasquetta
buona Pasquetta a te e grazie!
scandaloso che i governi rispettino le “regole” commerciali quando c’e’ di mezzo la salute anzi la vita di tanta gente.
e’ di pochi giorni fa’ che sempre la svizzera ha tagliato i rifornimenti di farmaci salvavita alla Grecia perche’ insolvente.
sai cosa me ne frega se la molecola e vecchia o nuova…….!!!
io francamente l’industria farmaceutica ed alimentare la nazionalizzerei conscio dei rischi che questa situazione determinerebbe…..ma…..preferisco il minore dei male..!!
qualche volta non ti riconosco, edoardo: qui mi sembri un estremista di sinistra… 🙂
giusto per dire che sono d’accordo, senza essere un estremista di sinistra…
mi hanno sempre definito un qualunquista.
uno dei tanti stupidi termini inventati dai soliti boss che vogliono a tutti i costi allineare sul loro il pensiero degli altri ( ogni riferimento a grillo è assolutamente intenzionale ).
capisci perche’ non sono mai stato iscritto ad alcun partito o movimento…?
dev’essere lo stesso motivo per cui io in tutta la mia vita mi sono iscritto solo un paio di volte per un anno al Partito Democratico; e non considero “iscrizione” la militanza giovanile di alcuni anni nel Gruppo del Manifesto.
quanto al termine “qualunquista” ha vari significati: spero che tu non ti offenda troppo se dico che in alcune delle cose che dici vi sono tracce evidenti di qualunquismo.
cosa che – spero sia ciao per entrambi – non significa dire che TU sei qualunquista, dato che ognuno ha le sue contraddizioni.
caro Bortocal nell’italia delle mafie delle lobbi e delle c orporazione essere indipendente (leggi pure cane sciolto) e’ da sempre molto difficile ed io ho sempre pagato di persona anche professionalmente.
mi sono giocato una buona carriera ospedaliera perche’ tanti decenni fa’ ho detto ad un boss che la foto nel suo studio in cui pio XXII gli sparava un ostia in bocca,foto ingrandita che ostentava con grande orgoglio,era la cosa piu’ ridicola che avessi mai visto.
ho sempre cercato di rispettare me stesso perche’ questa e’ l’unica forza su cui posso contare.
certamente sono stato avvantaggiato perche’ una volta deciso che mi conveniva la libera professione mi sono trovato assolutamente libero di fare i conti solo con me stesso.
non ti dico che a volte non ho dovuto scendere a compromessi….ma sempre per cose di poco conto.
questo commento mi stava sfuggendo, ma per fortuna controllo sempre dove i commenti sono in numero dispari…
apprezzo chi è riuscito a vivere e a lavorare senza compromessi: cosa un poco più facile, forse, se si lavora in proprio, ma durissima se lavori in un ambito statale.
personalmente ho l’orgoglio di non averlo fatto nello stato.
una bellissima notizia.
qualcosa di simile era avvenuto in Sudafrica con i farmaci antiretrovirali, ma la situazione era un pò diversa.
questa sentenza è forse ancora più importante, perchè strettamente legata alla giurisprudenza nazionale e perchè fondata su un principio scentifico semplice, per il quale una modifica minore del farmaco non basta a tutelarlo sotto brevetto.
non so nulla, invece, di questa situazione del Sudafrica…
in sommi capi, delle associazioni hanno chiesto ad un tribunale di far applicare le norme del WTO che prevedono limitazioni alla proprietà intelletuale per ragioni di salute pubblica
grazie, e l’hanno anche ottenuto immagino, pur se il caso indiano è molto più importante per i motivi che hai accennato sopra.
sono piccoli passi in avanti nella limitazione dei diritti della pessimocrazia che ci comanda.
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.