174. Krueger for president: Bersani e la mascherina.

chi lo capisce, Bersani, è bravo.

scrive su twitter “ti conosco, mascherina”, ma se chiama Berlusconi mascherina dimostra di non conoscerlo.

l’unica mascherina della partita resta lui: l’altro non è il Krueger di Nightmare? mica è una maschera, quella.

qualcuno poteva sospettare che Bersani cercasse di vendere la presidenza primogenitura che spetta a chi ha la maggioranza fra i grandi elettori del Presidente della repubblica almeno in cambio del piatto di lenticchie del governo: ci sarebbe stata una parvenza di senso.

invece no, e Berlusconi è rimasto senza parole: è un regalo disinteressato.

* * *

ma, dicendo solo queste cose, si perde di vista l’essenziale: occorre fare un passo indietro e guardare più da lontano.

una trattativa tra partiti alla luce del sole per scegliere il Presidente della Repubblica io non me la ricordo in 65 anni di repubblica (che sono poi anche la mia età): sarò stato disattento?

mi pare che la Costituzione del resto riservi l’elezione ai Grandi Elettori, mica ai partiti.

* * *

la Costituzione pone tra i compiti del Presidente quello di rappresentare l’unità nazionale (art. 87), ma questo non significa certo che occorra l’unità nazionale per eleggerlo.

i casi in cui il Presidente furono eletti da uno schieramento parlamentare massiccio, quasi all’unanimità, furono quello di Cossiga nel 1985 e quello di Ciampi nel 1999: il primo era un uomo che aveva pesanti disturbi di personalità e fu forse il peggiore Presidente della Repubblica che la nostra storia ricordi; il secondo fu il migliore presidente, dopo Pertini (a mio personale parere).

a riprova del fatto che l’unanimità dello schieramento di per se stessa non significa niente.

del resto,  il voto per il Presidente è segreto, e così diversi candidati sono entrati in Parlamento sostenuti in apparenza da una solida maggioranza e poi non sono riusciti a farcela: ecco quanto poco potevano decidere una volta sulla questione i partiti,

* * *

ma essere votati da una maggioranza di parte rende faziosi?

Napolitano è stato eletto da una maggioranza di centrosinistra; è stato semmai un Presidente troppo squilibrato a favore di Berlusconi (giudizio personale).

Napolitano è stato eletto dopo che la sinistra aveva vinto per soli 25.000 voti le elezioni alla Camera contro Berlusconi e aveva eletto già presidenti della Camera e del Senato fra i propri uomini: una situazione fotocopia di quella attuale (a parte il Grullo e 160.000 voti di scarto).

ma perché un presidente sia obiettivo, non è importante lo schieramento che lo elegge, ma la struttura della personalità dell’eletto.

* * *

qui, invece, per ora si parla di metodo: e non capisco che metodo sia, oppure se lo capisco, è un metodo malsano.

se c’è un metodo per eleggere Krueger, questo vuol dire che Krueger va bene?

stiamo scegliendo una persona: è delle qualità della persona che si deve parlare, non del metodo.

le qualità della persona portano a Bonino, a Prodi…

il metodo ci porta alla Cancellieri, a De Rita e ai piselli in scatola: persone che nessuno saprebbe davvero dire chi siano.

autentici salti nel buio capaci di togliere agli italiani anche l’ultimo dei riferimenti politici che hanno considerato sicuri finora (e che solo negli ultimi tempi anche Napolitano ha cominciato a far vacillare)

* * *

oggi pare invece che, nel nome della credibilità del Presidente, si debba dare a Berlusconi un diritto di scelta dentro una rosa di candidati scelti dalla sinistra.

mi sembra evidente che sceglierà il peggiore; e se anche quello che sceglierà dovesse essere comunque semipresentabile, subito dopo essere stato scelto da lui, 1. diventerà peggiore solo per questo; 2. sarà meno presentabile ancora.

mi sembra evidente che Berlusconi sceglierà la personalità più debole, uno da costringere alle dimissioni quando si sarà tornati alle urne e lui avrà vinto di nuovo, e allora prenderà il suo posto a camere unite e vele spiegate.

il vero leader è un gangster: soprattutto in Italia.

* * *

è così che passeremo da due buoni presidenti, come Ciampi e Napolitano (salvo la degenerazione finale), a un presidente in condominio con Berlusconi, cosa che non promette nulla di buono.

a meno che anche questa non sia solo ammuìna, un’altra manovra perditempo per fare fessi i pochi elettori che leggono i giornali o vanno sul web e cercano di tenersi aggiornati.

d’altra parte occorre pure riempire le pagine intanto che si arriva al 15 maggio, ché tanto, prima, Napolitano l’incarico non lo da…

ma se fosse ammuìna, sarebbe ancora peggio: sarebbe disprezzo per l’opinione pubblica.

* * *

però qualcuno a questo punto deve pure spiegarcela la schizofrenia della cosiddetta sinistra in questo paese: da un lato ci chiamano regolarmente a votare per difendere la democrazia da Berlusconi, che è un attentato alla Costituzione, all’onestà, al decoro.

subito dopo, da vent’anni, si mettono d’accordo con lui in base all’argomento che ha preso voti e non se ne può fare a meno (salvo quando c’è stato Prodi di mezzo, ma si è provveduto ogni volta a toglierlo dalle balle in meno di due anni).

prima delle elezioni, no; ma adesso, passata la festa, dobbiamo invece considerare mafiosi e corruttori parte fondante della repubblica perché hanno preso il 30% dei voti?

ma noi vi abbiamo votato per combattere razzismo, corruzione, mafia, neofascismo, non per mettervi d’accordo con loro.

* * *

bene: chi a sinistra ci fa votare da vent’anni contro Berlusconi, per poi mettersi d’accordo con lui, una volta passate le elezioni (con la sola positiva eccezione di Prodi), la pianti per favore.

che Berlusconi, la mafia, la Lega, i neofascisti avrebbero preso voti in questo paese, lo sapevano anche prima di votare; quindi basta prese per i fondelli, grazie.

* * *

una democrazia non funziona sulla base del principio della maggioranza e dell’opposizione?

Obama non è stato eletto a maggioranza?

e non è, proprio per questo, il presidente di tutti gli americani?

per quarant’anni in Italia l’opposizione rappresentata dal PCI ha avuto una quota di voti non molto inferiore a quella di Berlusconi di oggi, anzi con Berlinguer anche superiore, ed è sempre stata trattata come un corpo estraneo della repubblica ed esclusa da tutto (per non dire che, quando ero ragazzo, un figlio comunista era poco peno che una tragedia familiare, perché corrispondeva all’idea che si sarebbe condannato a persecuzioni di vario tipo, insuccesso sociale ed emarginazione lavorativa).

non dico di ritornare proprio alla discriminazione dell’opposizione, sarebbe una grave alterazione della democrazia (come del resto lo era anche l’anticomunismo allora).

ma far governare l’opposizione che ha perso le elezioni, come se fosse parte della maggioranza che le ha vinte, è una alterazione della democrazia ancora peggiore!

* * *

ma il consociativismo è la tara storica da cui la sinistra italiana non riesce a liberarsi: è una deformazione mentale autoritaria, che dipende proprio dalla debolezza della tradizione democratica italiana.

non volevo neppure scrivere un post stamattina, tanto sono incavolato: ecco, adesso l’ho scritto, e chiedo scusa a chi se lo fosse letto: l’ho fatto per sfogarmi, ma non mi ha neppure fatto bene e sono esattamente incavolato come prima.

non so voi…

se poi leggo, ma spero che non sia vero, che Bersani propone Bersani…

19 risposte a “174. Krueger for president: Bersani e la mascherina.

  1. @Bortocal
    Calma!
    Tu dici:”prima delle elezioni, no; ma adesso, passata la festa, dobbiamo invece considerare mafiosi e corruttori parte fondante della repubblica perché hanno preso il 30% dei voti?”
    Tu poni una questione fondamentale: “Un popolo in parte “mafioso, corrotto e corruttore, e, aggiungerei, ignorante come una “capra”, può avere voce in capitolo nella conduzione della cosa pubblica (bene comune)?
    Certamente no.
    Ecco perché la democrazia, “rebus sic stantibus”, in Italia, ma anche altrove, è essenzialmente un sistema di governo demagogico (alla mercé degli umori viscerali e degli interessi di bassa bottega).

    Ecco perché Platone sosteneva che “devono governare solo coloro che, attraverso un lungo e difficile tirocinio, sono riusciti a far prevalere la parte razionale sulla concupiscibile: i filosofi. “

    Ecco perché solo un popolo di filosofi (in senso lato), di persone, cioè, colte, consapevoli e disinteressate, può attuare i principi democratici.

    Ecco perché un governo degli “onesti” (araba fenice) non può esistere, quando il popolo, ancorchè popolo, che lo ha delegato, è un “popolo di ladri conclamati”.

    Ecco perché la democrazia è solo un’utopia come tante altre.

    Ecco perchè Bersani mette la mascherina a Berlusconi.

    Ecco perché “incavolarsi” non serve a niente.

    Fai un respiro profondo e rilassati. Ciao

    • calmissimo, giuro… 🙂

      mi pare che fai scivolare un po’ maldestramente la questione da un piano all’altro.

      dobbiamo partire da un punto: la democrazia non può escludere gli ignoranti dall’esercizio del potere, contraddirebbe se stessa, ma non può riconoscere i diritti politici a chi si propone l’obiettivo di abbatterla e sbaglia se lo fa, anche se l’errore tende storicamente a ripetersi molto spesso.

      l’Italia e la Germania, uscite entrambe dalle esperienze dei fascismi hanno risolto diversamente la questione dal punto di vista costituzionale: la Germania inserendo questo tra i principi fondanti della Costituzione, l’Italia come disposizione transitoria antifascista.

      la democrazia quindi è sempre in balia della stupidità delle masse, o della loro inconsapevole saggezza in altri casi – ha scelto di esserlo; ma non può essere in balia dei criminali; infatti il sistema legale prevede la perdita dei diritti civili per chi si macchia di particolari diritti.

      la situazione italiana è quella che vede uno dei principali leader politici, per non dire il principale, in questa situazione.

      ora è perfettamente vero che incavolarsi non serve a niente, ma non si può fare altro che cambiare nazionalità oppure continuare a lottare e protestare quando si vedono forze che si definiscono democratiche legittimare un nemico della democrazia, un senatore incompatibile con la carica che riveste, uno già condannato all’interdizione dai pubblici uffici, che attende solo la sentenza definitiva.

      altrimenti è come dire appunto che siamo felici di vivere in una non democrazia.

      e questo non ha niente a che fare, dal mio punto di vista, con la critica in generale della democrazia come forma di governo, che ho sviluppato anche io altre volte.

      questa è la critica di una democrazia solo apparente, della democrazia della presa per il culo degli elettori.

      lasciamelo almeno dire…

      • @Bortocal
        “la democrazia non può escludere gli ignoranti dall’esercizio del potere”.

        E’ vero, incontrovertibilmente, per definizione. Ma un popolo ignorante non è in grado di valutare le varie opzioni proposte in campagna elettorale e le conseguenze sono, purtroppo, sempre nefaste: nasce il governo degli incompetenti (ad esempio l’ultimo governo Berlusconi) ed il paese non può che fare naufragio.
        Se poi escludiamo dalla partecipazione alla vita pubblica i “delinquenti” che sono (in Italia) tanti (i milioni di evasori fiscali che votano a destra), la democrazia si ridurrebbe a “poca cosa” e si dis-velerebbe finalmente tutta la sua natura utopica.
        l’Italia (cattolica, di facciata) e la Germania (in maggioranza protestante, nei fatti) sono paesi diversi, in particolare perché il tedesco, rispetto all’italiano, è una persona mediamente più seria, più competente e più coerente nei comportamenti. Ovviamente sia nel “bene” che nel “male”. La storia è lì a dimostrarlo.

          • Riporto una possibile risposta alla tua osservazione, come scritta da Uriel Fanelli.

            (cfr. http://www.keinpfusch.net/2010/09/la-farloccheide-in-doppiopetto.html)

            Sono anni ed anni che la gente a sinistra continua a dire che la loro sconfitta e’ dovuta all’ignoranza e alla stupidita’, all’egoismo e alla paura, e manca poco che non comincino a recitare l’atto di dolore. Ma , se ci riflettiamo bene, questo significa affermare che per vincere abbiano bisogno di un paese perfetto, senza stupidita’ ed ignoranza, senza egoismo e paura, ed equivale a consegnare la loro esistenza politica al mondo delle utopie.

            Il politico che vince lo fa parlando anche agli egoismi, alle ignoranze, alle paure e alle stupidita’ del pubblico che lo deve votare. Il politico deve vincere nel paese che ha, con gli elettori che ha. Mentre l’uomo di sinistra continua a salmodiare un mantra che , in sostanza, afferma che la sinistra possa vincere solo in un altro paese , scevro da egoismi, stupidita’, ignoranza e paura. Paese che non esiste, o che alcuni di essi credono essere l’ “estero”(4).
            La domanda e’: puo’ un partito credere di vincere semplicemente perche’ si illude che improvvisamente il paese si trasformera’ in un’isola di Utopia, ove i cittadini hanno un cuore ma non una pancia, ove non esistono paura , egoismi, ignoranza o stupidita’?

            La risposta e’, ovviamente, no: questa credenza fa parte di un complesso di credenze che io chiamo “il complesso del perdente”, ovvero un insieme di pensieri che condannano alla sconfitta chiunque ne sia portatore.

            Il paese ove la sinistra italiana dice di poter vincere, riassumendo, e’ un paese ove:

            Il capo dell’opposizione ha esattamente le stesse chance iniziali di vincere. E questo non deve avvenire migliorando le chance dell’opposizione, ma togliendo chances a chi sta dall’altra parte.
            I mass media siano schierati in maniera assolutamente neutrale.
            La chiesa non influenzi le coscienze.
            La mafia scompaia.
            Non ci sia ignoranza e stupidita’.
            Non ci sia egoismo ne’ paura.
            La legge elettorale sia un misto di regolamenti olimpici e cavalleria al-la Chanson de Gestes
            Il che, in buona approssimazione, ci fa capire quando vinceranno E saranno capaci di rimanere al governo per realizzare il programma che hanno in mente.

            Mai, o in un mondo perfetto che ancora non c’e’.

            Uriel

            • ho fatto proprio un affare a far conoscere ai miei lettori questo blogger geniale, sempre capace di vedere più avanti di me di 20 miglia! 🙂 🙂 🙂

              però, se la sua documentazione in molti campi lascia a bocca aperta, la sua logica – ho già riscontrato – ha dei punti di defaillance abbastanza evidenti.

              prendi qui: se dico che il livello dell’ignoranza in Italia è tale da rendere molto problematico il funzionamento corretto di una democrazia, mi si ribatte che sono un sinistrato perdente che vorrebbe vivere in un paese perfetto per poter vincere le elezioni.

              ma io non sto dicendo questo, e questa riposta è uno pseudoargomente: non sto dicendo che ho bisogno di un ideale paese perfetto, sto solo dicendo che per essere davvero democratico QUESTO paese dovrebbe essere almeno UN POCO MENO ignorante.

              se si vuole polemizzare con questo argomento in modo puntuale e documentato ci sono cento altri modi per farlo.

              per esempio: è dimostrato che l’Italia è mediamente più ignorante dei consimili paesi europei? risposta: sì.

              non ci sono forse paesi nel mondo con un livello culturale inferiore a quello italiano e dove tuttavia la democrazia funziona più correttamente? risposta: sì; quindi il problema è da approfondire.

              che cosa intendiamo con ignoranza? occorre spiegarlo, altrimenti si cade in una tautologia ed è ignorante chiunque non vota conformemente ai nostri desideri, ecc. ecc.

  2. Aggiungo un articolo di MARCO BRACCONI

    “Quello che fa veramente spavento è il collettivo e generalizzato processo di deresponsabilizzazione.
    La stragrande maggioranza degli italiani (molto più ampia di quella che ha votato Movimento Cinque Stelle) si dice profondamente indignata per il comportamento delle classi dirigenti. E’ una indignazione liquida e trasversale, che sfonda differenze di classe, cultura e condizione socio-economica. E si declina in una partitura di sentimenti che spazia dall’odio all’insofferenza, passando per rabbia, schifo, orrore e tenebra.
    Tra questi – e sono decine di milioni – in pochi si domandano se e quanto la cosa li riguardi. Se e quanto, insomma, in questi ultimi vent’anni ci abbiano messo anche del loro.
    Chi oggi si schifa davanti alla persistenza di Berlusconi non si chiede quanto ci abbia messo del suo, votandolo per anni oppure non votandolo ma spaparanzandosi sul divano quattro sere a settimana davanti alle reti Mediaset, così da perpetuare il suo potere economico consustanziale a quello politico.
    Chi oggi alza il suo deluso sopracciglio davanti alle inadempienze del Partito democratico non si chiede perché non ha mai alzato il sedere dalla sedia e si è iscritto a quel partito, provando assieme ad altri a dargli una bella svegliata esponendosi in prima persona.
    Chi oggi inveisce e strepita contro lo schifo della casta non si chiede quante volte ha provato ad ammiccare al suo vigile urbano evitando la multa sulla ennesima doppia fila. E così il commerciante, oggi umiliato e offeso dalla crisi, non si domanda quante volte ha soprasseduto nel pigiare il ditino sul registratore di cassa per emettere il suo scontrino.
    Non se lo chiede l’imprenditore, quello che ha delocalizzato non per evitare di chiudere ma per quadruplicare il suoi già discreti profitti. Non se lo chiede il padre che invece di spaccarsi la testa con il figlio per costringerlo a chinarsi sui libri o sul tavolo di un artigiano, ha chiesto per lui un “aiutino” all’amico dell’amico.
    E non si pone il minimo dubbio il cittadino comune, o il giornalista, il contabile, il magistrato, che per quieto vivere ha scelto di non litigare col suo capoufficio, manager, direttore, capocantiere invece di correre il rischio personale dello scontro.
    Non tutti, certo. Nella geografia dell’italica indignazione c’è un sacco di gente che ha tutto il diritto di fare le vittima. Esodati, neolaureati a pieni voti senza mercato, espulsi di ritorno dalla catastrofe dei distretti industriali. E ancora gli esercenti onesti e fiscalmente fedeli, gli imprenditori coraggiosi, i ricercatori scurpolosi e solitari.
    Ma decine di milioni di quelli che oggi gridano al sopruso e fallimento dei potenti non si chiedono perché in questi anni sono stati accucciati e vagamente lieti, preferendo arrangiarsi in pubblico per poi lamentarsi comodamente in privato. Fino a salvarsi l’anima con la catarsi vaffanculea, che scarica e moltiplica la rabbia magari per lenire i propri sensi di colpa.
    Le colpe della classe dirigente sono conclamate ed evidenti. Ma l’aggressivo vittimismo di un bel pezzo dell’opinione pubblica italiana è disgustoso e disonesto. Una versione di comodo nella quale lo Stato sono sempre gli altri, mai ciascuno di noi; e dove l’alibi delle malefatte del potere consente di sentirsi sempre in credito.
    Leggere la storia degli ultimi vent’anni come la storia di un Paese dove una casta cattiva e puzzona ha soffocato la meraviglia dell’opinione pubblica non è una falsificazione, ma una barzelletta. Come se una buona democrazia fosse il risultato di una concessione del principe e della sua corte, o di una delega in bianco, e non di uno sforzo comune di una (intera) società.”
    A ri-Ciao

    • concordo.

      e protesto proprio per questo.

      personalmente credo anche di avere le carte a posto, dal punto di vista dell’articolo che citi, perché mi sono iscritto due volte al Partito Democratico, una in Italia e una all’estero: nessuna volta ho rinnovato la tessera, perché la constatazione della staticità immodificabile di quel partito è stata in entrambi i casi immediata.

      vorrei solo essere sicuro che l’autore delle considerazioni di sopra abbia mai fatto altrettanto: e in questo caso sarebbe bello ci dicesse che risultati ha ottenuto e soprattutto come ci è riuscito.

  3. Sei un tantino parziale sia nelle tue considerazioni sia nelle tue certezze. Dire che Prodi sarebbe un buon presidente mi pare esagerato. Di certo addormenterebbe tutti con la sua spigliata parlantina. 😀
    Nicola

    • ringrazio della critica, ma replico – per quanto riguarda le certezze (ben poche) – che ognuno esprime se stesso, no? non scrivo un blog per dare voce alle certezze degli altri o peggio ancora alle non certezze della massa: che senso avrebbe?

      poi forse sarebbe meglio che cominciassimo ad apprezzare onestà e competenza più della parlantina o della fotogenica: sarebbe già in piccolo un modo di uscire dal berlusconismo. 😉

      replicherei volentieri anche sulle considerazioni, ma capisco che era troppo stress argomentare un poco di più… 🙂

  4. però parlare di “Grandi elettori” per il Presidente mi sembra un pò fuorviante, perchè il Presidente è eletto dal Parlamento, non da personalità esterne e scelte per l’occasione.

    concordo con la tua analisi su persona e metodo. Credo che il Presidente debba avere sufficiente “auctoritas” per esercitare il suo ruolo che non è quello di un semplice burocrate ma richiede precise qualità personali.
    tuttavia, non sono completamente convinto che la Bonino rientri nella mia personale qualificazione ideale (in fin dei conti, l’avremmo vista meglio al posto di qualcuno degli ultimi due Presidenti? personalmente no)

    Bersani -grazie a dio- si è chiamato fuori da questa corsa.
    quanto all’apertura per la Presidenza, potrebbe anche esser tattica… spero.
    ed il “consociativismo” di cui parli, non è altro che un rifletto tipico del carattere italiano che sente sempre il bisogno di essere in buoni rapporti con tutti (salvo essere tanto forte da schiacciare chiunque)

    • no, parlare di grandi elettori è giusto (del resto non è una scelta personale!), perché ai deputati e ai senatori si aggiungono i rappresentanti delle Regioni, e questo crea un consesso diverso anche da quello delle due Camere riunite, previste dalla costituzione per altri compiti.

      la Bonino secondo te ha le doti personali e l’autorevolezza per essere una buona presidente? non sono riuscito a capire bene se le neghi le capacità oppure le contesti, come fa Grillo, le posizioni politiche…

      secondo me queste sono di rilievo secondario rispetto alla valutazione specifica delle doti personali, con particolare riferimento alla correttezza e alla imparzialità: da questo punto di vista non ho problemi a dire, a posteriori, che vedo nella Bonino doti migliori rispetto a quelle di Napolitano e che l’avrei vista meglio a suo posto, almeno negli ultimi due anni.

      la Bonino ha però un grosso handicap oggettivo: il laicismo, e mi pare difficilmente superabile in questo paese; quindi mi non permesso di fare il suo nome, come dire?, a titolo di esempio e nella consapevolezza di non correre troppi rischi.

      mi pare evidente invece che l’attuale trattativa sia alla ricerca del maneggione meno impresentabile (Grasso, Violante, Amato, Marini!).

      con uno di questi nomi – sia chiaro – si affonda definitivamente il paese distruggendo l’unica istituzione che regge ancora: la Presidenza della Repubblica.

      • ok, non mi sembra un punto sul quale aprire una grande discussione. diciamo che tecnicamente mi atterrei al “delegati regionali” di cui -se ben ricordo- si fa menzione in Costituzione.
        Infatti, sempre in Costituzione (art. 83) si parla di Parlamento in seduta comune e delegati.
        Contesto quindi la scelta -innovativa, peraltro, visto che non la ricordo in passato- di parlare di “grandi elettori”.

        Per la Bonino, contesto che in fondo abbia tali grandi doti. Almeno non al livello di altri candidati.
        Inoltre, aggiungerei che ha almeno altri due handicap non secondari: è da troppi anni in politica (e mi sorprende che M5S l’abbia così approvata); e col suo partito tende troppo a “cambiare bandiera”.
        Quanto al laiscismo, è evidente che è un ostacolo difficilmente superabile… ma non si può mai sapere.

        • concordo sul fatto che la discussione sul termine grandi elettori è decisamente povera di prospettive: http://it.wikipedia.org/wiki/Grandi_elettori

          in ogni caso a me piaceva il rimando sotto traccia al Sacro Romano Impero…

          riassumendo lo status quaestionis delle elezioni del Presidente:

          1. Berlusconi dice di votare un democratico solo se Bersani accetta di fare un governo con lui

          2. Bersani giustamente rifiuta: quindi va per conto suo, ma gli mancano 10 voti.

          3. Monti non glieli dà, perché sulla questione specifica è d’accordo con Berlusconi.

          a questo punto decide tutto Grillo, ovviamente.

          se i Grilletti scelgono un candidato presentabile, non resta che votare quello.

          se i Grilletti scelgono Strada o chi per lui, ci si impalla fino a che i Grilletti o Berlusconi non cambiano idea.

          in questo caso è più facile che sia Berlusconi a cambiarla, e in fretta, per evitare l’esilio già adombrato.

          infatti per fortuna la maggior parte dei candidati selezionati va bene, una volta che Grillo si è tolto di mezzo.

          altrimenti ci sarà da divertirsi, ma per chi ha qualche anno, ci furono votazioni del presidente che durarono anche più di 30 sedute.

          e ricordo un’elezione surreale nella quale un certo Bianca, inteso come scheda, raggiunse quasi l’unanimità del parlamento, pardon, dei grandi elettori.

          • mah, se siamo a 499 ne mancherebbero appena 5.
            condizionale, perchè non si capisce cosa bolle in pentola del PD.
            comunque, non escluderei che quei voti arrivassero da M5S, dopo il risultato del primo turno della votazione online.

            i grilletti, come li chiami tu, hanno scelto Gabanelli: bravissima persona, ma -a mio modesto giudizio- non qualificata per il ruolo.
            il gioco resterà impallato per le prime votazioni, dopo vedremo quanto serve per ricondurre qualcuno a ragionevolezza.

            • non so nulla, non capisco nulla.

              spero solo che il cupio dissolvi del Partito Democratico non arrivi al punto di votare il Presidente con Berlusconi e contro Rodotà.

  5. Cito dal post:

    […]
    le qualità della persona portano a Bonino, a Prodi…

    il metodo ci porta alla Cancellieri, a De Rita e ai piselli in scatola: persone che nessuno saprebbe davvero dire chi siano.
    […]

    Il cibo in scatola… La metafora è calzante…

    Sono trent’anni che la politica consociativa Mediaset – MCS (Mini Compromesso Storico) alimenta gli italiani con piselli e tonno in scatola. O simili cibi preconfezionati.

    A volte è stato anche necessario qualcuno che gli aprisse la scatoletta, perché altrimenti da soli sarebbero morti di inedia. Mi riferisco alle stèrili incursioni nel sistema dei Bossi, dei Di Pietro o dei Grillo.
    C’è veramente da rimpiangere i Radicali di un tempo, quelli “alla Teodori”, per capirsi…

    Perché stavolta dovrebbe cambiare qualcosa per il nostro stomaco ormai assuefatto alla monodieta con cibi inscatolati ?

    Non è che poi una drastica modifica dietetica possa farci più male che bene ?

    Ormai l’italiano vuole, e domanda, solo cibo industriale, purché igienicamente garantito.
    Che ci pensi qualcun altro alla loro dieta ! Tecnici o politici che sia !
    Chiede espressamente alimenti prodotti e serviti “a scatola chiusa”.

    Li rassicura. Gli permette di non pensare alla cucina.
    A me però fa un po’ pensare ai polli di allevamento…

  6. Pingback: Napolitano nove anni nei miei blog: 2013, come si (ri)elegge un presidente – 57. | Cor-pus·

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