il crampo dello scrivano è una malattia che colpisce le articolazioni delle braccia di tutti coloro che sono costretti a scrivere molto, simile al famoso ginocchio della lavandaia di cui parla Jerome all’inizio di Tre uomini in barca (per non dir del cane).
la forme più acute e refrattarie ad ogni cura, perché tendono a cronicizzare, riguardano tutti coloro che sono costretti a scrivere quel che vorrebbero leggere e non trovano da nessuna parte.
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da un’idea di un commento di slec1 su questo blog.
Buongiorno Bortocal, dopo aver letto il titolo del libro…non sono più riuscita a concentrarmi in ciò che hai scritto….
Troppo carino tre uomini in barca…davvero….mi sa che lo rileggo.. 🙂
PS: si scrive così tanto che è raro trovare qualcosa a cui non si abbia già pensato, scritto …. e quando ciò accadde è come se si apra il cielo…
Speriamo non facciano male le articolazioni ….però sai, stando molto tempo seduti anche le ginocchia non se la passano molto bene …:(
buongiorno, marta.
son contento che già soltanto il titolo del libro di Jerome abbia avuto la capacità di assorbire l’attenzione distogliendola dal resto…
poi, per il resto, più che un commento, la tua è una gentile confutazione.
è vero che spesso, credendo di essere originali, ci ritroviamo a ripetere cose dette da altri; ma allora l’urgenza, di cui parlo nel post, di scrivere cose che non abbiamo letto altrove, nasce solo dall’ignoranza e dall’insufficienza delle letture? 🙂
Penso da entrambi…e anche molto di più.
A me è successo di leggere libri interessanti, per lo meno..ritenuti tali, libri tipo dei saggi…e di comprenderli negli anni successivi.
Esperienza dunque?
Mi sorge or ora una domanda: ma se è vero che siamo unici…vien da sè sentire e scrivere cose che solo noi si percepisce in modo diverso dagli altri? e quindi non le troveremmo da nessuna parte…
la stessa esperienza vissuta in modo diverso da a ciascuno “risultati” diversi; crescita diversa..anche…
Mi sto attorcigliando per caso?
ah, ecco, ora torni a darmi un pochino ragione. 🙂
siccome ciascuno di noi è unico e irripetibile, difficilmente ritrova attorno a sé qualcosa che lo rispecchi esattamente, e anche le molte cose interessanti che leggiamo, alla fine le rielaboriamo, facendole nostre, e finiamo comunque col buttarle nel calderone grandeo o piccolo del nostro io; ed ecco perché le stesse cose, lette i momenti diversi, ci possono dire cose diverse,e magari lasciarsi capire solo nel tempo: perché l’io mica è fisso, è piuttosto un flusso, come uan fiamma del camnio o un fiume che scorre, continuamente rigenerandosi sempre uguale e sempre nuovo.
ma allora, se è così, tutti dovrebbero essere scrittori di se stessi, e invece la cosa riguarda solo alcuni.
scrive chi è portato a farlo, soltanto; ma il numero basta a riempire librerie, redazioni e intere piattaforme di blog… 🙂
per questo il crampo dello scrivano rimane una malattia di nicchia, come il ginocchio della lavandaia… 🙂
…eh….
che dirti: è cosi….
Io, ad esempio, non ho questo crampo dello scrivano piuttosto, forse il male al ginocchio 😉
le mie ginocchia, invece, non corrono pericoli…
guardo la mia casa decisamente in disordine, per usare un eufemismo, è domenica e dovrei dedicarmi alle pulizie, ma non c’è pericolo, almeno fino a che arrivano i commenti: preferisco il crampo dello scrivano… -)
ahahh ahah ahah
ottima scelta!
Le pulizie si fanno meglio quando il resto…e a posto!
buona domenica
.marta
finalmente una donna che mi capisce… 🙂
buona domenica a te, marta.
per fortuna trovo molto di quello che vorrei leggere, tipo qui.
ehi, che complimentone!
😳 grazie!!