228. Kuline Lianda, il piccolo porto di Kalianda, Sumatra: sesto video.

è una osservazione comune che le mie riprese e le mie foto in viaggio (ma non solo) sono decisamente debordanti nel numero; qualcuno, bontà sua, osserva che guardarsele è come viaggiare con me, momento per momento, eppure anche nei rari complimenti trapela l’imbarazzo ed il tedio.

bene, questo videoclip è fatto apposta per dare ragione ai miei critici, ma anche a me, anche se è poi abbastanza breve.

* * *

intanto questa volta non ci sono inserti video, ma solo fotografie, e riguardano, con i suoi dintorni, il piccolo coloratissimo porto di Kalianda, con le sue barche prevalentamente dipinte di un azzurro mare o un azzurro cielo: sul quale si innestano i rossi, i gialli, i verdi squillanti di questa terra quando c’è il sole; e la mattina del 23 aprile c’era.

siamo così abituati alla fretta della comunicazione che sembrerà insistenza eccessiva se della meraviglia bambina che suscitano questi colori ci saranno quattro immagini anziché una sola, oppure, ancora meglio, nessuna.

perché fa parte del modello di vita consumista bruciare le esperienze in un eterno pressente, cioè in un eterno nulla.

ora, senza volermela tirare più di tanto e senza cercare di trasformare per gli eventuali lettori la visione dei miei videomontaggi in una specie di fioretto buddista, sottolineo invece come, soltanto per me che li strutturo e li organizzo, questa operazione che esige tempo, anche quando l’abitudine l’ha resa veloce, e soprattutto amore, è un modo per rifiutare la fabbrica del niente del consumo ingordo delle esperienze e  contrapporle la solidità (relativa) di un mondo esperenziale che viene interiorizzato e fatto proprio; e dura almeno fino a che dura la coscienza, e poi – affidato alla parola scritta o all’immagine registrata – potenzialmente in qualcosa vive anche oltre la morte.

* * *

in questo specifico caso, poi, l’ostinazione a fotografare coincide anche con la possibilità di approfondimento dell’esperienza: ad esempio, all’inizio di questo video ecco fotografato lo stupore che suscita una enorme scritta a lettere giganti che da un prato fronteggia il mare.

al momento mi stupisco; nel resto del viaggio ritroverò qualcosa di simile un’altra volta, tanto da farmelo apparire quasi come un uso indonesiano; ma solo riflettendo nel montaggio video credo di averne capito la ragione profonda, anche se neppure il traduttore automatico mi ha restituito una pervenza di significato di questo “kuline lianda” sparato contro il mare.

siamo nella terra che è la madre di tutti gli tsunami: la regione è stata quasi totalmente distrutta dall’esplosione del Krakatau, ma poi anche ha dovuto subire gli tsunami più recenti, tra cui quello del 2005, che non è stato neppure l’ultimo, ed altre onde devastatrici certamente la attendono.

il paese stesso di Kalianda, non casualmente, è costruito un poco arretrato dal mare, su una specie di piccolo cordone costiero rialzato di una quindicina di metri.

gridare il proprio nome contro l’abisso azzurro, con queste lettere un poco spettrali (e per me anche dal significato sconosciuto) che cos’è se non dire la propria determinazione a resistere alla natura maligna?

* * *

natura maligna e nello stesso bellissima, come mostrano le foto: e questo è il mistero della vita.

Una risposta a “228. Kuline Lianda, il piccolo porto di Kalianda, Sumatra: sesto video.

  1. Pingback: il mio Krakatau, esploso ieri – 477 – cor-pus 15·

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