le ultime immagini del Kebun Raya di Bogor, prima che cali il buio della sera, è una visione inedita dell’enorme parco che contiene una giungla, dei piccoli laghi, un fiume, in linea teorica anche dei grandi varani (ma io non li ho visti), e che per qualche minuto ti trasporta perfino mentalmente, con la sua riserva di cactus, nell’arido Messico.
perché in mezzo ai tronchi giganteschi e alle liane si aprono prati verdissimi che sembrano quelli di un campo da golf, dove turisti che sono indonesiani benestanti, a volte donne col velo islamico, si intrattengono civilmente come una qualunque altra borghesia del mondo, facendosi fotografie e passeggiando con aria distinta.
la giungla è appena alle spalle, che incombe, e nel video riappare con i suoi rumori e gli sfrenati canti degli uccelli, ma questi ettari che fanno venire in mente i “deliri vegetabili odorosi” di Lubrano, un poeta barocco napoletano del Seicento, non erano, in passato, che il parco del governatore della Compagnia delle Indie Olandesi, che aveva qui la sua residenza, e il simbolo concentrato della sua immensa potenza.
e in mancanza di altri argomenti vorrei dedicare il resto del topic al colonialismo olandese ed europeo, visto da qui: non ci sarà occasione migliore per farlo e ci sono diverse false idee da sfatare, al riguardo.
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la potenza dell’Olanda nei Seicento, vista dalle regioni marittime dell’Asia Centrale e Orientale, deve essere stata davvero immensa: lo mostra tuttora l’architettura, che come sempre è uno dei linguaggi segreti della verità, che fa emergere quello che la lingua parlata prova a volte a mascherare e confondere.
dal Kerala indiano volto verso occidente, allo Sri Lanka meridionale e fino a qui, a Sumatra, a Giava occidentale, e poi anche oltre, le sagome dell’architettura coloniale olandese, con i suoi tetti di tegole rosse fortemente spioventi e i porticati su tozze colonne bianche che racchiudono zone d’ombra umida e un poco cupa, raccontano di qualche secolo di navi e cannoni, dietro i quali si compivano saccheggi, si stabilivano guarnigioni, si riduceva in schiavitù la popolazione.
l’Olanda, un piccolo paese di meno di una decina di milioni di abitanti, quasi sommerso dal mare che lentamente voleva ingoiarselo di nuovo e non voleva morire, buttatosi sugli oceani grazie alla propria esperienza marinara, era arrivato a dominare un sub-continente intero con le sue 17mila isole, ricavandone enormi ricchezze semplicemente da depredare oppure prodotti preziosi da coltivare e riprodurre per un arricchimento più costante.
lo fecero in alcune regioni per qualche decennio soltanto, prima di essere ricacciati indietro da un concorrente ancora più feroce e privo di scrupoli, gli inglesi, ma qui in questo quasi continente sospeso fra terra, mare e vulcani, rimasero fino a meno di settant’anni fa.
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noi europei raccontiamo la storia del colonialismo come una storia di potenza e superiorità: ma, rispetto a questi regni ricchi e civili che venivano conquistati, la presenza europea è stata soltanto una storia di violenza, disumanità, slealtà, perfidia, che l’ipocrisia del cristianesimo ammantava sotto parole profanate di amore per il prossimo e untuosa pietà.
la polvere da sparo e le cannoniere erano l’unico dato reale di superiorità degli europei rispetto alla gente del posto, a meno di non volere considerare tale la capacità di ingannare e la mancanza di scrupoli.
la storia delle isole Molucche è terribilmente emblematica, per non parlare di altre perfino più terribili, ma ce ne sarà ancora l’occasione.
queste isole, nella parte orientale dell’Indonesia, oggi dette Maluku e quasi dimenticate se non da qualche turista che cerca spiagge tropicali di stupefacente bellezza, erano nel Medioevo all’origine dell’intenso commercio delle spezie, che venivano coltivate qui, sotto la protezione di enormi flotte di canoe locali, e poi rivendute all’Europa, dove servivano a mascherare un poco l’odore di putrefazione della carne difficile da conservare in tempi senza refrigerazione; una in particolare, la noce moscata, non aveva prezzo, perché veniva considerata adatta a proteggere dalla peste.
furono gli spagnoli, che scoprirono queste isole e vi morì Magellano nel primo viaggio umano di circumnavigazione del mondo; poi portoghesi, spagnoli ed inglesi capirono che conquistarle significava risalire direttamente alla fonte di questa ricchezza, saltando gli intermediari, e vi si avvicendarono con flotte e cannoni attaccandosi a vicenda alla ricerca del controllo esclusivo di questo commercio.
la gara fu vinta da chi fu capace di costruire le navi più veloci e meglio armate: gli olandesi, che venivano direttamente dal Sudafrica boero, con imbarcazioni capaci di sfidare l’oceano aperto, mentre gli spagnoli bordeggiavano lentamente dall’India lungo le coste continentali e le catene di isole.
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nel 1599 gli olandesi arrivarono anche alle isole Banda, un arcipelago minore dentro quello grande delle Molucche, una decina di meraviglie da cartolina anche allora, dove gli anziani del posto, per tenerli buoni, sottoscrissero un contratto col quale si consegnavano a loro: tanto le navi ripartirono quasi subito.
ma quando gli olandesi tornarono, nel 1621, e scoprirono che “gli indigeni” commerciavano con gli inglesi, decisero di imporre il loro controllo assoluto: fecero sottoscrivere un atto di resa incondizionata alla gente del posto e poi decisero di sterminare completamente gli abitanti, sostituendoli alla fine personalmente nelle coltivazioni.
poche centinaia di bandanesi si salvarono fuggendo nelle vicine isole Kei.
nelle isole Banda si stabilirono i perkeniers, cioè “giardinieri”, olandesi, che divennero i coltivatori delle spezie, fino a che l’evoluzione del gusto non rese la loro importanza trascurabile.
il governatore della Compagnia delle Indie Olandesi che diede l’ordine del genocidio si chiamava Jan Pieterszoon Coen, e la residenza da cui partì quell’ordine era forse già questa di Bogor, sulle fresche pendici del vulcano Sabak, o comunque altra simile, dove si passeggiava, si guardavano le opere d’arte sparse nel giardino, le lapidi commemoratrici di quella potenza e di quella civile grandezza.
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usciti dal parco e percorrendone il recinto dall’esterno si arriva a vedere la facciata del palazzo neoclassico sormontato da ua cupoletta dorata, che appare come una secie di rustica e ridotta White House indonesiana.
davanti, spettacolo stupefacente, stanno centinaia e centinaia di cervi al pascolo.
il cervo, nella religione buddista, è il simbolo dell’innocenza e della purezza; chissà se quei cervi sono una forma di espiazione.
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nelle isole Maluku all’inizio di questo millennio ci sono stati nuovi massacri e un tentativo di genocidio antiislamico con un numero molto elevato di morti, compiuto dalla parte cristiana della popolazione, cioè dai discendenti dei massacratori di quattro secoli fa, che si portano evidentemente il gusto del massacro nel sangue, a volere chiamare così una cultura.
ma non è neppure questione di cristianesimo: il genocidio è trasversale alle religioni: a Meiktila nella mite e buddista Birmania l’anno scorso, poco dopo che i ero passato, altri massacri simili contro gli islamici sono stati compiuti dalla nonviolenta popolazione locale educata dal Buddha al distacco dalle passioni e dal mondo.
che ha catturato, torturato e poi bruciato decine di bambini la cui unica colpa era di essere circoncisi.
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le serene immagini che seguono non dicono nulla di tutto questo, appartengono piuttosto al mondo della smemoratezza, forse indispensabile per vivere senza vergognarsi della propria natura di scimmie umane.
solito commento ricevuto via mail:
Il post interessante e istruttivo.
Ho visto il video su youtube, sul blog si sente l’audio con uno schermo tutto verde.(forse per poco)
Foto nitide, articolate, edifici, laghi e cervi .
Mi è piaciuto più dei precedenti.
Quando entrai a Curacao con una nave, nel 1968, sembrava di sognare: l’Olanda nei Caraibi.
Forse gli olandesi non si sono comportati come in Indonesia ma quasi.
Non mi dilungo anche perché l’America t’interessa meno.
Buon fine settimana
ho dovuto cancellare il video caricato la prima volta su You Tube perché l’operazione non era riuscita bene, e il clip risultava incompleto; forse il difetto che segnali si riferisce alla prima versione, che durava solo 3 minuti? io ora ho controllato e il videoclip a me si apre regolarmente; solo, la musica è piuttosto alta, ma non so come porvi rimedio, oramai.
a me nel montaggio questo video era piaciuto meno degli altri, perchè trovo le sue immagini più convenzionali e meno stupefacenti di quelle della vegetazione immensa e strana che si vede nelle prime parti del parco, ma può darsi che mi faccia velo il ricordo personale diretto di quello che forse le fotografie non sono riuscite a cogliere bene, e le opinioni degli spettatori, soprattutto quando sono diverse dalle mie, mi sono molto utili.
può darsi, mi dico anche, che molto dipenda dalla musica: questo vecchio motivo olandese così malinconico lo considero un colpo di fortuna e mi pare molto appropriato ad esprimere e trasmettere lo stato d’animo dell’osservatore, cioè il mio; che è poi quello che sta anche al fondo del topic o post.
grazie del commento, naturalmente.