276. marò in India: l’Italia sempre inattendibile del governo Letta.

continua la farsa internazionale dell’Italia sul caso dei marò che nel sud dell’India in Kerala, da una petroliera ai quali erano stati assegnati come militari con una originale legge italiana, per un eccesso di zelo o di paura spararono un anno fa contro un peschereccio, uccidendo due pescatori, scambiati per pirati.

i due protagonisti da allora sono in stato di fermo in India in attesa del processo, salvo degli occasionali e rocamboleschi rientri in Italia con tentativo di restarci: cosa che ha dato luogo alle più sguaiate prese di posizione italiane, sia a livello governativo che di opinione pubblica.

con loro ne erano stati fermati altri quattro, poi rilasciati dall’India, perché considerati estranei all’omicidio.

L’anno scorso, per ottenere il rilascio della petroliera sequestrata in porto a Kochi e per permettere la partenza dei 4 marò che non erano stati arrestati, l’Italia però si era impegnata a far rientrare in India il personale che la polizia indiana avrebbe voluto interrogare.

beh, ci credete se ora l’India ha chiesto appunto, in vista del processo imminente che i quattro vadano a testimoniare e l’Italia si rifiuta di mandarli?

Gli avvocati che difendono il governo italiano hanno proposto alla polizia che i 4 marò vengano interrogati in videoconferenza oppure con risposte scritte a un questionario.

per coordinare meglio questo nuovo rifiuto di rispettare la parola data, dopo quello tentato e fallito di non far rientrare i due marà arrestati al secondo permesso concesso dall’India, venerdì prossimo il presidente del Consiglio Enrico Letta ha convocato un vertice a Palazzo Chigi con il vicepremier Alfano e i ministri degli Esteri (la Bonino), della Difesa (Mauro) e della Giustizia (la Cancellieri).

io non so immaginare vicenda più squallida e vergognosa di questa che seguo fin dall’inizio.

non è evidente anche ad un bambino che questo rifiuto espone a gravi rischi i due marò detenuti, del resto giustamente?

e che provoca un rinvio del processo, contro i cui ritardi (da che pulpito!) l’Italia ha protestato per mesi?

ma per quale motivo la testimonianza dei commilitoni va impedita? che cosa si deve nascondere ancora?  

India e Italia hanno firmato alla fine del 2012 un accordo che permette la possibilità, per un cittadino italiano condannato per un reato commesso in India, di scontare poi la pena in Italia.

e voi, se foste in India, vi fidereste di un simile paese di Pulcinella?

quando la smetteremo di difendere anche a livello ufficiale ed internazionale chi ha commesso degli evidenti reati?

quando diventeremo capaci di mantenere onestamente la parola data?

e tralascio ogni commento, perché non ho fiato da perdere, sulla perfetta continuità della politica del governo Letta con quella del governo Monti, dato che la linea era dettata dal presidente della repubblica, che si serve dei governi come semplici esecutori.

9 risposte a “276. marò in India: l’Italia sempre inattendibile del governo Letta.

    • no, non ho letto ancora il libro; il post è splendido e mi ci ritrovo quasi al 100%, salvo che per la discussione sulla giurisdizione.

      in ogni caso è assolutamente da leggere, come esempio di buon giornalismo.

      grazie.

  1. considera però che le “sommarie informazioni” di questi interrogatori (che non sono ancora deposizioni in tribunale) sono autorizzate anche con i mezzi proposti dall’Italia.
    in particolare, le giurisdizioni di stampo anglosassone consentono spesso l’uso di questi questionari, giurati.
    e la videoconferenza è consentita a volte anche per le testimonianze vere e proprie.
    insomma, non montiamo uno scandalo prima del necessario…

    • spero che tu stia scherzando.

      stai mescolando questioni eterogenee con argomentazioni non pertinenti: la parola data sul piano internazionale si mantiene; punto e basta.

      non siamo noi a decidere sulla forma degli interrogatori dopo avere garantito il rientro in India su richiesta degli altri 4 marò e averli riavuti indietro a queste condizioni.

      • affatto.

        un interrogatorio può essere sostenuto in varie forme, se l’India ci chiede di farlo personalmente, nulla impedisce di proporre un’alternativa.

        se dopo dovessero (loro) ritenere che tali alternative non sono adeguate, si procederà come previsto dall’accordo.

        ma questo “accordo” (di cui non conosciamo la forma…) non ha certo il valore vincolante di un trattato internazionale….

  2. Tutta questa storia ruota intorno alla posizione italiana di percorrere fino in fondo la richiesta di giurisdizione che la Corte Suprema indiana ha lasciato alla istituenda Corte Speciale.
    Solo quando si avrà un giudizio effettivo sulla giurisdizione, qualora negativo, allora passeranno al merito.
    Seguo la faccenda dal Feb 2012, conosco l’India e gli indiani da decenni e ci siamo impelagati in un pasticcio in cui anche gli indiani hanno paura di tenere il cerino in mano.
    Non mi affiderei a quell’opportunista del Miavaldi che conosce talmente bene l’India da scrivere nel suo libro che in India si guida a destra!!!
    Non vedo l’ora che si giunga alle udienze di merito per verificare la posizione sempre mantenuta dai Marò: loro hanno sparato solo colpi in acqua, non hanno colpito quella barca che peraltro pensano non fosse nemmeno il St Antony dei pescatori morti ma un altro peschereccio poi andato via senza essere da loro colpito.
    Lascia perplessi la posizione del Freddy Bosco che sostiene che sono stati per “oltre 2 minuti sotto fuoco continuo”.
    Chiunque abbia maneggiato armi sa che in due minuti un Beretta automatico non spara 20 colpi (appurati dagli indiani) ma ALMENO 200 !!
    C’è una grossa possibilità che, alla prova dei fatti (non ancora esaminati nel merito da nessun tribunale) sia tutta una bufala e i nostri siano effettivamente innocenti.

    • chiedo scusa se potrò sembrare poco gentile verso un commentatore cortese pur nel dissenso, ma questo commento mi sembra di alcuni mesi fa.

      la collocazione della petroliera italiana è oramai accertata e non è quella che sosteneva l’Italia all’inizio: era in una zona che, secondo la legislazione indiana, è sotto la giurisdizione indiana; l’Italia non è d’accordo, ma non se ne mai accorta prima (se passo in una zona che un altro stato considera sua dovrei saperlo e regolarmi di conseguenza), i tribunali indiani non sono evidentemente la sede più adatta per sollevare la questione, però non risulta che l’Italia l’abbia sollevata in alcuna sede internazionale.

      per concludere su questo punto mi pare sciocco attendere che l’India si dia torto da sola (se si ritiene di poter avere ragione, altrimenti è un altro discorso e si sta facendo solo ammuìna).

      in ogni caso nessuna discussione sulla posizione giustifica il venir meno agli impegni presi.

      le perizie balistiche hanno già stabilito senza ombra di dubbio che i colpi che hanno raggiunto i, peschereccio del Kerala provenivano proprio dalle armi di quei due marò, che erano per giunta fuori ordinanza.

      in altre parole i due marò non hanno usato le armi previste per sparare e sono sotto indagine della Procura Militare italiana per questo: resta da capire perché hanno agito così, potrebbe essere anche un indizio molto pericoloso di intenzionalità.

      purtroppo ritengo l’ipotesi dei marà che sparano contro un peschereccio non identificato, mentre un naviglio non identificato spara contro il peschereccio colpito una tipica gabola da avvocato di provincia, piuttosto umoristica.

      occorrerebbe provare almeno a dire chi altri c’era in quel tratto di mare che poteva sparare e quale altro peschereccio preso di mira è fuggito senza lasciare tracce.

      credo che sarebbe più saggio ripartire con ordine: l’Italia ha disposto accompagnamento armato gratuito delle navi battenti bandiera nazionale, cioè la tutela di questi privati è posta a carico dell’esercito, cioè della comunità; questo pone i militari italiani in una posizione assurda, perché non possono essere considerati in missione militare e perdono le relative tutele internazionali; inoltre abbiamo il paradosso di militari che si trovano ad obbedire a privati, così che se la Marina ordina loro di non consegnarsi agli indiani e l’armatore privato decide il contrario, è l’armatore che decide il destino dei nostri soldati.

      mi domando comunque che cosa si aspetta ad abrogare la scorta armata di ufficiali e soldati alle navi private.

      i nostri marò hanno sparato quanto meno in modo imprudente: non sono molto diversi in questi dalla nostra polizia o dai nostri carabinieri: è tutto il sistema italiano che fa acqua quando agenti armati devono misurarsi con interlocutori inermi.

      ma l’Italia è il paese in cui se questi abusi che diventano troppo frequentemente omicidi, riguardano cittadini non italiani non si turba per nulla, e si turba molto poco anche quando riguardano gli italiani.

  3. Pingback: Bin Salman, Renzi, Letta: dimmi con chi vai e dirò chi sei – 131 – Cor-pus 2020·

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