281. Egitto, si fa presto a dire colpo di stato.

premessa fra lo storico e il rievocativo…

nella notte fra martedì 22 luglio e mercoledì 23 la monarchia egiziana fu abbattuta dall’esercito: era il 1952, re Faruq aveva 32 anni, era re da 16 ed era stato simpatizzante della Germania nazista e dell’Italia fascista: fu arrestato, costretto ad abdicare a favore del figlio neonato Ahmad Fuad e sabato 26 luglio costretto all’esilio, che trascorse a Roma, dove morì a 45 anni nel 1965.

il gruppo di militari che promosse la rivoluzione egiziana fu poi conosciuto col nome di Liberi Ufficiali, ed era comandato dal colonnello Nasser e dal generale Nagib.

l’anno successivo la monarchia fu soppressa; il generale Nagib divenne il 18 giugno 1953 il primo Presidente della Repubblica egiziana, mentre Nasser fu nominato primo ministro e  governò l’Egitto fino alla morte nel 1970.

Nasser nel 1954 firmò un accordo con gli inglesi per lo sgombero delle loro forze militari che controllavano il Canale di Suez, allora di proprietà di una società occidentale.

l’accordo fu contestato dai Fratelli Musulmani; Nasser pochi giorni dopo l’accordo nell’ottobre 1954 fu oggetto di un attentato, che fu addebitato a loro: l’organizzazione fu sciolta d’autorità, i suoi maggiori dirigenti furono arrestati e successivamente condannati a morte.

anche il presidente della repubblica Nagib fu arrestato pochi giorni dopo e sostituito da Nasser, che fece adottare una costituzione di ispirazione socialista.

Nasser fu duramente combattuto da Francia, Inghilterra e Israele con la guerra del 1956 e poi da Israele con la guerra dei sei giorni del 1967, ma sopravvisse politicamente ad entrambe.

* * *

per capire il significato del colpo di stato attuale credo sia bene avere davanti questi precedenti storici.

i Fratelli Musulmani, che cercarono di uccidere il colonnello socialista Nasser e furono dietro al complotto che portò all’uccisione del suo successore Sadat, sono proprio quelli che erano al potere sino ad oggi con Morsi, il primo presidente scelto con libere elezioni, ma travolto da una protesta popolare immensa dopo appena un anno di governo

la storia ricomincia da sessant’anni fa?

forse, ma allora i militari egiziani sono dei militari classici? oppure stanno cercando di richiamarsi all’esempio di Nasser?

il presidente eletto, pur se ha vinto le elezioni come suo tempo le vinsero anche Mussolini ed Hitler, è l’espressione della democrazia?

22 milioni di firme raccolte negli ultimi giorni per chiedere le dimissioni di Morsi non sono sufficienti per legittimare un intervento dei militari che gli chiedono di sedersi attorno ad un tavolo con l’opposizione, per evitare il caos, e, al suo rifiuto, lo destituiscono sostituendolo col presidente della Corte Costituzionale?

* * *

ho solo due convinzioni chiare: l’idea di Obama di un accordo col mondo islamico moderato in Egitto esce sconfitta definitivamente in queste ore.

l’islamismo non sembra la risposta adatta alla crisi delle società islamiche e questa potrebbe essere una buona notizia.

tuttavia di fronte alla terza rivoluzione egiziana, dopo quella del 1952 e quella dell’anno scorso, è saggio sospendere ogni altro giudizio.

oggi l’Egitto è imprevedibile, come lo era la Russia nel 1917, e l’unica cosa che si può dire sensatamente, secondo me, è che a questo punto la sua instabilità è quella di tutto il mondo islamico.

egitto2

19 risposte a “281. Egitto, si fa presto a dire colpo di stato.

  1. Ho letto svariati commenti sulla questione egiziana, che si lega inevitabilmente con quella turca e quella siriana. Il punto, credo, è che ai giovani egiziani, come ai giovani turchi e siriani, non va bene la soluzione islamica, l’occidente e le sue libertà hanno dato vita a nuove esigenze nella popolazione, alle quali non può rispondere.
    Mi piace molto il tuo paragone con la Russia del ’17, soprattutto perché prima della rivoluzione a tutti noi nota, ce ne furono svariate e provenienti da movimenti e ambienti diversi: rivolte contadine, rivolte provenienti da ambienti nichilisti, o anche militari, una famosa è la rivolta dei decembristi.
    Il problema è che la Russia passò da una presa di coscienza a una dittatura, non facendo chissà quali progressi in termini di vivibilità e diritti, e attualmente non si può dire che la situazione sia migliorata poi molto.
    Mi chiedo se le attuali rivoluzioni non avranno esiti simili, mi rendo conto dei tempi, ma la Russia di oggi mi fa sperare poco nelle possibilità che tecnologie e media possono offrire.

    • tu hai scritto di recente qui di non sentirti in grado di occuparti di politica, ma questo commento è una bella smentita, e proprio rispetto ad un topic mio che invece esprime un forte imbarazzo ad esprimere dei giudizi su una situazione tanto complessa.

      per questo ho provato ad inserire la situazione attuale almeno in uno schizzo storico dell’Egitto del dopoguerra.

      aggiungo che a me pare che l’intervento dell’esercito egiziano contro i fondamentalisti islamici, sia pure moderati, è completamente diverso da quello che venne attuato trent’anni fa in Algeria per istigazione degli americani contro fondamentalisti islamici più estremisti, che avevano lì l’appoggio completo della popolazione allora.

      quindi mi pare che il concetto americano di democrazia che ci viene fatto passare sia molto flessibile.

      l’unica cosa certa è che Obama si appoggia sui Fratelli Musulmani ed ora minaccia addirittura il blocco degli aiuti economici all’Egitto senza i quali questo paese non può sopravvivere.

      ci sono mille motivi di preoccupazione.

  2. mi appunto anche questi commenti sul blog di redpoz, che ha affrontato lo stesso argomento:

    ammennicolidipensiero il 04/07/2013 alle 11:35 scrive:
    ecco, io un post di questo tipo, pari pari, lo aspettavo da te o da bortocal.
    nessuno dei due ha smentito né si è fatto attendere più di dodici ore.
    preziosissime e necessarie considerazioni.

    Rispondi ↓
    bortocal il 04/07/2013 alle 14:03 scrive:
    sì, però io da me ho detto proprio il contrario di redpoz, questa volta, e sarebbe decisamente interessante un approfondimento, che spero di riuscire a fare in giornata, dato che le considerazione di red non sono affatto banali, anche se non le condivido…

    Rispondi ↓
    bortocal il 04/07/2013 alle 19:32 scrive:
    a me sembra sbagliato affrontare situazioni molto diverse con regole astratte valide per tutte le stagioni.

    in un paese nel quale sono state raccolte 22 milioni di firme per chiedere le dimissioni di un governo totalmente incapace che sta rappresentando un pericolo immediato per la sopravvivenza stessa di quel popolo e in cui milioni di persone sono in piazza da giorni per chiedergli di andarsene, l’intervento dell’esercito che mette il Presidente della Corte Costituzionale a capo di un nuovo governo che deve preparare nuove elezioni, è un colpo di stato classico oppure un atto estremo di difesa della democrazia?

    anche se nel mio blog ho espresso la mia preferenza per la seconda ipotesi, sarebbe ragionevole almeno tenere aperto il dubbio.

    tra redpoz e me da tempo corre una differenza sostanziale nella definizione del concetto di democrazia: per lui è soprattutto il rispetto di regole formali, per me, che non nego questo principio di regola, ci sono però situazioni in cui l’eccessivo formalismo uccide e occorre anche violare le regole per salvare la sostanza.

    se redpoz pensa che l’esercito doveva stare a guardare senza agire il crollo imminente economico e sociale dell’Egitto per altri 4 anni, perché le elezioni avevano dato la maggioranza ad un partito che aveva quindi il diritto di continuare a distruggere l’Egitto, nonostante un dissenso popolare incontenibile perché nato dalla disperazione, io non sono affatto d’accordo.

    e questo giudizio non giustifica i militari argentini oppure il colpo di stato dei militari in Algeria nel passato perché c’è una differenza essenziale e tutt’altro che trascurabile: che quelli sono stati fatti contro la volontà popolare e questi hanno raccolto una volontà popolare chiaramente espressa.

    che poi le prime mosse del nuovo governo vadano nella direzione di cercare di costruire l’unità delle forze che Morsi aveva rifiutato può non avere un grande significato in questo contesto, comunque è quanto meno una indicazione positiva che siamo di fronte, almeno per ora, ad un intervento non cruento, che potrà diventare tale solo se i Fratelli Musulmani non accetteranno il loro palese fallimento politico e passeranno all’opposizione armata.

    – premessa di una possibile guerra civile che nessuno si augura, e quindi non gettiamo per la nostra parte olio sul fuoco.

    redpoz il 05/07/2013 alle 14:20 scrive:
    come d’abitudine, la mia risposta in basso.
    la regola sarà astratta, ma è LA regola fondante della democrazia.
    perché oggi i militari possono essere “salvatori”, domani oppressori.
    violare le regole formali in nome della “sostanza” apre sempre la porta a “sostanze” diverse, che spesso potrebbero non piacerci affatto.
    le regole servono proprio a questo: moderare e rendere accettabile per tutti il gioco.

    se la Costituzione non prevede simili interventi, essi sono semplicemente incostituzionali. e se anche li prevedesse, sarebbero molto, molto ambigui.

    io non nego le mancanze di Morsi, dei Fratelli Mussulmani e l’importanza di un cambiamento. ma è il ragionamento di fondo (“ci pensa l’esercito”) ad essere sbagliato.
    ben diverso è quando è la stessa società civile ad ottenere -da sola!- tale risultato.
    questo anche considerando quanto divisa sia la società egiziana.

    l’Italia si è tenuta Berlusconi per decenni.
    o avremmo dovuto chiedere ai nostri generali di intervenire?
    ma ci rendiamo conto?????

    tu dici che in Algeria ed Argentina ciò era contro la volontà popolare.
    questo è vero solo in parte: anche lì, parte della popolazione era totalmente favorevole all’intervento dei militari (nel 2001, ripeto, alcuni argentini lo richiesero pubblicamente).
    ed anche in Egitto, come detto, la volontà popolare si era chiaramente espressa: Morsi è stato eletto appena un anno fa, democraticamente.

    bortocal il 05/07/2013 alle 19:52 scrive:
    per me democrazia non è sinonimo di parlamentarismo.

    a proseguire sulla tua strada tra un poco diremo che anche il 4, il 14 e il 25 luglio sono stati incostituzionali – come in effetti è vero, per i loro tempi.

    tu dici che la società civile egiziana avrebbe dovuto risolvere da sola il rifiuto di Morsi di dare le dimissioni di fronte alla più grande manifestazione pacifica di protesta della storia umana: pare che tu non ti renda conto che questo avrebbe voluto dire dare il via ad un regolamento dei conti molto più sanguinoso e ad una guerra civile che i militari stanno cercando di evitare (e non è detto che ci riescano).

    se in Italia 20 milioni di persone fossero scese in piazza a chiedere le dimissioni di Berlusconi, Berlusconi avesse rifiutato di darle e un generale ne avesse tratto le conseguenze io sarei stato d’accordo.

    ma sono ipotesi di strada, perché parlarne? gli italiani amano Berlusconi, tanto è vero che ci sono 9 milioni di elettori democratici almeno che lo stanno mantenendo ancora in una posizione chiave e ne seguono le indicazioni politiche.

    sullo sfondo ci sta una grossa domanda che abbiamo già sfiorato discutendo da me: che valore ha una democrazia rappresentativa che rinnova il parlamento ogni 5 anni in un’epoca in cui la comunicazione di massa rende molto mutevoli le opinioni politiche delle masse?

    problemi di questo tipo (abbiamo appena visto la Turchia) tenderanno a diventare sempre più frequenti nell’epoca di internet che rende liquida l’opinione pubblica.

  3. penso alla Turchia, anche lì, mutatis mutandis, i militari sono lì, difficile fare previsioni.

    le cose che scrivi hanno un senso logico, penso ad Ataturk, a Sankara, anche a Gheddafi, chi può dire che quello che abbattevano era degno?

    vedremo…

    • anche in Turchia i militari sono il baluardo del pensiero laico e della lotta all’integralismo religioso: è una situazione difficile da valutare e tremendamente sfaccettata; non ho risposte chiare, ma sono sicuro di sapere dove sono le risposte chiare solo in apparenza.

      il parlamento è sempre stata la sede della contrattazione sociale non della democrazia….

      “Una cosa ormai è chiara: viviamo in un’epoca senza precedenti, in cui stiamo raggiungendo la consapevolezza che molte problematiche travalicano i limiti delle classi sociali, delle religioni e persino dei confini nazionali. Questa è una grossa opportunità ma anche una grossa incognita, dato che ci mette di fronte all’obbligo di trovare nuovi metodi di governo”.
      Questo commento è stato pubblicato da Laura B sul blog http://oradireli.myblog.it/

      è quello che penso anche io, e qualche cosa di più ne ho scritto rispondendo a red sul suo blog in un commento che ho ripubblicato anche qui sopra.

      la vecchia democrazia rappresentativa è messa in crisi da internet e ora la democrazia ha bisogno di nuove regole.

      Beppe Grillo è l’unico che in Italia, anche se malamente, sta ponendo il problema ed urge una riflessione più profonda…

  4. mah, non mi sembra tu dica cose radicalmente diverse dalle mie.
    certo, la ricostruzione storica del rapporto Fratelli Mussulmani- esercito in Egitto aggiunge un tocco in più, una prospettiva interessante, ma il mio ragionamento non cambia.

    se si sceglie una forma democratica e fondata sulla separazione dei poteri, l’esercito non può e non deve intervenire nella vita politica.
    i precedenti di questo genere sono sempre pericolisi.

    sospendiamo pure il giudizio sul futuro, ma la condanna su questi fatti per me rimane.

    • secondo me invece, caro red, questa volta stiamo dicendo cose molto diverse (ma succede abbastanza spesso da ultimo, e spero che questo renda le nostre discussioni più interessanti…).

      la generazione nata dopo il 1978 è stata profondamente condizionata dal terrorismo ed ha un culto esagerato del parlamentarismo come forma unica della democrazia.

      io che sono nato trent’anni prima sono portato a pensare, invece, che la democrazia è uno strumento, ma non è uno scopo in se stessa (il discorso è diverso per la libertà, ovviamente).

      la tua posizione è scolastica: il mondo procede anche a strappi, spesso anche violenti, che ci possono preoccupare o dispiacere; ma di fronte ad uno strappo dire che no, lo strappo non si fa, quando la tela è già strappata, non serve a nulla e può perfino essere un modo per non prendere posizione.

      speriamo che questo non avvenga, ma se in Egitto dovesse scoppiare una guerra civile, tu da che parte starai: da quella dei Fratelli Musulmani in nome del loro diritto formale di governare per altri 4 anni?

      per fortuna invece l’islamizzazione forzata delle società mediorientali è di fronte ad una grave crisi, dico io: è in corso un duro confronto interno al mondo islamico e io non ho dubbi da che parte stare, a differenza di te…. e le forme del parlamentarismo in una situazione di questo genere, dove il parlamentarismo non appare in grado di dare una risposta, sono proprio l’ultimo dei miei pensieri.

      • neppure io penso la democrazia sia uno scopo in sé stessa.
        ma questo per me non può condurre a negare il diritto di partecipazione & decisione dei cittadini.

        puoi anche ridurre tutto ciò a scolastica, ma la mia distinzione è chiara: la legittimità non può esser compromessa.
        soprattutto, non può essere compromessa poteri costituzionali.

        SE il popolo stesso ribalta un potere, questo è ben diverso rispetto ad un altro potere che ribalta il primo.
        ma questo in Egitto non è successo.

        sinceramente, la guerra civile non è la questione in Egitto. non ancora per lo meno o non nei termini in cui la genericamente riduci.
        al massimo, una “guerra civile” fra l’esercito ed i Fratelli Mussulmani. ed in questo caso, sì io starei coi secondi.
        che almeno hanno un diritto dalla loro parte.
        questo prescinde dal parlamentarismo (che, francamente, per me c’entra poco)
        fammi girare la domanda: tu staresti mai con Pinochet? con Videla? con Franco?
        perché il paragone è questo, non una “guerra civile” popolo contro popolo.

        SE i civili egiziani “laici” si scontrano con i Fratelli Mussulmani, il caso è diverso.
        non possiamo ignorare questa distinzione.

        • ahha ahha, allora buon arruolamento nelle brigate islamiste.

          al resto non rispondo perchè la distanza che separa le nostre posizioni non permette più un confronto utile, ma solo semmai una contrapposizione che non mi piace sviluppare.

          se fossimo coinvolti entrambi, ovviamente, io mi augurerei di potere stare dall’altra parte a sparare sui nemici della democrazia, quella reale, come lo erano Videla e gli altri dittatori che citi, e sarebbe grave sapere che lì in mezzo per qualche contorta motivazione ci stai anche tu.

          è evidente, infatti, che in questo caso l’esercito ha solo difeso le forze democratiche, che da sole non potevano vincere, dall’imposizione oramai avanzante di una dittatura oltretutto oramia impopolare; beata la Germania se nel 1934 ci fosse stato un popolo così dissenziente e un esercito pronto ad opporsi alla cancellazione delle libertà.

          • scusa, ma la semplicità con cui riduci l’analisi storica ad un semplice momento -che di per sé non è affatto chiaro- è disarmante.

            troppo facile fermarsi al momento dell’ “emergenza”!
            vedremo tra sei mei.

            e, comunque, cosa vuol dire in Egitto “cancellazione delle libertà”? ad oggi, non c’è alcuna prova che le -potenziali- restrizioni imposte da Morsi siano irreversibili, con le prossime elezioni.

            se volessimo essere coerenti, allora tiferemo anche per l’esercito in Turchia!

            e comunque troppo riduttivo guardare solo al Cairo ed agli egiziani laici che lì protestano! nelle campagne la popolazione sostiene in larga parte i Fratelli Mussulmani.
            così come molti in Cile sostenevano Pinochet!
            perché omettiamo sempre questa considerazione??

        • sarei coerente e tiferei senza remore per l’esercito anche in Turchia se vi fosse una opposizione di popolo ad Erdogan anche lontanamente paragonabile a quella degli egiziani a Morsi, ma non ci si deve illudere: in questo caso gli oppositori non sono comunque così rappresentativi; quindi un intervento dell’esercito mi lascerebbe, almeno al momento, piuttosto perplesso, anche se poi la vigente costituzione turca riserva all’esercito un ruolo particolare tra i poteri dello Stato.

          sul resto continuo a rifiutarmi di rispondere; nel commento precedente l’ho detto con qualche giro di parole, ora lo dico più chiaramente: alcune tue domande (“tu staresti mai con Pinochet? con Videla? con Franco?”) sono solo provocatorie oppure dimostrano una incomprensione sostanziale dell’argomentazione che sto sforzandomi di portare.

          sto contro Videla, contro Pinochet, contro Franco, e perfino contro i militari algerini che tolsero il potere ai fondamentalisti islamisti in un momento in cui erano appoggiati dalla maggioranza della popolazione, e per gli stessi motivi ringrazio i militari egiziani che hanno destituito un governo giunto ad un grado di impopolarità che gli impediva di svolgere la sua funzione e però rifiutava un dialogo con gli oppositori.

          magari il popolo trovasse sempre sulla sua strada un esercito democratico che gli risparmia di dover fare una sanguinosa rivoluzione per liberarsi di una dittatura nascente…

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