il programma col quale il Partito Democratico ha cercato in tutti i modi di perdere le elezioni di febbraio era semiclandestino, però una cosa era detta chiara tra le poche: che il Partito Democratico si impegnava a ridurre le spese per gli F-35 e a destinare le somme a misure sociali di lotta alla povertà e alla disoccupazione.
Nicola Latorre, l’uomo di D’Alema nel Partito Democratico, ha detto in parlamento annunciando il voto favorevole al programma di acquisizione in corso degli F-35, secondo il recente diktat di Napolitano e respingendo la proposta SEL e 5Stelle di sospendere l’acquisto:
Non siamo di fronte a una scelta tra la pace e la guerra.
intendeva dire: come quando D’Alema ci ha trascinato nella guerra alla Serbia, perché in questo caso, come allora, i Democratici direbbero di sì alla guerra, chiamandola missione di pace.
Il Pd non ha ammainato e non intende ammainare la bandiera della pace.
quella della pace come la intende D’Alema, s’intende, cioè come eufemismo per dire guerra.
Non si possono contrapporre la necessità delle spese del sistema di difesa a quella del welfare.
peccato che Bersani lo avesse fatto e che ci fosse scritto nel programma con cui questi sedicenti Democratici hanno truffato i voti.
Una grande forza riformista non può sottrarsi alla sfida.
può essere, ma non vedo in che cosa questo possa riguardare il Partito Democratico, che non è affatto una grande forza riformista, visto che sta alleato a Berlusconi a fare il suo programma, oltretutto impossibile, e quindi sta tenendo paralizzato il Parlamento a far niente e il paese in ostaggio ai problemi giudiziari di Berlusconi.
la sfida, ha precisato, è quella di garantire all’Italia un sistema di difesa adeguato al suo ruolo internazionale.
quel ruolo internazionale così bene dimostrato dai suoi fucilieri nel mare del Kerala e dalla consegna dei dissidenti al dittatore del Kazakistan.
* * *
Convintamente voteremo questa mozione, ha detto La Torre.
finalmente il Partito Democratico ha una convinzione! questa sì che è una notizia.
è convinto che gli F-35 si debbano comperare…
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convintamente dico che l’unico dato positivo della giornata è che qualcuno nel Partito Democratico ha votato contro: erano Casson e quattro altri gatti.
pochi, per quella scissione che mi pare l’unica speranza dell’Italia.
ma gli elettori democratici sono quello che sono, a questo punto, visto che il loro partito gli va bene così, e tutti i loro miseri leaderucci interni, che si danno arie di sinistra, da Civati alla Puppato, non valgono niente e non meritano il minimo credito.
e quando Civati dice che non è assolutamente d’accordo, ma che vota come dice il PD, che squallore, che facciano la fine dei dinosauri, ma in fretta.
peccato per Grillo, c’è una prateria di voti, ma ha sprecato molto capitale, ha gestito male il successo, per i miei gusti
condivido.
il problema ultimo non è che Grillo è un dittatore, perché l’Italia ha bisogno di una rottura istituzionale forte e anche qualche blanda dittatura, appoggiata dal popolo, farebbe solo bene.
il problema è che sarebbe un dittatore stupido e non è la persona giusta…
Una “dittatura” resta tale comunque la si vesta. In quanto al “popolo”… be’ lasciamo proprio perdere!
D’altronde, in meno di un triennio ed in piena involuzione post-democratica, siamo passati dal cesarismo berlusconiano, alla tecnocrazia montiana, fino alla summa finale: questa indicibile oligarchia consociativa, eterodiretta e sotto blindatura di un ottuagenario che si arroga poteri presidenzialisti che non ha.
Abbiamo una recessione peggiore del 1929. Abbiamo Hindenburg sempiterno al Quirinale; abbiamo avuto la copia di Brüning (Mario Monti). E ora ci tocca questo emulo doroteo di Kurt von Schleicher (Enrico Letta), con un PD che scimmiotta sempre più la SPD weimeriana nei medesimi tragici esiti. Ci manca solo il nostro Papen (e magari un Hitler/Grillo per chiudere la storia in farsa) e la giostra è completa!
capisco benissimo di essere scandaloso e provocatorio nel dirlo.
democrazia e dittatura, nella forma della dittatura democratica, sono però andate di pari passo ogni volta che si è trattato di togliere di mezzo un regime politico marcio ed incapace di risolvere i suoi problemi dall’interno.
e mi pare chiaro che il caso dell’Italia è proprio così.
solo che non ci sono assolutamente le condizioni di una dittatura democratica, perché il popolo stesso non esiste più, come concetto.
quindi mi pare che condividiamo da vicino l’analisi.
perfetta la tua analogia con la Germania nazista, anche se a me Grillo pare da barzelletta (ma poi anche Hitler era così, un tipo molto buffo, in effetti).
dunque l’analisi non ci manca: è la strategia che ci fa difetto…, e forse non solo a noi, ma alla realtà tutta intera…
Se non apprezzassi le “provocazioni”, specialmente quando sono intelligenti, non sarei tra i tuoi lettori..:)
Per questo posso comprendere, non necessariamente condividere, i tuoi riferimenti alle forme di “dittatura democratica”…
Al momento, in concreto, mi viene in mente la Rivoluzione francese, col suo “comitato di salute pubblica” con Saint-Just e Robespierre.
Andando più indietro, per trovare un periodo di squallore morale e cinismo politico estremo, mi viene in mente la crisi della Respublica romana; e nella fattispecie le dittature “democratiche” dei populares: Cinna e Mario prima e suo nipote Cesare poi…
O il tribunato di Cola di Rienzo nella Roma dei papi…
Epperò, nonostante epoche, costumi, società diversissime tra loro, sono accomunate tutti dalle medesime sorti:
a) durano pochissimo e vengono travolte da una reazione feroce e implacabile
b) cominciano coi migliori auspici, ma sempre si fanno prendere la mano e si consumano in bagni di sangue con la caccia ai “traditori” ed ai “nemici del popolo”: il Terrore per i giacobini; le liste di proscrizione nell’antica Roma.
c) i capi di tali “dittature democratiche” finiscono tutti indistintamente ammazzati
e) Sempre vengono sostituiti da tiranni peggiori, che spazzano via tutte le riforme attuate, dedicandosi allo sterminio degli oppositori: il Direttorio dopo il colpo di stato termidoriano; la spietata dittatura di Silla eppoi l’autocrazia imperiale nell’antica Roma.
Il “popolo”, semmai ha avuto coscienza di sé come entità unitaria, ci ha provato a gestirsi in proprio e rivendicare la sua rivoluzione sociale. Tra i casi più eclatanti (ma potrei citarne a dozzine): la Repubblica Romana del 1849; la Comune di Parigi del 1871; la rivoluzione dei Soviet nella Russa del 1905; il biennio rosso tra il 1919 ed il 1921; e fors’anche la Repubblica spagnola ai suoi primordi nel 1936…
Una sconfitta dietro l’altra.
La passione per la Storia rischia sempre di alimentare un insanabile pessimismo della ragione pur nell’ottimismo della volontà..:)
è interessante discutere con te.
la parabola delle “dittature democratiche” non è però affatto sempre brevissima: ci sono delle negazioni vistose del principio generale, soprattutto nel Novecento, anche se non è detto che questo non peggiori il quadro: Lenin creò una “dittatura dei consigli”, degli operai, dei contadini e dei soldati, che sopravvisse a se stessa per 72 anni; lo stesso dicasi di Mao, la sua dittatura rivoluzionaria del popolo attraverso il Partito Comunista non è ancora cessata a 64 anni di distanza; e più clamoroso di tutti il caso di Fidel Castro, il cui regime popolare è ancora fisicamente legato a lui a 54 anni dalla rivoluzione.
nella storia più lontana potremmo fare i casi di Cromwell, capo rivoluzionario, morto comunque nel suo letto, pur se dopo due anni il cadavere venne riesumato per l’esecuzione di una condanna a morte postuma, oppure di Cesare, per cui neppure l’omicidio del protagonista riuscì a interrompere il processo storico da lui avviato.
tutto questo non attenua il pessimismo della ragione, anzi per molti versi lo consolida…
d’altra parte conferma anche il carattere variopinto e indecifrabile della storia.
E infatti, tra gli esempi riportati, ho volutamente tralasciato ogni riferimento alle c.d. “dittature del proletariato”, che nella pratica prevedono l’instaurazione di una elite oligarchica, rigidamente strutturata in senso gerarchico, che contempla “quadri”, “dirigenti”, “funzionari”, del partito egemone (e soprattutto unico), disciplinati in un asfissiante regime burocratico e autoritario. Il “popolo” non vi è rappresentato direttamente. Sono i dirigenti del partito che ne “interpretano” la volontà, “guidano” la massa, e ovviamente impongono le loro decisioni facendole vidimare da “consigli” opportunamente depurati e addomesticati.
Tutte le “dittature del proletariato” nascono come eccezioni straordinarie a durata limitata (per salvaguardate la “rivoluzione” contro le “forze della reazione”). Di fatto diventano eterne. E, per il mantenimento di un potere nei fatti assoluto, tra i loro primi atti organizzano sempre una efficiente polizia politica: per il “bene del popolo”, s’intende!
Da notare che i “consigli dei soviet” esistevano prima dell’avvento di Lenin. Erano forme di democrazia diretta su base orizzontale, fortemente radicati nella società russa. E infatti i bolscevichi non li smantellarono, ma li svuotarono di senso e di ogni potere, inglobandoli nel loro apparato di controllo dittatoriale ed esautorando progressivamente tutte le altre componenti. Quindi rimossero e cancellarono le varie inclinazioni politiche all’interno dei consigli popolari (che nei soviet originali erano variegate e fortemente rappresentate), passando infine alla loro eliminazione (fisica): menscevichi; anarchici; socialdemocratici; social-rivoluzionari; oltre alle numerose leghe rurali.
La stessa cosa si può dire della dittatura personalissima e perversa di Mao Tse-Tung.
Diverso è il caso cubano; non foss’altro perché non ha mai avuto la connotazione sanguinaria e ferocemente autocratica dei regimi asiatici. E pur tuttavia è nei fatti una monarchia a vita su base ereditaria, incentrata su Fidel Castro.
Invece, in merito alla “gloriosa rivoluzione” di Cromwell ed i suoi ironsides… sono sincero: non ho mai potuto soffrire troppo questo movimento proto-borghese di mercanti e di invasati religiosi, tenuti assieme dal dispotismo di Cromwell e la sua dittatura militare.
L’assassinio di Cesare spalancò le porte della carriera ad un ambizioso e cinico stronzetto come Ottaviano, che realizzò una monarchia camuffata a propria misura, lasciandola in eredità ad una dinastia come quella dei Giulio-Claudia (ma sarebbe più esatto dire i “Claudii” che erano una delle famiglie aristocratiche più fieramente conservatrici e reazionarie dell’antica Roma) che certo non ha brillato per lungimiranza, innovazione, e direi sanità mentale. Salverei nel mazzo Tiberio e Claudio (che tutto erano tranne che dei “progressisti”).
Perciò, credo sia necessario cercare ed elaborare nuove soluzioni e prospettive nella caotica liquidità del tempo presente. E certo non si annuncia impresa facile.
è un piacere discutere con te, ma condividiamo talmente valutazioni prospettive che la conversazione rischia di arenarsi.
sforzandomi un poco riesco a trovare una precisazione da fare: nella teoria di Marx la dittatura del proletariato non era una misura transitoria ma una nuova forma politica di un lungo periodo di transizione.
poi mi riallaccio alle tue conclusioni per aggiungerci quella che mi pare la pietra angolare da cui ripartire per la costruzione di nuove soluzioni o prospettive.
che secondo me devono muovere da quella fondamentale innovazione che è data da internet.
come la scrittura ha generato la democrazia, con la possibilità di votare in assemblea (sugli ostraka, ad Atene) e la stampa ha generato la democrazia rappresentativa, che, ad esempio, non esisterebbe se non si potessero stampare le schede elettorali, internet genererà un nuovo od di fare politica, ma quale esattamente non sappiamo: potrebbero volerci decenni per vedere emergere il nuovo.
oppure potrebbe emergere anche molto in fretta, considerando che internet ha accelerato tutti i processi mentali.
vogliamo cominciare a parlarne? io qualche idea ce l’avrei…
(stasera non riesco a occuparmi del tuo post: troppi commenti, e i commenti per me vengono prima dei post)
Per buttarla in ironia, Casaleggio (il Rasputin dei 5 stelle) pare che miri ad una sorta di catarsi apocalittica per una rinascita transumanista nel magico mondo di Gaia… Evidentemente deve aver visto troppi ‘anime’ giapponesi: da “Lain” ad “Escaflowne”..:)
Nel nostro caso credo invece che guardiamo in prospettiva ad una abbattimento delle barriere sociali, partendo dal digitale, per una diffusione orizzontale del libero pensiero, come espressione di coscienza critica collettiva attraverso forme sperimentali di conoscenza condivisa.
comunque Grillo e il suo Rasputin in questa forma da fumetto sono gli unici che provano a interrogarsi almeno su alcune questioni epocali.
come il destino della democrazia in internet; dicevo ieri, non mi ricordo più se proprio a te che la democrazia rappresentativa è stata il prodotto della stampa, ma oggi è vecchia come un liceo non riformato.
oppure il destino di Gaia.
o anche l’economia globale.
è colpa mia che non seguo forse abbastanza, se dal mondo dei partiti, che avrebbe il dovere di dare risposte meno fantasmagoriche e più solide non viene altro che il sordo tramestio di lotte di potere interne?
… sono convinto di NO ma voto di SI perchè…. ecco dimostrata l’argomentazione di S.Weil: bisogna abolire i partiti perchè impediscono ai cittadini di pensare con la loro testa…
sicuro che la frase della tua citazione sia di Simone Weil e non di Beppe Grillo? 🙂
a parte gli scherzi, evidentemente Beppe Grillo con la sua tesi della democrazia diretta deve qualcosa a Simone Weil, così come il Sessantotto che fu ispirato alla stessa convinzione.
occorre peraltro dire che la maggior parte delle persone fa così fatica a pensare con la propria testa che una qualche forma di delega sembra inevitabile alla gestione della vita pubblica.
e tuttavia è probabile che le forme di delega liquide e non formalizzate impediscano il costituirsi d cricche organizzate di privilegiati che ne approfittano.
sul voto Democratico siamo di fronte ad un collasso irreversibile e superiore ad ogni immaginazione che per prima cosa passa attraverso l’annullamento del principio costituzionale della responsabilità oggettiva di un ministro per gli atti del suo ministero.
@ Bortocal
In risposta alle tue osservazioni…
Semplicisticamente, per come la vedo, i partiti politici sono invenzioni tipicamente novecentesche. In quanto tali, sono datati; assolutamente incapaci di stare al passo coi tempi, affetti come sono da una organizzazione burocratica ed elefantiaca, che per funzionare richiede disciplina organica, rigidi schemi di pensiero, con schemi sociali di riferimento certi e ben strutturati.
Insomma, è quanto di più anacronistico in una società sempre più fluida, ‘ciclotimica’, incentrata sul mito dell’individualismo estremo e dunque profondamente de-massificata.
Soprattutto, i partiti hanno bisogno di un’ideologia per il presente e un’utopia destinata alla realizzazione in un futuro più o meno prossimo. In fondo, sono i sacerdoti di una religione laica.
Scomparse le ideologie, cancellato qualsiasi anelito di cambiamento, incapaci come sono di immaginare un futuro che non sia: il “pareggio di bilancio”, la volontà dei “mercati”, lo “spread”… (temi, come noto, capaci di scaldare il cuore e mobilitare l’immaginario di milioni di persone!) i vecchi partiti esauriscono la loro missione storica. Sono come dinosauri che si muovono in un’altra era geologica.
Per come la vedo io, Grillo è solamente un furbo cialtrone con la presunzione e l’arroganza tipica degli analfabeti arricchiti. Il suo “movimento” costituisce in realtà la forma più arcaica e primitiva di partito: un’autocrazia personale, incentrata sul culto fanatico della personalità nell’adorazione del Capo (assoluto), con inquietanti pulsioni totalitarie e ammiccamenti proto-fascisti. Sulle istanze che ne ispirano l’immaginario, niente che non si sia già visto (soprattutto in Francia): un po’ di “boulangerismo”, molto “poujadismo”, abbondanti plagi dal movimento politico fondato dal comico Coluche nel 1981. Per il resto, mi sembra una fortunata riedizione del “Fronte dell’Uomo qualunque” con innesti presi dal vecchio nazi-maoismo del settarismo anni ’70
Casaleggio nei suoi deliri visionari è troppo “intellettuale” (misticismo neo-templarista.. Magia del Caos.. Transumanesimo..) per crearsi un proprio seguito, per questo ha bisogno di un utile idiota come Grillo.
Sono destinati a scomparire in fretta alla stregua di una meteora, come le loro stelle cadenti.
Personalmente, non sono ottimista per il Futuro, che sembra riproporre in sconcertante attualità le teorie degli elitisti (Michels, Mosca, Pareto) col trionfo, in nome della Legge ferrea dell’oligarchia, della “power elite” già descritta da C.W.Mills a metà degli anni ’50, aggiornata ai fenomeni di “post-democrazia” (Colin Crouch) ed ai miti efficientisti della “tecnocrazia” (Jean Meynaud).
Chi vivrà, vedrà….
ho ripubblicato poco fa il tuo post, adattandolo alla mia grafica e al mio stile comunicativo, ma spero di non averlo sconciato troppo.
mi pare importante continuare la riflessione sui partiti politici, che sono il frutto, per semplificare, dell’applicazione alla vita politica della stampa, e cominciare a pensare a che cosa possa essere la forma politica della post-democrazia parlamentare nell’era di internet: la democrazia liquida in tempo reale.
in questo senso dico che Grillo fiuta il vento con più intelligenza dei partiti politici tradizionali che non hanno nessun interesse a morire; direi anche che gli ostacoli che la classe politica in Italia continua a mettere alla diffusione dell’informatica, vedi il mio post 315, è anche una forma di autoconservazione…
è possibile che dopo Grillo ci sia semplicemente il vuoto, però non vorrei vederlo sparire così nel nulla senza lasciare traccia e trionfare i vecchi marpioni.
è possibile che la post-democrazia sia in realtà la fine della democrazia: in molti paesi come la Russia e l’Italia questo è abbastanza evidente: nel mondo nel suo complesso è l’elite dei super.ricchi che ha preso il potere e di fatto lo esercita: si va verso un nuovo feudalesimo, verso il regime dei signori della Finanza, anziché della guerra, oppure di entrambe le cose assieme?
credo che tu possa dare dei notevoli contributi i questa direzione.
Troppo buono..:)
Grazie per la fiducia!
no no, lo dico con la massima semplicità possibile: io da te imparo.
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