322. visita alla tomba di Sunan Gunungjati, Cirebon – videoclip indonesiano n. 29.

e poi io che esprimo il desiderio andare fuori citta’ in un posto segnalato dalla guida come interessante per la devozione popolare (infatti), che e’ il cimitero musulmano, e questa mamma che passa il tempo a mettere i fiori sulle tombe di mamma nonna e bisnonna, presentandomi tutti i suoi parenti sepolti uno per uno, e poi finiamo tutti a mangiare uova lesse d’oca in un baracchino…

dal topic frettoloso scritto quella sera 205. Cirebon e la sorella del sultano. My Indonesia 9.

ma ben poco di quel che è descritto qui sopra si ritrova nel videoclip che ora vado a commentare, la fotografia deve ammettersi sconfitta dalla vita, almeno se non si fa cinema vero e proprio e ricrea la realtà.

* * *

alla fine della mia visita al palazzo del terzo sultano di Cirebon, accompagnato come guide da una sedicente sorella del medesimo e dalla figlia, la mamma mi chiede con aria disinvolta perché non andiamo da qualche parte tutti tre, e io rispondo altrettanto disinvoltamente che mi piacerebbe visitare il cimitero reale, che si trova fuori della città a 5 km nord.

ora in tanti anni che viaggio, uomini e soprattutto ragazzi che si sono offerti di accompagnarmi da qualche parte e di farmi da guida, anche per la prospettiva di una ricompensa, ne ho trovati ovunque, salvo forse che in Cina, ma una simile libertà di stabilire relazioni con le donne come turista non l’ho trovata altro che in Indonesia, paese islamico che conserva un tasso di intraprendenza e di disinvoltura femminile che l’islam non è riuscito ad offuscare, nonostante la diffusione del velo.

* * *

ora non so più con quale mezzo siamo arrivati a questo quartiere di Cirebon così lontano dal centro, ma credo con un autobus, perché ricordo bene di avere fatto qualche centinaio di metri a piedi lungo uno stradone largo e trafficato per raggiungere questo cimitero, che la Lonely Planet definisce “uno dei luoghi più sacri del paese”, perché contiene la tomba di Sunan Gunungjati, un sovrano di Cirebon morto nel 1570, molto venerato, credo, perché autore della conversione della città all’islam.

parte del cimitero, come le tombe dei sovrani, fra i quali la mia accompagnatrice mi indica i suoi parenti lontani, ma anche prossimi, mentre sfoglia dei fiori sulle loro tombe sono ospitate all’interno di un ricco e decoratissimo santuario.

qui prima ancora che l’eleganza delle eterne piastrelle di diversa origine, araba, cinese ed europea, incastonate nelle pareti ma con una ricchezza che fa impallidire il ricordo delle decorazioni dei kraton viste poco prima, colpisce il fervore delle preghiere che si levano dalla folla che si concentra in particolare davanti alla porta del locale che ospita la tomba più venerata, che però viene aperta solo una volta al mese, e oggi non è il giorno giusto.

è una dimostrazione di devozione o di superstizione stupefacente (ovviamente risulta sempre più facile la presa di distanza da riti che sono lontani dalla nostra cultura): è quasi un grido condiviso che si leva, attraverso mille articolazioni diverse, che rendono la voce del singolo come pura variante di un insieme molto più potente di lui.

ho provato a filmarlo per qualche secondo, ma non mi pare di essere riuscito a rendere la sensazione quasi di sgomento che mi ha preso davanti a queste giaculatorie ripetute ossessivamente da centinaia di voci.

* * *

ma anche altri dettagli mi colpiscono, come l’evidenza della assunzione all’interno dei riti islamici di elementi precisamente identificabili come buddisti o induisti: i bastoncini degli incensi che innalzano le loro spirali di fumo controluce sullo sfondo di pareti rosse oppure i vasi di bronzo decorati nelle maniglie da accenni di figure mitologiche, sono identici agli elementi del rito buddista in Cina, mentre i fiori sminuzzati e sparpagliati sulle tombe, come simbolo della precarietà della vita a me paiono un elemento induista sopravvissuto con naturalezza in una religione che è in realtà abbastanza sincretistica, almeno nelle sue manifestazioni storiche, ma senza sapere di esserlo.

* * *

usciamo, tra le tombe minori all’aperto: un breve sentiero porta ad un punto leggermente elevato dal quale si vedono i tetti del borgo sottostante contro il cielo ancora nuvoloso e denso di pioggia: tornando mi affaccio in un pozzo che mi pare la sintesi della domanda inespressa che ha attraversato quest’ora inquieta.

perché non ci sarà mai rito o religione e forse nemmeno ateismo capace di liberare davvero l’uomo dall’ansia e dalla tristezza della morte.

“ehi mister, can I take a picture with You?”, posso prendere una foto con te?

come no? ma intanto lascia che ti fotografi anche io, giovane di Cirebon che hai visto passare un vecchio europeo a incrociare la tua vita e si è anche fatto fotografare col suo braccio sulla tua spalla, mentre pensava alla morte che anche l’islam, come il cristianesimo ci mettono sotto gli occhi, mentre l’induismo la cancella in un fuoco rigeneratore di vita…

 

10 risposte a “322. visita alla tomba di Sunan Gunungjati, Cirebon – videoclip indonesiano n. 29.

    • certamente sì, ad esempio fra cristianesimo e induismo ci sono delle influenze dirette, e nei due sensi.

      quanto a cristianesimo, ebraismo e islam, occorrerebbe parlare piuttosto di varianti di un’unica religione base che di sincretismo.

      di sincretismo antico tra cristianesimo e buddismo invece non credo si possa parlare: l’India è un anello di congiunzione con i due mondi, sia l?oriente sia l’Occidente, ma non riesce a metterli in collegamento fra loro.

      è solo la globalizzazione moderna che mette cristianesimo e buddismo a confronto diretto.

      però Platone e ancora di più Epicuro sono stati influenzati da Buddha, e tramite il primo qualcosa del buddismo, ad esempio l’intellettualismo etico, è entrato anche nel cristianesimo.

      quanto all’Indonesia mi pare più una terra di mescolanza inconsapevole delle religioni asiatiche che un vero e proprio terreno di incontro: mi pare così povera di pensiero filosofico originale; ma forse è soltanto una carenza informativa mia…

      • mi scuso se rispondo solo adesso ma ho avuto da fare. Le tue risposte sono sempre interessanti e io non tengo il passo con la tua vasta cultura quindi prendo atto del commento, mi documento e ne parliamo. Buona giornata.

    • però a correzione di quanto detto forse un po’ troppo soggettivamente sul rapporto tra Occidente e Buddha devo aggiungere al mio commento questo brano che ho appena letto, per pura serendipity:

      il nome di Buddha viene citato per la prima volta solo da Clemente di Alessandria (150-212 d.C.): questo, nonostante che la tradizione cristiana attribuisca già all’apostolo Tommaso la diffusione del vangelo in India.
      Come fatto interessante va notato che la storia del Buddha venne ripresa e adattata ad un contesto cristiano nel libro Vita bizantina di Baarlam e Ioasaf, di contenuto edificante e di controversa datazione (VIII-IX sec.). Il santo Ioasaf non è altri che il Buddha sotto mentite spoglie. L’opera ebbe grande successo e diffusione in Europa, tanto da far accogliere il protagonista nel numero dei santi della cristianità.

      sarebbe da cercarlo questo libro…

  1. commento ricevuto via mail:

    Certamente quel cimitero era la dimostrazione dell’uguaglianza dopo la morte anche se parli di tombe minori all’esterno che non mi sembravano per niente minori, anzi meno angoscianti di quelle interne.
    Ho pensato alla ” livella”….
    La forma della tomba con una pietra ( o marmo) dalla parte alta uguale alla pietra della parte bassa certamente avrà una tradizione e una motivazione .
    Ho avuto sempre un buon rapporto con il pensiero della morte e passeggiare nei cimiteri mi da serenità.
    Ma questo tuo videoclip sinceramente, comprese le giaculatorie (sei riuscito a rendere la tua sensazione),
    mi ha fatto conoscere un luogo che mai visiterò.
    Ricordando cimiteri monumentali: ti è capitato di visitare il cimitero di Genova?

    Non hai parlato di epitaffi:

    Chase Henry
    In vita ero l’ubriacone della città,
    quando morii il prete mi negò sepoltura
    in terra consacrata.
    Ciò mi portò fortuna.
    Perché i protestanti comprarono questo pezzo di terra,
    e ci seppellirono il mio corpo,
    accanto alla tomba del banchiere Nicholas
    e di sua moglie Priscilla.
    Prendete nota, anime prudenti e pie,
    delle controcorrenti del mondo
    che danno onore ai morti vissuti nell’onta.

    Sono proprio fuori tema, dovevo ricordare, dall’Antologia di Spoon River, un epitaffio degno del Sovrano Sunan Gunungjati, spero che non si risentirà.

    Ancora un banalissimo dettaglio:
    Ho scoperto da dove è stato copiato il famosissimo galletto delle ceramiche pugliesi… 2.52.

    Hai una benda sull’occhio?
    Buona domenica, non affaticarlo con tanto lavoro al computer.

    • credo che anche totò avesse totro sull’uguaglianza nella morte: infatti non ha considerato le differenze nelle sepolture.

      le tombe che definisco minori erano tali non nelle dimensioni, che sono tutte uguali – e stranamente le tombe islamiche per la loro forma vagamente a piramide,, indubbio ricordo egizio, sembrano più piccole delle nostre – ma per l’ambientazione.

      le tombe all’interno erano infatti in un ambiente di rara eleganza, alcune – le più importanti perché di sovrani che avevano regnato – anche recintate da inferriate metalliche, con un lusso di decorazioni intorno veramente armonioso, ma anche di notevole pregio economico, decisamente superiore a quello che avevo potuto verificare nelle dimore dei sultani: indubitabilmente questa visita stata la più interessante di tutte quelle fatte a Cirebon.

      la forma delle lapidi ha colpito anche me, e mi pare originale nel mondo islamico, ma non ti so dire se di Cirebon o dell’Indonesia.

      di epitafi non ho parlato, perché purtroppo non ero in grado di interpretarli, anche se adesso mi pare che ve ne fossero alcuni in inglese ma forse – anzi, certamente – i miei ricordi si confondono con un’altra raccolta di tombe che ora non riesco a localizzare, forse in India nel palazzo reale di Agra.

      sì, sono stato al cimitero di Staglieno, un anno che ho fatto gli esami a Genova: altra grande esperienza.

      quanto ai galletti delle ceramiche, certamente non derivano da qui direttamente ma sono arrivati fino a lì da una comune origine araba.

      no, non porto benda sull’occhio, come neppure l’altra volta e non pare che abbia bisogno di particolari precauzioni, salvo sto benedetto collirio ogni sei ore…

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)

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