le mie prime 5 regole per gestire le critiche in internet dal punto di vista di chi le fa:
1: non valicare il confine che porta alla vita reale, non giudicare chi sta aldilà dello schermo, non sai chi sia
2: non dare giudizi sulla persona virtuale nel suo insieme, chi sei tu per conoscerla?
3: non dare giudizi su come ragiona o sull’insieme delle sue argomentazioni
4: non seguire regole generali, ma considera bene chi hai davanti, prima di criticarlo, e le sue capacità di gestire una critica.
5: non importi anche in internet i sacrifici della vita reale per la comunicazione sociale necessaria, ma segui il semplice principio del piacere e lascia perdere chi non ti dà feeling positivo.
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come ci sono arrivato?
ex malo bono: per come sono fatto, mi è facile prendere come spunto di riflessione piccole vicissitudini, per il resto più che altro curiose e per qualche verso quindi anche perfino divertenti; ci ragiono su e cerco di costruire qualche pensiero da proporre anche ad altri perché le discutano, se le trovano interessanti, le critichino e le correggano.
la principale innovazione della scrittura online, infatti, è questa straordinaria possibilità di essere criticati: non smetterò mai di dire che razza di risorsa sia questa, che dà la possibilità di revisioni e correzioni in itinere e che comunque arricchisce sempre in maniera sostanziale il pensiero personale.
ovviamente a partire dal presupposto che la critica sia argomentata, non si risolva in qualche scomunica preventiva e insomma abbia tutte le caratteristiche della discussione tra persone corrette e civili.
situazioni difficili da verificare in internet, particolarmente in Italia, direi con quel tanto di esperienza che mi viene dall’aver provato a gestire anche per tre anni in passato un piccolo blog in tedesco e avere potuto confrontare le modalità relazionali di una stessa piattaforma in quel paese e nel nostro.
questo post si pone dunque come prosecuzione ideale di questo, 309. decalogo elementare (personale) della comunicazione virtuale., dove avevo analizzato in generale i problemi della comunicazione online; ma qui affrontiamo questa problematica dal punto di vista dell’etica pratica, cioè del galateo su internet ovverossia della netiquette.
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Sei solo un vecchio trombone che non ha studiato eppure ama parlare di cio che non sa che parla senza sapere e insultando cone piu gli pare e piace ma che non accetta che qualcuno faccia lo stesso con lui
Un incompetente che trancia giudizi a rava solo per livori personali
La fatica deve essere vivere così
Cerca di vivere sereno quel poco che ti resta dai retta.
prendo spunto da questo messaggio appena ricevuto, che è la risposta ad alcune critiche da me rivolte ieri ad un post.
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punto 1: secondo me è idiota nella comunicazione online dare dei giudizi sulla persona reale che sta dietro il fantasma con cui stiamo parlando.
è già molto precario dare giudizi sulle persone nella vita reale e dopo contatti diversi: quanto spesso ci accorgiamo di avere sbagliato, anche con persone che credevamo di conoscere benissimo?
e non parlo poi di quelle amarissime e devastanti prese di coscienza della vera (oppure della nuova) identità dell’altro/altra che portano alla fine di una amicizia, di una relazione sentimentale, di un matrimonio.
figuriamoci come possiamo giudicare in internet una persona che non abbiamo neppure visto come parla, come si muove, come sorride oppure non sorride, che faccia e che occhi ha…
figuriamoci come possiamo giudicare una persona reale che oltretutto non conosciamo, oppure possiamo conoscere soltanto attraverso quello che ci racconta di se stessa, sempre che abbia voglia di farlo, ma la maggior parte delle persone che stanno in internet non raccontano poi molto di se stesse.
neppure quelle che hanno dei blog poi essenzialmente autobiografici: dove sappiamo tutto, magari, delle vicissitudini amorose della sera prima, ma nonostante questo poco o niente della persona vera che le sta vivendo.
quell’anima femminile sensibile che si lamenta del tradimento del suo uomo è la raffinata fanciulla che esce autenticamente dalle sue esternazioni, perché lei veramente si sente così, oppure è una persona oggettivamente sgradevole e non sa di esserlo?
non abbiamo elementi per deciderlo.
quindi, regola prima: non esprimere pareri sulla persona, non valicare il confine che porta alla vita reale, non giudicare chi sta aldilà dello schermo.
chi prova a farlo, inevitabilmente sbaglia e si copre di ridicolo, oltretutto.
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stiamo, al massimo, parlando di blogger, cioè di immagini che la persona dà di se stessa.
un blogger non è una persona fisica, è una persona mentale.
non ha un corpo, ad esempio, mentre la persona fisica lo ha; oppure ha il corpo che crede di avere o che vuole farci credere di avere.
impossibile raccapezzarsi.
punto 2: secondo me è idiota in una discussione online (ma non solo) dare dei giudizi anche sulla persona virtuale globale con cui stiamo parlando e non limitarsi a valutare gli argomenti.
ma quanto siamo capaci di farlo aldilà di ogni ragionevole dubbio?
la risposta a questa domanda è molto meno facile e scontata di quel che sembra.
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per verificarlo in concreto, affronto una analisi piuttosto di dettaglio, in via di esempio, della discussione in questione: chi vuole può saltare direttamente al blocco successivo, dopo i tre asterischi.
nel caso in questione le mie secondo me erano critiche alle idee di quel post, non alla persona.
rileggo i passaggi più critici che avevo scritto, perché magari sono andato oltre le righe senza accorgermi; se invece ho effettivamente rispettato il mandato mentale che mi ero dato, questo potrebbe essere un esempio di come discutere degli argomenti senza mettere in discussione l’identità di chi li scrive.
alcune premesse, secondo me, dovevano servire a delimitare il campo e la durezza della critica:
“un blogger amico, che ha delle capacità narrative straordinarie e sa mostrarci il mondo anche quotidiano con uno sguardo umano che può avere solo chi ha una vita vissuta in profondità,”
“ma questa volta a mio parere ha toppato, e occorre dirglielo, se si è amici veri”.
“ma lui ha un’altra lettura storica, e siccome gli voglio bene fino a prova contraria, lo prendo molto sul serio”.
però, accanto a queste valutazioni che avrebbero dovuto chiarire secondo me, che non stavo criticando l’insieme, ma una parte, ci sta qualche espressione più ambigua:
“non bastassero Grillo e Casaleggio, la rete pullula di altri guru nati per salvare il mondo ed indicarci la strada; oggi me la prendo con…”
questo, pur se è un giudizio generale non riferito direttamente a lui, rischia di essere percepito come un giudizio globale sulla sua attività di blogger.
“su questo impegno per la moralità pubblica siamo in dissenso, masticone ed io: io credo di rompergli le balle come insopportabile moralista, io qui lo giudico un demagogo di bassa lega (ma avrei dovuto scrivere Lega) che si aggrega al gruppo facile di chi trova sempre qualche presunto colpevole su cui scaricare le proprie responsabilità, arte nella quale gli italiani sono maestri in particolare”.
probabilmente questa mia espressione è infelice: tutto è legato al valore dato a quel “qui”, che secondo me delimitava la considerazione ad un passaggio particolare (cosa nelle intenzioni accentuata anche dal fatto che provavo a relativizzare me stesso da suo punto di vista e avevo fatto precedere da una critica a me la critica a lui): ma probabilmente questo non era sufficiente.
“quel che trovo decisamente grottesco e populista è quel che segue”
qui invece non c’è nessun dubbio che la critica riguarda strettamente l’argomento e non la persona.
“ridicolo: manca un tassello da niente a questa ricostruzione”
anche qui è chiaro che sto soltanto valutando l’argomento.
“ma il garantista ha dei colpevoli da additare”
qui dovrebbe essere chiaro che l’ironia si riferisce sempre all’argomento; tuttavia vi è una sbavatura verso l’identità complessiva del blogger.
“qui siamo di fronte a qualcosa di peggio che a vaneggiamenti: siamo di fronte ad una cattiva azione di disinformazione e di propaganda nazionalistica”
il giudizio è molto duro, ma il riferimento è sempre e soltanto all’argomentazione; tuttavia la durezza della critica agli argomenti rischia di colpire l’identità personale globale di chi scrive, lo ammetto.
“purtroppo a mio parere a te mancano gli strumenti interpretativi globali per affrontare questi problemi.
non si può parlare di economia e di politica internazionale da burini, scusa il termine: le cose sono un po’ più complesse di come le fai tu.
quindi le tue conclusioni sono terribilmente sbagliate: secondo me, si intende”.
anche qui si sta parlando di una tematica generale e vi è un giudizio molto negativo, ma riferito ad un campo particolare.
“questi sono vaneggiamenti, se detti così e con questa rozzezza culturale”.
la critica è sempre e soltanto rivolta al tema.
“ed è purtroppo su analisi incapaci come queste che vive e prospera quel potere finanziario occulto dei quali ci sentiamo egualmente nemici, ma che non possiamo combattere assieme, dato che le armi che vorremmo usare sono completamente diverse. (…) siamo d’accordo, ma purtroppo chi scrive queste cose non sa di essere l’alleato migliore del nostro nemico, perché non è in grado di capirlo”.
anche in questo caso il giudizio è pur sempre riferito abbastanza chiaramente alle argomentazioni, però il rischio di scivolamenti di significati verso l’attacco personale sussiste.
in conclusione: nonstante l’attenzione posta alla delimitazione del campo critico al piano argomentativo, e la riuscita piena in 5 casi, ci sono altri 4 casi in cui esiste un certo grado di rischio di scivolamento dal giudizio specifico sul tema alla valutazione complessiva del ruolo del blogger; infine le 3 affermazioni di amicizia verso il blogger nella sua identità complessiva non sono riuscite evidentemente, dal suo punto di vista, a riequilibrare il discorso, nonostante io non abbia trovato in tutto il mio post il minimo attacco personale diretto al blogger in questione.
ovviamente se poi guardo alla risposta che ho ricevuto, con una serie di attacchi personali e come blogger del tutto scomposti, il mio pezzo critico mi pare un capolavoro di correttezza e di equilibrio, anche se probabilmente non è così.
conclusione sul caso specifico? da parte mia probabilmente qualche sbavatura, ma sufficiente pare a scatenare l’inferno: non si sarà mai prudenti abbastanza (anche se poi viene da chiedersi fino a che punto abbiamo il dovere di farlo); nel caso specifico non mi mancavano conoscenze precedenti che dovevano preavvisarmi di avere a che fare con una persona ferita, dalla identità personale debole, che bisognava cercare di tutelare con attenzione, piuttosto… (visto? e adesso sì, che ci sono cascato in pieno nell’errore n. 1, oltretutto…)
però adesso non è il caso particolare che ora ci interessa, ma piuttosto la problematica complessiva.
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si possono trarre conclusioni da questa analisi? e quali?
aldilà della valutazione su questo scontro specifico, ci sono delle considerazioni particolari da fare.
il fatto è che risulta molto difficile distinguere la critica alle idee dalla critica alla persona, per noi, sia quando la facciamo, sia a maggior ragione quando la riceviamo.
questo è il punto cruciale che a me pare abbia acquisito nell’età di internet una importanza assolutamente centrale, in corrispondenza con quel nuovo narcisismo soggettivista che internet ha sviluppato, rendendo ciascuno di noi un essere potenzialmente geniale ed esclusivo che campeggia come eroe solitario nella rete.
in parallelo internet ci sta rendendo tutti sempre più incapaci di interagire socialmente.
ed ho la sensazione, dicendo così, di toccare un punto cruciale, che però ancora non riesco a cogliere in tutti i suoi sviluppi…
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punto 3: secondo me è idiota in una discussione online (ma non solo) dare dei giudizi che, a partire dalla critica di argomentazioni specifiche, si estendano anche all’impostazione generale dell’argomentazione da parte del soggetto o all’insieme delle sue argomentazioni.
in questo caso infatti diventa praticamente impossibile tenere ferma la distinzione tra la persona virtuale globale con cui stiamo parlando e la valutazione dei suoi argomenti specifici su un tema, e il giudizio globale sul modo di scrivere o di argomentare diventa quasi inevitabilmente un giudizio della persona virtuale globale, anche senza volerlo.
non aggiungo esempi, perché basta ritornare a quelli fatti qui sopra per ritrovare qua e là questo limite.
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punto 4: secondo me è idiota cercare di ricavare delle regole generali per l’interazione in internet (come sto appunto facendo in questo post).
le persone infatti sono diverse, e vi è un problema preliminare da affrontare.
immaginiamo una comunicazione che dalla parte di chi la produce riesca a rispettare rigorosamente i tre limiti indicati ai punti precedenti: cioè che si astenga rigorosamente e sempre da ogni valutazione rispetto alla persona reale che sta dietro l’avatar che scrive, ma anche da ogni giudizio globale sulla persona virtuale e persino da uno giudizio trasversale sull’insieme dei modi argomentativi di quel blogger.
immaginiamo cioè una critica che riesca a rimanere contestazione asettica di alcuni dati di fatto o della impostazione di alcune analisi.
questo non garantisce affatto che la critica in questione sia percepita dall’altra parte all’interno di questi limiti, pur se rigorosamente rispettati.
ci sono persone che si muovono con disinvoltura e competenza nel campo dell’argomentazione, che per alcuni di loro può coincidere col loro campo di azione professionale (avvocati, insegnanti, giornalisti); ma per la maggior parte delle persone non è così, e per loro il campo dell’argomentazione resta un terreno in larga parte inesplorato e sconosciuto, in cui vedono caracollare sicuri cavalieri solitari con le loro bardature, gli altri, ma nel quale non sono abituati ad avventurarsi e che temono di affrontare, persino quando loro non mancano intelligenza, fantasia e sensibilità.
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la quarta regola a chi comunica via internet è dunque quella di considerare bene chi si ha davanti, prima di criticarlo, e le sue capacità gestionali di una argomentazione critica.
persone poco abituate a gestire professionalmente l’arte dell’argomentazione sono spesso strettamente legate ad un personale patrimonio argomentativo molto limitato: hanno, come dire, in deposito personale mentale alcune argomentazioni codificate e ben archiviate, ma rigide.
chi argomenta da decenni attraverso peripezie argomentative e professionali di ogni tipo ha la flessibilità mentale per distinguere se stesso dalle proprie argomentazioni.
in questi casi non costa molto rinunciare ad una argomentazione sbagliata: l’evidenziazione di un errore non mette in crisi l’identità personale, che sopravvive al cambiamento delle argomentazioni e anche a qualche rinuncia per ragionamenti rivelatisi fallaci, perché è ben sicura di se stessa e ben distinta e strutturata.
ma in altri casi, dove questa abitudine non si è sviluppata, sentirsi criticati anche su un argomento isolato o, peggio, dovere riconoscere dentro di sé che l’impostazione data è sbagliata può portare ad una crisi personale devastante, aldilà delle intenzioni di chi critica e anche se la critica è svolta nei modi più corretti.
detto in parole povere: chi si barcamena gestendo una visione della vita semplificata non riesce a gestire la critica neppure su un punto delimitato, se questo punto non glie è del tutto indifferente, ma viene a coincidere con qualche punto fondate della propria identità personale.
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ma il fatto è che noi non sappiamo bene né quando il nostro interlocutore ha questa visione semplificata delle cose e non è abituato alla flessibilità della rettifica delle argomentazioni anche su punti qualificanti della propria visione del mondo, per cui la discussione anche su un singolo punto è sufficiente a scatenare le reazioni di chi sente aggredito nella propria identità fondamentale, né quali siano per i diversi interlocutori che abbiamo davanti i punti essenziali della loro visione del mondo che non dobbiamo mettere in discussione neppure con argomentazioni ben delimitate.
un esempio conclusivo, paradossale, renderà più chiaro, con riferimento alla vita reale, il quadro problematico: discuto con un conoscente egiziano dalla mentalità integralista e, per mostrargli il mio interesse per il mondo islamico, gli faccio vedere che tengo in uno scaffale assieme la bibbia cristiana (e in parte anche ebraica) e il Corano; la sua reazione è di forte disappunto e irritato mi chiede come mai tengo insieme libri infedeli e proibiti assieme al libro sacro: questa, secondo lui, è veramente una inaccettabile mancanza di rispetto per l’islam.
ecco una persona che non ha la necessaria flessibilità mentale per gestire una situazione comunicativa nuova per lui e che non sa gestire una discussione che si apre su basi diverse dalle sue; ma la stessa critica si può movere evidentemente anche alla mia ingenua persuasione che un relatisvismo laicista possa facilmente essere assunto come base comune di discussione fra persone di convinzioni religiose differenti.
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l’ultimo esempio rende evidente che, se io voglio comunicare con una persona rigida, devo assumerne le rigidità.
ed ecco forse evidenziato il punto centrale accennato sopra che non riuscivo a sviluppare.
sono veramente disponibile a rendere rigida la mia mente per comunicare con un interlocutore rigido?
be’, posso farlo se ho qualche scopo importante per me da perseguire, cioè in modo strettamente strumentale; ma, in mancanza di questo, perché dovrei?
l’asocialità narcisista sviluppata dalla rete sfocia necessariamente nella interruzione del dialogo con tutti coloro che non sono in grado di svolgerlo alle condizioni per noi ncessarie.
questa tendenza è particolarmente evidente in internet, che si fonda in genere su un modello di comunicazione, per così dire, sovrabbondante, che non ha implicazioni con la nostra vita concreta quotidiana: è la comunicazione superflua, che può prendersi il lusso di circoscriversi alla cerchia ristretta dei propri simili.
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ed eccoci giunti, attraverso questo ultimo tratto sorprendente di percorso al conclusivo punto 5: secondo me è idiota imporsi in internet i sacrifici a cui ci sottoponiamo nella vita reale per gestire la comunicazione sociale che è necessaria in questa, quando internet ci offre un modello di comunicazione superflua e libera, che può essere sottoposta, narcisisticamente, al semplice principio del piacere.
non è necessario comunicare con chi non ci capisce: a fronte di problemi comunicativi che si ripetono stacca la spina, piuttosto che ostinarti ed evita il rischio di essere preso per un troll.
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questa credo che sia la prima tavola della legge (scritta all’inizio del post) su come gestire le critiche online, ed è fondata sui 5 punti riportati sopra, che dicono che cosa è idiota nella comunicazione online per chi emette le critiche:
1: dare dei giudizi sulla persona reale che sta dietro il fantasma con cui stiamo parlando.
2: dare dei giudizi anche sulla persona virtuale globale con cui stiamo parlando.
3: dare dei giudizi che si estendano all’impostazione generale dell’argomentazione da parte del soggetto criticato o all’insieme delle sue argomentazioni.
4: cercare di ricavare delle regole generali per l’interazione in internet; occorre invece considerare bene chi si ha davanti, prima di criticarlo, e le sue capacità gestionali di una argomentazione critica.
5: imporsi in internet i sacrifici a cui ci sottoponiamo nella vita reale per gestire la comunicazione sociale necessaria, quando internet ci offre un modello di comunicazione superflua, che può essere sottoposta, narcisisticamente, al semplice principio del piacere.
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per completare questo decalogo dalla parte dell’emittente dovranno seguire quando prima gli ulteriori 5 punti che definiscano le regole della corretta gestione delle critiche in internet dalla parte dell’ascoltatore.
L’ha ribloggato su A piccoli passi diamo voce alle parole.
Molto interessante. Penso di dovermi preoccupare un po’, perché personalmente evito gli scontri in rete; se c’è puzza di bruciato mi guardo attorno e prendo altre strade, visto che le alternative sono moltissime. Il confronto rispettoso e sereno invece mi piace, mi attira e mi coinvolge. Il giudizio non lo esprimo se non quando mi sento “pressata”, ma non posso evitare di farmi un’idea di con chi ho a che fare e magari con il tempo cerco anche di rendermi conto se “ci ho preso” o meno.
Ho incontrato alcuni bloggher sulla scia delle sensazioni che mi hanno lasciato leggendoli nel tempo e non mi sono mai pentita. Certo a questi ho dedicato molto tempo (parlo di anni di scambi) e prolungata e piacevole (per me) attenzione prima di conoscerli.
Non sarei così categorica nel pormi regole o non regole; non lo faccio mai perché come hai detto bene tu nessuno è uguale a nessuno e ogni volta, ogni persona è una scoperta. Ho compreso benissimo il discorso che hai fatto sui testi religiosi nella biblioteca, tuttavia non sono mai arrivata a scontrarmi con nessuno in maniera così netta, che io ricordi. Forse perchè percepisco l’intolleranza a grandi distanze e la evito.
E se è accaduto ho rimosso in fretta, credo, per lasciare spazio a ricordi e incontri molto più piacevoli.
mi piace come approfondisci, ma non mi preoccuperei troppo, se fossi in te, considerando che mi pare che affronti i problemi nel modo migliore, e beata te che ci riesci…
se posso sorridere di me stesso, direi che sei perfettamente in linea col punto 5, che poi forse in effetti è il più importante di tutti, e dice di non aprire discussioni con le persone sbagliate e se non lo ritieni proprio utile e necessario.
devo ammettere che il confronto mi piace, ma non sempre riesco ad essere sereno nella discussione, ho una certa propensione all’animosità; quindi capisco bene chi può restare urtato ed evita, ma ovviamente apprezzo ancora di più chi corre il rischio e mi aiuta (e si aiuta) ad approfondire.
anche io ho incontrato blogger che mi avevano sollecitato: l’incontro è sempre stato piacevole, perfino quando poi proprio l’impatto personale ha fatto precipitare uno scontro latente ((in un caso): bene, da quello scontro, seguito da un silenzio di quattro anni, è seguita una ripresa di amicizia ancora in corso, che è diventata molto profonda…
in genere, però, le amicizie da blog, senza un rinforzo di immediatezza di contatto, rischiano fortemente di logorarsi in tempi più rapidi delle normali amicizie reali, purtroppo.
ah, a proposito del Corano nello scaffale: questa volta non sono stato a scontrarmi, però l’esempio serve a mostrare quanto spesso si può offendere l’altro anche senza volere, semplicemente per ché lo si conosce poco…
Dice un proverbio arabo che ogni parola, prima di essere pronunciata, dovrebbe passare da tre porte. Sull’arco della prima porta dovrebbe esserci scritto: ” È vera?” Sulla seconda campeggiare la domanda: ” È necessaria?” Sulla terza essere scolpita l’ultima richiesta: “È gentile?” Una parola giusta può superare le tre barriere e raggiungere il destinatario con il suo significato piccolo o grande.
Ecco, per me basterebbe questo semplice principio per evitare difficoltà nello scambio e nella comunicazione, a meno… a meno della passione politica che parla di politica, perché in nulla come in politica vale quel ‘mi riguarda’ che tocca le nostre idee, la nostra visione del mondo, ciò che per noi ha valore, i nostri interessi e la nostra vita e solo in politica un avversario può toccare la nostra complessità. E c’è dell’altro. In questo nostro tempo la radicalizzazione del confronto è dovuta al fatto che non esiste più quel nocciolo duro di valori condivisi che erano intoccabili, che provenivano dalla nostra storia, dalla nostra consapevolezza, oltre i quali, ma solo oltre, dopo, cominciavano le differenze, gli interessi di parte. Non voglio dire che sia giusto portare a fondo l’affondo, dico solo che è moto comprensibile.
ma quel proverbio arabo sarebbe la morte del mio blog… 🙂
sorrido, ma il tuo è davvero un bel commento, che è quasi un post…
il primo vincolo posto alla parola è quello della verità.
capace davvero di uccidere ogni discorso: può essere che un arabo quando parla di verità intenda la corrispondenza al Corano: è così facile per loro verificare che una parola sia vera…
ma per noi relativisti dell’occidente il legame con una verità che possiamo conoscere solo in modo parziale potrebbe risultare mortale.
proviamo a sostituire a “vera” “sincera”? sarebbe come sostituire l’adesione alla verità oggettiva, sconosciuta, con quello almeno alla verità soggettiva.
e qui, sì, allora mi sentirei di sottoscriverlo; in “sincera” ci sta poi sottinteso anche il rifiuto della manipolazione consapevole dei fatti e della falsificazione.
la parola deve poi essere davvero “necessaria”? rifiutare la parola inutile non è rifiutare l’arte?
e anche sulla gentilezza ho delle riserve: non credo che possiamo e tantomeno che dobbiamo essere gentili con tutti: essere gentili con i mascalzoni no, ad esempio: la gentilezza sconfina con la complicità.
nella vita reale dove non possiamo evitare l’incontro con i disonesti e furbastri siamo TENUTI moralmente secondo me a far loro sentire la loro disapprovazione e l’impegno che dobbiamo mettere nel contrastare la disonestà ci rende manifestamente poco gentili con i farabutti.
nei blog invece per fortuna possiamo risparmiarcelo e vale la regola 5 di qui sopra: se li conosci le eviti.
poi dici cose molto interessanti sulla politica, e qui mi verrebbe da osservare ancora una cosa, grazie al mio rapporto col mondo tedesco: che in quella realtà pensare che delle persone possano scontrarsi tra loro sul piano personale diretto per differenze di idee politiche è semplicemente assurdo, quasi impossibile.
ma questo avviene perché le idee politiche in genere si sviluppano sulla base di una serie di valori fortemente condivisi: faccio un esempio, giusto per collegarmi anche indirettamente al post: nessuna forza politica tedesca si sognerebbe mai di dire che è giusto non pagare le tasse o che la prostituzione minorile non è un reato.
ora, il problema che abbiamo in Italia è che una parte consistente della popolazione, che possiamo principalmente identificare con gli elettori berlusconiani sostiene posizioni che sono semplicemente aberranti e fuori dal contesto civile.
quindi non è possibile che le differenze di opinione in questo campo restino limitate: non siamo di fronte a differenziazioni normali di valutazioni entro un terreno condiviso di valori civili, ma al rifiuto di valori civili elementari.
questo non può lasciare indifferenti, esige una reazione, e la reazione è necessariamente conflittuale e diventa anche interpersonale, in queste circostanze.
è per questo che vivere in Italia è psicologicamente molto duro e personalmente preferisco stare in Germania, tra l’altro…
scusa la lunghezza delle considerazioni, ma hai buttato davvero tanta carne al fuoco, e grazie di averlo fatto.
Manca l’analisi del titolo. Se consenti la faccio io. “Il vero nemico di masticone è la competenza. I compatibili n. 1”. In un titolo hai detto due cose che vanno contro i tuoi principi (2 3 e 4 almeno, così a occhio). Dire che masticone è un incompetente è dare un giudizio a tutto tondo sulla persona virtuale. Dire che è da compatire è anche peggio. E poi scusa, il principio n. 4 recita “non seguire regole generali, ma considera bene chi hai davanti, prima di criticarlo, e le sue capacità di gestire una critica”. Il principio è interessante, ma alla luce del post “incriminato” appare ipocrita quanto meno. Considerando che siamo stati accomunati dall’esperienza dei discutibili, per un periodo, direi che hai avuto ben modo di valutare la capacità di gestire una critica di masticone. E avrai ben capito che se parli di rozzezza culturale, ancorché riferito ad un’idea o alla sua espressione, masticone ne fa una questione che travalica. E questo appare in palese contrasto con il principio n 4, non credi?
Bort, se riesci a condensare la tua risposta ti sarò grato. I punti che vorrei trattassi sono la violazione dei tuoi principi. I corollari, i contorni, gli intorni di questi punti, destri e sinistri, non mi interesserebbero. Mi piacerebbe mi rispondessi a una semplice domanda. Sei d’accordo sul fatto che il titolo viola i tuoi principi?
Per inciso, il giochino di parole discutibili/compatibili, visto che hai usato il plurale, offende anche me. Io credo sinceramente che l’esperimento sia interessante e che aiuti a mantenere viva la materia grigia. In quest’ottica non vedo cosa ci sia da compatire. Per di più mi pare singolare che tu abbia sentito la necessità di farti un post di critica quando potevi benissimo venire a discutere da noi.
sono d’accordo che il titolo di quel post (come tanti altri passaggi della discussione) violi alcuni principi definiti qui post factum, anche come forma personale di ripensamento; ma non sono d’accordo che io accusi NEL TITOLO masticone di essere lui un incompetente: chi odia la competenza altrui non è per questo un incompetente, forse piuttosto un competente alla sua maniera che non sopporta le competenze diverse dalla sua.
però ammetto che su questo c’era un gioco di parole malizioso.
invece il gioco di parole sui compatibili è diverso da quello che hai pensato tu, e non aveva nelle intenzioni alcun riferimento ai discutibili, ma ad una serie di polemiche di questo tipo che avevo (ho) intenzione di sviluppare nei riguardi di altri blog, questi sì discutibili, anche se non nel titolo: lo avevo scritto chiaramente all’inizio, ma non ho avuto modo di stendere neppure il post successivo, anche se l’obiettivo l’ho individuato.
non avrei motivi di offendervi, visto che mantengo la stima per tutti voi e anche, nei limiti ora chiari a me, per masticone per molti aspetti; il mio dissenso maturato sul progetto non nasce affatto da disistima personale verso chi ci crede.
mi hai posto limiti ferrei e mi fermo, sicuro di essere già stato troppo prolisso secondo i tuoi parametri…
sottolineo per chiudere che ho cassato da quel post la replica disgustosa di masticone, perché era aldilà del bene e del male, ma soprattutto del bene.
“chi odia la competenza altrui non è per questo un incompetente, forse piuttosto un competente alla sua maniera che non sopporta le competenze diverse dalla sua”
Mi pare un po’ un’arrampicata su parete a specchio, Bort. Non c’è scritto “masticone odia la competenza altrui”, ma “Il vero nemico di masticone è la competenza”, che appare una frase abbastanza chiara e autocontenuta. Se io affermo “Il vero nemico di XXX è la modestia” faccio fatica a pensare che tu capisca una cosa diversa da “XXX è un immodesto”.
Comunque.
Prendo atto del tuo ripensamento, e ora comprendo il discorso Compatibili. Resta fermo che Compatibile, nei confronti di masticone, costituisce di per se stesso un aggettivo in violazione dei principii 2, 3 e 4.
E anche qui, a scanso di ulteriori impervie arrampicate: se io definisco una nuova rubrica, e ci metto qualcuno dentro, attribuisco a quel qualcuno le caratteristiche della rubrica. La sedicente poetessa Mari, protagonista del DIMMERDA #2 sui discutibili, è evidentemente considerata una poetessa di merda. Come peraltro ribadito più volte.
Ora io non mi faccio troppe remore, ancora una volta uso il termine “singolare”. Trovo singolare enunciare dei principii come fossero delle perle di saggezza, quando chiaramente si è venuto loro meno in un post immediatamente precedente, citato come esempio, peraltro, con dovizia di particolari. Non mi dispiace la captatio benevolentiae, mi disturba l’incoerenza. Meglio sarebbe non enunciare alcun principio, e discutere serenamente, ciascuno secondo il suo modo e le sue possibilità. Ma questa è soltanto la mia opinione. Ognuno usa il proprio libero arbitrio. E questo vale anche per la cancellazione. Io, per principio, non cancello nulla. Né post miei, né commenti. Chiunque viene da me non è neanche sottoposto alla tagliola della moderazione, neanche la prima volta che arriva. E chi scrive si prende la responsabilità di ciò che scrive. Nel bene, e nel male. Ti ringrazio per l’attenzione, e per l’accoglimento della richiesta di sintesi.
senza farsi troppe altre menate: post factum io qui ho riflettuto, per mio conto, sui miei comportamenti e ci ho trovato delle sbavature (mi sembra detto molto chiaro nel post),
anche nel titolo, che avevo dimenticato di considerare? e tu lo hai giustamente sottolineato…: sì, anche nel titolo, anche se si trattava di giochi di parole un poco ambigui, al massimo, e mai di insulti diretti; e dire di qualcuno “è un incompetente” o “la competenza è il suo nemico” è MOLTO diverso (mi spiace per chi non lo coglie, ma non posso farci niente).
le mie non hanno mai preteso di essere perle di saggezza, sono un esercizio di autocontrollo e anche un riconoscimento dei propri limiti, e sono state presentate proprio così, mi pare.
dopo di che non voglio citare il vangelo, perché non è il caso, sulla pagliuzza e sulla trave: tuttavia trovo singolare tanta minuziosa attenzione alle mie sfumature di comportamento, di fronte a certi atteggiamenti dell’altro soggetto che sono “grandi come una casa”, avrebbe detto mia madre.
ma siccome questo non interessa altro che sul piano personale è un discorso da lasciar cadere nel blog.
sulla responsabilità dell’autore di un blog su quello che avviene nel suo spazio editoriale abbiamo già discusso ampiamente altrove, e questo è certamente un tema invece di interesse collettivo.
io ritengo l’autore responsabile, come il direttore di una pubblicazione (e con la sola eccezione della periodicità, ma questo lo sai già), quindi controllo accuratamente per quel che posso che nessuno venga direttamente offeso o diffamato sul mio blog e non vedo perché dovrei fare eccezione per me stesso: il commento in questione è stato comunque ripubblicato perché non fosse tolta la parola, ma in una contestualizzazione che lo neutralizzasse, qui sopra.
differenza di valutazioni fra te e me perfettamente legittima, naturalmente, ma tale da impedire da sola la collaborazione alla gestione di un blog condiviso.
del resto ho visto, assieme all’altro commentatore miki, che lo ricorda, morire una intera piattaforma, oggi quasi completamente abbandonata, per l’incapacità di togliere di mezzo un solo troll patologico e fascista e commenti del tipo di cui stiamo parlando (senza voler dire con questo che anche l’autore di quel commento indegno sia tale).
ho altri 21 commenti di insulti o verso di me o verso altri nell’archivio dei commenti sospesi, che ho tolto dalla circolazione; non sono moltissimi, rispetto ai più di 21.000 commenti sinora ricevuti: meno dell’1 per mille: ottimo risultato, che è il frutto anche di una linea di comportamento del gestore del blog, credo.
tra questi bei commenti ci sono anche i tuoi e di tutti ti ringrazio perché sono sempre stati corretti e interessanti; ciao.
Vedi Bort, qui non è questione di pagliuzza e di trave. Io non sto prendendo le difese di masticone, né sto dicendo che lui ha ragione e tu torto o il viceversa. Io prendo le mosse da un tuo post, che per avventura coinvolge masticone, e analizzo quanto c’è scritto. Guarda caso proprio in ossequio ai principii che tu stesso hai enunciato. Non sono entrato nel merito della tua persona, né reale né virtuale, sono stato attento a dosare le parole per non urtare le suscettibilità che di te ho avuto modo di conoscere, eccetera eccetera. Insomma uso un po’ l’approccio che ti è tanto caro, quando sezioni con cura una frase, un pezzetto di discorso, e lo metti poi in relazione con il resto.
Sai cos’è che mi colpisce sempre? Il come presenti le tue opinioni.
“e dire di qualcuno “è un incompetente” o “la competenza è il suo nemico” è MOLTO diverso (mi spiace per chi non lo coglie, ma non posso farci niente)”
Manca una parte fondamentale. Che è il “secondo me”. Alla quale potresti rispondere “secondo me è sottinteso”. Ma non lo è, secondo me. A mio parere questa è l’esposizione di un principio che, così presentato, appare come una verità quasi assoluta. Ebbene, bort, non è così. E’ la tua verità. La mia verità è diversa, e afferma che “la competenza è il suo nemico” è una dotta parafrasi per incompetente. Non ne lenisce né ne attenua il significato, lo rende solo apparentemente e dialetticamente più morbido.
E se vuoi te ne faccio anche l’esegesi. Se parliamo di nemico, stai evocando una battaglia. E se la competenza sta dalla parte opposta, è nell’esercito opposto, significa che chi l’ha come nemico è nell’esercito di quelli che non hanno la competenza dalla loro parte. Ergo gli incompetenti. Questa lettura non è capziosa, è piana e lineare e si basa sulla metafora dell’esercito, visto che si parla di “nemico”.
Quindi qui non è un problema di cogliere la differenza o non coglierla (che è parte del motivo per cui parlo di esposizione di una verità assoluta), e chi non la coglie si arrangi. Il problema è di confrontarsi.
Il mio insistere sulla pagliuzza non voleva essere una difesa di masticone. Voleva essere una contestazione sul merito, nello specifico sull’enunciazione di principii che, presentati come la frase virgolettata qui sopra, suonano quasi come verità assolute anch’essi. Il mio intento era di portarti un contributo di riflessione sul fatto che qualunque principio, apparentemente pieno di buonsenso, può essere rapidamente quanto radicalmente disatteso dalla stessa persona che lo ha appena enunciato. Ed era, come spesso mi accade, una discussione sui massimi sistemi.
vedi, max, il mio studio prima e il mio lavoro poi, per 50 anni, è stato il linguaggio, e credo di conoscerlo come altri conoscono un motore: quindi anche nel linguaggio, come in ogni altro campo scientifico, ci sono delle verità scientifiche, oggettive.
se tu stai percorrendo una strada e non vedi che c’è un crocicchio io non posso dirti che quello è un rettilineo per farti un piacere.
dire ad uno “sei un incompetente” è oggettivamente diverso che dirgli “il tuo nemico è la competenza”: la prima frase è un rettilineo, la seconda un crocicchio: anche attraverso il crocicchio, volendo, si arriva alla stessa meta che in fondo al rettilineo, che in questo caso sarebbe l’offesa; ma non è uno sbocco obbligato, è una scelta di chi lo percorre, che, se si accorge del crocicchio può anche svoltare a destra o a sinistra.
nella frase di cui stiamo discutendo quindi la lettura offensiva non è obbligata; tu potrai dirmi che questo è solo un trucco; ebbene, anche se accettiamo questa ipotesi, rimane il fatto che è una frase col trucco.
la lettura che tu hai fatto delle frase è una delle tante possibili: la verità oggettiva che quella frase ha tante letture possibili; e scegliere di non dire a uno “sei un incompetente” ma “sei un nemico della competenza” è uno dei modi possibili, a mio parere (qui ci sta), per togliere un significato direttamente offensivo.
non faccio altri esempi opposti per non tornare a discutere di un caso concreto, in assenza dell’interessato.
se tu mi dici “questo è un albero di trasmissione” io non posso rispondere che secondo me è un tubo di scappamento e che tu non sei democratico perché non accetti il mio punto di vista.
quindi il “secondo me” lì non ci sta proprio e se ci fosse sarebbe solo una presa per il culo.
“sul fatto che qualunque principio, apparentemente pieno di buonsenso, può essere rapidamente quanto radicalmente disatteso dalla stessa persona che lo ha appena enunciato” sono purtroppo completamente d’accordo, e mi pare che fosse proprio uno dei temi di questo post.
questo non ci risparmia, mi pare, dal cercare dei principi di miglioramento, provare ad enunciarli anche come introduzione al tentativo di provare a rispettarli e di migliorare i propri comportamenti.
ok, grazie del commento, comunque, e figurati se mi dispiace qualche discussione sui massimi sistemi 😉
Questo post affronta un argomentone grande grande…
Mi hai fatto venire in mente le nostre tortuose avventure e disavventure con personaggi del tipo Gigioincazz, McTuri, e tanti altri. Erano personaggi che amavano attaccare la persona più che gli argomenti.
Nel blog “casavento” avevamo tentato di affrontare l’argomento FASCISMO, tentando di descrivere cos’è UN fascismo (a prescindere dal ventennio storico mussoliniano). Un fascismo in generale, compreso il fascismo che c’è in noi.
La pagina era questa: http://casavento.blogs.it/2008/07/07/ecco-le-caratteristiche-del-fascismo-4416030/
Fra le caratteristiche del “fascista” io avevo individuato dieci punti, inclusi quelli che dicono:
– il fascista è un “semplificatore”;
– il fascista ama lo scontro personale, invece che lo scontro per argomenti.
Credo che le tue attuali regole di buona educazione in internet abbiano qualcosa a che fare con il mio discorso (“Ecco le caratteristiche del fascismo”). Essere educati significa non essere fascisti.
Ma nel tuo post c’è anche di più: si parla di INTERNET e della differenza che intercorre fra i rapporti nel mondo reale e i rapporti che si instaurano in internet. Emblematico è il mondo di Facebook, che si basa su due presupposti fondamentali: le AMICIZIE (che si possono chiedere, concedere o negare, e che determinano la facoltà di leggere e commentare qullo che un utente “amico” o non amico scrive), e… il “MI PIACE”, comodo pulsantino da cliccare ad uso dei tanti pigri che, dopo aver fatto lo sforzo di leggere, cliccano e sono a posto con la coscienza senza dover spiegare perchè a loro piace. C’è anche chi clicca il “mi piace” senza leggere, ma solo come un atto dovuto per conservare l'”amicizia” di qualcuno.
Anche l’adulazione gratuita è antipatica quanto l’insulto pregiudiziale.
Come vedi, di argomenti e approfondimenti ce ne sono tanti….
Molto interessante!
ciao, miki, già sono contento ogni volta che passi di nuovo da queste parti, questa volta poi porti anche una ventata memoriale mica da poco…
– sul primo punto, anche a me, arrivato ad un certo punto è sembrato di ritrovarmi dentro quel clima di blogs.it che tu ricordi; sono arrivato perfino (nelle mie propensioni autopunitive) a chiedermi se c’entrassi qualcosa io, dato che mi ritrovavo di fronte a reazioni simili, e cioè sostanzialmente all’insopportabile abitudine in una discussione di argomenti di introdurre l’attacco personale, come facevano i blogger che tu citi, fino a che hanno sfasciato la piattaforma, che non ha saputo difendersi da loro e metterli alla porta.
e non parlo di quella coloritura personalistica della critica che ci può pure stare, qua e là, come sbavatura ahimè quasi inevitabile, ma proprio della personalizzazione, anche sguaiata e disinformata: quel pensare di farsi dare ragione dicendo “tu sei un parassita”, “tua moglie ti mette le corna”, o altre amenità del genere.
e qui c’è qualcosa che ha a che fare con un nesso preciso fra propensione al fascismo e difficoltà di astrazione mentale.
– (al quale riguardo se vuoi ridere sui miei epici scontri con quel fascista di gigioincazz, vai a leggere questo, dove scoprirai qual è il mio lavoro, che ho rivelato sul blog a pochi giorni oramai dalla pensione, quando non ho più grandi motivi di riservatezza professionale per tenerlo per me… :):
https://bortocal.wordpress.com/2013/08/10/355-intervista-alluomo-che-sono-stato/).
– chiudiamo l’argomento e passiamo ad internet, su cui avevo cominciato a riflettere anche su blogs.it, come ricorderai, e assieme a molti di voi.
siamo all’inizio di una rivoluzione che stiamo cercando di capire, e ci trasforma mentre ancora cerchiamo di inquadrarla: a me sembra uno dei temi più interessanti di riflessione del nostro tempo.
ma mi sento molto lontano da una qualunque visione di sintesi del problema; però continuiamo a cercare!
– grazie della visita: ogni tanto ripasso su blogs.it a dare un’occhiata, ma mi pare oramai quasi completamente chiuso in se stesso…