la notizia di attualità di oggi è che negli USA la JPMorgan, che controlla la più grande banca del paese, sta per essere condannata a pagare 13 miliardi di dollari di multa per le speculazioni realizzate tra il 2006 e il 2008, prima che scoppiasse la grande crisi economica di questo secolo.
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la JPMorgan Chase & Co. è una società finanziaria con sede a New York fondata nel 1799 : ha quasi 260.000 dipendenti.
nel 2012 ha avuto un fatturato di 97 miliardi di dollari (poco meno del debito pubblico italiano realizzato in quello stesso anno) e un utile di 21 miliardi di dollari, pari ad un paio di manovre finanziarie del nostro paese.
i metodi usati dalla banca Bear Sterns, da essa controllata, per realizzare la sua quota di questi profitti sono presto detti.
dal 2006, al profilarsi della crisi dei valori immobiliari, continuava a proporre ai suoi clienti investimenti in titoli della banca, dicendo che erano ottimi: invece erano costruiti sui mutui che di lì a poco sarebbero diventati spazzatura perché erano stati concessi sulla base di valori immobiliari esagerati e con interessi bassissimi; il rialzo degli interessi metteva i mutuatari in condizioni di non riuscire più a pagarli, e le banche non potevano rientrare mandando all’asta gli immobili, perché non vi era più mercato.
nel 2008, come a tutti noto, l’insolvenza raggiunse circa 2 milioni di famiglie americane, e la crisi esplose in tutta la sua gravità, provocando anche il fallimento della Lehman Brother’s, e ce la stiamo ancora gestendo in qualche modo.
ma la banca della JP Morgan, pur consapevole della sua situazione drammatica, continuava a vendersi sul mercato, per non fallire: era una truffa.
e ora viene trattata come tale, finalmente; vediamo perché.
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nel 2012 Obama ha deciso di chiedere il conto alle banche di questi comportamenti e istituito una task force per le indagini.
di conseguenza la procura di New York ha presentato una denuncia per frode nel mese di ottobre 2012 e oggi, dopo un anno, si profila un’intesa col Dipartimento della Giustizia per il pagamento da parte della JP Morgan Chase, in quanto proprietaria di quella banca, di una multa di 13 miliardi di dollari, circa 10 miliardi di euro: il valore di una manovra finanziaria italiana.
certamente una goccia nel mare del deficit globale americano, che è 1.000 volte tanto.
la multa di 13 miliardi di euro non è certo adeguata a coprire i danni che la banca ha provocato: le sole le perdite sui mutui della Bear Sterns sono stati di 22 miliardi e mezzo di dollari; ma ben peggiori le conseguenze indirette: disoccupazione di 7 milioni di persone negli Stati Uniti d’America.
soltanto fino al 2009 il Fondo Monetario Internazionale ha calcolato un totale di perdite delle banche e di altre istituzioni finanziarie a livello mondiale di 4.100 miliardi di dollari: due volte il totale del debito pubblico italiano.
l’equivalente di uno stipendio annuo di 20.000 dollari per 200 milioni di lavoratori o della riduzione di un terzo dello stesso stipendio di un anno per 600 milioni.
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e tuttavia questa prossima condanna di una delle più grandi istituzioni finanziarie del pianeta resta il segnale di una sorta di “capitalismo etico”, che è un tratto distintivo del resto della cultura anglosassone e che noi possiamo solo guardare con invidia.
non è l’unica condanna che la JP Morgan deve subire: un altro miliardo di dollari è già stata condannata a pagarli per la vicenda più recente della “Balena di Londra” (un trader dell’ufficio londinese do JPMorgan ha scommesso su derivati ad altissimo rischio, causando perdite per 6,2 miliardi di dollari).
l’accordo con il ministero della giustizia americano lascia peraltro aperti tutti gli aspetti penali del comportamento dei dirigenti della società.
e naturalmente le indagini si stanno rivolgendo anche ad altre banche e società.
in America.
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notizie di questo tipo inducono a guardare con sconforto alla situazione italiana, dove i comportamenti sono opposti e siamo chiamati quotidianamente dal governo a farci carico delle conseguenze delle scelte sbagliate o criminose delle nostre banche, metti ad esempio il Monte dei Paschi di Siena.
posso sempre dire che anche l’intervento americano, alla fine, si risolve in un gesto dimostrativo poco adeguato alla gravità dei comportamenti e delle situazioni; però la differenza colpisce al cuore lo stesso.
non volendo fare il moralista, mi rendo perfettamente conto che un conto è far pagare una multa di 13 miliardi di dollari ad una banca che ne guadagna 21 in un anno, un conto diverso è far pagare ipotetiche multe a banche che sono già sull’orlo del fallimento o tecnicamente già più che fallite per conto loro.
tuttavia, una flebile protesta spero sia possibile farla lo stesso.
e osservare che basta riportare un minimo di moralità e di responsabilità dei comportamenti anche nel campo della finanza per dare qualche risposta alla crisi.
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crisi che è tutt’altro che finita, è ancora gravissima, e non sappiamo a quali risultati possa portare per il futuro, come si legge in notizie ben nascoste qua e là nei media, ovunque, se si ha voglia di cercarsele e di leggersele.
anche se in Italia domina al momento (e credo per poco) di nuovo l’anestetico berlusconiano della “crisi che non esiste”, nella variante “stiano uscendo dalla crisi”, ora diffusa anche dal neo-democristiano Letta con la complicità attiva del Partito Democratico.
e può darsi che noi stiamo uscendo dalla crisi, ma la crisi non sta uscendo da noi, ragazzi!
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P.S, finito di scrivere questo post, come fioretto della domenica, sono passato alla lettura dei quotidiani on line e, sorpresa, ecco appunto Scalfari che affronta la stessa questione nel suo fioretto della domenica (la differenza fra noi due è che lui ne fa uno la settimana e io almeno uno al giorno… ;).
anche Scalfari deve ammettere quel che io sopra dicevo, e cioè che le voci di allarme sulla crisi si stanno moltiplicando a livello mondiale, ma lo ammette per negarlo (d’altra parte lui è letto e io no, ha delle responsabilità che io non ho: vi immaginate se un post come questo finisse nelle mani di mezzo milione di lettori: domattina ci sarebbe la corsa agli sportelli bancari a ritirare i soldi dal conto corrente e a metterli nel materasso…; pensa come ci resterebbero i proprietari di Repubblica).
ecco alcuni stralci da Scalfari:
Molti temono che l’Italia sia condannata al “default” e la stessa Europa nel suo complesso, le sue imprese, le sue banche, le sue istituzioni siano ormai destinate al naufragio: una zattera che ancora galleggia ma il cui affondamento è inevitabile.
Marco Onado, in un suo articolo di ieri su “24 Ore” ha ricordato ciò che scrisse Mark Twain al giornale che ne aveva prematuramente annunciato la morte: “I rumors sono stati gravemente esagerati”. Lui era ancora vivo e vegeto. Penso che sia esattamente così per quanto si dice sull’Italia e sull’Europa. (…)
I “rumors”, naturalmente, riguardano anche le banche che sono un ghiotto boccone.
non è uno degli esempi migliori, ma rende perfettamente l’idea, contro le intenzioni di Scalfari stesso: la morte è solo questione di tempo, anche Mark Twain è effettivamente morto qualche tempo dopo…
Scalfari alla fine conferma quel che vorrebbe smentire.
segue una tirata di Scalfari contro i blog e l’informazione allarmista: “Il circuito mediatico per le folle è un padrone”.
ma Repubblica non fa parte, importante, del circuito mediatico?
io invece sono sicuro di non essere il padrone di nessuno dei miei lettori, però come particella insignificante del circuito mediatico sono orgoglioso che Scalfari ce l’abbia anche con me…
lui continua, a proposito delle banche:
I “rumors” in questo caso non sono neppure stati tentati ma si è dato semplicemente notizia dello stato dell’arte che è noto a molti ma non ancora al “pubblico e all’inclita guarnigione” come recita un vecchio adagio.
e lui si guarda bene dallo spiegarcelo, naturalmente…
Sulle banche però si discute largamente e con ragione perché il “credit crunch” è sempre più evidente e bisogna assolutamente venirne fuori.
Senza “rumors” ma con la necessaria competenza di chi si occupa di temi così delicati, dei quali questo giornale per nostra fortuna dispone.
lasciate fare a noi che sappiamo.
e comunque questa tirata di Scalfari conferma che i problemi per le banche che ho citato qui sopra esistono e sono parecchio seri.
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dal blog il simplicissimus, una voce pur sempre interessante nel coro inconsapevolmente destrorso dei “diktat dell’Europa”:
Al ministero dell’economia (…) hanno pensato bene, proprio due giorni fa, di regalare alle banche garanzie per i derivati stipulati con il Tesoro e di avviare una sostanziosa rivalutazione delle quote di Bankitalia in mano agli istituti di credito privati: una sorta di ricapitalizzazione truffaldina, visto che queste quote non possono essere vendute e non offrono dividendi se non meno che simbolici.
Ormai si va avanti a mezzucci e trucchetti contabili per salvaguardare la mitica stabilità del nulla e così si concedono 14 miliardi nominali alle banche per tirar fuori dai pericoli di esborsi gli azionisti.
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