l’insieme delle analogie esaminate in particolare nel post precedente credo lasci pochi dubbi ad un osservatore privo di pregiudizi sul fatto che la raccolta delle pseudo-lettere di Platone ha costituito il modello della raccolta di quelle di Paulus, o meglio, per anticipare quella che sarà la conclusione (provvisoria) dell’esame di oggi, delle pseudo-lettere di Paulus.
questa raccolta, in tutta evidenza, nasce proprio con l’ambizione di contrapporre sul piano filosofico la sua figura a quella del principale filosofo della cultura greca, e di fare di Paulus il Platone del cristianesimo: operazione peraltro perfettamente riuscita, perché è valutazione comune, anche se impropria, che il cristianesimo quale noi lo conosciamo sia nato proprio a partire da queste lettere.
se le false lettere di Platone delineano il racconto romanzato frammentario di un filosofo che fa la spola nel Mediterraneo fra Atene e Siracusa per realizzare le proprie idee politiche, le lettere paoline costruiscono il racconto altrettanto romanzato dei viaggi di Paulus in quello stesso Mediterraneo allo scopo di diffondere il nuovo cristianesimo.
ho scritto sopra, infatti, “il cristianesimo quale noi lo conosciamo”: non parlo quindi del cristianesimo in assoluto, cioè dell’attesa messianica del discendente di Davide che avrebbe ristabilito il regno ebraico osservante, facendone una monarchia universale; perché questa forma di cristianesimo o messianismo precede e prepara la figura storica di Jeshu ed è solo in parte la conseguenza delle sua breve azione nella storia.
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la cronologia aiuta a rendere credibile questa dipendenza, sia pure polemica, delle lettere paoline da quelle platoniche: come ricordavo, l’autore della raccolta completa delle opere platoniche, nella quale furono comprese in un apposito libro anche le lettere, fu Trasillo, vissuto al tempo dell’imperatore Tiberio, sotto il quale si concluse la vita di Jeshu.
stabilire se le lettere paoline nascano in questo stesso contesto culturale oppure no e im quale momento esattamente diventa quindi determinante per capire quando effettivamente si sia formato il cristianesimo nel senso moderno del termine e non nel senso che il termine aveva nel mondo ebraico.
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la prima constatazione che si può fare è che le lettere di Paulus, pur se mantengono l’apparenza dell’occasionalità, nascono comunque all’interno di un disegno ben più compatto e rigoroso.
mentre le pseudo-lettere di Platone nascono visibilmente dall’accostamento di testi di mani diverse e di differente origine e funzione, quelle attribuite a Paulus appartengono, nonostante l’inserimento di testi apocrifi rispetto a quelli originari, ad una impostazione complessivamente chiara e condivisa.
in questo senso è ben visibile l’esistenza di un modello, che è greco.
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la prima domanda che sorge a questo punto è se è possibile che il personaggio Paulus, per come ci viene descritto in questa stessa opera, possa essere l’autore che costruisce una raccolta sul modello di quella platonica.
è compatibile, nel periodo cui viene attribuita la composizione delle lettere, cioè fra il 51 e il 67 d. C., che il cristianesimo in generale e una figura come quella di Paulus, in particolare, potessero avere un rapporto cosi stretto con la cultura greca?
e la risposta è no: l’ipotesi manca di qualunque verosimiglianza: la Palestina ebraica del periodo che precede la rivolta anti-romana è assorbita da ben altri dibattiti e problemi, come risulta dalla accurata descrizione del periodo e delle tendenze culturali e religiose in essa dominanti fatta da Giuseppe Flavio, e il fatto che questo storico non menzioni mai i cristiani non lascia altra alternativa interpretativa che la loro identificazione con uno dei movimenti culturali ebraici del tempo (farisei, sadducei, esseni, zeloti), a cui del resto anche la figura di Paulus viene fatta risalire, quando si dice che originariamente era un fariseo.
in QUESTO contesto culturale la folgorazione di Paulus sulla via di “Damasco” rappresenta il momento della sua conversione dal farisaismo osservante e filo-romano al “cristianesimo”, cioè al messianismo ebraico degli zeloti, nel senso detto sopra, e in questo cambiamento nessun ruolo giocano la cultura greca o la filosofia platonica, peraltro ben conosciuta in altri ambienti del mondo ebraico dell’epoca, come quello rappresentato da Filone di Alessandria, nel contesto culturale della prima diaspora ebraica.
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a conferma delle radici culturali ebraiche e non platoniche della predicazione di Paulus, guardiamo per prima cosa proprio a quella specie di autobiografia (immaginaria) di Paulus che viene tracciata attraverso diversi spunti sparsi nelle lettere, e in particolare in Galati, 1 13-24:
Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.
Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.
In ciò che vi scrivo – lo dico davanti a Dio – non mentisco.
Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilìcia.
Ma non ero personalmente conosciuto dalle Chiese della Giudea che sono in Cristo; avevano soltanto sentito dire «colui che una volta ci perseguitava, ora va annunciando la fede che un tempo voleva distruggere».
E glorificavano Dio per causa mia.
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qui occorre una piccola divagazione, per osservare che, quando l’autore delle lettere di Paulus, per descrivere il suo viaggio “da Damasco” a Gerusalemme dice che “salì” dalla prima località alla seconda, sta usando il nome di Damasco in codice, probabilmente sulla base di una tradizione orale e senza esserne consapevole.
infatti in nessun modo il lungo viaggio da Damasco a Gerusalemme potrebbe essere definito come una salita e l’espressione sarebbe senza senso, se non avessimo scoperto, col ritrovamento del cosiddetto “Documento di Damasco” avvenuto a fine Ottocento in Egitto, che il nome della capitale di Siria veniva usato in codice per indicare la comunità essena che viveva sulle rive del Mar Morto, nella depressione sotto il livello del mare, a pochi chilometri da Gerusalemme, località dalla quale si sale effettivamente a Gerusalemme.
tra i rotoli di Qumran o del Mar Morto in effetti venne ritrovato un altro esemplare di questo stesso testo.
anche l’itinerario descritto all’inizio della citazione, dove l’autore dice di essere andato da “Damasco” direttamente in Arabia, senza passare per Gerusalemme, diventa più plausibile con questa interpretazione: cosa effettivamente probabile, tenendo conto che la comunità essena del Mar Morto si trovava a sud-est di Gerusalemme, cioè appunto in direzione dell’Arabia rispetto alla capitale ebraica.
questo significa che nei contesti nei quali si parla di Damasco come di una città, e anche nelle Lettere avviene, si è palesemente di fronte al falso di qualcuno che sta lavorando su tradizioni orali che non riesce più a comprendere nel loro vero significato.
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ma, tornando al tema centrale di questa analisi, come si vede, la figura di Paulus è integralmente collocata all’interno del mondo ebraico: Paulus non è mai presentato come un conoscitore della cultura greca nelle lettere.
II Corinti 11, 2 Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io!
Filippesi 3, 5-6 Circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile.
non manca nel corpus paolino, perfino la messa in guardia dalla cultura filosofica:
Colossesi 2, 8: Fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.
oppure leggiamo la Lettera ai Galati, cap. 2, dove Paulus ricostruisce una contrapposizione con Cefa, questa avviene sul tema della necessità o no della circoncisione, un tema non proprio tipico del dibattito filosofico greco!
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attenzione, non sto dicendo che il redattore della raccolta ignorava la cultura greca, ma che questa ignoranza caratterizza la figura del protagonista dell’epistolario.
per cui, se il protagonista dell’epistolario (tralasciando per il momento gli Atti degli Apostoli) viene presentato nell’epistolario stesso come un ebreo osservante, di cultura tipicamente farisaica e poi convertitosi all’essenismo (durante il soggiorno “a Damasco”), dedito ad analizzare i passaggi chiave della Bibbia ebraica allo scopo di arrivare ad una reinterpretazione della figura del messia, e però chi ha organizzato la raccolta conosceva invece le opere di Platone e si ispirava a lui, questo non suscita il dubbio che la raccolta non possa essere stata composta da Paulus?
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riflettiamo meglio: la raccolta attribuita a Paulus comprende anche una lettera del 67 d.C., la Seconda a Timoteo, che sarebbe stata composta durante l’ultima prigionia che avrebbe preceduto immediatamente il martirio:
2, 9: Jeshu il Messia per il quale io soffro fino al punto di essere incatenato, quasi fossi un malfattore.
questo porta immediatamente ad escludere che la raccolta possa essere stata organizzata da lui, che in carcere non avrebbe certo avuto la possibilità di farlo.
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non basta: la lettera sarebbe stata scritta dal carcere, come quelle di Gramsci; e da quale copista? considerando che le altre lettere non risultano – in base a quel che si dice in alcune di loro – materialmente scritte da Paulus?
ed è plausibile che a Paulus, incarcerato e poi condannato a morte per la sua predicazione cristiana, cioè per la sua azione giudicata sovversiva, venisse concesso di tenere dal carcere rapporti con i suoi seguaci e dare delle direttive sullo sviluppo del movimento cristiano?
e che possibilità c’era di introdurre clandestinamente in carcere un copista che si facesse dettare la lettera da Paulus?
oppure Paulus l’ebreo sapeva scrivere benissimo ance in greco antico?
bastano queste semplici osservazioni per negare ogni plausibilità anche a questo ultimo testo singolarmente considerato, che è palesemente di pura invenzione.
ma la falsità di uno di questi testi trascina con sé fatalmente anche la non originalità di tutti gli altri.
(ad eccezione forse di uno, ma di questo parlerò il prossimo post).
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ma proviamo per un momento a lasciar perdere questa obiezione e proseguiamo con gli scenari concreti e alternativi della organizzazione della raccolta delle lettere di Paulus da parte di qualcun altro, dopo la sua morte, visto che lui non può essere stato.
ad opera di chi? e quando? e con quali finalità?
come poterono essere materialmente raccolte le lettere inviate a interlocutori tanto diversi?
anche ammettendo che esse fossero state conservate (per quanto tempo?), perché considerate rilevanti, si deve pensare che le lettere abbiano cominciato a circolare separatamente, fuori dall’orizzonte dei destinatari e che poi qualcuno abbia raccolto quelle che aveva trovato?
oppure ci fu una qualche ricerca coordinata da parte del curatore, che scrisse a varie comunità cristiane per invitarle a mandare copia di queste lettere se ne avessero ricevuta qualcuna?
no, vi è una risposta molto più semplice.
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ho già fatto in un’altra occasione una importante osservazione sul fatto che, dall’esame della loro impostazione e della sorprendente ricorsività delle formule introduttive e di saluto, impossibile da mantenere in lettere scritte effettivamente nell’arco di più di 15 anni, si ricava l’impressione non di lettere scritte via via nel tempo, ma di una raccolta organica, composta di seguito in quanto tale.
in conclusione anche soltanto una analisi complessiva di questo testo porta a negare la loro autenticità di lettere effettivamente spedite e a mostrare la loro natura di pseudo-lettere composte unicamente in vista della pubblicazione come raccolta.
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ma consideriamo pure non completamente convincente la raccolta di indizi sinora presentata, ammettiamo che questa sia per il momento solamente una ipotesi; metteremo al vaglio questa ipotesi, come farò nei prossimi post, con un esame interno dei singoli testi e della loro struttura.
se le singole lettere faranno emergere ulteriori elementi probatori della loro non autenticità, allora il carattere di falso delle lettere paoline sarà del tutto provato.
ma allora la storia del cristianesimo delle origini dovrà essere radicalmente riscritta e liberata dal peso delle invenzioni e delle leggende che impediscono di capire il suo vero significato e la sua genealogia.
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questo post fa parte di una serie organica in via di elaborazione, raccolta con la sigla CCMC Contributi alla comprensione della mitologia cristiana; inserendo nel motore di ricerca del blog in alto a destra questa sigla si troveranno anche gli altri.
da leila, fiduciosa credente, ricevo questa nota in appendice ad un commento su un altro post:
Aggiungo qui, non mi spiego nemmeno il tuo affannarti a dimostrare la falsità delle lettere paoline, per dimostrare cosa poi…
questo commento è insultante senza saperlo.
io non ho nessuna tesi precostituita da dimostrare sulle Lettere di Paulus.
mi occupo di capire come sono andate davvero le cose all’origine del cristianesimo, raccolta di bubbole teologiche e non, in cui crede un miliardo e passa di esseri umani.
naturalmente questa cosa non ha il minimo interesse per chi crede a prescindere, e buon per lui e per te.
in ogni caso, preannuncio, non tanto a te, quanto a chi passasse per caso qui e leggesse il commento, che il prossimo post sul tema sarà una vera bomba.
Scusami non volevo insultarti, tant’è che lo hai capito da solo.
Quel che volevo dire però è, se sei tranquillo che Dio non esiste e che Gesù non è esistito e non è risorto, che i vangeli sono falsi, perché tutto questo interesse per dimostrare la falsità delle lettere paoline visto il tempo sprecato per ricercare testi e leggere bubbole varie ?
A me non passerebbe nemmeno per l’anticamera del cervello studiare, per poter smentire il credo di un buddista o mussulmano o induista.
Credevo che il tuo tempo lo considerassi troppo prezioso per occuparti di quisquilie del genere.
questo commento è invece insultante consapevolmente, ma non nei miei riguardi, nei riguardi dell’umanità intera.
se per te la storia degli uomini è una quisquilia.
ma vatti a nascondere, va…
immagino bene che a te non passi neppure per l’anticamera del cervello di studiare qualcosa…
hai presente che esistono le univeristà dove decine di migliaia di persone in tutto il mondo vengono pagate per una vita intera per non occuparsi d’altro che di queste quisquilie?
forse no.
ed è evidente che sei una persona totalmente egoista che non vede al di là di se stessa e per la quale la fede ha una dimensione esclusivamente individuale e non sociale.
leila, non capisco sinceramente che cosa commenti a fare qui; tienti la tua fede ed evita di provocare, grazie.
io del resto non scrivo per persone come te, ma per persone che amano il sapere.
Di nuovo non hai risposto alla mia domanda.
Spessissimo fai così, quando non sai cosa rispondere ti aggrappi alla polemica fine a sé stessa oppure nemmeno prendi in considerazione la domanda.
Non c’è verità ma la ricerchi, non hai fede ma ti occupi di bubbole come le lettere paoline …
Non sono stata io a definire bubbola la fede ma tu, per me è cosa molto seria per questo non la discuto ma la rispetto. Non ti accorgi nemmeno di far polemica con te stesso.
Se mi dicessi di non commentare più lo farò stanne sicuro, ma abbi almeno il coraggio di dirmelo chiaramente
sei una troll gentile, non c’è che dire…
dici che non ho risposto alla tua domanda? rileggi, cara.
tu dici che io avrei definito la fede una bubbola? strano, perché la frase, detta così, non ha neppure senso.
comunque, nel dubbio, ho inserito “bubbola” e “bubbole” nel motore di ricerca del mio blog e non ha trovato nulla.
ma forse tu sei più brava di lui e riuscirai a specificare come e dove posso avere detto una sciocchezza del genere.
non sto neppure a commentare altre idiozie come “la fede è una cosa seria e per questo la rispetto”…
prima di rispettare qualunque altra cosa, abbi rispetto per te stessa; anche se capisco che è abbastanza difficile, direi addirittura eroico.
Questo l’hai scritto tu ( qui sotto) alle 6 Novembre12.41 in risposta ad una mia domanda sotto un altro post sulla verità
“”mi occupo di capire come sono andate davvero le cose all’origine del cristianesimo, raccolta di bubbole teologiche e non, in cui crede un miliardo e passa di esseri umani.””
Ho commentato poi così l’7 Novembre 21.03
Quel che volevo dire però è, se sei tranquillo che Dio non esiste e che Gesù non è esistito e non è risorto, che i vangeli sono falsi, perché tutto questo interesse per dimostrare la falsità delle lettere paoline visto il tempo sprecato per ricercare testi e leggere bubbole varie ?
Ma ti sei arrabbiato accusando me di non voler studiare, che devo andare a nascondermi, che quasi non saprei cosa siano le università e a che cosa servano, che sono egoista, che avrei fede senza base alcuna, praticamente mi hai dato della demente senza sapere nulla di me, giudicandomi solo in base al fatto che ti ho detto che ho fede, il fatto che io non mi offenda non vuol dire che non capisco ciò che mi dici e insinui sul mio quoziente intellettivo.
Grazie tante , ma ribadisco la parola bubbola l’hai usata tu e non hai risposto alla domanda!
Se poi per comodità tua sarei un troll mi dispiace deluderti, non sono pagata per commentare ciò che leggo in rete.
me lo ricordo benissimo.
ma, secondo te, scusa, dire che il cristianesimo è una “raccolta di bubbole teologiche e non” è la stessa cosa che “definire la fede una bubbola”?
capisci che ho qualche difficoltà a discutere con te se non cogli queste differenze?
e ho qualche dubbio sulla buona fede con la quale conduci questa discussione?
tu non puoi dire che non rispondo alle tue domande solo perchè non capisci le risposte (tra l’altro affermi che non rispondo proprio mentre stai citando la mia risposta, che non riesci a concepire: questo è semplicemente grottesco!).
io alla tua domanda ho risposto varie volte e in vari modi, ma purtroppo la mia risposta appartiene ad una forma mentis che tu non riesci neppure ad immaginare.
mi spiace essere duro, ma che devo dirti? coccolarti perché sei comunque una commentatrice? se sei qui, ti sei presa un impegno con la sincerità, almeno con la mia – che non è la Verità, sia chiaro.
e se ti interessa la mia opinione, visto che sei qui a chiederla, io non posso dartela che per come è.
non è il vangelo e può essere sbagliata, è soltanto la mia…
ce n’è di gente che si è stufata di sentirsele cantare chiare e ha girato i tacchi offesissima perchè discutendo qui venivano alla luce e si sentivano rinfacciare le incoerenze di quello che affermavano!
non che ti inviti a fare altrettanto, sia chiaro…
Perché tu me le staresti cantando chiare? Scusami ma mi faccio una bella risata.
Parli di ciò che non conosci, perché puoi leggere milioni di volte le lettere paoline senza capirne minimamente il significato, partendo da un presupposto sbagliato non puoi arrivare ad una conclusione esatta.
Esattamente come hai fatto con me, mi hai messa in uno schedario con appiccicata un’etichetta in fronte e stai continuando a confrontarti con quella leila e non con me.
Sei saccente, pieno di te, snob ma se credi di farmi sentire insignificante ti sbagli di grosso. Sei uguale a tutti coloro che critichi, buono solo a far comunella con chi ti da ragione.
Io e te siamo due minuscoli pulviscoli rispetto all’umanità che ci ha preceduto e ci succederà, sei niente esattamente quanto me, nonostante il tuo “presunto” sapere. La differenza è che io ne sono consapevole e tu no. l’incoerente non sono io… fattelo dire.
Se non credi e non hai fede cosa ti importa di smentire le lettere di Paolo di Tarso?
Hai bisogno di confermare a te stesso che non sono vere?
Il fatto che milioni di persone credano è un problema per te , oppure vorresti credere e non ne hai il coraggio?
E ne avresti ben donde perché prendere in giro per la fede, come fai tu, non è affatto bello.
Ma non ti preoccupare non mi sono offesa né arrabbiata. Io so chi sono, come ho vissuto e in chi credo.
Il fatto di non aver studiato, non vuol dire che io non abbia amore per il sapere, ma la mia vita non si basa su quello, sarebbe troppo squallida da vivere.
brava, ma a me il tipo di fede che hai tu non interessa, la ritengo una specie di disturbo mentale e trovo il tuo modo di ragionare incoerente in maniera penosa; ci sono invece persone di fede vera con le quali riesco a confrontarmi in modo piacevole per entrambe le parti.
non mi disturba affatto che tu non ti trovi a mio agio a discutere con me, anzi, direi che ne sono soddisfatto: mi preoccuperebbe il contrario.
quindi, ti spiace se la nostra conversazione, fastidiosa per entrambi, finisce qui?
non ho vocazioni masochistiche e ho di meglio da fare che spargere le perle dove so io, a proposito.
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