quanti sanno che nella loro prima versione (Esodo, 22, 1- 17) i comandamenti che Dio dà a Mosè sul Sinai, poi noti col nome di Decalogo, sono nove e non dieci?
nono comandamento:
Non desidererai la casa del tuo vicino; non desidererai la moglie del tuo vicino, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo vicino.
no comment, per quanto mi riguarda: lascio i commenti a chi legge.
* * *
anche nella seconda versione del “Decalogo” contenuta nel Deuteronomio (5, 6-22) i comandamenti risultano ancora nove, anche se il nono è scritto in un modo leggermente diverso e risulta facile sdoppiarlo.
come evidentemente è avvenuto in seguito:
22. Non desidererai la moglie del tuo prossimo. Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.
a parte la dolorosa osservazione che i traduttori della Bibbia amano il verbo “bramare” (ma al cuor non si comanda), la vera questione è un’altra.
si deve ancora parlare di un nono comandamento, qui ancora contenuto in un unico versetto, ma si comincia a cercare di distinguere la donna dalle altre proprietà del capofamiglia.
* * *
la successiva separazione in due comandamenti distinti ha creato il Decalogo vero e proprio e ha cercato di ovviare all’imbarazzante constatazione che il Dio di Mosè considerava la donna una proprietà come la casa, lo schiavo o la schiava, il bue o l’asino o altre “cose” che appartenessero al vicino.
(“vicino”, ovviamente, viene oggi tradotto “prossimo”, per provare a cristianizzare almeno nel tono delle parole questa morale incredibilmente arcaica e rozzamente maschilista).
* * *
però, prescindendo da tutto questo, il verbo “desiderare” è tradotto correttamente?
come si può comandare ai desideri?
come può un desiderio essere considerato in se stesso immorale?
questo non significa collocare una specie di bomba ad orologeria nel cuore dell’uomo che scoprirà di essere colpevole per sua stessa natura, per il semplice fatto di esistere?
* * *
e di essere stato creato, dovrebbe aggiungere un credente…
se il desiderio è una colpa, perché Dio avrebbe creato l’uomo come desiderante?
e questa contraddizione precede il Decalogo ed entra fin nel cuore dell’Eden, il giardino di delizie dove Dio ha collocato l’uomo e la donna, da lui ricavata, vietando loro il desiderio del frutto proibito, desiderio che però lui stesso aveva consentito fosse nei loro cuori.
e dire che il desiderio è una colpa, dopo averlo creato, non significa creare un essere umano per sua natura colpevole?
e dunque costringere ad una lotta dolorosa con la sua stessa natura chi accetta queste presunte leggi morali come volute da un Dio creatore, necessariamente malvagio?
* * *
“al cuor non si comanda” dice un proverbio popolare di tanto più saggio di un “Decalogo” fatto di nove comandamenti, anzi di dieci, e dato agli ebrei tra tanto di tuoni e fulmini…
Nove o dieci che cambia? Che c’era scritto nel decimo?
🙂
🙂 🙂 🙂
non c’era!!!
o almeno non c’è.
se c’era, temo che ci fosse scritto qualcosa di così mostruoso ed assurdo che in seguito hanno dovuto cancellarlo e sdoppiare il nono per coprire il buco.
però il rimedio mi pare peggiore del male…