Surabaya vintage – videoclip indonesiano n. 94 – 575.

quando esco dalla House of Sampoerna e dal suo intenso sapore di tabacco il sole illumina la città adesso a picco: la partenza precoce prima dell’alba e il treno veloce mi hanno fatto impiegare quattro ore per parecchia strada sulla mappa dell’Indonesia e quindi praticamente ho l’intera giornata a disposizione, anche se decisamente un po’ di stanchezza si fa sentire; e, ad esempio, ad un certo punto addirittura mi perdo giunto a dei binari di una ferrovia che, secondo le piantina della guida e le mie immagini mentali non avrebbero dovuto essere lì e non capisco dove siano effettivamente.

ma all’inizio nessun rischio di perdersi: ripasso di nuovo per il quartiere ristrutturato, dove mi pareva di avere pure scattato qualche foto, se non altro per i giochi potenti dei colori, ma non ci sono in memoria, devo avere desistito, scoraggiato dall’anominato della architettura post-moderna, e fotografo soltanto un paio di edifici neo-coloniali ben tenuti, se non altro solenni e improntati a quella che chiamerei “architettura etica”, se l’etica coincide col senso di superiorità dei colonizzatori; uno – rileggo sulla guida adesso – è il palazzo degli uffici governativi, ben asserragliato.

ma poi ritrovo ancora un brandello della vecchia città olandese in rovina: è una casa liberty, in totale disfacimento con delle sfingi indonesiane alla base dei pilastrini della porta di ingresso e un bellissimo affresco art nouveau, datato 1880: me lo porterei a casa, ma almeno ne ho rubato l’immagine.

da lì mi immergo in vicoli di sole, e in questo video ho ricucito assime tutte le immagini che hanno riguardato la Surabaya minore dei quartieri popolari del vecchio centro abbandonato in mano ai poveracci, pur se con qualche tentativo pretenzioso di riscatto edificatorio.

un padre che consola la bimba che piange, l’affollamento incredibile in un vicolo che un camion ostruisce completamente, la raccolta dei mango con una pertica nella pubblica via, e poi di nuovo compare un canale e potrebbe sembrare dai rifiuti e dai riksciò parcheggiati di essere ancora a Semarang, se non a Cirebon, se non a Bogor: la povertà e i rifiuti sono sempre uguali e questo è un paesaggio che si ripete senza luogo e quasi senza tempo.

eppure qui c’è qualcosa di meno estremo e una allegria più spiccata, che sono riuscito a registrare prima che la stanchezza dei km mi distogliesse letteralmente dalla videocamera, per la prima volta in questo viaggio e mi facesse sospirare il ritorno all’albergo.

* * *

però coglierei l’attimo per riportare qui in fondo un articolo sull’Indonesia letto recentemente sul blog ilsimplicissimus.

forse sembrerà che non c’entri molto con queste immagini, eppure illumina bene questo lato oscuro dell’Indonesia, paese relativamente più benestante di altri dell’Asia che ho visitato, ma il cui relativo benessere nasce da sofferenze come quelle descritte qui, o, in misura minore, scivolate anche sotto i miei occhi di viaggiatore:

(…) Apple è l’unica azienda del settore che abbia taciuto e di fatto mentito sulle sofferenze che infligge alle persone e all’ambiente per la produzione delle proprie scatole da comunicazione.

Il quadro in cui si inserisce questa storia è semplice e spaventoso: la metà dello stagno disponibile nel mondo viene usato per le saldature in elettronica di consumo e il 30% dello stagno viene estratto da Bangka Island e dall’isola Belitung in Indonesia, al largo di Sumatra con una superfice complessiva come quella della Sicilia.

Per estrarlo non solo viene devastato l’ambiente terrestre trasformando le foreste in distese di sabbia acida, non solo vengono distrutte le barriere coralline sottocosta per raccogliere con le draghe il materiale, ma al lavoro vengono impegnati bambini con anche meno di dieci anni, in condizioni di sicurezza tale che ogni settimana ci scappa il morto.

E come ciliegina sulla torta dell’iniquità si va diffondendo in maniera esplosiva la malaria.

Tutto per spillare fino all’ultimo miserabile centesimo di profitto su oggetti che alla produzione, al netto degli ammortamenti, costano si e no il 7% del prezzo di acquisto  sui mercati occidentali.

Gli Amici della Terra e la loro espressione indonesiana, la Whabi, dopo aver documentato questa sorta di catastrofe umanitaria hanno chiesto trasparenza da parte della società che acquistano lo stagno delle isole e un accordo per proteggere le persone e l’ambiente.

Solo che mentre Samsung, Philips, Nokia, Sony, Blackberry, Motorola e LG hanno ammesso di procurarsi lo stagno laggiù e hanno promesso di occuparsi della situazione, Apple ha fatto il pesce in barile e si è trincerata dietro un no – comment.

Così proprio l’azienda che aveva sostenuto di voler essere responsabile anche per le proprie forniture, è stata quella che alla fine ha opposto un pesante silenzio.

Tra l’altro (…) la stessa Apple, per bocca del responsabile delle comunicazioni aveva sostenuto  che “le recenti preoccupazioni circa l’estrazione illegale di stagno da questa regione hanno spinto Apple a condurre una visita di accertamento dei fatti di saperne di più.”

Perché mai accertarsi delle condizioni se non si compra lo stagno da lì?

(…) La scorsa settimana 59 organizzazioni hanno lanciato una campagna per una legge europea che obblighi le aziende a svelare quali siano le loro catene di approvvigionamento e pubblicare relazioni sui loro impatti sociali e ambientali. 

Perché una società dovrebbe tenere all’oscuro i propri clienti?

Perché si dovrebbero conoscere solo i bilanci e non le devastazioni e lo sfruttamento che ci stanno dietro e che alla fine fanno parte di un conto finale e occulto?

(…) Tanto ai loro clienti non importa un cazzo sono solo una app del sistema.

Ma non lo sanno come in un romanzo di Philip Dick.

* * *

26 risposte a “Surabaya vintage – videoclip indonesiano n. 94 – 575.

  1. il commento via mail:

    Che inizio stupendo con questi meravigliosi sorrisi di bimbi
    Ogni volta che inizio a vedere un videoclip nuovo penso sempre la stessa cosa: quando finirà l’esposizione di questo viaggio sarà bello unire tutto il un filmato e forse si dovrebbe uniformare una musica. Come si farà a scegliere? mi fermo per qualche risposta personale e poi continuo, poi mentre sento una registrazione dal vivo…, sì, penso, questo si dovrebbe lasciare quando si unificherà tutto.

    Hai descritto molto bene nelle immagini le varie architetture: post-moderna, edifici coloniali, palazzo degli uffici governativi, la casa liberty con le sfingi e l’affresco; e poi il degrado.
    Quanti risciò e tutti diversi l’uno dall’altro: Anche una documentazione riguardo i risciò di tutti i viaggi fino adesso sarebbe un bel lavoro.
    1,59 Non risciò, ma tanta tristezza, purtroppo.
    2,43 Questo volto mi è piaciuto tanto.
    2.54 Un balconcino simile, in bella copia, si può trovare in altri posti del mondo come in Colombia e anche in qualche stradina della tua città.
    3.15 Che nostalgia ,ne avevo uno simile in giardino, quando vivevo in America Latina.
    3.47 Non ti ricordano le Tagesmutter della Germania?
    4.22 Avevi mai incontrato parcheggi simili?

    e poi, sulla seconda parte del post:

    Penso a ciò che mi raccontò, qualche tempo fa, un amico che vive in Perù in una cittadina delle Ande a 3000 metri.
    I cinesi scavano una buca enorme come la bocca di un cratere. dal fondo come una raggiera partono tante gallerie dove lavorano i minatori locali a stipendi da fame.
    Buona giornata, ciao.

    • 2,43 trovo anche io che questa donna matura è bellissima e ha una nobiltà interiore di una potenza straordinaria
      2.54 ma no, un balconcino simile, di legno, fatto così, a me pare abbastanza irripetibile…, a meno che tu on volessi riferirti al Tirolo, quando parli della mia città
      3.15 avevi un albero di mango in America Latina?
      3.47 non ho capito bene il riferimento alle Tagesmuetter
      4.22 eccezionale quel parcheggio di riksciò con le ruote che sporgono sul canale, vero? 🙂

      non so se. giunto alla fine, farò anche per questi videoclip indonesiani delle sintesi più brevi di 10 minuti come per quelli del Myanmar.

      certo, ricucirli assieme come sono, sarebbe improponibile: finora a occhio siamo attorno alle 4 ore di proiezione; e poi bisogna tener conto delle tante ripetizioni di motivi, che sipossono vagamente sopportare (ma solo tu ci riesci) a giorni di distanza, forse, non certo in una proiezione continuata.

      questa dovrebbe portare ad un rifacimento importante, come se questi fossero soltanto la bruttacopia preparatoria.

      non so se ci sarà il tempo, il prossimo viaggio oramai incalza.

      buona giornata a te… e grazie per la testimonianza integrativa sull’America Latina.

      • replica (sfortunata) via mail:

        Ma ffa ‘n bene….
        Ho aspettato prima di rassegnarmi e scrivere di nuovo. Non lo farò adesso.
        Ma niente da fare la mail è scomparsa, un lungo commento per il n. 94, e non mi dire che è colpa del gestore se capita anche a te e a me quando uso gmail
        Devo uscire.
        Avevo commentato volentieri e mi serve per distrarmi.
        Sono in arretrato per i commenti.
        Buona giornata, ciao

        • dovresti passare a gmail.

          gmail ha il salvataggio automatico delle mail ogni tot secondi.

          se anche la linea cade o salta il collegamento al sito, quando ci rientri ritrovi la mail come bozza non inviata e puoi ricominciarla.

          i problemi che ho io sono con wordpress, non con gmail.

          su wordpress c’è un meccanismo simile a gmail per i post, che sono salvati automaticamente circa ogni minuto.

          ma purtroppo non per i commenti.

          se ti salta un commento, anche lungo, non lo puoi recuperare: però ripeto per i post e per le mail su gmail c’è il salvataggio automatico.

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)

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