il Laotian Pasir nel parco nazionale Bromo: com’era verde la mia vallata – videoclip indonesiano n. 107 – 613.

a volte mi chiedo se non devo chiedere scusa ai lettori di questo blog per il susseguirsi così puntuale e inarrestabile, ma a questo punto anche sospetto di essere un poco maniacale, dei montaggi video e dei relativi post, che coprono, praticamente momento per momento, un viaggio indonesiano certamente un po’ particolare, ma che non ha in se stesso niente di eccezionale.

il sospetto di una forma di narcisismo per interposti paesaggi sta venendo anche a me.

eppure continuo, a pochi giorni oramai dalla conclusione di un percorso vario e pieno di sorprese, ma che è stato riversato qui dentro in maniera certamente debordante.

* * *

prendete questo paio d’ore passate all’uscita oramai dall’arida discesa dalle pendici del secondo e poi del terzo vulcano, prima il Bromo e poi il Kursi, quando finalmente scendo di nuovo al fondo della grande caldera, ma molto lontano oramai dal punto in cui vi sono entrato alle prime luci dell’alba.

ora comincio a percorrerla verso sud, in quella che sembra una specie di vallata alpina, compresa fra la parete a picco della caldera a est e a sud e le pendici del Kursi prima e poi, verso la fine del percorso, di nuovo del Bromo, che qui diventano verdissime e suggestive in un modo nuovo.

è quello della vita della vegetazione, però altrettanto stravolta da una assoluta solitudine, quanto le sabbie vulcaniche che ho appena abbandonato e verso le quali mi volto spesso, per fotografare la distesa che mi lascio alle spalle.

solitudine completa, almeno fino a che non arrivo al bivio dal quale si risale sul bordo della caldera, ma oramai dal lato opposto, rispetto a Cemoro Lavang, che rimane a nord-est, e adesso non è più neppure visibile.

* * *

secondo la mappa della Lonely Planet il percorso che sto facendo è stato soltanto di 5 km, anche se sono in giro dalle 5 di mattina; non mi sono ancora reso conto che le misure della mappa sono totalmente sbagliate: è fuori scala.

e questo determina un penoso battibecco col noleggiatore di cavalli che sembra aspettarmi proprio al bivio, e al quale chiedo quanto vuole per un passaggio fino a Ranu Pani, che nella cartina pare a meno di un km, giusto appena sopra la risalita al bordo della caldera; di fronte alla sua richiesta che mi pare folle, rinuncio e c’è uno scambio di battute reciproche quasi incomprensibile, salvo che per il tono emotivo piuttosto alterato; scoprirò poco dopo, quando, stremato, noleggerò un passaggio in motocicletta, che il laghetto che mi sono proposto come obiettivo è a 13 km da questo punto: il che significa, data la qualità dei sentieri, a mezzora di moto.

* * *

riprendo dunque a salire, ansimando e con tutta la disapprovazione del noleggiatore di cavalli, che mi considera poco meno che uno svitato o un provocatore: il verde è di una intensità straordinaria, ma il mio corpo comincia a non poterne più: devo pensare che la guida abbia sbagliato la scala della mappa almeno di un fattore 3; ma allora ho già percorso una quindicina di km, di cui parte in salita.

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)

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