mentre faticosamente risalgo le pendici meridionali della grande caldera che ho attraversato e mi volto ogni tanto (scattando) a guardare indietro l’incredibile percorso che ho compiuto a piedi, e di lassù sembra una vallata intera, ecco che cambia di colpo il clima rarefatto e sentimentale in cui si sono svolte queste ore di camminata solitaria, prima in mezzo alle sabbie e al fango vulcanico incrostato, poi in mezzo ad un verde cristallino di una purezza e solitudine assoluta (vedo solo ora, in un punto ben nascosto della guida che questo percorso, contrariamente a quanto risulta dalla scala della cartina, è detto lungo 12 km, senza contare i 3 che sono serviti a raggiungere il cratere centrale).
mi raggiunge, infatti, un gruppo di motociclisti coreani, ragazzi e ragazze, simpatici, cordiali, desiderosi di scambiare qualche chiacchiera, come si può, col vecchio viaggiatore europeo in solitaria, e di dargli anche un passaggio in moto (in tre! il driver, la sua ragazza ed io), almeno fino alla sommità non ancora vicinissima del percorso.
dove ci si saluta affettuosamente: loro rombano via scendendo per il sentieraccio che sfiora i burroni e, dopo essere disceso appena un po’, risale verso il grande vulcano Semeru, e io, che continuo la mia scarpinata – sempre sulla scorta della cartina totalmente errata della Lonely Planet, ritenendo di essere a dieci minuti al massimo dal laghetto Pani, che la guida definisce “veramente incantevole”.
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per fortuna ecco un motociclista locale di passaggio, pronto ad affittarsi per poco prezzo (10 euro) per il resto della giornata: non rimane che saltare in sella e per prina cosa raggiungere un baracchino per mangiare una specie di pranzo: alcuni uomini attendono quieti che il tempo passi senza danno, mentre il cuoco del posto rimepie il cibo, un riso (“nasi”), col peperoncino.
e poi si riparte, scivolando a tratti sui sassi con le ruote, in un paesaggio semplicemente meraviglioso.
e a un certo punto, mentre il mio driver corre, porto la macchina fotografica davanti a noi due con entrambe le mani, ed ecco un clic bellissimo che ci riprende con i capelli al vento, mentre lui sorride e dietro si vedono le sabbie vulcaniche di Bromo!
questo in realtà è avvenuto più tardi, ma mi sono preso una licenza poetica e ho anticipato la foto qui: tanto l’idea di farla mi era venuta anche prima! 🙂