Gene Mc Carthy, non discendiamo solo dalle scimmie? – 638.

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secondo me la discendenza dell’uomo dalle scimmie ha sempre avuto un punto debole, ed è la mancanza di peli sul nostro corpo, che condividiamo con ben pochi altri mammiferi, come le foche o le balene, ma non certo con le scimmie.

so che molti hanno cercato di spiegarla in vario modo, compresa l’ipotetica esistenza di una fase acquatica nella vita dell’uomo; altri hanno osservato che il feto dello scimpanzé è pure privo di peli per un certo periodo, e dunque hanno pensato che il nostro essere prevalentemente glabri sia legato al permanere di caratteri molto primitivi nel nostro sviluppo.

poi viene Gene Mc Carthy, uno studioso di ibridi, e lancia lì un’ipotesi talmente bizzarra da un lato, ma talmente convincente dall’altro, che ci si meraviglia che nessuno ci abbia pensato prima: è l’uovo di Colombo dell’origine della specie umana.

ma confligge talmente con tutti i nostri pregiudizi, mette in discussione talmente a fondo il finalismo antropocentrico dell’evoluzione, ci relega in via talmente definitiva al ruolo di scherzo maligno e bizzarro della natura, che penso che ben pochi saranno disposti ad accettarla.

Mc Carthy stesso, sul suo sito makroevolution.net, ha quasi paura ad esporla e ci arriva per gradi.

riassumo le sue tesi, lasciando la stessa suspence

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da anni Mc Carthy lavora sulle ibridazioni nel processo evolutivo e, prima di tutto, deve contrastare alcuni pregiudizi.

il primo e più importante è che un ibrido fra due specie diverse sia sempre e per definizione sterile.

Questa affermazione è assolutamente falsa. Il mio libro sulla ibridazione negli uccelli del mondo documenta circa 4.000 diversi tipi di incroci ibridi tra gli uccelli e ho scoperto che gli incroci che producono ibridi parzialmente fertili sono circa otto volte più comuni di quelli che producono ibridi sterili: il risultato abituale di una ibridazione è una riduzione della fertilità, non una assoluta sterilità. 

L’ibridazione tra i mammiferi dimostra che gli ibridi naturali parzialmente fertili sono comuni, anche nella classe dei mammiferi.

La maggior parte delle persone basano le loro idee di ibridi sul mulo comune (cavalla + asino), che è un ibrido straordinariamente sterile, e non è affatto rappresentativo degli ibridi nel loro complesso.

ma il mulo è sterile semplicemente perché dall’incrocio che lo genera nasce una animale con un numero di cromosomi dispari, 63.

Le differenze nel numero dei cromosomi dei genitori, anche quelle piuttosto grandi, non escludono la produzione di ibridi fertili. Ad esempio i prodotti femminili di ibridazione tra pecore (2n = 54 ) e capre (2n = 60) sono in grado di produrre prole in re-incroci. Allo stesso modo i risultati femminili di incroci fra la Zebra di Burchell (2n = 44) e l’asino (2n = 62) sono stati anche fertili nei re-incroci .

Ci sono molti altri esempi di questo tipo tra ibridi mammiferi. Pertanto tali differenze tra i genitori in un incrocio non garantiscono in alcun modo l’ assoluta sterilità nella prole ibrida.

e a questo punto Mc Carthy introduce il concetto di “ibridi backcross“, quelli che nascono da un un incrocio con uno dei due tipi di genitori che li hanno prodotti.

Questi incroci backross possono ripetersi varie volte nel tempo, creando backross di seconda, terza generazione, e così via…

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Devo ora sottolineare un dato di fatto che io, come genetista, trovo un po’ deludente: con i dati di sequenza nucleotidica può essere molto difficile individuare ibridi backcross derivati ​​da diverse generazioni ripetuti di backcrossing. Invece i dati più rivelatori sono di natura anatomica e/o fisiologica. 

insomma, Mc Carthy ci sta dicendo che nel patrimonio genetico non restano molte tracce evidenti di ripetuti incroci ibridi backross, ma che questi si individuano solo sulla base di analogie morfologiche e strutturali.

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il secondo pregiudizio da sconfiggere, secondo Mac Carthy, è che gli incroci fra ibridi, in particolare quelli capaci di riprodursi, non avvengano in natura, ma siano ottenibili solo artificialmente.

e il terzo che tale tipo di incroci in natura riguardino solamente i vegetali.

In realtà, però, ibridi animali fertili, naturali, vitali sono abbondanti: ad esempio, dei 5.000 diversi tipi di incroci ibridi elencati nel mio libro sulla ibridazione negli uccelli circa la metà sono noti verificarsi in un ambiente naturale.

La mia ricerca attuale indica un tasso comparabile per i mammiferi.

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dopo avere fatto queste premesse (che io non sono personalmente in grado di valutare, naturalmente, ma sembrano provenire da uno studioso serio), Mc Carthy passa ad illustrare i motivi per cui pensa che anche gli esseri umani sono degli ibridi, e in particolare il risultato di molteplici generazioni di backcrossing, cioè di re-incroci, con scimpanzé di un ibrido originariamente nato dall’incrocio di uno scimpanzè con un altro animale e dei suoi discendenti.

Geneticamente siamo vicini agli scimpanzé, ma abbiamo molti tratti fisici che ci distinguono dagli scimpanzé. Questo si adatta esattamente all’ipotesi re-incrocio.

È noto da decenni che lo sperma umano è anormale rispetto a quella del mammifero tipico. Gli spermatozoi umani non sono di un tipo uniforme con quello della stragrande maggioranza di tutti gli altri tipi di animali. Inoltre lo sperma umano non è semplicemente anormale in apparenza, un’alta percentuale di spermatozoi umani sono in realtà disfunzionali. Questi ed altri fatti dimostrano che la fertilità umana è bassa rispetto a quello di altri mammiferi.

mi inserisco per dire da parte mia che questo spiegherebbe finalmente in maniera convincente come mai, a differenza degli altri mammiferi, gli esseri umani debbano accoppiarsi continuamente e non siano sottoposti alle fasi stagionali di estro, ma copulino per l’intero anno: il comportamento sarebbe condizionato dalla bassa fertilità di uno sperma derivato da un incrocio tra specie diverse.

Infertilità e anomalie spermatiche sono caratteristiche di ibridi. Quindi, questa scoperta suggerisce che l’ibridazione in questione era tra due specie piuttosto distinte e geneticamente incompatibili di animali.

un commentatore australiano sul sito commenta:

Lo scimpanzé è plausibile nel ruolo di uno dei genitori, perché sono generalmente riconosciuti come più vicini agli esseri umani in termini di genetica. Ma allora sorge la domanda: se un antico incrocio tra lo scimpanzé e una qualche forma genitoriale “x” ha prodotto i primi esseri umani, allora che cosa era quell’altro genitore? Esiste ancora? Com’è stato?

commento di un altro lettore:

“Ciao, sono stordito, sbalordito , e convertito.”

anche io sono stordito e sbalordito; convertito, non ancora…

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risposta di Mc Carthy:

Se le due ipotesi fatte finora sono corrette (cioè ( 1) gli esseri umani in realtà sono ibridi e (2) lo scimpanzé in realtà è uno dei nostri due genitori), allora un elenco di tratti che distinguono gli esseri umani dagli scimpanzé deve descrivere l’altro genitore coinvolto nell’incrocio.

E, applicando questo tipo di metodologia, sono infatti riuscito a restringere le cose a un particolare candidato. Cioè, ho guardato ogni distinzione umana che ho potuto trovare e ho messo su una lista.

a questo punto il discorso di Mc Carthy si fa appassionante come un giallo: un giallo che ci svela le nostre origini segrete: come Edipo siamo alla ricerca dell’identità del nostro vero padre.

ah, già, perché ho dimenticato di dire che l’ibrido che poi si è ri-accoppiato con lo scimpanzé per più generazioni era di sesso femminile e dunque è il padre che ci manca…

I maschi ibridi sono di solito più sterili che le femmine. Spesso, anche dopo un re-incrocio, solo le femmine sono fertili tra gli ibridi risultanti. Così il backcrossing ripetuto è tipico. 

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l’elenco delle numerose particolarità che distinguono l’uomo dagli altri primati è qui.

ne riassumo soltanto alcune caratteristiche più vistose:

pelle nuda a pelame sparso,

pannicolo adiposo (strato di grasso sottocutaneo), pannicolo carnoso sul viso e sul collo,

grande contenuto di fibra elastica in pelle, 

termoregolazione attraverso la sudorazione,

occhi leggermente pigmentati,

naso cartilagineo sporgente, 

lobi delle orecchie,

arti posteriori più lunghi di arti anteriori,

arti posteriori molto più robusti degli arti anteriori, esistenza di natiche molto sviluppate, 

reni multipiramidali,

valvola tricuspide del cuore, 

orgasmo femminile, 

pianto,

predisposizione agli attacchi di cuore, alla aterosclerosi, al cancro (in particolare melanoma).

insomma, se dobbiamo trovare il genitore non scimpanzé che ci ha generato accoppiandosi con una scimpanzé femmina all’origine stessa dell’evoluzione che ha portato all’uomo moderno, deve condividere tutte queste caratteristiche.

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Se una popolazione ibrida non muore del tutto, tenderà a migliorare in fertilità col susseguirsi delle generazioni sotto la pressione della selezione naturale.

I fossili indicano che abbiamo avuto almeno 200.000 anni per recuperare la fertilità dal momento che i primi esseri umani moderni (Homo sapiens sapiens) sono apparsi. Se abbiamo recuperato per migliaia di generazioni ed ancora mostriamo evidenti sintomi di sterilità, allora i nostri primi antenati umani, se erano ibridi, devono avere sofferto di una sterilità abbastanza grave. Questa linea di ragionamento suggerisce che lo scimpanzé potrebbe aver prodotto l’Homo sapiens sapiens attraverso un compagno geneticamente incompatibile, forse anche al di fuori dell’ordine dei primati.

In realtà, sembra che ci sia assolutamente nulla per sostenere l’idea che incroci come quello tra un primate e un non-primate sono impossibili, se non quella che Thomas Huxley definiva “la convinzione generale e naturale che le asserzioni deliberate e reiterate devono avere qualche fondamento”. 

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ma, allora, chi è l’altro genitore?

Ad esempio, consideriamo i reni multipiramidali. E’ un fatto che gli esseri umani hanno questa caratteristica, e che gli scimpanzé e altri primati no, ma la persona media probabilmente non ha idea degli animali che hanno questa caratteristica .

È chiaro che l’altro genitore, in questo incrocio ipotetico che ha prodotto il primo uomo, sarebbe un animale intelligente con una protrusione, un naso cartilagineo sporgente, uno spesso strato di grasso sottocutaneo e una pelle nuda; sarebbe terrestre, non arboreo , e adattabile ad una vasta gamma di alimenti e ambienti.

Questi tratti possono portare a pensare ad una particolare creatura.

Chiedetevi: è probabile che un animale estraneo per l’uomo sia in possesso di tante delle caratteristiche “umane” che ci distinguono dai primati? Cioè, potrebbe essere una semplice coincidenza?

Certo, bisogna ammettere che due tratti umani, in un primo momento, sembrano rappresentare una contraddizione: l’animale in questione è privo di un cervello di grandi dimensioni e non è bipede.

Tuttavia, resta il fatto notevole che un singolo non-primate ha tutti i tratti che distinguono gli esseri umani dal loro parenti primati. Tale risultato è fortemente coerente con l’ipotesi che questo particolare animale si sia una volta ibridato con una scimpanzé per produrre i primi umani. In modo molto semplice questa ipotesi rappresenta immediatamente la risposta per un gran numero di fatti che altrimenti appaiono del tutto non spiegati.

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a questo punto il nome del nostro antenato che ci ha fatto diventare umani deve uscire, e se qualcuno non lo ha già indovinato, si tenga forte.

Che cosa è questo altro animale che ha tutte queste caratteristiche?

La risposta è Sus scrofa, il maiale ordinario.

prima che l’idea venga subito respinta da voi come ridicola e disgustosa, anticipo subito un argomento che usa Mc Carthy, perché è venuto subito in mente anche a me.

Un altro fatto suggestivo, probabilmente noto al lettore, è l’uso frequente di suini nel trattamento chirurgico di esseri umani. Valvole cardiache di maiale sono utilizzati per sostituire quelli dei pazienti coronarici umani. Pelle di maiale è usata nel trattamento di ustionati umani. Seri sforzi sono ora in corso di trapianto di reni e altri organi di maiali in esseri umani. Perché i suini sono adatti a tale scopo?

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certo, la teoria è più che imbarazzante; ma questo non basta ad escludere che possa essere vera…

Che cosa dobbiamo pensare di questo fatto? Se concludiamo che i maiali in realtà si sono incrociati con le scimmie per produrre la razza umana, allora una valanga di vecchie idee deve saltare.

ad esempio quella della riproducibilità di forme di vita umane nel cosmo, direi: ve li immaginate i pianeti extraterrestri dove si producono maiali perversi che riescono ad accoppiarsi con scimpanzé femmina, perché questo è l’unico modo col quale si può mettere al mondo quell’essere strano che è l’uomo?

Ma, naturalmente, la solita risposta a qualsiasi nuova prospettiva è: “Non può essere giusto, perché io già non ci credo.”

Questa è la risposta che molte persone avevano quando Darwin per primo propose che gli esseri umani potrebbero essere discesi dalle scimmie, un’idea che è stata percepita come ridicola, o anche come sovversiva e pericolosa.

Eppure oggi questo punto di vista esatto è ampiamente condiviso: la sua ampia accettazione può essere attribuita principalmente al fatto stabilito che gli uomini hanno molti tratti in comune con i primati. Questo è ciò che l’ha resa convincente.

Ma forse Darwin ha detto solo metà della storia.

Noi crediamo che gli esseri umani sono correlati agli scimpanz , perché gli esseri umani condividono molti tratti con gli scimpanzé .

Non è razionale, allora, se i maiali hanno tutte le caratteristiche che distinguono l’uomo dagli altri primati, supporre che gli esseri umani sono anche in relazione con i maiali?

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ma ci sono anche importanti obiezioni non ideologiche, ma pratiche:

Maiali e scimpanzé differiscono nel numero dei cromosomi.

L’opinione spesso espressa è che, quando due animali differiscono in questo modo, non possono produrre ibridi fertili.

Questa regola è, tuttavia, solo una generalizzazione. Mentre tali differenze tendono ad avere un effetto negativo sulla fertilità della prole ibrida, è anche vero che diversi tipi di incroci in cui i genitori si differenziano per conteggi cromosomici producono ibridi capaci essi stessi di produrre prole. 

E apparentemente, un incrocio tra un primate e un maiale è stato realizzato solo pochi anni fa, nel 2008.

Potrebbe sembrare improbabile che un maiale e una scimpanzé abbiano scelto di accoppiarsi, ma i loro modelli di comportamento e l’anatomia riproduttiva, di fatto, li rendono compatibili.

È, naturalmente, un fatto bene stabilito che gli animali a volte tentano di accoppiarsi con individui che sono diversi da loro, anche in un ambiente naturale, e che molti di questi incroci producono successo progenie ibrida .

I tratti distintivi dagli scimpanzé degli esseri umani collegano costantemente i maiali con gli esseri umani soltanto. Sarà difficile dare conto in termini di selezione naturale di questo fatto.

Commento di un lettore:

Non so più a cosa credere.

E’ possibile che tanti biologi possano avere sbagliato sulla natura delle origini umane?

È possibile per un maiale ibridare con uno scimpanzé? 

Siamo semplicemente un altro tipo di primate, come lo scimpanzé o il babbuino?

O siamo un melange complesso, una lega di due forme ben distinte di vita?

Queste sono domande che possono essere risolte solo esaminando le prove.

Invito il lettore a considerare queste due possibilità come semplici ipotesi , a considerare i dati freddamente, e quindi determinare quale dei due è più coerente con le evidenze disponibili.

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ma Mc Carthy continua accumulando indizi:

Questa affinità fisica degli esseri umani e suini è facilmente osservabile in certe caratteristiche esterne.

Questo fatto non sfuggì Thomas Mann, che una volta ha scritto :

“Il maiale , con i suoi piccoli occhi azzurri, le sue ciglia e la sua pelle, ha qualità più umane di qualunque scimpanzé.

Pensare a come spesso gli esseri umani nudi ci ricordano il maiale”.

Penso che i maiali e gli esseri umani condividono più che sufficienti tratti di suggerire una relazione.

Ad esempio, gli occhi leggermente pigmentati, nei toni del blu, verde e marrone chiaro, non sono mai stati trovati in scimpanzé o orangutan.

Perché, allora, essi sono comuni in alcune popolazioni umane?

Una spiegazione plausibile è che sono stati ereditati da suini con gli occhi azzurri.

Blue è una colorazione dell’occhio comune nei suini (come lo sono verde, giallo e marrone).

I suini proteggono gli occhi dalla luce con palpebre; gli esseri umani proteggono i loro occhi in un modo simile, a differenza del tipico occhio spalancato della scimmia.

Né è chiaro come un naso sporgente cartilagineo avrebbe aiutato i primi esseri umani nel loro stile di vita savana cacciatore.

Come osserva Morris, “è interessante notare che il prominente naso carnoso della nostra specie è un’altra caratteristica unica che gli anatomisti non possono spiegare.”

Questa caratteristica non è tipica delle scimmie.

Ovviamente, i maiali hanno un naso ancora più sporgente rispetto al nostro. In muso di un maiale, le ali nasali e il setto cartilagineo sono come i nostri; al contrario, il naso di uno scimpanzé “è piccolo, piatto, e non ha cartilagini laterali”. 

Un naso sporgente è forse la differenza più importante tra un volto umano e quello di uno scimpanzé, ma le discussioni dell’evoluzione umana raramente menziona il naso, forse perché la sua mancanza di utilità osta spiegazione in termini di adattamento. 

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tralascio molti altri punti, e mi soffermo su una analogia che ho trovato davvero notevole:

cervical vertebrae human

ecco le vertebre cervicali di un umano.

e adesso vediamo quelle di uno scimpanzè:

cervical vertebrae ape

e, per concludere, le vertebre cervicali di un maiale:

cervical vertebrae pig

impressionante, no?

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ora, io non so dire se scientificamente queste ipotesi sono fondate oppure no; certo mi pare che vadano esaminate.

però, indipendentemente da quel che ne dirà la scienza, sul piano dell’immaginario, l’idea che la grande  stirpe umana sia derivata, per uno scherzo della biologia, da un maialotto in calore, che in mancanza di meglio, ha messo sotto chissà come una scimpanzé non abbastanza svelta a sfangarsela, oppure – e ancor meglio – che era consenziente, non smette di farmi ridere del riso amaro di chi ha scoperto la possibile verità e il suo vero volto, sconcertante e inafferrabile.

16 risposte a “Gene Mc Carthy, non discendiamo solo dalle scimmie? – 638.

  1. cioè invece della romantica storia della scimmia che scende dall’albero per diventare intelligente abbiamo dei maiali che inseguono delle scimmie sulle terre africane?

    Non vorrei sbagliare però mi sembra che non sia così facile combinare due specie. La forma e le dimensioni non sono per forza sinonimo di uguaglianza genetica. C’è un po’ di differenza tra genotipo e fenotipo. Il codice genetico è composto da tantissimi geni molti dei quali disattivati. Ho visto un documentario in cui si diceva che in pratica il nostro DNA è praticamente simile a quello di un verme che vive in fondo agli oceani che viene considerato uno dei primi vertebrati (o pseudovertebrati) solo che è ripetuto 4 volte. Cioè alla tutti gli animali sono imparentati. L’ippopotamo per esempio è molto vicino alla balena.

    che il maiale non abbia i peli. E’ vero per quello domestico. Ma in genere nella genetica vige la regola “non lo usi, lo perdi”. In pratica alcuni geni si spengono nel passare da una generazione all’altra mentre altri potrebbero essere accesi per migliorare altre proprietà della specie. Non credo che sia una motivazione molto convincente.

    • grazie del commento, un po’ “forzato” da me, prima di tutto.

      come hai visto non ho le idee del tutto chiare su questa teoria neppure io; anche a me hanno insegnato a scuola che ibridi fra specie diverse o non sono possibili o sono infecondi; però il genetista è lui, e come faccio a contestarlo io?

      bisognerebbe fare un esperimento, a questo punto: ma mi pare impossibile, per motivi etici, dato che è possibile, in teoria, che con questo esperimento produciamo un bambino vagamente umano che avrebbe per madre una scimpanzè e per padre un maiale…

      l’idea alternativa che proponi del riemergere di una parte di patrimonio genetico “del maiale” nell’homo sapiens sapiens è molto ragionevole, però neppure essa convincente del tutto: le affinità infatti non sono isolate, ma massicce (io ho selezionato moto i caratteri comuni a uomo e maiale, che nel sito originale occupano tre pagine; insomma, troppi pr essere casuali.

      quel che devo dirti è che questo maledetto Mc Carthy ha cambiato in modo irreversibile il mio modo di guardare agli esseri umani: guardo e vedo continuamente la conferma della sua assurda teoria: mi vedo continuamente circondato da chiare, precise e ben individuabili mescolanze dei tratti della scimmia con quelli del maiale!

      certo che, se le cose stanno così, il problema della cosiddetta Eva africana da cui tutti discendiamo noi homo sapiens sapiens, vissuta 200.000 anni fa, assume un significato evolutivo diverso, e la spiegazione della vittoria dei sapiens sapiens sui neandertalenses va trovata nel vantaggio evolutivo dato dal patrimonio genetico del maiale.

      mah! certo che a me pensare all’uomo come ad una sintesi assurda ed impossibile fra lo scimpanzè e il maiale sembra perfetto prima filosoficamente ancora che biologicamente.

      • ovviamente non sono uno specialista in materia. Sei libero di credere al genetista.

        Ma credo comunque che il maiale non sia geneticamente il secondo più vicino all’uomo. Se non ricordo male c’erano anche dei topolini simili a noi. Il maiale è quello con una buona compatibilità anche per i trasplanti ed è molto economico.
        Comunque credo serva specificare nuovamente che i geni e le loro manifestazioni sono due cose diverse. Gruppi diversi di geni possono determinare manifestazioni fenotipiche molto simili. Poi mi risulta abbastanza difficile che si riescano a combinare animali con 36 coppie di cromosomi con altri con 48. I filamenti di DNA della madre e del padre devono combinarsi alla perfezione per dare origine a un nuovo organismo. Questo presuppone che i due genitori siano molto simili per lunghezza e ordinamento dei corrispondenti geni e sia per i punti di giuntura dei singoli cromosomi ( come anche per numero)
        Se il genetista vuole provare a fecondare un ovulo in laboratorio per dimostrarci che sia possibile farlo ben venga. Non ci saranno problemi in quanto l’essere risultante non vivrà.

        Per il nostro naso credo che la conformazione sia dovuta alla condizione bipede. Le altre scimmie usano tutti i 4 gli arti e in genere la faccia è rivolta leggermente verso il basso. Questo impedisce che vi sia un flusso diretto di aria che vi entri durante gli spostamenti.

        Purtroppo per le scimmie facciamo parte del loro ramo 🙂

        • che noi facciamo parte comunque del ramo degli scimpanzé, Pan, è fuor di dubbio; e personalmente approvo addirittura la proposta formulata da uno studioso di sostituire la definizione Homo sapiens sapiens con Pan sapiens sapiens.

          io non sono “convinto” di questa ipotesi che la specie umana moderna provenga da una ibridazione occasionale di una scimpanzé con un maiale, seguita da successivi accoppiamenti ripetuti con scimpanzé; però registro alcune affermazioni dello studioso senza uno scandalo a priori e senza rigettare per principio le sue affermazioni.

          lui porta diversi esempi di ibridi nati da genitori con numero cromosomico diverso, che sono risultati fecondi; secondo lui la condizione fondamentale per la fecondità è che il numero dei cromosomi del nuovo essere generato sia pari; i muli sono infecondi soltanto perché hanno un numero di cromosomi dispari.

          quel che dici tu su questo punto confligge con quel che dice lui: allo stato devo credere a lui, anche perché porta degli esempi di ibridi fertili di specie con numero cromosomico diverso: ibridazione tra pecore (2n = 54) e capre (2n = 60); risultati femminili di incroci fra zebra di Burchell (2n = 44) e asino (2n = 62).

          lui afferma addirittura che “apparentemente, un incrocio tra un primate e un maiale è stato realizzato solo pochi anni fa, nel 2008”; ma la frase è tut’altro che chiara e mi piacerebbe saperne di più.

          ovviamente la soluzione definitiva potrebbe consistere in un esperimento…

          ma qui mi pare che Frankenstein sia in agguato…

          sulla distinzione fra geni e manifestazioni genotipiche insiste parecchio anche lui; anzi sostiene che di fronte a ripetuti reincroci le tracce genetiche della ibridazione scompaiono e rimangono visibili soltanto le manifestazioni genotipiche…

          la storia del naso – non te la prendere 🙂 – non l’ho proprio capita…, o meglio la capisco interpretandola un po’ liberamente e non sono sicuro di interpretare bene… 😉

          • ovviamente bisognerebbe vedere anche in che modo sono distribuiti i geni per capire se c’è compatibilita. Il numero dei cromosomi non è l’unica discriminante. Anzi è abbastanza inutile soffermarsi sul numero in assenza di dati sulla’ordine dei geni, lunghezza del codice e presenta dei punti di legame tra i cromosomi.
            Sono comunque abbastanza sicuro di aver letto di altri animali più vicini a noi del maiale, però potrei ricordare male.

            per il naso tieni conto anche della riduzione della struttura mandibolare rispetto alle altre scimmie. L’idea è quella che il naso serva per proteggere le vie respiratorie dalla’introduzione di polvere e altri oggetti estranei. Le scimmie che si spostano a 4 zampe tengono la faccia rivolta parzialmente a terra. Un naso come il loro per noi funzionerebbe come raccoglitore di polvere. E’ molto meglio prendere l’aria dal basso.

            ovviamente non voglio convincerti di nulla. Ne so probabilmente meno di te 😦

            • no, mi sembra che tu sia complessivamente meglio informato e più aggiornato di me su questo tema, ed è una bella sorpresa: ti consideravo soprattutto un ingegnere… 😉

              sulla maggiore o minore vicinanza genetica di altri animali rispetto al maiale io non so che cosa dirti.

              credo che quella teoria resterà per me, al momento, una domanda aperta: non vedo motivi per rigettarla a priori come una bufala oppure una invenzione New Age.

              con tutto non si può certo darla per provata: vedremo se ci sarà dibattito, se ci saranno ricerche, se ci saranno smentite o conferme sperimentali.

              sul naso (parla uno che ne ha uno cospicuo): certo serve a proteggere dalla polvere, ma tutti i nasi non hanno la stessa funzione in tutti gli animali?

              la nostra testa, stazione eretta o no, è tendenzialmente posta verticalmente rispetto al terreno come le teste di quasi tutti gli altri mammiferi terrestri: non mi pare che ci siano motivi funzionali determinanti per spiegare la forma diversa.

              è vero che il maiale ha un naso sporgente, invece, che serve a lui per frugare nelle porcherie che mangia e ha dunque una funzione strumentale molto chiara.

              purtroppo, se dovessimo pensare ad un naso mix tra il grifo del maiale e il naso dello scimpanzé, effettivamente il naso umano è un prodotto plausibile – anche se a noi non serve fatto in questo in modo praticamente a niente…, salvo che a soffiarcelo a lungo quando abbiamo il raffreddore 😉

              • ingegnere? chi io? mai… 😀

                certamente un antenato in comune con il maiale ce l’abbiamo sicuro, ce l’abbiamo con tutti gli animali terrestri. Quella dell’incrocio tra animali molto diversi mi sembra una teoria un po’ contorta. Mi sembra più ragionevole immaginare un’evoluzione, anche a salti importanti, come conseguenza del naturale adattamento degli animali al loro ambiente. Combinazioni potrebbero esserci ma di solito tra specie molto simili. Ora il maiale e la scimmia mi sembra abbiano poco in comune… però mai dire mai.

                In realtà il naso è una presa di pressione. Ti assicuro che è molto meglio assorbire aria lateralmente invece che dalla direzione in cui ti arriva l’aria. Se avessi il naso come una scimmia e ti mettessi a correre faresti una fatica incredibile a buttare fuori l’aria. Puoi provare per esempio con quelli asciugamani elettrici che trovi nei bagni pubblici. Se orienti il tubo dell’aria in modo che ti colpisca direttamente le narici sentirai l’impossibilità di respirare.
                Le scimmie corrono a 4 zampe e testa bassa (a meno che non facciano una breve corsa con la testa rialzata). Un motivo potrebbe essere l’impossibilità di respirare 😉

                • certamente questa teoria valorizza il caso nella formazione della specie umana oltre ogni limite.

                  direi perfino che va oltre il darwinismo, da questo punto di vista, e relega l’essere umano al ruolo di incidente evolutivo più che di naturale sbocco evolutivo.

                  noi tendiamo ovviamente a vederci come il frutto di una evoluzione necessaria e positiva; se la specie umana dovesse scomparire rapidamente (come molte cose fanno temere) il suo aspetto di incidente nella storia della natura ne risulterebbe ancora più accentuato.

                  dal punto di vista dell’evoluzione naturale sembra molto strano che l’evoluzione mirasse a produrre un essere così destabilizzante come il nostro: semmai l’evoluzione potesse avere uno scopo (inconsapevole, ovviamente), sembrava piuttosto quello di generare animali tranquilli capaci di convivere col loro ambiente.

                  ma questi sono discorsi forse troppo astratti o fragili.

                  parliamo del naso, piuttosto: tu pensi che gli altri nasi esistenti in natura non permettano agli animali di correre altrettanto bene e spesso anche meglio di noi?

                  suvvia, afo, anche le scimmie corrono… 🙂

                  e i ghepardi…?

                  no, no, il nostro naso non mi pare indispensabile dal punto di vista funzionale, e considerando con quanta facilità si infetta d’inverno, temo che sia addirittura un mezzo handicap evolutivo…

                  a meno che tu non mi dimostri il contrario con qualche esperimento nella galleria del vento… 🙂 🙂 🙂

                  • oggi il naso serve a poco. Infatti stiamo perdendo la capacità di sentire alcuni odori. In passato serviva per la scelta dei cibi e per evitare sostanze pericolose.

                    ma certo che le scimmie corrono. Ma tengono la faccia rivolta a terra. In quel modo il loro naso funziona come il nostro. In pratica l’obiettivo è quello che far vedere al naso una pressione esterna uguale a quella atmosferica. Per farlo devo avere una presa di pressione laterale che non vede la pressione dinamica cioè legata alla mia velocità di spostamento.
                    Un po’ come un tubo di pitot, elemento che misura la velocità di un aeroplano 🙂
                    http://t1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRTI48qgVVrE–9w0imONAuYvzQsoz333Gh-FgjAuB5Ok6MJ-cc
                    sulla punta la pressione è maggiore perché somma di pressione statica e dinamica. Lateralmente (a) si ha solo la pressione statica.
                    In questo modo i polmoni fanno meno fatica a buttare fuori l’aria.

                    Il funzionamento del naso degli altri animali (cani, gatti, ghepardi) credo sia diverso. E’ possibile che abbiamo una muscolatura adatta a regolare il flusso di aria ma è un’ipotesi che non potrei confermarti nulla perché non lo so.

                    • ho dei dubbi su quel che dici della corsa delle scimmie: anche correndo devono pur guardarsi intorno no?

                      mi ricordo certe grosse scimmie che correvano nelle strade di una città indiana, saltando da una macchina all’altra: mi pareva tenessero la testa ben diritta per guardarsi attorno.

                      ecco un video mio dello Sri Lanka: non sono scimpanzé, ma dal minuto 2:20 vedi delle scimmie in ambiente naturale che accennano a correre, e con la testa ben ritta…

                      anche in quest’altro dal minuto 1 si vedono scimmie correre con la testa ben ritta e per niente verso terra: devono saltare sugli alberi!!!

                      😀

                    • ma nei video fanno piccoli scatti, salti e altro. Falle correre 100 metri velocità. Sono proprio curioso, perché pensavo tenessero leggermente la testa abbassata. Ovviamente potrei sbagliare. Comunque questo non toglie che il nostro naso è aerodinamico 😀 . Le scimmie in fondo vivono sopratutto in zone con tanti alberi (non sempre). Potrebbero non avere bisogno di naso aerodinamico perché non corrono molto in quanto di solito più che altro si arrampicano.
                      Già il Gorilla che è più terrestre ha un naso particolare, che riducendo la dimensione della mandibola potrebbe portare a un naso come il nostro.

  2. @ afo

    credo che questo deponga contro la presunta intelligenza degli umani, ma alle scimmie non riuscirai mai a far correre i 100 metri.

    e, come ogni altro essere vivente, devono tenere la testa diritta, per poter vedere dove corrono…

    accetto che il nostro naso sia aerodinamico (soprattutto quelli come il mio… 🙂 e quello delle scimmie no.

    credo che il vantaggio dato dal naso alla nostra velocità di corsa sia peraltro insignificante (altrimenti io dovrei essere un velocista, immagino… ;))

    se poi questo naso aerodinamico sia frutto di una lenta evoluzione oppure di una strana ibridazione lasciamolo per il momento aperto…

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