basta che finalmente un bus ci faccia sbarcare sul grande terminal di Ketapang del traghetto per Bali perché la noia e la motivazione che hanno accompagnato le lunghe ore di trasferimento qui dal cratere Bromo, attraversato ancora stamattina – e sembra già un secolo fa -, lascino il posto a quell’eccitazione festosa che accompagna ogni trasbordo.
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se posso borforismeggiare fuori posto, gran segno dell’inquietudine umana risulta questo fatto, che a stare fermi ci si annoia, mentre basta la prospettiva di un cambiamento di stato o di luogo soltanto per riempirci di attesa, cioè di adrenalina.
segno perfetto del nostro nomadismo interiore e del bisogno costante di metterci alla prova e di sfidare la sorte, che ci accompagna, rendendo più piena la vita del monento come il fantasma di un desiderio.
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è già il tramonto, il sole è già scomparso, il tempo è anche un poco nuvoloso, e quindi il buio tende a calare con la tipica velocità dell’equatore: foto tutte un poco mosse sfuocate, riprese che precipitano rapidamente nel buio, ma che cosa importa?
prevale, in questo video e nel prossimo, la forza dei rumori vitali, che sono le esclamazioni, il rombo dei moto, i fischi delle sirene, mentre il mare si anima di traghetti e battelli, e le isole si disperdono l’una addosso all’altra, alla vista, ricreando un paesaggio simile a quello visto nei due passaggi da e per Sumatra: solo che lì c’era la grigia pioggia o il sole sferzante, e qui siamo in uno stato intermedio, di vaga foschia e di silenziamento progressivo della luce.
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restano le ombre stampate dai lampioni e i giochi giallastri dei coni di luce sotto i quali un ragazzo esibisce una improbabile maglietta italiana.
ma il protagonista principe di questo video è l’uomo, con famiglia al seguito (qui invisibile) che, con una chioma salgariana e una barba da pirata della Malesia, campeggia come compagno di viaggio e di qualche stentata battuta, dato che non parla l’inglese.
per il resto il traghetto è ovviamente pieno di vita, di canzoni, di cellulari, di giovani.
e insomma il tutto è una sferzata di energia, soltanto un poco tenebrosa, ecco…
intanto, addio, Giava: Bali si profila già non troppo distante e visibile laggiù.
commento via mail:
Cosa dirti se non aria di mare, di porti e luoghi di transito per viaggiatori.
Invece io ti dico, ad intenditor poche parole, nostalgia e aria di casa.
Ciao
che cosa risponderti, se non proprio che la parola nostalgia sembra la parola chiave di questo video e di quella situazione?
si può avere nostalgia di posti che non si sono mai visti prima?
oggi risponderei di sì: forse sono posti che ce ne ricordano oscuramente altri, forse sono soltanto i posti del cuore, che rispondono meglio ai nostri bisogni di avventura, di vento, di libertà.