tre porcellini elettorali e una mortadella – 652.

Berlusconi, Renzi e Grillo vogliono che venga mantenuto un sistema bipolare, con relativa legge elettorale maggioritaria” 

Renato Brunetta, capogruppo PdL alla Camera

a favore del bi-polarismo si è aggiunto Prodi; ed ecco il titolo, rubato dalle mani, praticamente…

quanto a Renzi, ha già fatto sapere che domani, eletto segretario, sentirà Berlusconi su questi problemi, mentre Grillo lo sta già sentendo per interposto Becchi.

perfetto! discutono della democrazia con un pregiudicato e pretendono di rappresentarci?

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non c’è nulla di male né di incostituzionale ad approvare un sistema elettorale maggioritario a stragrande maggioranza, con l’accordo delle tre principali forze politiche, anche in questo parlamento politicamente delegittimato.

l’unica cosa che non si può fare sono elezioni col sistema proporzionale e poi alterarne i risultati con un premio elettorale praticamente incondizionato e perfino casuale.

ma se il Partito Democratico di Renzi, più i due padroni di partito Berlusconi e Grillo, sono tutti d’accordo sull’approvare un maggioritario, perché non lo fanno subito senza strillare tanto?

a doppio turno, come in Francia? sarebbe meglio; se no, anche a turno unico, come in Inghilterra e negli Stati Uniti

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però sentire Berlusconi che denuncia la legge elettorale che ha voluto lui solo perché il premio questa volta lo hanno preso gli altri, è un altro degli esempi di delirio puro…

e sentire Grillo che vuole andare a votare con la legge elettorale proporzionale che uscirà tra un mese, quando verrà pubblicata la sentenza della Corte Costituzionale, per realizzare un sistema maggioritario, è uno spasso simile.

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però, traducendo dal politichese, l’accordo fra i tre compari che, in teroria è bello e pronto, è impossibile perché sono tutti e tre d’accordo solo nel far fuori un altro dei tre.

ma vi sembra possibile? e questo è il bipolarismo e la vocazione maggioritaria?

togliere rappresentanza politica ad un terzo dei cittadini?

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poi, è vero che il Parlamento, eletto con una norma incostituzionale, voluta da Berlusconi e non contrastata dal Partito Democratico, è delegittimato: però sia chiaro che la delegittimazione è POLITICA, non GIURIDICA.

fino a che non esce la sentenza della Corte e sempre che essa preveda qualcosa al riguardo, il Parlamento DEVE continuare a funzionare, anche se è bene che lo faccia solo sui compiti indifferibili, come la legge di stabilità, ad esempio.

e se Grillo dovesse davvero aizzare la piazza per provare ad impedire al Parlamento di funzionare, deve semplicemente intervenire la polizia e sgomberare il campo, permettendo ai deputati di entrare.

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magari anche solo per dimettersi, che sarebbe meglio.

intendo dire che la posizione del Partito Democratico è indifendibile e farebbe bene ad abbandonare il potere immediatamente.

paga un errore di linea politica fondamentale: invece di prendere, negli anni passati, la bandiera della democrazia che ha scritta abusivamente nel suo logo e di rifiutarsi di partecipare ad elezioni truccate, si è gingillato con Veltroni e ora perfino con Prodi con la vocazione maggioritaria,; bellissimo slogan, se non avesse dovuto carpire la maggioranza agli elettori solo con qualche trucco contabile di legge elettorale farlocca.

ora insisterà nell’errore e continuerà a scavarsi la fossa da solo.

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colpisce in tanto marasma grottesco la saggezza straordinaria di Rodotà.

ho già pubblicato nella mia pagina twitter il suo articolo completo, uscito in coda su Repubblica, dal titolo: Le ragioni della Corte costituzionale; ora proverò a riassumerlo.

la novità più bella dell’analisi di Rodotà è che esamina la sentenza della Corte Costituzionale all’interno della logica della Costituzione e non nella maniera sbrindellatamente politica delle analisi da quattro soldi che ci vengono propinate dagli analfabeti istituzionali che ci governano o ci fanno opposizione (dico che fanno opposizione al popolo, perché questa è l’unica che sanno fare):

Sono francamente incomprensibili alcuni attacchi alla Corte costituzionale, la cui unica colpa è quella di aver toccato un nervo da troppo tempo scoperto di una politica che ha perduto la dimensione istituzionale.

La Corte ha (…) dato un buon esempio di autonomia, mostrando come ogni istituzione possa e debba fare correttamente la sua parte.

(…) La Corte aveva segnalato fin dal 2008 (e con ben tre sentenze) il fatto che la legge elettorale conteneva un vizio di incostituzionalità. (…); l’attuale presidente (…) Gaetano Silvestri, (…) all’indomani del suo insediamento, nel settembre di quest’anno, aveva voluto ribadire una volta di più la necessità di un intervento parlamentare che ci liberasse da una legge costituzionalmente viziata. Lo aveva fatto anche il suo predecessore, Franco Gallo.

(…) Ma proprio questo (…) rende ancora più pesante la responsabilità di un Parlamento che è andato avanti per cinque anni come se nulla fosse, portandoci addirittura a nuove elezioni con una legge incostituzionale (…).

La legge Calderoli ci aveva trascinato fuori dalla logica rappresentativa, e ci aveva abbandonato in una sorta di vuoto dove la logica costituzionale era stata sostituita dal potere assoluto di oligarchie ristrettissime (venti, trenta persone) di scegliere arbitrariamente 945 parlamentari.

E tutto questo era avvenuto all’insegna della pura “governabilità”, parola che aveva cancellato, con una evidente e grave forzatura, il riferimento alla rappresentanza.

(…) L’attenzione oggi deve essere rivolta proprio a questi temi generali, senza introdurre argomentazioni improprie come quelle riguardanti il fatto che la Corte ci riporterebbe alla Prima Repubblica.

Qual è il senso di questa critica? La Corte avrebbe dovuto evitare di fare il proprio dovere?

(…) Legiferando nella materia elettorale, il Parlamento si era finora sostanzialmente ritenuto immune dal controllo di costituzionalità, per la difficoltà tecnica di far arrivare queste leggi davanti alla Corte. Così che proprio le norme fondative della rappresentanza politica avevano finito con il costituire una categoria a sé, autoreferenziale, una zona franca, un territorio dove nessuno poteva penetrare, con effetti negativi per la generalità dei cittadini.

Ora questo non sarà più possibile, e la legalità costituzionale potrà ovunque essere ricostruita.

Il secondo tipo di vincolo riguarda l’illegittimità costituzionale di meccanismi che alterano il rapporto tra voti e seggi attraverso forzature maggioritarie. In questo modo è possibile restaurare quella democrazia perduta negli anni tristi del Porcellum.

La sentenza non travolge formalmente il Parlamento. Ma sicuramente incide, e profondamente, sulla sua legittimazione politica.

Ferma la possibilità di approvare una nuova legge elettorale, comunque rispettosa del contesto ridefinito dalla Corte, davvero non sembra possibile che un Parlamento con un così profondo vizio d’origine possa mettere le mani sulla Costituzione.

Fino a ieri questa poteva essere considerata una presa di posizione polemica di qualche politico o studioso. Ora è un dato istituzionale, ineludibile per tutti.

La Costituzione è tornata, e dobbiamo tenerne conto.

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per quel che vale il mio parere, approvo entusiasticamente e mi riconosco completamente nella posizione di Rodotà.

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