la struttura della raccolta delle Lettere paoline e alcuni problemi connessi – CCMC 9 – 675.

giunti alla nona puntata di questo studio sulle lettere paoline (le altre si trovano facilmente inserendo nel motore di ricerca del blog, in alto a destra della home page, la sigla CCMC), è forse opportuno volgersi indietro e riepilogare il senso del percorso compiuto sinora.

abbiamo delineato, per prima cosa, la grande ondata culturale populista verificatasi sotto l’impero romano, che mise in crisi la cultura scritta, segnando la rivincita di una cultura fabulosa dell’oralità, all’interno della quale è nato il cristianesimo (CCMC 1) e, dopo una divagazione sulla assoluta mancanza di senso di una ricerca storica sulle origini del cristianesimo dal punto di vista del credente (CCMC2), abbiamo cominciato col notare che quello della raccolta di lettere è un vero e proprio genere letterario che nasce alla fine del I secolo a.C.  (CCMC 3)(le lettere filosofiche a cui Epicuro affidò i punti salienti della sua dottrina risalivano a più di due secoli prima, ma non avevano ancora il carattere della raccolta di lettere, ma circolavano come testi staccati e poi, quando vennero unite, erano insufficienti, dato il numero ridotto di tre, ad individuare il genere “raccolta di lettere”).

il passaggio successivo è stato quello di rilevare, attraverso un’analisi della raccolta delle presunte lettere di Platone, pubblicate nel I sec. d. C., alcune precise analogie strutturali fra la raccolta delle pseudo-lettere attribuite a Platone e quella delle lettere di Paulus, il Piccoletto (CCMC 4); il confronto permette di dire che queste sono nate come opera letteraria, e non come vere lettere, sul modello di quelle ( CCMC5) e dunque in un contesto culturale greco e non ebraico – il che ne sposta la redazione al periodo dopo la guerra ebraica nel quale il cristianesimo cominciò realmente a diffondersi in ambienti extra-ebraici; il confronto con alcuni testi sicuramente apocrifi del secondo secolo permette di approfondire l’ipotesi del carattere apocrifo anche delle lettere paoline (CCMC6).

inizia a questo punto l’analisi interna della raccolta paolina, a partire dal testo più controverso e largamente considerato spurio per la sua incompatibilità culturale e linguistica col resto dell'”epistolario”: la Lettera agli Ebrei: si osserva che il suo nucleo originario era rappresentato da un breve trattato teologico ebraico  e che la forma di lettera fu artificiosamente realizzata con alcune intrusioni, ad opera di una mano simile a quella, o meglio quelle, che avevano composto anche le altre, e dunque in un momento successivo, che fu quello della composizione della raccolta (CCMC 7): questo porta alla ipotesi innovativa che l’unico testo autenticamente paolino, o quanto meno anteriore alla distruzione del tempio di Gerusalemme, sia proprio il trattato contenuto nella Lettera agli Ebrei.

l’analisi successiva della Lettera ai Romani conferma che essa fu costruita sul modello del testo contenuto nella Lettera agli Ebrei, come correzione e attualizzazione delle tesi in essa contenute (ad esempio sul tema della resurrezione personale di Jeshu, assente in questo testo): non potendo cancellare il testo, gliene si è premesso un altro, per modificarne il significato, con un preciso parallelismo di temi, funzionale a questa reinterpretazione (CCMC 8).

ma, dopo avere esaminato le due più lunghe e importanti che sono collocate attualmente una in apertura e una chiusura della raccolta, ora passiamo all’esame delle altre lettere paoline

* * *

il primo problema che ci si deve porre al riguardo è questo: l’attuale ordinamento per lunghezza decrescente in due gruppi diversi, lettere a comunità e lettere a privati, è quello originario di composizione delle lettere, oppure è quello di distribuzione successiva di lettere composte originariamente secondo un ordine diverso?

tuttavia vorrei provare a non considerare per il momento le convinzioni che mi sono formato al riguardo, e quindi vorrei per prima cosa descrivere soltanto come si presenta la raccolta attualmente, utilizzando gli appunti di qualche mese fa:

per potere inquadrare meglio la questione, riassumiamo le informazioni che abbiamo relativamente a tale raccolta.

Attualmente le lettere attribuite a Paolo di Tarso contenute nel Nuovo Testamento sono 14; di esse alcune sono certamente spurie, cioè non di mano dello stesso autore che ha composto le altre.

1. Lettera ai Romani, attribuita al 57 d.C., come dettata a Terzo a Corinto, a casa di Gaio, suddivisa in 16 capitoli

2. Prima lettera ai Corinti, attribuita al 57 d.C., prima della Pentecoste, come scritta di mano di Paolo a Efeso, suddivisa in 16 capitoli.

3. Seconda lettera ai Corinti, attribuita al 57 o all’inizio del 58 d.C., poco dopo la precedente, come scritta dalla Macedonia, forse a Filippi, suddivisa in 13 capitoli.

4. Lettera ai Galati, attribuibile forse al 52 o 53-54, come scritta forse da Corinto, suddivisa in 6 capitoli.

5. Lettera agli Efesini, attribuibile al 62, come scritta da Roma durante la prigionia, suddivisa in 6 capitoli: apocrifa.

6. Lettera ai Filippesi, attribuibile al 62 o inizio 63, come scritta da Roma durante la prigionia, suddivisa in 4 capitoli.

7. Lettera ai Colossesi, attribuibile al 62, come scritta da Roma durante la prigionia, suddivisa in 4 capitoli.

8. Prima lettera ai Tessalonicesi, attribuibile al 52, come scritta da Corinto, suddivisa in 5 più brevi capitoli.

9. Seconda lettera ai Tessalonicesi, attribuibile al 53, come scritta sempre da Corinto, suddivisa in 3 più brevi capitoli: apocrifa.

10. Prima lettera a Timoteo, attribuibile al 64 o 65, come scritta dalla Macedonia, suddivisa in 6 capitoli

11.Seconda lettera a Timoteo, attribuibile al 67, come scritta da Roma, nella seconda prigionia, suddivisa in 4 capitoli.

12. Lettera a Tito, attribuibile al 64 o 65, come scritta da Nicopoli, suddivisa in 3 capitoli

13. Lettera a Filemone, attribuibile al 64 o 65, come scritta da Roma alla fine della prima prigionia, di un solo capitolo

14. Lettera agli Ebrei, attribuibile al 63 o 64 a.C., certamente non della stessa mano delle altre nella sua parte fondamentale, citata nel 90 d.C. – sempre che la citazione non sia a sua volta un apocrifo, di 13 capitoli.

Sono immediatamente evidenti i criteri con cui queste lettere sono state introdotte nel canone: prescindendo dalla Lettera agli Ebrei, che è possibile abbia rappresentato lo spunto e il modello per le altre, che a lei si contrappongono, prima di tutto attraverso la monumentale e speculare Lettera ai Romani, le lettere sono state distribuite in due gruppi: lettere alle chiese locali e lettere a singoli, e in ciascuno di questi due gruppi sono state ordinate secondo la lunghezza del testo.

dicevo allora che “Questo criterio di raccolta non corrisponde in alcun modo all’ordine di scrittura, chiunque le abbia composte”, ma oggi non se sono più così convinto: la mia opinione al riguardo è cambiata rispetto al momento in cui ho iniziato questo studio (l’estate scorsa in Germania, e qui sopra ho riportato i miei appunti di allora) e anche rispetto ad alcune cose che avevo scritto in un altro post preparatorio a questo studio l’anno scorso, che citerò tra poco.

credo che la questione sia tutta aperta.

* * *

in realtà noi oggi leggiamo inevitabilmente le Lettere paoline alla luce degli Atti degli Apostoli che le precedono e che condizionano la nostra stessa comprensione del testo, secondo una tecnica compositiva che abbiamo già visto all’opera altre volte, e riteniamo inevitabilmente che queste abbiano preceduto gli Atti (partendo dal presupposto della autenticità delle Lettere).

tuttavia, da un punto di vista critico, se si dubita della autenticità delle lettere, la questione deve essere lasciata aperta, almeno in un primo momento, fino a che non emergano sufficienti indizi interni in un senso o nell’altro…

* * *

a questo riguardo, devo citare integralmente le osservazioni che facevo tempo fa in un altro post su questo argomento: 5-ed. le lettere di san Paolo: una gara fra falsari., 20 febbraio 2009.

le evidenze della falsificazione delle cosiddette lettere di San Paolo sono molte e – come mi accorgo con meraviglia mettendo il naso fuori d’Italia – generalmente riconosciute all’estero.

iniziamo dalle più chiare (secondo me).

1.

anche alla prima osservazione balza agli occhi che queste lettere sono state scritte per la pubblicazione come raccolta.

che le lettere siano state scritte per la pubblicazione potrebbe non suscitare alcuna perplessità di per sé: è l’autore stesso che sottolinea più volte la caratteristica pubblica di quasi tutte queste lettere, che si rivolgono perlopiù a comunità intere di fedeli.

ma il fatto è che esse sono state invece proprio composte come raccolta.

a) L’intestazione, sempre concettualmente uguale, e in particolare identica o quasi nelle lettere inviate due volte allo stesso interlocutore, più o meno ampia nello sviluppare i concetti, a seconda di quanto è lunga la lettera stessa (non è considerata la cosiddetta Lettera agli Ebrei, per le sue particolarità):

1. Paolo, servo di Jeshu il Re (Lettera ai Romani)
2. Paolo, chiamato ad essere inviato di Jeshu il Re (I lettera ai Corinti)
3. Paolo, inviato del Re Jeshu (II Corinti)
4. Paolo, inviato non dagli uomini né per mezzo degli uomini, ma per mezzo di Jeshu il Re (Galati)
5. Paolo, inviato di Jeshu il Re (Efesini)
6. Paolo e Timoteo, servi di Jeshu il re (Filippesi)
7. Paolo, inviato del Re Jeshu (Colossesi)
8. Paolo, Silvano e Timoteo (…) in Dio padre e nel signore nostro Jeshu il re (I Tessalonicesi)
9. Paolo, Silvano e Timoteo (…) in Dio nostro padre e nel signore nostro Jeshu il re (II Tessalonicesi)
10. Paolo, inviato del Re Jeshu (I Timoteo)
11. Paolo, inviato del Re Jeshu (II Timoteo)
12. Paolo, servo di Dio e inviato di Jeshu il Re (Tito)
13. Paolo, prigioniero del Re Jeshu, e Timoteo (Filemone)

b) i ringraziamenti che seguono l’intestazione

1. Prima di tutto ringrazio il mio Dio (Lettera ai Romani)
2. Ringrazio continuamente per  voi il mio Dio (I lettera ai Corinti)
3. Sia benedetto Iddio  (II Corinti)
4. … [manca] (Galati)
5. Benedetto sia Iddio (Efesini)
6. Rendo grazie al mio Dio (Filippesi) – qui, a sorpresa, si passa alla prima persona, anche se gli autori della lettera sono due, Paolo e Timoteo
7. Noi rendiamo continuamente grazie a Dio (Colossesi) – qui, a sorpresa, si passa al plurale anche se l’autore della lettera è il solo Paolo
8. Noi ringraziamo continuamente Dio (I Tessalonicesi)
9. Noi dobbiamo ringraziare continuamente Dio (II Tessalonicesi)
10. … [manca] (I Timoteo)
11. Io rendo grazie a Dio (II Timoteo)
12. … [manca] (Tito)
13. Paolo, rendo grazie al mio Dio ogni volta (Filemone)

Le eccezioni sono isolate e concentrate in tre lettere (10-12) estranee alla edizione di Marcione o nella Lettera ai Galati, profondamente rimaneggiata.

c) la conclusione delle lettere:

1. Iddio della pace sia con voi tutti. Così sia (Lettera ai Romani, 15-33) – questa sembra la conclusione, ma poi segue un capitolo intero di saluti, con evidentissime interpolazioni e una diversa conclusione alla fine del cap. 16.
2. La grazia del signore Jeshu sia con voi (I lettera ai Corinti, 15, 23)
3. La grazia del signore Jeshu il Re e la carità di Dio, comunicate dal santo Spirito, siano con tutti voi (II Corinti, 13, 13)
4. La grazia del signore nostro Jeshu il Re sia col vostro spirito, o fratelli. Così sia (Galati, 6, 18)
5. La grazia sia con tutti quelli che amano il signore nostro Jeshu il Re di un amore che non perisce. Così sia (Efesini)
6. La grazia del signore nostro Jeshu il Re sia con lo spirito vostro. Così sia (Filippesi)
7. La grazia sia con voi (Colossesi)
8. La grazia del signore nostro Jeshu il Re sia con voi. (I Tessalonicesi)
9. La grazia del signore nostro Jeshu il Re sia con tutti voi. (II Tessalonicesi)
10. La grazia sia con voi (I Timoteo) – saluto a sorpresa di carattere collettivo, per una lettera a un unico interlocutore
11. La grazia sia con voi (II Timoteo) – come sopra
12. La grazia sia con voi tutti (Tito) – come sopra
13. La grazia del signore Jeshu il Re sia col vostro spirito (Filemone) – come sopra

consideriamo questo aspetto: dalla lettera che si presenta come la più antica, quella ai Tessalonicesi, tradizionalmente attribuita al 51, fino all’ultima, alla seconda lettera a Timoteo, presunta datazione del 67, sono 16 anni di attività.

ora, è possibile che in questi 16 anni l’autore abbia scritto conservando assolutamente identico lo stesso schema concettuale?

è possibile che una persona non solo usi la stessa impostazione praticamente fissa, ripetendo con minime variazioni gli stessi concetti ogni volta che scrive una lettera, ma nello stesso tempo variando ogni volta di poco il testo, come se avesse sott’occhio il testo delle altre lettere?

ed è possibile perdipiù che lo stesso schema ritorni identico per lettere scritte assieme ad altri, inviate a gruppi oppure a singoli, scritte di proprio pugno o dettate a un Terzo?

2.

proprio in una delle lettere che si presentano come più antiche (la II Tessalonicesi, che sarebbe dell’anno 53) si scrive (2, 1-2):

“(…) vi preghiamo, o fratelli, di non lasciarvi così facilmente turbare lo spirito né allarmare da rivelazioni profetiche o da dicerie o da qualche falsa lettera fatta circolare sotto il mio nome, quasi che il giorno del Signore sia imminente”.

chi era Paolo nel 53 che qualcuno si pigliasse la briga di falsificare sue lettere (più d’una – a fronte di una sola lettera peraltro trasmessa, fino a quel momento)?

ma questo tema della autenticità della lettera, di ribadire di fronte all’esistenza di lettere false attraversa molto spesso la raccolta:

mentre alla fine della Lettera ai Romani (16,22) si legge: “Vi saluto anche io, Terzo, che ho scritto questa lettera”, in I Corinti (16,21): “Il saluto di mia mano, di me Paolo”; in Galati (6,11): “Guardate con che lettere grandi vi ho scritto di mia mano!” e in Colossesi (4, 18): “Il saluto l’ho scritto io, Paolo, di mio pugno”; e II Tessalonicesi finisce così (III, 17-18): “Il saluto è di mio pugno, di me, Paolo; esso è il segno che distingue ogni mia lettera. Io scrivo così”.

– quanto poi alle sue false lettere da cui Paolo mette in guardia, questo tema viene introdotto nella Lettera II Tessalonicesi, per smentire per di più una cosa che nel 52 era assolutamente certa per tutti i seguaci di Jeshu, e cioé che che il suo ritorno era imminente!

ma se i vangeli stessi, composti ben più tardi del 53 dopo Cristo, testimoniano di questa fede di ritorno di Jeshu prima ancora della propria morte?

le spiegazioni possibili di questo passo sono solamente due.

o questo passo è stato composto – sotto il finto nome di Paolo –  qualche generazione dopo la morte di Jeshu, per dare una qualche giustificazione al fatto che quella profezia non si stava realizzando.

oppure, e questo sarebbe davvero sorprendente, questo passo è in realtà di polemica contro i cristiani, come qualche altro passaggio successivo potrebbe fare credere.

insomma, al fondo delle falsificate lettere cristiane di Paolo potrebbe starci un nucleo autentico di un ebreo ortodosso che combatteva i cristiani!

in sostanza un nucleo autentico di un Paolo anti-messianista che gira le comunità ebraiche per contrastare la diffusione del cristianesimo, sarebbero state oggetto di una colossale falsificazione e cristianizzate a forza, ad esempio attraverso la sovrapposizione delle intestazioni.

e infine, per giustificare questa operazione, su di esse si sarebbe costruita la leggenda di Paolo, convertito al cristianesimo sulla via di Damasco.

3.

gli interlocutori di Paolo hanno tutti e soltanto nomi greci e romani, come è possibile?

risparmio una lunga elencazione delle persone citate da Paolo nelle sue lettere: esse sono quasi esclusivamente formate da nomi greci e latini: possibile che nelle comunità cristiane della metà del I secolo non vi fossero ebrei?

possibile che i seguaci di Paolo fossero esclusivamente non ebrei a vent’anni dalla morte di Jeshu?

* * *

ma poi, di quale Jeshu stiamo parlando?

di Jeshu ben (figlio di) Pandira, il predicatore e agitatore sociale  vissuto alla fine del II sec. a. C., il fondatore del movimento esseno, oppure di Jeshu il rabbi di Galilea?

il fatto che non si sappia in Italia che di Jeshu confluiti nella figura cristiana di Gesù, ne sono esistiti almeno tre, vissuti a decenni di distanza l’uno dall’altro, mi lascia a bocca aperta e desideroso di approfondire, via via che divento sempre più consapevole della mia ignoranza.

* * *

tuttavia, proprio per sciogliere questo nodo, si proverà ora a ragionare, supponendo in via di ipotesi che le lettere siano state composte non tutte assieme e nell’ordine di lunghezze decrescenti in cui sono raccolte attualmente, ma sulla base dell’ordine cronologico che viene loro tradizionalmente attribuito.

Pertanto la prima operazione da compiere per riavvicinarsi al testo con una migliore possibilità di capirlo è di redistribuire le lettere sulla base del loro ordine cronologico dichiarato.

1. Prima lettera ai Tessalonicesi, attribuibile al 52, come scritta da Corinto

1bis. Seconda lettera ai Tessalonicesi, attribuibile al 53, come scritta sempre da Corinto: apocrifa.

2. Lettera ai Galati, attribuibile forse al 52 o 53-54, come scritta forse da Corinto

3. Lettera ai Romani, attribuita al 57 d.C., come dettata a Terzo a Corinto, a casa di Gaio

4. Prima lettera ai Corinti, attribuita al 57 d.C., prima della Pentecoste, come scritta di mano di Paolo a Efeso

5. Seconda lettera ai Corinti, attribuita al 57 o inizio del 58 d.C., poco dopo la precedente, come scritta dalla Macedonia, forse a Filippi

5bis. Lettera agli Efesini, attribuibile al 62, come scritta da Roma durante la prigionia: apocrifa.

6. Lettera ai Colossesi, attribuibile al 62, come scritta da Roma durante la prigionia

7. Lettera ai Filippesi, attribuibile al 62 o inizio 63, come scritta da Roma durante la prigionia

8. Lettera agli Ebrei, attribuibile al 63 o 64 a.C., certamente non di Paolo, da considerare unicamente per i versetti finali.

9. Prima lettera a Timoteo, attribuibile al 64 o 65, come scritta dalla Macedonia

10. Lettera a Tito, attribuibile al 64 o 65, come scritta da Nicopoli

11. Lettera a Filemone, attribuibile al 64 o 65, come scritta da Roma alla fine della prima prigionia, di un solo capitolo

12.Seconda lettera a Timoteo, attribuibile al 67, come scritta da Roma, nella seconda prigionia

Bene, il risultato di questo riordino pone al primo posto, cronologicamente parlando, la Lettera ai Tessalonicesi, o meglio le due lettere loro indirizzate, che sollevano in maniera del tutto evidente una tale massa di interrogativi (tanto che su di esse si è particolarmente concentrata una parte importante della ricerca sulle Lettere) da far pensare che addirittura lo scopo del riordino, se avvenuto, fosse quello di mascherare proprio queste problematiche.

La scomposizione della raccolta dall’originario ordine cronologico impedisce (come nel parallelo caso del Corano, dove è dovuta allo stesso motivo), di cogliere, nella successione non solo cronologica, ma anche logica dei testi, le loro contraddizioni interne.

sempre che le cose siano andate davvero così, naturalmente.

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