nuovo Errata Corrige: finora ho sempre scritto Sengiggi, trasformando la parola in una specie di romanesco: invece scopro adesso, dopo essere passato inconsapevole per wikipedia e You Tube, che la grafia giusta è Senggigi, che faccio proprio fatica a digitare senza impappinarmi (come se fosse difficile…).
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eccomi dunque a Senggigi, in un risveglio che mi pare tardivo, con una memoria digitale faticosamente recuperata per le foto della penultima giornata indonesiana (la prossima dovrebbe essere dedicata ad una rapida visita di Jakarta tra un volo e l’altro), e per prima cosa me ne vado a camminare lungo il mare dal lato opposto a quello percorso ieri.
dato che la Sonia Homestay è quasi all’estremità settentrionale della costa abitata e del paese, questo significa che, fatti 200 o 300 metri, già sono su uno spuntone dal quale si vede tutta la spiaggia di ieri, che da qui appare totalmente immersa nel verde, e le case, i negozi, gli alberghi, la strada, scompaiono alla vista come inessenziali.
ho davanti a me una villa spettacolare alta su una scogliera contro la quale si infrangono delle onde poderose: la giornata è limpidissima, e i colori non riesco a definirli altro che strazianti.
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un modestissimo tempietto indù introduce ad un tratto di costa selvaggia di stupefacente bellezza; nel tempietto vi è come un Bignami sintetico del culto induista indonesiano, con ombrelli sacri e statuette, ma c’è anche il primo e ultimo vero e proprio lingam che vedrò in Indonesia.
il lingam per chi non lo sapesse (ma credo siano ben pochi) è la raffigurazione allusiva non del membro maschile, come dice una vulgata piuttosto rozza, ma della forza generatrice dell’universo; a volte è associato alla yoni, il suo equivalente femminile, in cui prevale, piuttosto che il culto della forza che si impone, quello della capacità di accogliere, e dunque della fecondità.
siccome il lingam non è un oggetto, ma il simbolo di una energia vitale che attraversa l’universo, esso è preferibilmente ricercato nella natura, piuttosto che artificialmente scolpito: qui infatti è formato da una pietra allungata, debitamente adornata con un drappo, e da due coralli o spugne marmorizzate tondeggianti.
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al tempio segue un resort modernissimo, in parte ancora in costruzione, dove lavorano ancora alle ultime rifiniture due giovani muratori, con i quali abbiamo uno scambio di battute di simpatia e di sorrisi: uno scrive a mia richiesta il suo nome sulla sabbia, perché io possa ricordarlo nel video e nel blog: tuttavia adesso risulta solo parzialmente leggibile: come si chiamava l’amico dei dieci minuti?
Falir, si direbbe, a riguardare adesso con occhio da papirologo antico.
ciao, Falir, che lavori con qualla benda di traverso sulla fronte in questo paesaggio meraviglioso, che per te probabilmente è semplicemente familiare e naturale come le brutture delle nostre periferie per noi che siamo costretti in esse e non immagineremmo altro, se non venisse la televisione (o venissero i video su You Tube…) a dirci che un altro mondo è possibile.
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la discesa ulteriore è un inno che gli occhi cantano alla schiuma del mare: manca solo qualche Afrodite che nasca perfetta da queste onde, ma nella piccolissima laguna che si è formata dietro una bassa duna di sabbia che offre un modesto rialzo per due barche locali, una ragazza nuota silenziosa come una ninfa antica.
attorno, sotto un capanno, gente semplice e un venditore di arachidi da sgranocchiare nel resto del percorso: in disparte, e come emarginati dal gruppo, due ragazzini sorridenti che hanno tutta l’aria di farsi una canna.
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qualche foto l’ho trasformata in acquerello, perché Gauguin, ancora una volta, è una presenza silenziosa.
commento via mail:
Nientedimeno sei arrivato a 130 e forse non vorresti finire mai.
La sequenza di foto con le onde 0:32-0:39 sembra quasi filmato.
Che spettacolo gli spruzzi del mare sotto quella casa 0:44.
Lo scampanellio del sottofondo musicale si evidenzia a questo punto (1:15 lingam) e sembra fatto apposta.
Ricordo questa poesia guardando la sabbia 1:52:
Cerca di compitare
un nome sulla sabbia
e il mare lo trascini
sul filo di una danza sorridente
fino all’approdo
ove l’attende il cavo di una mano
per trascriverlo ancora.
E quell’albero nel mare? 2:27
Gli acquarelli di Gauguin sono le ultime barche?
Ma che bravo artista.
no, il ricordo, molto vago, di Gauguin è piuttosto, nelle intenzioni, nei tre particolari sulla gente del posto che precedono di poco.
gli acquerelli di barche sono un motivo meno caratteristico, mi pare.
ho cercato su google la poesia e non l’ho trovata, i rimanda soltanti all’omicidio Moro,gulp!.
ne deduco che sia tua: bella!
sì, questi ultimo video mi pesano, nonostante mi pare che siano i migliori in assoluto del viaggio, o forse proprio per questo.
ne sono previsti ancora 7: 5 su Senggigi e due riepilogativi del viaggio: quindi il totale finale sarà 137, non lo avrei mai creduto possibile! 😉
commento di risposta via mail:
La poesia è mia ma non scritta da me.
ho capito, credo: ti è stata dedicata da chi ti amava.
grande, indimenticabile amore il vostro, capisco…
Come non si può non amare un posto del genere? Capisco che tu ci voglia sempre ritornare e capisco la magia che Paul poteè trovare in questi posti così meravigliosi. L’unica cosa che non mi paice del video, e del posto, è quella specie di “resort” con casette, sedie e ombrelloni. Ma capisco che di qualcosa devono vivere questi poveri indonesiani e quindi è chiaro che le strutture per i turisti sono necessarie. Peccato però, io avrei lasciato tutto intatto per come era prima e magari messo solo capanne di paglia o tende di foglie. Ma si sa, i turisti europei vogliono tutte le comodità. Sai, qualche settimana fa vidi un documentario sulla Tasmania e pensai subito a te, di sicuro non ci sei mai stato vero? E’ una terra ancora molto vergine quella, chissà magari un giorno….ci andrò 🙂
conosco la Tasmania soltanto dai racconti di mia figlia che c’è stata durante i suoi tre anni australiani: terra miracolosa.
la sfioreròì nel viaggio intorno al mondo dell’anno prossimo, ma mi fermerò in Nuova Zelanda soltanto…
la magia di questi luoghi sta – per me – in questo mix di bellezze naturali senza tempo e cultura e storia e tragedie che ti fanno pensare e poi tornare con più bisogno ancora di dimenticare tutto l’umano nello spettacolo di questo pianeta meraviglioso.
avrei potuto evitare di fotografare il resort, ma avrei dato un’immagine troppo di cartolina: c’é anche la modernità che avanza, in questi luoghi, e non è quella dei poveri indonesiani, che si accontentano di lavorarci, come i due muratori di questo videoclip.
il “resort” di paglia e foglie di palma, costruito dai locali per le loro vacanze si vede nel video-clip successivo…
io avrei preferito passarci la notte lì, sinceramente, che nel resort per ricchi, per fortuna c’è ancora qualche europeo che viaggia come un cane sciolto… 🙂
Il viaggio intorno al mondo? Ma non eri tu quello che scrivi sempre che sei troppo vecchio per certe cose? Che hai gli acciacchi ecc…? Non fai fatica a girare il mondo e poi ti dai per “disastrato” in altre cose? Ma che storie racconti dunque? Sei dunque vecchio solo per l’amore, non per girare il mondo!
be’, che io sia abbastanza arzillo per girare il mondo non dovrebbero esserci dubbi anche soltanto dopo queste tre frenetiche settimane indonesiane che si stanno per concludere….
che io non sia più disponibile psicologicamente a storie passionali è un altro fatto; ma non per impossibilità tecnica, diciamo così.
ti basta, come spiegazione? 🙂
Non ne chiederò altre, se ti può far stare sereno e ti augurerò buon viaggio e spero che il mondo ti basti 🙂
grande grandiosa eccelsa definizione… “speriamo che il mondo ti basti”.
più adatta ad Alessandro Magno che a me, però sorrido lo stesso… 😉
sorrido anch’io 🙂
tu continui a farmi sognare e a farmi rivivere…
la poesia è tua, ma non scritta da te.
l’hai condivisa.
ti sorrido
gb
un giro molto complesso e ancora più bello per questo.
io ho condiviso una poesia ricevuta da una persona che me l’ha mandata e alla quale era stata dedicata da una persona che ora non c’è più.
con_dividere è magico.
il tempo non conta.
ti sorrido
gb
con-dividere è una parola magica.
parte dalla parola dividere per dire il suo contrario: niente riunifica, in realtà, più della condivisione… 😉
esattamente
la con_divisione è unione profonda!
sorrido
gb
🙂
oh, condividere un sorriso!
🙂
la natura in questo ci è stata benevola, perché è una delle cose che facciamo spontaneamente, per un riflesso incondizionato, ed è difficile piuttosto non farlo… 😉
c’è gente che sorride solo con le labbra.
il sorriso è completo quando si distende sulle labbra e negli occhi.
ecco è bello con_dividere un sorriso completo!
gb
peccato che per blog non si possa vedere…
le fotografie invece trasmettono questo tipo di sorriso: ne ho fatto una indigestione, quasi, in Indonesia.
anche se i veri sorrisi non sono mai troppi e non saziano mai.
i sorrisi in Asia hanno un particolare “senso”.
io amo i sorrisi accennati sulle labbra, che si vedono brillare negli occhi!
amo la non “appariscenza”.
amo il valore vero.
🙂
gb
@ gelsobianco
nel video 134 c’è un esempio bellissimo di questo sorriso discreto fatto solo con gli occhi: è così bello che l’ho fotografato due volte…
lo andrò a guardare bene.
è una gioia il sorriso discreto.
🙂
gb
ops, forse dovevo dirti il punto esatto, per aiutarti ad individuarlo…
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