saper vedere, saper fotografare – 687.

un incrocio di sguardi vale tantissimo.
è vivere.

e, poi, si incrociano così tanti sguardi.
e da ogni sguardo nello sguardo nasce qualcosa di diverso.
io amo questo incontro di sguardi.

certo, poi non tutti gli incroci di sguardi hanno la stessa storia.

quando fotografo, le foto più belle, secondo me, sono proprio quelle che raccontano questi incontri di sguardi… ;)

nessun merito ha il fotografo di quello che vede, e può soltanto essere grato…

il fotografo, forse, è soltanto un ladro… 🙂

si comunica senza parole. è vero.
e, proprio per questo, trovo che questa comunicazione faccia conoscere molto di più.
senza parole, istintivamente.

è bello ammirare in compagnia… :)

* * *
.
uno dei libri cardine della mia adolescenza fu Saper vedere di Matteo Marangoni: scritto nel 1933, cioè trent’anni prima di quando lo lessi, dalla biblioteca della mia classe di ginnasio; non si occupava di fotografia, ma di arte e insegnava a cogliere di un quadro i valori compositivi interni: la sua analisi delle immagini realizzate dall’artista si calava completamente all’interno di un’opera per evidenziarne linee interne, valore dei colori e della luce, struttura e rapporti: la lettura iconografica dell’opera d’arte vene qualche decennio dopo.
.
Marangoni, invece, se vogliamo, era un crociano e vedeva nel quadro l’arte per l’arte: ti insegnava a considerare il tema del quadro solamente secondario e a cercare di capire il gioco figurativo in se stesso.
.
se mi risulterebbe difficile oggi dire qualcosa di più (il suo libro però lo vedo su e-Bay, e penso che lo comprerò, soltanto per curiosità di rileggerlo).
.
* * *
.
fotografando, non me lo son più tolto di dosso.
.
mi ha lasciato la convinzione, certamente da lui non cercata e non prevista, che fotografare in fondo è come dipingere in modo abbreviato, dal punto di vista della selezione di quel che si guarda.
.
per me fotografare è soltanto saper vedere: e scoprire con lo sguardo che la realtà non è fatta solo di oggetti, ma anche di forme e, se si decide di usarli, di colori: i significati di quel che si fotografa vengono dopo.
.
saper fotografare, saper vedere.
.
* * *
.
credo che questa mia affermazione possa fare inorridire molti e da diversi punti di vista, anche opposti fra loro.
.
in questo, forse, io fotografo in modo molto tradizionale e perfino arcaico: Marangoni mi ha condizionato, senza volerlo, alla ricerca di valori estetici classici anche nella fotografia.
.
a volte mi piacerebbe essere invece un fotografo post-moderno, e vivere la fotografia come un happening…
.
* * *
.
o, meglio ancora, come un incontro, anche di sguardi.
.
questo incontro può essere, a volte, il soggetto stesso della fotografia, quando racconta di uno sguardo incontrato e lascia sempre nell’ombra, facendolo soltanto indovinare: qui la fotografia è allora il rapporto fra due sguardi, di cui uno rimane segreto.
.
o meglio, fra tre sguardi.
.
perché la fotografia è sempre l’incontro di due sguardi, anche quando non fotografa uno sguardo terzo: è lo sguardo di chi ha fotografato, che si incrocia con lo sguardo di chi guarda la fotografia.
.
e se la fotografia racconta dello sguardo di chi si sente osservato e risponde al fotografo, allora il gioco diventa addirittura quadruplo.
.
perché il fotografo racconta allo spettatore come lui ha guardato il fotografato, e come il fotografato ha guardato lui, e chi guarda la fotografia a sua volta entra in relazione con questo duplice sguardo, del fotografo e del fotografato.

20 risposte a “saper vedere, saper fotografare – 687.

  1. hai bisogno di modelle 🙂
    io carissimo nel lontano 1998 frequentai per un anno belle arti…ed ebbi la fortuna di ritrarre Enza una eterea un pò impacciata ragazza…il ritratto più bello che fci…con una sanguigna…poco chiaroscuro come nel stile di Ingres e tanto bianco, luce…carta..il segno la forma doveva essere un distillato di quello che sentivo…forse il più puro sentire ancoraS amore a ventanni si poteva sentire ancora…candidamente o quasi

    • bisogno di modelle, dici? può darsi, ma, temo, non per fotografarle… 🙂

      ecco un’idea che proprio non mi quadra: la fotografia da studio…, per me la fotografia è sempre un gesto d’impulso, un happening breve, brevissimo, come il tuo “notturno”…

      poi, sentirti dire “nel lontano 1998” mi ha fatto venire un brivido per la schiena…: pensa te che io sono nato cinquant’anni prima esatti, ahh ahhaa

  2. Oggi con le fotocamere tecnologiche moderne si fanno miracoli e anche chi non sa fotografare produce capolavori. Io sinceramente preferisco ancora la pellicola, il bianco e nero, quelle forme che non hanno bisogno del colore reale per esprimere la forza della loro presenza.
    Per quanto riguarda l’arte, io riuscii a fare una volta, in una sola notte, il mio capolavoro: il ritratto del mio demone interiore. Poi però averlo davanti ogni giorno mi inquietava così tanto che lo distrussi subito. Me ne pento ancora. Avrei potuto regalarlo a qualcuno ma temevo che inquietasse anche altri, visto che mi dicevano che era troppo reale.

    • tanti anni fa ho usato anche io la camera oscura per le foto in bianco e nero, ma poi non era per me…

      in fondo nella scelta della tecnologia ognuno esprime l’idea di fotografia e forse anche di arte visiva che ha.

      io, come dici giustamente tu, sono uno che non sa fotografare e che gira cliccando; alla fine qualcosa di buono esce lo stesso.

      il tuo quadro purtroppo distrutto mi fa venire in mente un regalo che mi fece Simona, diciamo 25 anni fa: un suo incubo molto potente; l’ho sistemato in un angolo della casa dove lo si nota solo se si sa che c’è; io però lo so e ce l’ho sotto gli occhi ogni volta che voglio ricordare come anche i suoi incubi sono finiti, lei alla fine è diventata una mamma e non un’artista e tutte le sue sofferenze hanno avuto fine.

      • Io non ti ho detto che non sai fotografare, non mi riferivo a te quando parlavo di quelli che usano la tecnologia. Non ho dato ancora nessun giudizio su di te come fotografo 😛
        Io invece sono diventata mamma e ho continuato ad essere artista. le sofferenze purtroppo non si curano con una maternità, almeno le mie. Ma mica siamo tutte le stesso però 🙂

        • è vero che non hai detto che non so fotografare: sono io che mi sono allargato un poco, approfittando delle tue parole, lo ammetto… 🙂

          quanto al fatto che sei mamma, questo è un vero colpo di scena per me: non lo avrei mai detto; mi pare strano che tua figlia o tuo figlio non abbiano mai avuto parte, neppure alla lontana, in quel che scrivi.

          credo che tu possa essere una buona madre, però, quanto meno perché escludi con decisione che la maternità possa essere vista come un rimedio per le difficoltà di una madre.

          la Simona di cui ti parlavo aveva invece proprio questo punto di vista (con questo non posso neppure dire se sia o no una buona madre, dato che si è trasferita da tempo in un’altra città).

          • Le cose che scrivo riguardano la mia vita interiore e non la mia vita privata e comunque all’inizio, quando avevo aperto il blog avevo dei post in cui parlavo sia del mio compagno che di mio figlio. Poi ho tolto molte sezioni e ho ridotto tutto all’osso come vedi. Non mi piace parlare qui della mia vita privata. Mio figlio è maggiorenne, indipendente e ha la sua vita.
            Sì, per alcune donne l’essere madri è una cosa che cancella l’essere donna anche, o moglie o altro. Per me no, io non sono come le altre madri, e non sono tradizionale in questo. Mio figlio non è cresciuto mammone, e il mio essere madre non è il mio unico pensiero la mattina.

            • bene, ora so qualcosa di più di te come persona reale, e ne sono contento.

              giustamente, chiedere di più qui, sarebbe indelicato.

              stimerò sempre una madre che non ha cresciuto un figlio mammone, comunque – (anche se posso pensare che non sia facile essere figlio tuo, come non lo è essere figli miei… ;)).

  3. quel notturno…un paio d’anni fa, la festa di Santa Cesarea a Porto Cesareo…potei farla grazie alle luminarie. scattai una sequenza breve in un punto, che non avevo mai calpestato…sono i “miei” posti ma curiosamente, certi posti come certe stanze che uno non ha mai frequentato danno qualcosa di diverso da un’altra prospettiva…e poi non c’ero mai stato di notte a quella festa … 🙂 forse ci capitai pure per caso lì…so che feci bel tratto a piedi…

    non so niente di fotografia ma come tutti so cosa significa mettere a fuoco…quindi almeno cerco di mettere a fuoco quello che vedo e di selezionare quella che dello stesso soggetto è più a fuoco e che la linea d’orizzonte sia a livello e cioè perfettamente.. o quasi orizzontale..non ho mai fotografato con un reflex …so che la tecnologia adesso aiuta in questo tipo di scatto come si dice “landscape” grazie ad un sensore gravitazionale che se attivato ti fa uscire uno scatto con un orizzonte perfettamente a livello
    …il 1998 è stato il migliore sotto certi aspetti…ritrassi Enza…e quell’anno parlai anche con una pittrice, meravigliosa, che aveva esposto sempre su quella via dell’accademia e che predisse che avrei fatto strada :)…il 1998 mi ha regalato questi due momenti, meravigliosi.

non accontentarti di leggere e scuotere la testa, lascia un commento, se ti va :-)

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...