ci dev’essere una relazione tra l’ironia e il viaggiare…
i popoli dove si viaggia poco tendono ad essere più tetri.
probabilmente vedere modi di vivere diversi insegna allo sguardo a distaccarsi dal presente e il ricordo di altre realtà aiuta a sorridere dei suoi aspetti paradossali.
non li vede facilmente, invece, chi conosce un presente solo.
Condivido…
ciao
.marta
ciao, marta…, un abbraccio.
Sì, è vero, ma anche con i libri si entra in altre vite.
Forse ne avevamo già parlato?
sì, mi pare che ne avessimo già parlato.
però, come sai bene anche tu, in termini di efficacia un viaggio è come un libro alla quarta potenza.
farei una scala: libro alla potenza 1, teatro potenza in base 2, cinema potenza alla 3a, e viaggio, quarta potenza.
un viaggio ti cambia la vita, un libro solo qualche rara volta.
e l’immaginazione che potenza ha?
variabile, secondo me: dipende dalla potenza dell’immaginante..
però difficilmente, sempre secondo me, l’immaginazione ti cambia la vita: semmai te la fa accettare meglio… 😉
in un commento a te ho scritto questo.
l’ironia, per me, è l’unico modo con cui cogliere la vita.
e la vita si capta molto di più viaggiando.
e, poi, senza ironia,come fai a viaggiare e a prendere rutto quello che ti si presenta?
gb
poi proseguo.
sì, avevamo già trovato una specie di affinitá nello sguardo ironico.
per l’ironia il viaggiare è come una palestra dove si fanno i muscoli… 🙂
(questo borforisma però lo lascio qui, e lo risparmio al grande pubblico… ;))