nel post precedente abbiamo individuato alcune sezioni della Prima lettera ai Tessalonicesi che sono inequivocabilmente delle manipolazioni successive, pur senza approfondire troppo l’analisi, per il momento.
in fondo a questo post riporto come sarebbe stato il testo originario o base, senza queste manipolazioni.
* * *
è un testo coerente, ma semplice, privo di particolari approfondimenti teologici; questi, paradossalmente, sembrano concentrati piuttosto proprio nelle manipolazioni successive…
ma la cosa che colpisce e non deve passare inosservata è la rivendicazione, da parte dell’autore, di un suo “vangelo”, ben distinto da quello predicato di altri.
1 [5] Il nostro vangelo, infatti, non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione, come ben sapete che siamo stati in mezzo a voi per il vostro bene.
6E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, 7così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia.
di nuovo questa formula (piuttosto confusa) usata dall’autore non ha nessuna credibilità come parte di una vera lettera: che senso a scrivere a qualcuno per dirgli queste cose? vi ricordo che sono stato in mezzo a voi, come sapete bene…
questo funziona solamente se la lettera è meramente letteraria ed il vero interlocutore sono i lettori che devono pensare che essa sia stata scritta per i Tessalonicesi, mentre è stata scritta per loro.
* * *
e dentro questa frase sta l’affermazione forte del suo autore di avere un suo vangelo, che è diverso da quello degli altri seguaci di Jeshu.
questa prospettiva lascia perplessi e non è molto compatibile col quadro della predicazione di Paulus tracciato da altre fonti, che sottolineano piuttosto una suddivisione di compiti fra lui e gli altri seguaci originari di Jeshu per una predicazione sua rivolta ai non ebrei e degli altri discepoli rivolta agli ebrei.
ma ci si può chiedere se il quadro di un cristianesimo così profondamente conflittuale fin dalle sue stesse origini sia compatibile col quadro storico della prima parte del I secolo.
* * *
a questo proposito vale la pena di interrogarsi sul termine stesso “euanghelion”, che per noi oggi è pacificamente inteso come vangelo, cioè narrazione della vita di Cristo.
occorre invece osservare da dove arriva questo termine, che pre-esiste al cristianesimo, ed era in uso già nel I secolo a.C., e poi aveva assunto, sia nella forma al singolare, euanghelion, sia in quella al plurale (neutro), euanghelia, un particolare riferimento alla figura dell’imperatore.
nella traduzione in greco dei Settanta della bibbia ebraica il nome compare già.
ricordo che questa traduzione fu compiuta sotto Tolomeo II, sovrano ellenistico di Alessandria in Egitto dal 28 al 246 a. C., secondo la Lettera a Filocrate, suo fratello, di Aristea , che si presenta come menbro della corte di tale sovrano; in realtá questa lettera è un falso composto attono al 170-130 a.C., data nella quale la traduzione “dei Settanta” era peraltro ancora in fase di completamento, dato che essa sembra sia stata conclusa con la traduzione degli ultimi libri (Cantico dei Cantici, Lamentazioni, Rut, Ester ed Ecclesiaste, soltanto nel I secolo a.C..
in questa traduzione il termine euanghelia ricorre soltanto al plurale (ricordo che in greco antico, comunque, i neutri plurali reggono il verbo al singolare): in essa il termine (“buon annuncio”), di solito, è riferito a quello della sconfitta dei nemici degli ebrei, e in questo contesto “evangelizzare” significa portare questa buona notizia.
Isaia, 52,7: “Come sono belli i piedi sui monti di chi porta le buone notizie della pace, di chi porta le buone notizie del bene, di chi di chi porta le buone notizie della salvezza, di chi dice a Sion: “Il tuo Dio è divenuto re!”
l’espressione è ripresa da Nahum, un profeta minore:
2, 1: “Ecco, sui monti i piedi di chi porta buone notizie, di chi proclama la pace’”.
ancora un passo importante dove si trova il termine euanghelia, Isaia, 61, 1:
1 Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
2a promulgare l’anno di grazia del Signore,
il giorno di vendetta del nostro Dio,
per consolare tutti gli afflitti,
3per dare agli afflitti di Sion
una corona invece della cenere,
olio di letizia invece dell’abito da lutto,
veste di lode invece di uno spirito mesto.
* * *
è proprio con la lettura e il commento di questo passo che, secondo Luca 4, 14-29, Jeshu inizia la sua missione nella sinagoga di Nazaret (dove gli scavi non hanno portato alla luce alcuna sinagoga): per la verità, Jeshu cita anche un sesto verso che nel testo attuale di Isaia non troviamo:
e ai ciechi la vista.
il commento al passo fatto da Jeshu è questo, secondo Luca, 4, 21:
Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
in buona sostanza Jeshu si identifica con la figura del profeta Isaia, riattualizza il suo pensiero ed afferma di essere chiamato a realizzare il disegno di cui il profeta aveva parlato; il riferimento (assente nell’originale) ai ciechi che recuperano la vista è fatto per dare forza a questa identificazione, rivendicando di essere appunto colui che è stato mandato da Dio.
il risultato di questa affermazione di Jeshu è che
28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
peccato che Nazaret non sia affatto costruita su un monte, e neppure su un colle, e non ci fosse proprio modo di buttare Jeshu da nessuna parte.
* * *
ma il termine non aveva un uso limitato alla comunità ebraica.
in una Lettera di Cicerone si legge:
“Euanghèlia! Valerius absolutus est, Hortensio defendente”
“Buone notizie! Valerio è stato assolto; lo difendeva Ortensio”.
in questo contesto culturale vi è una particolare evoluzione del significato della parola: nel linguaggio greco comune del I secolo d. C. l’euanghelion divenne l’espressione tipica che indicava la designazione dell’imperatore.
questo uso è particolarmente documentato anche nei due più importanti intellettuali ebraici del I secolo d.C.: Filone (Legazione a Caio, n. 231: La lieta notizia – dell’intronizzazione di Caio, cioè di Caligola – è stata annunciata nella nostra città e da qui si è diffusa nelle altre”) e Giuseppe Flavio Guerra giudaica, 4,10,6: “Più rapidamente del pensiero si sparsero le liete notizie che Vespasiano aveva preso il potere in oriente” (ma l’espressione torna anche in altri passi simili: 4,37 e 4,618).
il termine euanghèlion appare in riferimento alla elezione imperiale anche in alcune iscrizioni greche: in un’iscrizione ellenistica datata al 9 d.C. che parla del genetliaco di Augusto si legge:
“La nascita del dio è stata per il mondo l’inizio di liete notizie” (Dittenberger, Sylloge Orientis Graeci Inscriptiones Selectae, II, n. 458,40) – il dio di cui si parla è l’imperatore.
un’altra iscrizione riporta:
“La lieta notizia che il figlio del nostro signore beneamato dagli dèi era stato proclamato Cesare” (Pap. Berol, P. Oxy VIII, 150).
insomma euanghelion era diventato nel I secolo d.C. termine tecnico dedicato al culto dell’imperatore, anche se poi per metafora era occasionalmente usato anche in altri contesti.
* * *
l’evoluzione del significato del termine ha delle ricadute anche nel suo uso nello stesso periodo in ambiente culturale ebraico.
nel testo più antico della venerazione nascente per Jeshu, cioè nella Rivelazione o Apokalypsis, si legge, 14, 6-20:
6E vidi un altro angelo che, volando nell’alto del cielo, recava un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo. 7Egli diceva a gran voce:
«Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l’ora del suo giudizio.
Adorate colui che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e le sorgenti delle acque».
8E un altro angelo, il secondo, lo seguì dicendo:
«È caduta, è caduta Babilonia la grande,
quella che ha fatto bere a tutte le nazioni
il vino della sua sfrenata prostituzione».
9E un altro angelo, il terzo, li seguì dicendo a gran voce:
«Chiunque adora la bestia e la sua statua, e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, 10anch’egli berrà il vino dell’ira di Dio, che è versato puro nella coppa della sua ira, e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell’Agnello. 11Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome. 12Qui sta la perseveranza dei santi, che custodiscono i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.»
13E udii una voce dal cielo che diceva:
«Scrivi: d’ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì – dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono».
17Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch’egli una falce affilata.18Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata:
«Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature».
19L’angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio. 20Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi.
* * *
è evidente che in questo contesto il termine euanghelion è usato proprio nel significato tecnico che aveva assunto in quel periodo: indica l’instaurazione di un nuovo potere, di un nuovo sovrano universale, che è Jeshu, Jeshu il re, come andrebbe sempre tradotto Christòs, restituendo alla parola il significato che aveva.
questo significato della parola non può e non deve passare inosservato: Jeshu era considerato il legittimo erede della monarchia di Davide, che avrebbe assunto, secondo le profezie ebraiche e in particolare Daniele, un carattere universale; il termine Christòs, unto, che traduceva esattamente in greco l’ebraico mashiah, messia, nel senso di nuovo sovrano ebraico, preannunciato ed atteso, ribadiva il suo carattere di re: proclamare l’euanghelion di Jeshu significava, alle orecchie del tempo, cioè nel I secolo d.C., né più né meno, annunciare la nascita dell’imperatore universale Jeshu.
* * *
solo verso la fine del secondo secolo il termine euanghelion fu applicato ai testi scritti che noi conosciamo sotto il nome di vangeli, ma originariamente l’euanghelion era la sostanza ideologica dell’annuncio e non il libro che lo conteneva da un certo momento in poi.
a questo punto ci dobbiamo chiedere se l’autore della Prima lettera ai tessalonicesi, assumendo che sia stata effettivamente composta nel momento in cui figura scritta, cioè poco dopo il 50 d.C., intendeva il termine euanghelion nello stesso modo nel quale lo usa la Rivelazione o Apocalypsis di Giovanni, che lo usa in un significato direttamente politico.
la risposta, a mio parere, è no: in questa lettera si parla già di euanghelion con un significato meno politico e più morale; l’euanghelion non è il felice annuncio della nascita di un impero alternativo a quello romano, ma di un nuovo messaggio religioso e di salvezza.
se colleghiamo questa osservazione a quella che nel post precedente faceva dubitare di una composizione della Lettera successiva alla distruzione del tempio di Gerusalemme, ci domandiamo se ci fu davvero un Paulus, vissuto e morto prima della rivolta ebraica, che girava il Mediterraneo per indurre i seguaci di Jeshu ad una interpretazione non direttamente politica, ma etica, del suo messaggio.
per chi risponde di sì e lo ritiene possibile, la domanda successiva, ovvia, è davvero se allora questo Paulus non fosse un agente dell’impero romano che cercava di condizionare il cristianesimo dall’interno e di distoglierlo da obiettivi direttamente politici: qualcuno questa tesi l’ha effettivamente proposta…
ma, se così fosse stato, Paulus sarebbe stato individuato come nemico politico diretto dei cristiani che si riconoscevano invece nell’Apokalypsis.
* * *
la mia personale risposta è no: questa convivenza di due linee culturali e religiosa radicalmente opposte non era possibile; l’unica ipotesi ragionevole è che queste lettere appartengono ad un periodo successivo: tutto converge in questa direzione: la maledizione degli ebrei, l’allusione ad una maledizione divina che incombe su di loro, l’uso del termine euanghelion con un significato che oramai si discosta da quello politico che la parola aveva nel primo secolo in particolare, tutto indirizza la stesura di questo testo (di seguito, lo ricordo di nuovo, il nucleo originario, ricavato eliminando le evidebntei interpolazioni) verso il secolo successivo e in una fase culturale diversa.
* * *
1 [1] Paolo, Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: grazia a voi e pace!
[2] Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente [3] memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo.
[4] Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio, che siete stati eletti da lui.
[5] Il nostro vangelo, infatti, non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione, come ben sapete che siamo stati in mezzo a voi per il vostro bene.
[6] E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione, [7] così da diventare modello a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell’Acaia.
[8] Infatti la parola del Signore riecheggia per mezzo vostro non soltanto in Macedonia e nell’Acaia, ma la fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne.
[9] Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero [10] e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, che ci libera dall’ira ventura.
2 [1] Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana.
[3] E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; [4] ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori.
[5] Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone.
[6] E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.
[7] Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature.
[8] Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
[10] Voi siete testimoni, e Dio stesso è testimone, come è stato santo, giusto, irreprensibile il nostro comportamento verso di voi credenti; [11] e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, [12] incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
[13] Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.
[17] Quanto a noi, fratelli, dopo poco tempo che eravamo separati da voi, di persona ma non col cuore, eravamo nell’impazienza di rivedere il vostro volto, tanto il nostro desiderio era vivo.
[19] Chi infatti, se non proprio voi, potrebbe essere la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui ci possiamo vantare, davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta?
[20] Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia.
3 [9] Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio, [10] noi che con viva insistenza, notte e giorno, chiediamo di poter vedere il vostro volto e completare ciò che ancora manca alla vostra fede?
[11] Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù dirigere il nostro cammino verso di voi!
[12] Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti, come anche noi lo siamo verso di voi, [13] per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
4 [1] Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù: avete appreso da noi come comportarvi in modo da piacere a Dio, e così già vi comportate; cercate di agire sempre così per distinguervi ancora di più.
[2] Voi conoscete infatti quali norme vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
[3] Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, [4] che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, [5] non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; [6] che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato.
[7] Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione.
[8] Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito.
5 [12] Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono; [13] trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi.
[14] Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti.
[15] Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti.
[16] State sempre lieti, [17] pregate incessantemente, [18] in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
[19] Non spegnete lo Spirito, [20] non disprezzate le profezie; [21] esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.
[22] Astenetevi da ogni specie di male.
[23] Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.
[24] Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!
[25] Fratelli, pregate anche per noi.
[26] Salutate tutti i fratelli con il bacio santo.
[28] La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.
Pingback: i falsi Paulus, i falsi Luca – CCMC 17 – 219. | Cor-pus·